domenica 14 ottobre 2012

anche Capalbio contro la centrale a biogas e la morte del botulino

BIOGAS IN MAREMMA, IL SÌ DEL SINDACO SPAVENTA CAPALBIO COLOMBO (PD): “STRANA LA VELOCITÀ DEL VIA LIBERA” ITALIA NOSTRA: “LA CENTRALE DISTRUGGEREBBE UN’ECONOMIA MOLTO RICCA, CHE SI BASA SUL TURISMO” STUDIO ALLARMANTE Per il professore tedesco Helghe Böhnel l’impianto favorirebbe la presenza del batterio del botulismo Il fatto quotidiano 14 ottobre 2012 di Bianca Mazzinghi Capalbio (Grosseto) L’applauso più grande lo provocano due cartine messe a confronto dal professore tedesco Helghe Böhnel. Rappresentano entrambe la Germania; una segnala gli impianti di biogas nel Paese, l’altra i casi di botulismo negli animali. Se sovrapposte, le aree di concentrazione più o meno corrispondono. La sala del ristorante il Frantoio è piena, ospita circa 200 persone a sedere e molti sono in piedi, altri ascoltano fuori grazie agli altoparlanti istallati. Siamo a Capalbio, bassa Maremma, provincia di Grosseto, dove è in progetto la costruzione di un impianto a biomasse da parte della Società Sacra, che sorgerebbe nel centro di Capalbio Scalo, a 400 metri dalla riserva naturale del lago di Burano. IL SINDACO di Capalbio, il renziano Luigi Bellumori, ha già dato parere favorevole. Ma i cittadini non ci stanno. Temono innanzitutto che la centrale, torre di 13 metri e cupole di cemento, possa scoraggiare il turismo. “È strana la velocità con cui sia stato dato il via libera dal sindaco Luigi Bellumori – fa notare il deputato del Pd Furio Colombo – È anomalo anche che questi via libera siano arrivati in prossimità dei giorni festivi. Qui non si tratta di un caso ‘not in my backyard’ (non nel mio giardino), ma di un privato contro la gente di Capalbio”. L’impianto, accusa Nicola Caracciolo di Italia Nostra, “distruggerebbe un’economia molto ricca, che si basa sulla bellezza paesaggistica e sul turismo; per di più in un momento in cui la richiesta di energia in Italia cala”. L’argomento è uno dei più discussi in paese ormai da inizio anno e la comunità sembra unita contro il piano: cattivo odore, rischi reali all’agricoltura locale, ma soprattutto danneggiamento di un paesaggio che permette a gran parte dei cittadini di vivere grazie al turismo. “Ma l’hai vista la collina venendo su?”, chiede Chiara. “Perché rovinare l’ambiente per il solo interesse di un privato? E ora ci si mette pure ’sto professore con i rischi alla salute”. Già perché al convegno si dibatte anche dei rischi che le centrali a biomasse comportano. Un impianto a biogas si alimenta da rifiuti o materiale biologico, spesso mais, che viene lavorato dai batteri in un ‘digestore’ e produce gas (il 5%) e il cosiddetto digestato, ovvero gli scarti. Questo è stato analizzato approfonditamente dal professor Böhnel, che vi ha rilevato nella maggior parte dei casi “agenti patogeni pericolosi per l’uomo, per gli animali e per le piante”; e soprattutto la presenza del batterio clostridium botulinum, responsabile del botulismo e che nei digestori trova l’ambiente più favorevole per la proliferazione. Il professore non dà certezza sul rapporto causa-effetto tra biogas e morti per la malattia; si limita a mettere a confronto i dati e a sollecitare nuovi studi. Il suo, di studio, è costato 100 mila euro dieci anni fa e sono serviti cinque anni per trovare qualcuno che lo pubblicasse, tanta la diffidenza e la paura di mettere in discussione una fonte di energia ‘buona’. Un altro professore presente al dibattito, Federico Valerio, chimico ambientale dell’Istituto tumori di Genova, sottolinea l’importanza di imporre alle centrali la purificazione degli scarti, come avviene in Svezia, dove è obbligatorio decontaminare i liquami in ingresso e i concimi in uscita. In Italia mancano però norme specifiche in tal senso. In attesa del legislatore, c’è chi propone quantomeno di cancellare gli incentivi ed evitare così ogni attrazione per eventuali speculatori. LA CENTRALE di Capalbio beneficerebbe di decine di milioni di euro di incentivi e potrebbe vendere energia a 0,28 cent per kw (contro lo 0,7 del prezzo di mercato). “Se mancassero i contributi non farebbe affatto profitto, sono impianti anti-ecomomici”, è il commento di Enzo Grechi, cittadino del posto. Secondo il professor Böhnel in Germania neanche si discuterebbe dell’impianto: “È vicino ad abitazioni e alla zona protetta, inoltre non c’è in programma nessun sfruttamento del calore prodotto dal generatore ma anzi il calore inquinerebbe l’ambiente”. Sono questi gli stessi motivi che muovono la popolazione, che non esclude di rivolgersi al Tar, se necessario, come assicura l’avvocato che assiste i confinanti dell’area che si oppongono, Michele Greco, puntando soprattutto sul fatto che la normativa italiana ed europea imponga di collocare gli impianti in aree dove sorgono siti industriali. “È un diritto consentito dalla legge permettere di realizzare qualcosa, non posso fare valutazioni personali”, risponde il presidente della provincia di Grosseto Leonardo Marras, a capo dell’istituzione che dovrà dare l’approvazione finale tra pochi giorni. Lo sa che ci possono essere rischi per la salute? “So che è materia del convegno, gli scienziati diano evidenza, poi saranno fatte norme e a queste mi atterrò. Le amministrazioni pubbliche – conclude Marras – non si possono permettere di non rispettare le norme in atto”

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