venerdì 7 giugno 2013

biogas pericoloso per i residenti a Maenza la maggioranza dei cittadini in difesa della salute e del bene comune

Maenza, non si placano le polemiche sulle centrali
«Biogas pericoloso
per i residenti»
Daniele Neroni smentisce il comitato Anche gli allevatori non sono d’accordoSI fa sempre più incandescente il dibattito sul biogas a Farneto di Maenza. Contrapposti il fronte del no e del sì. Sul fronte del no registriamo questa volta la voce di Daniele Neroni che contesta quanto asserito dal comitato che dice sì al biogas a proposito del fatto che «nessuna abitazione esistente, davvero poche tra l’altro quelle vicine agli impianti e comunque più vicine ad aziende zootecniche esistenti, avrà una distanza dal fermentatore inferiore a 150 metri circa». Si tratta di affermazione quanto mai errata- sottolinea Neroni. «L’ impianto da 599 kw è stato invece progettato a ridosso di civili abitazioni (la casa dei miei genitori dista a 35 m dalla recinzione»; inoltre, nella contrada ‘Fon t an a N u ova ’ è presente anche un centro estetico all’avanguar - dia che ne risulterebbe assai danneggiato. Farneto ormai è un piccolo paese densamente popolato che non può permettere la costruzione di impianti a 50 - 100 metri». C’è dell’altro. Gli allevatori allo stato attuale hanno terreno a sufficienza per lo spandimento, pertanto non è vero che non si sa come smaltire il letame. Infatti, per la categoria, sarebbe preferibile concimare con il letame rispetto al digestato dell’impianto. Senza contare che alcuni tra gli allevatori più importanti contattati di Farneto si dicono estranei all’iniziativa di cui si parla. «Oltre al letame – continua Neroni - l’impianto avrà bisogno di mais e per la coltivazione a servizio dell’im - pianto il progettista parla di 30 ettari per il primo impianto. A quanto risulta tutti questi terreni non ci sono e neanche sono menzionati; oltre al mais l’impianto avrà bisogno di triticale, materiale che comunque dovrà essere prodotto o comprato per poi essere immesso nell’impianto». Il tutto dove sarà stoccato? Questo signiPRIVER NO, l’imprend itoria femminile punta sull’i nve n t iva . Negozi che rischiano di abbassare le saracinesche per inerzia del commercio; attività che cessano di esistere per mancanza di attrattiva turistica e forme di incentivazione all’animazio - ne; progetti di rianimazione del centro storico che non decollano. Un elenco che potrebbe avere la coda ancora più lunga e che dà il sentore di un’econo - mia, quella collinare dei centri lepini, fortemente prostrata. Eppure c’è chi reagisce e dà fondo alla creatività! Se una cartolibreria è un contenitore dove si entra solo per certi acquisti di routine, ecco allora che la titolare, come Mena D’Alessio di «Carta Magia», nelle lunghe pause di attesa del cliente che stenta ad arrivare non se ne sta con le mani in mano. Mette mano all’uncinet - to e realizza le borse dell’esta - te; confeziona bellissimi anelli di stoffa,; crea collane riciclando pezzi di bottiglie di plastica. Il negozio di trasforma in una «bottega dell’arte» e si offre a modello di quella filiera di piccoli esercizi commerciali che doveva nascere nei vicoli di Priverno come forma di rivitalizzazione di un microcosmo sociale in estinzione. Vecchi progetti rimasti allo stato di idee senza concretizzazione che avrebbero dovuto unirsi e valorizzare le capacità acquisite nell’istituto d’arte. «Quando la crisi economica ha raggiunto il suo fondo – sottolinea la commerciante delle ‘Callette’ di Priverno – la donna che lavora, che ha impiantato un negozio da 31 anni e che lo ha mantenuto in vita con grandi sacrifici, non può vederselo crollare come un castello di sabbia da un momento all’al - tro. La mente allora schizza dal basso in alto e riesce a trasformare il lavoro in mestiere e il mestiere in arte». La storia del commercio a Priverno corre lungo un tracciato fatto di queste, come altre iniziative, che mira diritto a cogliere un obiettivo difficile: tenersi pronti con un’offerta ampia, variegata e…originale alla domanda del cliente locale, ma anche forestiero. I turisti, che a Priverno trovano archeologia d’ep oc a romana, chiese medievali, palazzi signorili e l’intersezione dei vicoli in alto e in basso con Via Consolare per aprirsi alla «passeggiata» di Via Giacomo Matteotti, potrebbero riempirsi gli occhi di meraviglia e dare un po’ di ossigeno ai commercianti. C’è bisogno di una pianificazione che la nuova amministrazione, guidata dal giovane sindaco Angelo Delogu, dovrebbe mettere in conto per arrivare a un’estate animata che dia slancio all’economia. La stessa proposta dovrebbe valere per Fossanova, borgo medievale che ha nell’abbazia e n el l’incanto di un perimetro abitativo unico i suoi gioielli, ma che appare sottovalutato nei suoi punti commerciali. Mina Picone Mena D’Alessio titolare del negozio «Carta Magia» fica che il territorio verrà deturpato perché le terre verranno tutte coltivate a mais e gli allevatori indotti a cessare la loro attività perché non più remunerativa. Converrà più affittare i terreni che altro. Il latte che ora producono viene venduto nella filiera del Dop, ma domani quale sarà il loro destino? Perché non si considera la r eg o l am e nt azione della regione EmiliaRomagna nelle sue linee guida per la locali zzazione delle centrali a biogas (delibera dell’Assemblea regionale n. 51 del 26 luglio 2011) che stabilisce che il territorio di produzione del Parmigiano-Reggiano è considerato non idoneo all’installazione di impianti per la produzione di energia da biogas? A Maenza, in caso di realizzazione dell’impianto, bisognerà dimenticare qualunque tipo di riconoscimento delle produzioni locali. Si consideri che da anni c’è chi si batte per il riconoscimento DGP per la produzione dell’olio di oliva locale. Quale sarà il destino della coltivazione spinta di mais dopo cinque o sei anni quando la terra sarà resa totalmente improduttiva? Secondo quanto scritto nel progetto, potranno essere conferiti all'impianto anche rifiuti di ogni genere, rifiuti vegetali, tra cui la sansa delle olive nonché gli scarti industriali derivanti dalla t ra s f or m a zi one degli alimenti. Con quale coraggio si racconta che gli odori non ci saranno e comunque verranno assorbiti dall’al - beratura perimetrale? Dove verrà gettato lo scarto? In tutta Farneto a soli 5 metri di profondità c'è acqua a non finire. Chi assicura che le falde non vengano inquinate? «Nel progetto non c'è uno straccio di perizia idrogeologica». La movimentazione di tutti questi materiali quanto inciderà sul traffico e la viabilità? Mina Picone http://www.latina-oggi.it/public/newspaper/read/hash/d6df4cbcdb7a3c3c98533298308cff00

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