martedì 2 aprile 2013

acqua la tentazione pubblica e il ruolo della Regione tra arsenico, speculazioni e accuse

E anche le imprese private cominciano a pensare che un cambiamento è possibile Acqua, la tentazione pubblica Il consiglio regionale dovrà discutere la proposta di legge popolare entro un anno DIECI anni di lotte senza quartiere tra i promotori della gestione privatistica dell’acqua e i detrattori del «sistema» dei grandi gruppi; e poi un referendum, processi in almeno dieci tribunali amministrativi, dibattiti, petizioni e adesso... si sta facendo strada l’idea che forse, per davvero, è possibile tornare indietro alla ripubblicizzazione delle risorse idriche. E’ quello che vogliono i Comitati civici e molte associazioni e partiti politici, compreso (buon ultimo) il Movimento Cinque Stelle. Ma, a sorpresa, ad un ritorno al passato, stanno pensando anche alcuni gestori privati come Acqualatina, magari ap por tan do alcuni corrett iv i . Intanto si fanno più stretti i tempi entro i quali la Regione Lazio dovrà prendere una sua decisione in merito alla gestione pubblica dell'acqua. Il conto alla rovescia è p r a t i ca m e n t e cominciato. Il nuovo Consiglio regionale appena insediato ha 365 giorni di tempo per discutere ed approvare la proposta di legge regionale sulla «Tutela, governo e gestione pubblica delle acque», approvata da 39 Comuni del Lazio e sottoscritta da circa 40mila cittadini. Le delibere comunali approvate con la maggioranza dei due terzi obbligano infatti il Consiglio regionale a discutere entro un anno il testo, legiferando secondo quanto indicato nella proposta stessa, oppure ad andare a referendum propositivo regionale. Va ricordato che con il referendum nazionale di giugno 2011 è passato il no alla gestione privatistica nonché l’abolizione del profitto del 7% del capitale a beneficio delle imprese private coinvolte nel servizio, percentuale che, come si sa, è caricata sulle bollette. All’inizio del primo Consiglio regionale i comitati per l’acqua pubblica hanno consegnato a tutti i neo consiglieri il «kit dell'acqua», «uno strumento attraverso il quale affrontare le questioni legate alla gestione del servizio idrico nella direzione indicata dai cittadini, con il quale si richiede a tutti un incontro per la costituzione di un inter-gruppo consiliare sull'acqua». Inoltre al presidente del Consiglio, Daniele Leodori, sono state consegnate le firme a sostegno della proposta di legge regionale e gli è stato chiesto di avviare «immediatamente i lavori per la discussione della legge, affinché si giunga alla sua approvazione entro un anno, attraverso un percorso scadenzato di discussione pubblica e partecipata che permetta di affrontare insieme alle comunità locali le criticità della gestione del servizio idrico nella nostra regione». I comitati e le associazioni si aspettano in primis un maggiore controllo sul sistema di gestione dei servizi idrici lì dove sono stati affidati ai privati, principalmente nelle province di Latina e Frosinone. Restano le contestazioni sul contratto di servizio con gli utenti Il ruolo della Pisana Gli interventi degli ultimi due anni, dall’inchiesta all’a rs e n i c o L’ULTIMA volta che la Regione Lazio si è occupata della gestione del servizio idrico in provincia di Latina è stato per via della mancata concessione della deroga per la tolleranza dei valori di arsenico, alla fine del 2011. Per regolarizzare la potabilità dell’acqua nelle zone inquinate da arsenico è stato necessario un investimento di circa dodici milioni di euro, terminato alla fine del 2012. Ma prima ancora, durante la giunta Marrazzo, la stessa Regione aveva scandagliato il sistema di gestione e controllo del servizio idrico integrato in provincia di Latina con un’indagine amministrativa conclusa nel 2009 e attraverso la quale si contestavano 28 punti del contratto di servizio (alcuni seguiti a diverse modifiche approvate di volta in volta dalla conferenza dei sindaci) considerati clausole vessatorie nei confronti dei cittadini utenti e in taluni casi degli enti soci (ossia i Comuni). Nei fatti la Regione Lazio continua ad avere un ruolo determinante nella gestione e soprattutto nei controlli della distribuzione del’acqua potabile, poiché, infatti, finanzia parte delle opere necessarie ad assicurare il servizio di acqua potabile e di depurazione sul territorio. Prova ne sono gli investimenti effettuati proprio per il risanamento delle reti del nord della provincia dall ’arsenico, intervento che spettava in primis ai gestori come da accordi nei contratti di concessione. Ma che in alcune aree, come Viterbo, non sono mai stati rispettati e per l’adeguamento alle norme comunitari e ai valori di sicurezza dell’arsenico è stato necessario un intervento pubblico, della Regione appunto. http://www.latina-oggi.it/read.php?hash=da9ceb88a0478eb7ecb4f771156069c1

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