giovedì 18 luglio 2013

non lasciamo Emanuele Feltri da solo contro la mafia altrimenti la Sicilia potrebbe diventare come...

Non lasciamo solo Emanuele'di Francesca SironiUn nuovo caso di intimidazione, e un'altra pecora orrendamente trucidata, contro il pastore siciliano che lotta per difendere la valle del Simeto. E adesso associazioni e istituzioni si mobilitano per difenderlo: 'Saremo al suo fianco'(17 luglio 2013)Un ragazzo, un'oasi naturale, la mafia, ed ora la risposta delle istituzioni. La vicenda di Emanuele Feltri è riuscita a mobilitare associazioni, giornali, il governo e adesso, finalmente, anche Regione e Prefettura. Un segnale importante in un territorio che il coordinatore provinciale di Libera definisce «Ad alta intensità mafiosa». Siamo nella campagna abbandonata che circonda Paternò, il paese natale di Ignazio La Russa, in provincia di Catania. Sterminati prati tenuti incolti perché la mafia possa continuare a smaltire abusivamente tir di pneumatici, elettrodomestici, rifiuti speciali. Tre anni fa Emanuele Feltri ha deciso di trasferirsi qui, in un piccolo casale isolato, da dove far partire il suo sogno: agricoltura biologica, turismo rurale, educazione ambientale per i bambini delle scuole. Ha scelto apposta questo valle: vicino inizia l'oasi del Simeto, un parco naturale che circonda la foce del fiume, considerato fra gli angoli più belli dell'isola, e completamente sconosciuto al grande pubblico. Feltri non si aspettava di trovarsi anche su un fronte di guerra. Due settimane fa, tornando a casa, trova le sue pecore uccise, una di loro sgozzata davanti al portone. Un avvertimento rivolto alla sua attenzione per l'ambiente, alle sue continue denunce contro i camion che scaricano immondizia nell'oasi, alle sue azioni (cartelli, cancelli, presidi) e al suo sogno di una valle diversa, attraversata dalla gente. Ma l'intimidazione non ha l'effetto sperato: la storia di Emanuele fa il giro del web, arriva ai giornali, poi al governo, e il sottosegretario alla giustizia si presenta in persona a Paternò per dichiarare il suo impegno. Nel frattempo, l'unico a battersi di fianco a Feltri è il sindaco del paese, da tutte le altre istituzioni il silenzio. Poi, una marcia con 500 persone . E giovedì scorso una nuova minaccia mafiosa: mentre Emanuele e due amici dormono all'interno del casale qualcuno uccide un'altra pecora con una mazza di ferro. «Ci siamo svegliati e l'abbiamo trovata lì sul piazzale, sventrata», racconta lui: «C'erano le macchine, i fuochi, sapevano che eravamo presenti. Ho paura, è inevitabile. Ma non mi convinceranno ad andarmene». Dopo l'ennesima minaccia (in passato ne aveva ricevute tante, dai furti agli impianti rotti), Emanuele si è rivolto al movimento antimafia di Don Ciotti, Libera. Insieme sono stati ricevuti in prefettura a Catania: «Hanno garantito il loro impegno», racconta Giuseppe Strazzulla, coordinatore provinciale dell'associazione, presente all'incontro: «Lo hanno incoraggiato a denunciare ogni cosa. Ora l'incertezza è sulla sua incolumità personale. I carabinieri, su indicazione del prefetto, si muoveranno per capire come garantire la sua sicurezza». Nel frattempo, dopo due settimane di articoli e attenzione, anche la Regione Sicilia finalmente si è mossa. Emanuele è stato ricevuto mercoledì pomeriggio dal presidente Crocetta. La risposta nel frattempo è arrivata soprattutto dalle associazioni. Oltre a Libera anche Legambiente ha seguito il suo caso, impegnandosi a tenere alta l'attenzione sull'Oasi, ed assegnando a Emanuele il premio "Ambiente e Legalità", come riconoscimento "per la sua attività d'imprenditore che ha scelto di resistere contro ogni forma di violenza e intimidazione criminale", scrivono nella motivazione: "la Sua battaglia di civiltà è un esempio concreto per tutti coloro che credono e lavorano per dare ai giovani siciliani un futuro di legalità e prosperità". Giovedì, in una conferenza stampa a Paternò, il sindaco, Mauro Mangano, presenterà la sua proposta, una cordata per la legalità che riunisca tutti i giovani e le associazioni della zona: «Noi ci saremo», conferma Strazzulla di Libera: «Si tratta di proposte operative, per mantenere alta l'attenzione in un territorio abbandonato a sé stesso. E isolato. Finché continua l'estate amici e volontari potranno sostenere, con la loro presenza, Emanuele. Ma dobbiamo prepararci a settembre. Il suo impegno non cadrà nel vuoto». Lui, intanto, ha già detto che non se ne andrà: «Io vado avanti», racconta a "l'Espresso": «Sto continuando le lezione ai bambini, il lavoro nei campi, il mio impegno per l'Oasi. La mia presenza non è messa in discussione». Sperando che la sua presenza serva a mettere in discussione quella di qualcun altro. Ovvero di chi, per decenni, ha trasformato la valle del Simeto in una discarica. Nel silenzio delle istituzioni. http://espresso.repubblica.it/dettaglio/non-lasciamo-solo-emanuele/2211293

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