domenica 25 novembre 2012

udc partito inutile e dannoso: chi li vota avvelena anche te digli di smettere


Mamma, ho perso l’Udc di Marco Travaglio Il Fatto quotidiano 24 novembre 2012 Da mesi, anni, partiti e giornali al seguito trattengono il fiato nella spasmodica attesa che Piercasinando sciolga la riserva e dia il fatidico annuncio, destinato a sconvolgere gli assetti politici dell’Italia e dell’Europa, ma anche del mondo, della galassia e dell’u n iverso. Tornerà col centrodestra? Si butterà a sinistra? Resterà al centro, anzi al Grande Centro, tenendosi tutte per sé le messi sterminate di “voti moderati” e portandole in dote alle già formidabili falangi del Partito- di-Monti-senza-Monti capitanato da Luca Cordero, ma anche da Montezemolo, senza dimenticare altri noti trascinatori di folle come Andrea Riccardi, Andrea Romano e Nicola Rossi? Ah saperlo. Intanto, pur di non contrariare Casini e di accaparrarsi il suo poderoso serbatoio elettorale, il Pdl vuol buttare a mare il suo signore e padrone (che, pure ridotto com’è, è l’unico capace di prendere ancora qualche voto), il Pd scarica l’alleato più affidabile dei governi Prodi (Di Pietro), e metà del partito vorrebbe buttare a mare anche l’a lleato naturale (Vendola). Chi candidare a sindaco di Roma, a governatore del Lazio o di Lombardia? Fermi tutti, vietato far nomi: bisogna aspettare che Casini esprima un desiderio, non sia mai che si offenda. Lui, ieratico e corrucciato, sempre teso al bene comune, porta a spasso il suo piedistallo e impartisce benedizioni apostoliche, distribuisce patenti di affidabilità, assegna pagelle di moderazione e sobrietà montiana. Giornali, tg e agenzie sono pieni di sue interviste pensose, dichiarazioni amletiche, sospiri sibillini. Nel governo ci sono più casiniani che banchieri, il che è tutto dire. Il vicepresidente del Csm è uomo suo: il famoso Vietti. Alla Rai non muove foglia che lui non voglia e adesso – non bastandogli un esercito tra consiglieri d’amministrazione, vicedirettori generali, capistruttura, capibastone e mezzibusti, senza contare i suoi fedelissimi nelle Authority ovviamente indipendenti – vogliono regalargli pure il Tg1. Senza Piercasinando non si va da nessuna parte. È l’ago della bilancia, anche perché si sussurra che abbia dietro il Vaticano e piaccia tanto a Napolitano. Qualcuno insinua persino che sia il suocero di Caltagirone. È come Figaro: tutti lo vogliono, tutti lo cercano, Casini qua, Casini là. Del resto, i suoi meriti storici sono indiscutibili. Ha appoggiato i primi due governi Berlusconi, votando tutte le leggi vergogna senza inarcare un sopracciglio. L’unica che non era venuta in mente nemmeno a B., la inventò e la impose lui: il Porcellum, ingiustamente accollato a Calderoli. Senza di lui, in Parlamento non avremmo avuto Totò Cuffaro, Calogero Mannino, Saverio Romano, Lorenzo Cesa, Giuseppe Drago (quello condannato per aver svaligiato la cassa dei fondi riservati della presidenza della Regione Sicilia). Ma nessuno gliene chiede mai conto: non sia mai che si irriti. Grazie a lui, il mese scorso, Lega, Pdl e Udc tornati appassionatamente insieme hanno partorito un Porcellum ancora più Porcellum del Porcellum: quello che riserva il premio di maggioranza alla coalizione che supera il 42,5%, cioè a nessuna, non facendo vincere nessuno, a parte l’unico che non si candida: Monti. Alla luce di tutto ciò, qualche ingenuo è portato a pensare: chissà quanti voti avrà, questo Casini. La risposta è giunta ieri, grazie a un sondaggio dell’Swg per Agorà : l’Udc ha perso l’1.7% in una settimana ed è scesa sotto il 4. Cioè non rientrerebbe in Parlamento nemmeno con la legge votata dall’Udc. A questo punto le anime candide domanderanno: ma perché allora tutti inseguono questo noto frequentatore di se stesso, questo infaticabile sfollagente, questo desertificatore di urne? Beata ingenuità: parlano a genero perché suocero intenda.

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