sabato 10 novembre 2012
La Corte di Cassazione accoglie il ricorso del Comitato Bellunese Acqua Bene Comune
Valle del Mis: vittoria in cassazione!
La Corte di Cassazione accoglie il ricorso del Comitato Bellunese
Acqua Bene Comune
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/valle-del-mis-vittoria-in-cassazione/12697
9 / 11 / 2012
E' notizia di questa mattina che la Corte di Cassazione ha accolto il
ricorso del Comitato Bellunese Acqua Bene Comune, del WWF Italia, del
Cai Veneto e degli Amici del Parco contro la realizzazione di una
centrale idroelettrica in Valle del Mis. Una sentenza importante che
ribalta il verdetto della Tribunale Superiore delle Acque che
sorprendentemente aveva dato ragione ai proponenti dell'opera, la
ditta bresciana Eva Valsabbia del presidente Chicco Testa.
Sembra volgere positivamente al termine una vicenda nata nel 2008
quando la Eva Valsabbia ottiene le prime autorizzazioni dal Parco
Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e successivamente dalla Regione
Veneto per realizzare una centrale che prevede una condotta forzata di
circa un kilometro e mezzo e con un diametro di oltre un metro, posta
all'interno dei confini del Parco, in zona Sic/Zps e patrimonio
Mondiale dell'Umanità, un'area altamente protetta e vincolata dove lo
stesso Piano del Parco vieta la realizzazione di qualsiasi nuovo
manufatto che non rientri nel piani istituzionali dell'Ente stesso.
A marzo del 2012 però, la ditta bresciana da inizio ai lavori dopo
aver vinto il ricorso al tribunale superiore delle Acque, forte della
sentenza che affermava che l'opera poteva essere realizzata perché era
da considerarsi un'attività di tipo tradizionale in quanto
l'idroelettrico è fortemente presente dal dopoguerra nella Provincia
bellunese e soprattutto perché sarebbe servita ad elettrificare le
strutture turistiche del Parco in Valle del Mis.
Un falso come lo stesso Presidente del Parco Fiori avrebbe affermato
poco dopo in una trasmissione di Report dedicata alla vicenda, nella
quale emergeva chiaramente come l'energia elettrica prodotta sarebbe
unicamente servita all'attività speculativa dei proponenti.
Nonostante questa prima sconfitta il Comitato Acqua Bene Comune di
Belluno è andato avanti nella battaglia insieme ai frazionisti della
Valle che nel frattempo avevano rivendicato il diritto di "riscattare"
le terre dove erano iniziati i lavori perché sono terreni di uso
civico, quindi storicamente beni comuni di loro proprietà, dopo che
una carta della regione Veneto dichiarava che la Eva Valsabbia li
avrebbe occupati illegittimamente.
In luglio viene organizzata un'importante mobilitazione che porta in
Valle oltre un migliaio di persone e che si conclude con l'ingresso
dei manifestanti nel cantiere dove vengono piantate delle piante in
risposta alla devastazione delle ruspe della ditta Alpen Bau di
Bolzano che ha ottenuto l'appalto per la costruzione della centrale.
La manifestazione ottiene il dietro front del nuovo consiglio
direttivo del Parco che si schiera contro la realizzazione dell'opera,
mentre a fine agosto la Procura della Repubblica pone sotto sequestro
una parte del cantiere in quanto, secondo le rilevazioni del Corpo
Forestale dello Stato, sembrano esserci delle difformità dei lavori
rispetto al progetto.
Uno stop che dura poco, infatti l'avvocato della Valsabbia nonché
deputato del Pdl Maurizio Paniz riesce ad ottenere il dissequestro di
cui non sono stare ancora rese pubbliche le motivazioni.
Nel frattempo il lavori procedono speditamente. L'obiettivo della
Valsabbia è di finire i lavori entro il 31 dicembre 2012 per evitare
una diminuzione degli incentivi verdi e quindi dei profitti.
A facilitare il compito alla ditta bresciana ci si mette anche
l'amministrazione comunale di Gosaldo, che nonostante le contestazioni
del comitato dà il via libera alla conciliazione dei terreni di uso
civico in barba al volere assembleare dei frazionisti.
Si arriva infine, alla sentenza di oggi che ristabilisce la verità
sull'intera vicenda.
Ora si apre una fase nuova, dove gli organi competenti in primis il
Parco, in quanto ente predisposto alla tutela di quel territorio,
hanno il dovere di chiedere il blocco definitivo dei lavori, il
ripristino dell'area e i danni ambientali.
Inoltre devono emergere le responsabilità politiche di chi ha permesso
questa devastazione ambientale. Chi ha sbagliato deve pagare, perché
la nota più stonata di questa vicenda è stato proprio il disinteresse
generale della politica bellunese, a partire dai parlamentari fino
agli amministratori locali.
Contro tutto e contro tutti una piccola grande comunità di cittadini e
cittadine bellunesi che hanno a cuore il proprio territorio ha avuto
la forza di andare avanti anche nei momenti difficili anche quando la
Valsabbia aveva chiesto un milione e mezzo di euro di danni ai
firmatari del ricorso.
Oggi, grazie a queste persone, il territorio bellunese rialza la testa
contro i vecchi e nuovi speculatori dell'acqua. Una importante
vittoria che dimostra come anche su una vicenda che sembrava oramai
conclusa non si deve mai smettere di lottare.
Una vittoria che ridà nuova forza ad una battaglia in difesa di un
territorio oggi più che mai sotto attacco, dove il 90 per cento delle
sue acque è già artificializzato per scopi idroelettrici e irrigui e
sul restante 10 per cento incombono altre 130 nuove richieste di
impianti idroelettrici.
La battaglia dell'acqua continua!
Questo è solo l'inizio.
Links Utili:
a.. Bellunopiù
b.. Comitato Acqua Bene Comune Belluno
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