venerdì 2 agosto 2013

Latina e tutte le privatizzazioni fallite

P rima che tutto sia finito è ancora possibile analizzare il «modello» Latina Ambiente, ossia la prima applicazione concreta della privatizzazione parziale di un servizio pubblico essenziale, quello dei rifiuti. Il divorzio ormai annunciato tra il socio privato Unendo e il Comune non solo sta mettendo a nudo gli errori delle privatizzazioni, elencati tante volte in questi anni dai detrattori di quel ppo, rivelatisi tutti veri. C’è dell’altro: l’in - gresso dei privati nelle gestioni di acqua rifiuti, trasporti, parcheggi, non ha prodotto un incremento del livello qualitativo dell’offerta. Ma, anzi, lo ha fatto scendere talvolta in modo vistoso e comunque ha fatto sicuramente lievitare i costi. Dunque non è stata una gestione virtuosa e neppure ottimale. Nella nota di Unendo si evince chiaramente qual è stato il primo ostacolo alla scarsa funzionalità del sistema delle privatizzazioni: la pesante impronta della politica che ha usato le spa miste come stazioni appaltanti sotto controllo stretto e poi come ufficio di collocamento. Ecco dunque che cosa ha generato l’aumento dei costi: gli appalti finiti, in qualche modo, a ditte in larghissima parte gradite alla poli- tica che conta e le assunzioni clientelari. Il tutto unito alla scarsa volontà o capacità di riscuotere le bollette che sono l’unica fonte di entrata di questo tipo di società troppo piccole per essere quotate in borsa. Quello che sta succedendo in Latina Ambiente è terribilmente simile a ciò che si vede in Acqualatina e a ciò che purtroppo si è già visto in Formia Servizi, quest’ultima fallita tre anni fa per cause e con modalità che ora sono al centro di un processo per bancarotta con diciotto indagati. Le due società di acqua e rifiuti non sono arrivate a questo livello, ma Acqualatina ha dichiarato lo stato di crisi e Latina Ambiente è vicinissima al fallimento. Potrebbe evitarlo solo con una rischiosa manovra di salvataggio che non costerà meno di 22 milioni di euro, questo è il piano economico che il consiglio dovrebbe recepire sperando di incassare l’anno prossimo una cifra assai vicina a quella di bilancio. Non è facile visto come sono andate le riscossioni negli ultimi anni, anzi si potrebbe dire che è impossibile. Eppure l’amministrazione comunale ci vuole provare lo stesso perché l’alternativa sarebbe quella di portare i libri in Tribunale e una volta lì accettare che i periti del giudice del fallimento vadano a scandagliare tra i conti sballati dell’ultimo quinquennio. E forse anche qui la bancarotta sarebbe una delle ipotesi da prendere in considerazione come è già accaduto per la spa di Formia che doveva occuparsi dei parcheggi. Latina Oggi 1 agosto 2013

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