martedì 28 gennaio 2014

omicidio colposo discarica Malagrotta Politecnico Torino accerta inquinamento falda acquifera: 4 morti accertati ma potrebbero essere 80

L'inchiesta su Malagrotta si allarga all'Ama: procura indaga su veleni nelle falde e terreni

Dopo l’acquisizione della perizia del Politecnico di Torino, l’inchiesta su Malagrotta decolla e si allarga all’Ama. Avvelenamento di falde e contaminazione dei suoli tali da far ipotizzare l’omicidio colposo e le lesioni personali colpose, i reati ipotizzati. La procura di Roma ha infatti riunito in un unico fascicolo le contestazioni mosse a Francesco Rando, amministratore delegato della società Giovi che gestisce la discarica, estendendole anche ai vertici di Ama e di Raffineria Roma Spa (azienda controllata da Total Erg).

Avvelenamento delle falde e contaminazione dei suoli tali da far ipotizzare l’omicidio colposo e le lesioni personali colpose. L’inchiesta sull’area di Malagrotta decolla dopo l’acquisizione della perizia del Politecnico di Torino. La procura di Roma ha infatti riunito in un unico fascicolo le contestazioni mosse a Francesco Rando, amministratore delegato della società Giovi che gestisce la discarica, estendendole anche ai vertici di Ama e di Raffineria Roma Spa (azienda controllata da Total Erg). Che la falda sotterranea che corre sotto l’area della discarica (ormai chiusa) sia inquinata, è stato accertato anche dalla recente perizia dei tre professori del Politecnico di Torino su incarico del Consiglio di Stato. Che la responsabilità sia riconducibile soltanto al percolato proveniente dai rifiuti, è un punto che la procura intende chiarire. Il reato colposo potrebbe infatti essere in concorso con l’impianto Ama di incenerimento di rifiuti ospedalieri e farmaci scaduti e con la vicina raffineria.

Approfondimenti Già nel luglio del 2011 l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) aveva rilevato che «l’area di Malagrotta è sede di molteplici attività antropiche», che il «quadro qualitativo delle falde sotterranee risulta compromesso», ma che «diversi sono i principali inquinanti e le fonti di origine».

La relazione Per vederci chiaro, lo scorso luglio il gip di Roma Massimo Battistini ha prorogato di due anni le indagini condotte dal pm Alberto Galanti. Nel frattempo le perizie e i prelievi sull’area di Malagrotta sono andate aumentando. Una relazione epidemiologica dell’Asl Roma E ha evidenziato un aumento delle patologie dell’apparato cardiovascolare nelle donne e dell’apparato respiratorio negli uomini, oltre che un incremento di patologie tumorali della laringe e della mammella nelle donne. Altri prelievi compiuti dall’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, hanno riscontrato la presenza nel sottosuolo della zona di ferro, magnese, e nichel in livelli superiori fino a trenta volte quelli consentiti per legge. Ma è stata l’ultima perizia - quella affidata dal Consiglio di Stato al Politecnico di Torino dopo l’annullamento della precedente perché compiuta da Massimo Grisolia, uomo vicino al ras delle discariche Manlio Cerroni - che ha acceso un faro sulla relazione esistente tra una falla nell’isolamento della discarica e l’avvelenamento della falda. Secondo gli esperti, infatti, «appare evidente che i parametri di inquinamento riscontrati sono ragionevolmente attribuibili a percolato». Ma ciò non esclude l’eventuale corresponsabilità di altri fonti di inquinamento individuate nei vicini impianti Ama ed Total Erg. Per questo motivo i pm hanno riunito i fascicoli e ora puntano ad accelerare sui tempi dell’inchiesta. di Sara Menafra http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/cerroni_discarica_malagrotta_ama_veleni_falde_acquifere/notizie/480920.shtml
Martedì 28 Gennaio 2014 - 07:50
Ultimo aggiornamento: 08:00
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