sabato 4 gennaio 2014

l'Arpa contro territorio, salute, cittadini e ambientalisti "sull'Ilva troppo allarme"...storia triste già sentita e questi li paghiamo pure per speculare sul dolore...

Arpa contro ambientalisti: “Sull’Ilva troppo allarmismo” PEACELINK PUBBLICA I DATI SULLE EMISSIONI DI IDROCARBURI. ASSENNATO: “NESSUN PERICOLO” ARIA PESANTE I valori degli Ipa hanno una media molto più alta del limite massimo consentito, ma per il direttore creano solo “agitazione sociale” di Sandra Amurri Il fatto quotidiano 4 gennaio 2014 Peacelink, l’associa - zione ambientalista presieduta da Alessandro Marescotti, sentinella della salute ambientale di Taranto, in conferenza stampa rende noti i valori delle emissioni degli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici), miscela di molecole potenzialmente cancerogena che comprende il benzo(a)pirene. Gli Ipa, secondo la relazione dell’Arpa del 2010 che fece dire a Vendola – che convocò la famosa riunione con Fabio Riva, Luigi Capogrosso e Archinà – “Così com’è l’Arpa può andare a casa”, nel quartiere Tamburi provenivano al 99 per cento dall’Ilva. Siamo nel 2014, ma la polemica tra ambientalisti e Arpa sopravvive come se le parti in questione fossero contrapposte e non unite dalla stessa difesa del diritto alla salute che viene prima di qualsiasi altro, compreso quello al lavoro. I risultati sono stati registrati grazie all’analizzatore Ecochem PAS 2000 CE (lo stesso in dotazione all’Arpa e all’Ilva), affidato a Peacelink dal Rotary Club di Taranto quando lo presiedeva il dirigente del settore ecologia della Provincia, Luigi Romandini, rimosso dal Presidente Gianni Florido arrestato nell’inchiesta “Ambiente svenduto”. I numeri parlano chiaro. LE CONCENTRAZIONI medie degli Ipa, rilevate nella zona di via Dante, che dal centro arriva alla periferia (dove vi sono molte scuole elementari e superiori) che dista circa 5 km dall’Ilva, sono di 17,7 nanogrammi/m3 a novembre 2013 e di 22 ng/m3 a dicembre. La media è di 19,8 ng/m3, mentre i valori accettabili si attestano sui 6 ng/m3, quelli eccellenti sui 2 ng/m3. Ma Peacelink lancia l’allarme anche per i dati diffusi dalla stessa Arpa, secondo cui nel rione Tamburi, a novembre si è registrata una concentrazione degli Ipa di 34,5 ng/m3 e a dicembre di 43,9 ng/m3 per una media di 19,2 ng/m3, che supera del doppio quella riscontrata nel 2009/2010. “Come è possibile che il subcommissario Ilva, Edo Ronchi, dica che l’aria di Taranto sarebbe migliorata al punto da rimuovere il pericolo in base al quale la magistratura tarantina aveva disposto il sequestro sen- za facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva?” si chiede Marescotti. Eppure il Direttore dell’Arpa, intervistato da Radio Popolare, afferma che l’attività di Peacelink “genera agitazione sociale” fino ai “limiti del procurato allarme” in quanto i valori degli Ipa negli ultimi mesi del 2013 “non rappresentano alcun pericolo: quell’indicatore è utilizzato solo a scopi descrittivi mentre noi sfruttiamo questi dati per verificare la dispersione degli Ipa dalle cokerie verso il quartiere Tamburi. Ci interessano gli scarti e non i valori assoluti”. Peacelink ha calcolato proprio gli scarti, ossia le differenze tra il passato e il presente. Se la misura attraverso questo analizzatore non è così importante, perchè è stato inserito nel sistema di monitoraggio dell’Aia? Poi Assennato, come se fosse un particolare superfluo, aggiunge: “Purtroppo l’Ilva non ci aiuta in questo senso e la centralina che monitora le cokerie è sottoposta a trattamento intensivo di tipo protettivo tale da rendere impossibile qualsiasi valutazione, come denunciato”. CIÒ ACCADREBBE , secondo nostre fonti, perchè davanti alla centralina della cockeria verrebbe effettuata una pioggerellina artificiale per abbatterebbe le polveri e conseguentemente anche alcuni inquinanti come gli Ipa che si poggiano sulle polveri. Ma se così fosse, dove sono i controllori pagati con i nostri soldi mentre Taranto continua a contare le sue vittime?

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