sabato 23 febbraio 2013

la bonifica zoppa, l'Arpa chiede più controlli sugli interventi al Montello, cosa c'è dietro il rinvio della conferenza di servizi. I rischi delle falde".


Esplicito il titolo a pag. 8 di Latina Oggi " la bonifica zoppa, l'Arpa chiede più controlli sugli interventi al Montello, cosa c'è dietro il rinvio della conferenza di servizi. I rischi delle falde"Non dimentichiamo che a causa del conferimento del tal quale (in contrasto alla legge da anni come denunciato da Angelo Bonelli dei verdi) è stata avviata l'indagine per la procedura di infrazione della discarica di Borgo Montello dalla comunità europea. Appare abbastanza inverosimile che si possa pensare di rinnovare le autorizzazioni alla discarica che (stando all'esposto di Bonelli e alle considerazioni della commissione europea di indagine) senza un piano serio, con date e impegni da parte dei comuni che conferiscono il tal quale in discarica per attuare la raccolta differenziata vera e realizzare gli impianti di trattamento richiesti dalla direttiva europea che è anche legge italiana. E' forse l'ammissione di fallimento da parte dei vari enti competenti, di controllo e programmazione territoriale? Intanto entro martedì 26 febbraio la società che è attualmente sotto processo per l'inquinamento delle falde dovrebbe consegnare tutti i documenti sui lavori svolti al CTU nominato dal Tribunale di Latina e anche l'evoluzione degli accertamenti è rimasta finora nel quasi totale silenzio stampa. Si legge ancora nell'articolo di oggi sopra citato "è possibile che gli organi di controllo non si fidino fino in fondo dell'intervento in essere a tutela delle falde acquifere... tutti gli interventi potrebbero essere superati dalle necessità future... le prescrizioni a tutela rete idrica, delle falde dei canali... era ormai troppo tardi...Il potenziamento del monitoraggio...chiesto da Arpa Lazio conferma che i problemi non sono affatto superati, anzi si rischia di dover intervenire con un piano più potente e credibile..."
Qualcuno potrebbe essere rimasto sorpreso dalla notizia che si sta procedendo al rinnovo delle autorizzazioni alle 2 discariche, che secondo ArpaLazio, Asl e Tribunale di Latina sarebbero causa dell'inquinamento delle falde, dell'aria, del suolo di Borgo Montello. In realtà comune di Latina e provincia di Latina avevano già annunciato nel tavolo della trasparenza del 4 febbraio che tale approvazione era “solo una mera formalità” e che ovviamente non si sarebbero affatto opposti. E' evidente che la discarica serve per l'incapacità degli amministratori e delle Istituzioni, ma non si può definire "mera formalità" il "grave inquinamento diffuso" (definizione commissario Arpa Lazio dottor Carrubba) e il continuare con l'inquinamento non è ne una formalità, ne un atto dovuto. Anzi occorre intervenire seriamente proprio in questa fase nella quale possono e sopratuttodevono  essere imposte misure serie ed incisive in favore della salute pubblica. L'incapacità degli amministratori e dei politici è evidente dalla mancanza dei programmi elettorali e con terrore si guarda al fatto che possano diventare presidente della regione chi lo già stato in passato (e non ha impedito lo scempio al Montello) oppure chi da presidente della provincia di Roma non è stato in grado di evitarne l'aumento esplosivo dell'emergenza rifiuti in provincia di Roma di cui si stanno interessando proprio i commissari europei. Tornando alla conferenza dei servizi che sembra debba approvare il rinnovo dell'autorizzazione alle discariche (scadute quasi un anno fa ad aprile 2012) fa rabbrividire il parere favorevole di chi rappresenta i cittadini e li dovrebbe difendere. Scrive a questo proposito Latina Oggi (21 febbraio 2013 pag. 8 “. Sia il Comune di Latina che la Provincia, tramite i loro delegati, hanno espresso parere favorevole ai rinnovi delle autorizzazioni all’esercizio delle discariche in essere ma a patto che sia «presentato un nuovo progetto di bonifica del sito, che contenga la rimodulazione delle attività e un cronoprogramma delle stesse attività aggiuntive richieste». In realtà negli enti locali, come fatto rilevare anche dagli assessori all’am - biente di Comune e Provincia, Fabrizio Cirilli e Gerardo Stefanelli, sussiste il timore che ci possa essere un sovraccarico in grado di intaccare ulteriormente le falde, vanificando anche il lavoro di recupero fatto finora.” Alcune considerazioni: il processo per l'inquinamento delle falde in corso presso il Tribunale di Latina contesta (tra l'altro) proprio il mancato o insufficiente risanamento ambientale. Le cose sono due o chi doveva effettuare il proprio lavoro di bonifica non l'ha svolto come concordato (e si tratta di capire come e quando gli organi di controllo hanno controllato e se chi doveva intervenire è intervenuto) oppure il progetto di risanamento non era adeguato. In ogni caso sembra che oggi (secondo le proposte di comune e provincia) si rischia di ripetere lo stesso errore in una realtà particolarmente compromessa e inquinata (sempre secondo comune e provincia). Scrive infatti ancora Latina Oggi nello stesso articolo sopra citato “approfondire le c o n s eg u e n z e ambientali e sulle falde e per dare modo ai gestori di produrre gli atti richiesti da Arpa Lazio e dal Comune di Latina, quale prova dell’an - damento ottimale della bonifica delle discariche precedenti. In particolare l’Arpa ha ribadito la «necessità di procedere alla definizione dei valori di fondo naturale dell’acquifero soggiacente il sito delle discariche»; inoltre ancora l’Arpa ha rappresentato la «necessità di integrare all’interno dell’Aia (autorizzazione sull’impatto ambientale) il piano di monitoraggio relativo alle attività di bonifica, trattandosi del medesimo sito». Cioè l’autorizzazione a continuare il conferimento nelle discariche insiste su un’area dove è stato già accertato l’inquinamento delle falde e dove è in corso la bonifica. Se non c’è certezza assoluta che i lavori di bonifica si stanno svolgendo nel pieno rispetto delle prescrizioni adottate (anch’esse) in una precedente conferenza di servizi, allora l’autorizzazione attuale non può andare avanti.” Parole e affermazioni che sembrano normali e invece sono una sentenza terribile e un timore grave. Cioè, sembra dalle dichiarazioni relative all'Arpa, che non ci siano le garanzie né che i lavori in corso siano corretti, né che sia tutelata la salute pubblica. Allora le domande sono: se si chiude un semplice allevamento a Borgo Bainsizza per la presenza di mosche o di cattivo odore, cosa si dovrebbe fare per un simile impianto con un impatto sanitario e di inquinamento da tutti riconosciuto particolarmente grave? Ammesso che non si possa chiudere una discarica perchè l'incapacità politica e dei dirigenti a livello provinciale e comunale non consente il rispetto delle norme, proprio le norme precauzionali imporrebbero di non approvare di continuare ad inquinare? Quali potrebbero essere le soluzioni nel breve e nel medio tempo? Portarci i rifiuti di altre province? Oppure rinviare l'approvazione (tanto comunque si continuano a portarci i rifiuti) in attesa che ci sia un piano di bonifica condiviso? Portare i rifiuti altrove (in impianti di trattamento come impone la normativa europea)? Siamo sicuri che un'eventuale approvazione del rinnovo dell'autorizzazione alle discariche (per le quali è in atto la valutazione di infrazione da parte della comunità europea) non comporti una sanzione ulteriore dalla UE se non vengono attuate le relative normative?
Pontinia ecologia e territorio Giorgio Libralato

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