lunedì 7 gennaio 2013

Acque all'arsenico, da gennaio «potabile» vietata a donne e bambini


EMERGENZA INQUINAMENTO http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_dicembre_10/acque-arsenico-da-gennaio-divieti-2113088567442.shtml

Scade il 31 dicembre la proroga Ue sul limite massimo di metallo inquinante. Rischio chiusura rubinetti. A Latina autorità denunciate per «attentato alla salute pubblica»

Distribuzione di acqua Distribuzione di acqua
ROMA - Tutt'altro che risolta la questione arsenico, soprattutto nel territorio dell'alto Lazio. Laderoga ai limiti massimi di metallo nelle «potabili» concessa dall'Unione Europea a circa 128 Comuni italiani fuorileggescadrà tra due settimane: dal primo gennaio 2013 la concentrazione del metallo nell'acqua non dovrà essere superiore ai 10 microgrammi per litro. In caso contrario i sindaci dovranno emettere ordinanze per vietarne l'uso alle donne in stato di gravidanza, ai neonati sotto i 3 anni, obbligando poi le imprese alimentari a dotarsi di propri impianti di depurazione. Moltissimi comuni - tra i 90 interessati alla fine della deroga Ue nel Lazio - sono ben lontani dal mettersi in regola. Circa 900 mila persone potrebbero restare senz'acqua se il consumo venisse vietato per mancato adeguamento ai limiti. E le associazione dei consumatori sul piede di guerra.
Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress) Centrale di filtraggio di un acquedotto (Newpress)
PASTICCIO COMPETENZE - Sono poche le amministrazioni che son corse ai ripari, anche se nel Lazio si segnala la progettazione di 95 dearsenificatori tra privati e pubblici. Ma chi deve risolvere il problema? Corriere.it ha girato la domanda all'avvocato dell'associazione Codici Carmine Laurenzano: «Prima di tutto - risponde il legale - si deve constatare il quasi totale immobilismo da parte delle istituzioni e dei gestori: per risolvere il problema arsenico non è stato fatto niente. Le ragioni, però, sono facilmente individuabili. Si tratta dell'esito del referendum sull'acqua pubblica e sui decreti del governo (il milleproroghe del dicembre 2011) che prorogava gli Ato sino a quanto non si sarebbero individuati altri soggetti gestori cui le Regioni avrebbero attribuito specifiche funzioni su acqua e rifiuti». In sostanza lo slittamento della soppressione degli Ato (Ambiti territoriali ottimali) ha creato un enorme caos aggiunto a quello che - successivamente - si è venuto a creare nel Lazio sotto il profilo politico e conseguentemente per quello amministrativo.
Rifornimento di acqua potabile con le autobotti in un borgo laziale (Eidon) Rifornimento di acqua potabile con le autobotti in un borgo laziale (Eidon)
CAOS REFERENDUM - C'è un altro elemento destabilizzante: il tradimento del referendum celebrato nel giungo 2011 con cui si chiedeva di cancellare i profitti sull'acqua. Nonostante l'abrogazione del famoso 7% (pecentuale che finiva in cassa ai gestori) caricato sulla bolletta dei cittadini «i gestori hanno continuato a inserire l'aggravio sulla tariffa - dice Laurenzano -, senza però investire in nessun modo sul miglioramento della rete e dei servizi».
IL CASO TARQUINIA - E tra l'incudine e il martello ci sono loro, i sindaci, che poco possono fare se non limitare l'uso delle acque emettendo di volta in volta ordinanze di divieto sulla scorta delle analisi dell'Arpa Lazio. In qualche caso sono andati oltre, come a Tarquinia. Qui la problematica arsenico pesa molto sugli operatori turistici: il sindaco Mauro Mazzola ha pensato bene di emettere un'ordinanza per obbligare alberghi, ristoranti, bar e altre strutture a dotarsi di propri dearsenizzatori. Ma lo scorso 6 dicembre, alla vigilia della discussione al Tar sul ricorso promosso contro l'ordinanza da parte del sindacato dei balneari, il primo cittadino ha fatto marcia indietro, promettendo 450 mila euro per finanziare un dearsenificatore pubblico.
Un piccolo impianto dearsenificatoreUn piccolo impianto dearsenificatore
TUSCIA OLTRE LIMITE - Dalla Asl di Viterbo arrivano i dati aggiornati a dicembre 2012. I numeri sono sconfortanti per lo stesso capoluogo: su venti punti analizzati dai tecnici Arpa, oltre il 50% supera la concentrazione di 10 microgrammi litro (i picchi sulla rete Carcarelle con 37 microgrammi litro, oppure rete Rio Trai con 25). Tarquinia registra valori di 16 microgrammi/litro sulla rete di Borgo Argento. Civita Castellana fa registrare in alcuni punti anche 50 microgrammi. Supera i limiti anche a Bagnoregio, in diverse fontanelle a Tuscania, oppure Ronciglione.
ESPOSTO A LATINA - Non va meglio in provincia di Latina, dove monta la rabbia nei confronti di Regione e gestore idrico. Stavolta è la segretaria di Rifondazione Comunista a sollevarsi, depositando un esposto in Procura: «Ancora una volta tutte le istituzioni interessate hanno mostrato scarsa attenzione alla salute pubblica, sottovalutando le problematiche legate all’eccesso di arsenico nell’acqua pubblica, ed hanno agito con colpevole ritardo ed approssimazione operando tramite omissioni ed un atteggiamento ostativo un vero e proprio attentato alla salute pubblica».
I CONTROLLORI TORNANO AL LAVORO - Almeno una buona notizia in questo panorama sconfortante: il personale che si occupa delle analisi su acque e non solo - dopo i timori degli scorsi mesi - non è più a rischio. «La Giunta Polverini ha approvato la delibera che consente la stabilizzazione di 50 lavoratori di profilo tecnico/sanitario nei ruoli di Arpa Lazio, impegnati da anni delle delicate attività di competenza dell’agenzia regionale di protezione ambientale».
Secondo una nota della Regione, la Giunta ha approvato la Programmazione del fabbisogno del personale di Agenzia regionale per l'ambiente (Arpa Lazio) per il triennio 2012/2014, «consentendo lo scorrimento delle vigenti graduatorie di merito, in scadenza il prossimo 31 dicembre, e l’assunzione a tempo indeterminato per 50 precari del comparto tecnico dell’Agenzia».
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