lunedì 3 giugno 2013

L'Ance Acqualatina dopo la Regione è l'ente più moroso, le imprese insorgono

Latina Oggi, Lunedì 03 Giugno 2013 L’Ance: dopo la Regione è tra gli enti locali il più moroso Acqualatina non paga, le imprese insorgono C’È una società in provincia di Latina che sembra avere più di qualche difficoltà a pagare nei tempi previsti dalla legge. Poco male, si dirà: è la prassi. Ma quest’azienda andrebbe anche oltre. Perché quando poi il creditore attraverso il suo legale rappresentante va a battere cassa, chiedendo conto del credito insoluto - e di solito avviene molto tempo dopo, anche anni dopo -, non solo continua a fare orecchie da mercante, ma addirittura si opporrebbe a quella richiesta, come se quel debito non fosse cosa che la riguarda. Come se quel creditore non avesse mai lavorato per lei. Come se la stesse truffando, insomma. L’aspetto piuttosto curioso della vicenda, è che l’azienda in questione è una abituata ad incassare, ed anche in tempi celeri. Pena more salatissime. Perché quest’azienda è la stessa che gestisce il servizio idrico in provincia di Latina. Quest’azienda è Acqualatina. A denunciare il caso, invece, è chi quelle aziende che hanno avuto a che fare con Acqualatina e che in buona parte dei casi ancora aspettano di essere pagate, le rappresenta. Si tratta dell’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili. Il cui presidente provinciale, Davide Palazzo, si è scagliato senza mezzi termini nei confronti del gestore idrico della provincia colpevole di un atteggiamento, almeno a detta dell’Ance, quantomeno irresponsabile. «Se la Regione Lazio è l’amministrazione pubblica più morosa, Acqualatina spa è, nel panorama delle numerose società controllate o partecipate dagli enti locali, quella maggiormente incline al mancato rispetto dei termini di pagamenti contrattualmente previsti - taglia corto Palazzo - Le conseguenze di tale inadempienza sono che le imprese, oltre a non riscuotere il proprio credito, sono costrette ad affrontare spese legali per rivolgersi all’autorità giudiziaria al fine di ottenere un provvedimento di ingiunzione nei confronti della società debitrice ». Ma non è finita. Perché, come denuncia Palazzo, «ciò che sorprende ancora di più è che quest’ultima, attraverso l’opposizione al decreto ingiuntivo, effettua perfino la contestazione del credito vantato dall’impresa per lavori regolarmente resi, determinando che l’impresa creditrice deve affrontare anche le spese legali per cercare di recuperare il credito, mentre la società debitrice, attraverso tale strategia, nella peggiore delle ipotesi pagherà il proprio debito almeno tre anni dopo la scadenza contrattualmente prevista, provocando, sicuramente, gravi difficoltà alla stessa». Insomma, oltre al danno anche la beffa. Per questo, è la chiusura del presidente provinciale Ance, «spero che gli am mi ni st ra to ri di Acqualatina compr endano che sia arrivato il momento di invertire la rotta e non far ricadere più sui lavoratori e sulle imprese le difficoltà economiche. E’ essenziale - ha chiuso - intraprendere la via del rigore (magari anche riducendo le eccessive spese legali necessarie per proporre inconcepibili opposizioni a decreti ingiuntivi), del risanamento dei bilanci, e soprattutto, corrispondere alle aziende quanto alle stesse dovuto per lavori da tempo regolarmente effettuati». V. S.

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