domenica 1 aprile 2012

centrale a biomasse (inceneritore) vicino la discarica di Borgo Montello?

05/03/2012 - Realizzazione di un impianto di trattamento e recupero rifiuti urbani speciali non pericolosi TMB e per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in loc. Borgo Montello Scarica sintesi elaborati progettuali
proponente: IND.ECO SRL comune: Latina provincia: LT http://www.regione.lazio.it/rl_ambiente/?vw=progetti
http://www.regione.lazio.it/rl_ambiente/?vw=progetti&tipologia=0&pg=0
Relazione
INDICE

1-Premessa 2
2-Anagrafica Richiedente e del Gestore dell’impianto 4 3-Ubicazione dell’impianto 5
4-Accessibilità all’impianto 6
5-Descrizione dell’impianto in progetto 8
Infrastrutture generali 8
Stoccaggio rifiuti e preselezione 10
Metanizzazione 11
Stabilizzazione aerobica 12
Impianto di cogenerazione 13
Trattamento dell’aria esausta 13
Smaltimento delle acque reflue 14


Relazione tecnico descrittiva

1-Premessa

La presente relazione tecnico descrittiva ha lo scopo di illustrare in modo sintetico, il progetto di un impianto di produzione di energia ai sensi dell’art. 12 del D.Lgs. 387/2003 derivante dal trattamento dei rifiuti urbani e rifiuti speciali non pericolosi.
Il progetto proposto dalla IND.ECO. s.r.l. Prevede la realizzazione dell’impianto di recupero all’interno dell’area sita su Via Monfalcone in località B. Montello a Latina.
La società IND.ECO. S.r.l. Attualmente gestisce il bacino S8 della discarica di B.go Montello utilizzata per lo smaltimento rifiuti speciali non pericolosi e dei rifiuti urbani prodotti dalla maggior parte dei Comuni della Provincia di Latina.
L’intervento in progetto prevede la realizzazione di un impianto di trattamento meccanico e biologico denominato “TMB” il quale sfrutterà i rifiuti in ingresso alla discarica per produrre energia elettrica e recuperare materiali; il trattamento consentirà inoltre di ridurre in modo sostanziale la quantità di rifiuti da avviare a smaltimento in discarica allungando la vita della stessa e riducendo l’impatto ambientale.

L’impianto proposto è composto da una sezione di preselezione e trattamento meccanico che consente di separare la frazione secca dei rifiuti dalla frazione umida. La frazione secca verrà utilizzata per produrre combustibile da rifiuto da avviare a impianti di termovalorizzazione; i metalli ferrosi e non ferrosi recuperati verranno avviati a riutilizzo, mentre la frazione umida, con elevata percentuale di rifiuti di natura organica, verrà sfruttata come biomassa per produrre energia elettrica.

La frazione umida dei rifiuti recuperata viene infatti sottoposta ad un trattamento di biologico di compostaggio composto da una fase di metanizzazione e una fase stabilizzazione aerobica.
La fase di metanizzazione realizzata, mediante processo di digestione anaerobia a secco, consentirà di produrre biogas che verrà utilizzato come combustibile in un gruppo elettrogeno destinato a produrre energia elettrica da immettere nella rete pubblica.

2-Anagrafica Richiedente e del Gestore dell’impianto

Il Richiedente e Gestore dell’impianto di produzione energia elettrica è:

Società: ………………………………………………… Società Ind.Eco. A r.l.
Sede Legale: ………………………………………… Via Monfalcone 23/a, B.go Montello cap. 04010 Latina
Codice Fiscale/P.Iva:…………………………….. n° 08358120585 Camera di Commercio di Latina: …………. n° 95839.
Legale rappresentante:…………………………. Ernesto D’aprano


3-Ubicazione dell’impianto

Il sito di intervento per la realizzazione dell’impianto TMB in progetto e delle opere connesse è ubicato nel territorio comunale di Latina (LT) nella frazione di Borgo Montello. Il progetto ricade su un lotto individuato in Catasto Terreni al Foglio 21 del Comune di Latina (LT), particelle 57, 62, 63, 82, 85, 86, 114, 117, 119, 291 e 293 ed è ricompreso nella C.T.R. Sezione 400100 Borgo Bainsizza (Tavola 1.0).
Il lotto ricade in area agricola di PRG ed è limitrofo al bacino S8 della discarica di B.go Montello. La morfologia del territorio nell’area dell’impianto si presenta per lo più pianeggiante; nell’area circostante, oltre alla presenza delle discariche sono presenti terreni ad uso agricolo (in parte incolti), zone coperte da macchia mediterranea, insediamenti sparsi ad uso residenziale.

L’area in disponibilità della IND.ECO s.r.l. Ha una superficie complessiva di circa 28 ettari; la superficie ricoperta dall’impianto TMB in progetto è inferiore a 5 ettari. L’area attualmente viene utilizzata per il deposito dei materiali necessari alla realizzazione della discarica e per lo stoccaggio delle terre prodotte dalle operazioni di scavo, riutilizzate poi per la modellazione dei versanti e per la ricopertura dei rifiuti.
4-Accessibilità all’impianto

La viabilità di accesso all’impianto è rappresentata dalle principali arterie a livello provinciale e locale di seguito riportate:
la Strada Statale n. 148, che da Terracina passa a Sud di Latina e nelle vicinanze del sito in oggetto giunge ad Aprilia ed attraversa il confine occidentale del bacino di utenza;
la Strada Statale n. 7, (Via Appia) che parte dal confine sud ed esce dal confine nord-occidentale del bacino nelle vicinanze del Comune di Cisterna;
la Strada statale n. 213, che corre lungo la costa dai confini provinciali meridionali da Formia a Terracina;
la Strada Statale n. 156, che dal confine Nord passa a metà della lunghezza della Provincia fino a Latina, passando per Sezze;
la Strada Statale n. 82, che collega l’entroterra meridionale alla Statale n. 7, presso Itri; la Strada Statale n. 630, che collega l’entroterra meridionale alla costa, più ad occidente della precedente; la Strada Statale n. 637, che collega l’entroterra meridionale (Lenola), alla statale n. 7 (Fondi). Attualmente il traffico dei mezzi di accesso alla discarica di rifiuti urbani ed assimilabili è stimato in circa 80 transiti giornalieri.

Allo stato attuale non vi è alcuna evidenza, a breve termine, di nuove iniziative nell’ambito del potenziamento del sistema viario.
L’impianto avrà un ingresso carrabile di servizio sulla Strada del Pero utilizzato per la normale gestione dell’impianto, mentre i mezzi di trasporto dei rifiuti continueranno a utilizzare l’accesso su via Monfalcone attualmente utilizzato per il conferimento in discarica.
Il traffico dei mezzi di trasporto che conferiscono rifiuti all’impianto non subirà sostanziale modifiche in quanto il sito ospita già da decenni l’unico impianto di smaltimento di rifiuti urbani dell’intera provincia.

Il progetto prevede la realizzazione di un sottopasso realizzato sulla strada del Pero che consentirà di unire l’area di accettazione, gli uffici tecnici e amministrativi ed il bacino di discarica con il nuovo impianto.


5-Descrizione dell’impianto in progetto
Infrastrutture generali

Le infrastrutture generali della discarica verranno utilizzate anche per il nuovo impianto e non subiranno modifiche. In particolare le strutture dell’ingresso, della ricezione e la pesa dei rifiuti sono quelle esistenti, così come l’edificio adibito ad accettazione e l’ufficio tecnico e amministrativo.
Il progetto dell’impianto TMB prevede la realizzazione di una serie di corpi di fabbrica di seguito riportati:
a)Locale accettazione;
b)CAPANNONE A – Conferimento e Preselezione; c)CAPANNONE B – Biocelle di digestione anaerobica e compostaggio; d)CAPANNONE C – Preparazione biomassa e selezione compost; e)Serbatoi di stoccaggio percolati e gasometro;
f)Gruppo elettrogeno per produzione energia e torcia; g)Gruppo elettrogeno di servizio;
h)Locale centrale idrica e cabina di trasformazione; i)Impianto di depurazione delle acque reflue e opere connesse;

Nell’intervento è previsto anche la ristrutturazione di un fabbricato esistente che verrà adibito a servizi e spogliatoi per il personale dipendente.

All’impianto si accede attraverso la strada interna alla discarica realizzata in asfalto che dalla pesa conduce sia al bacino S8 della discarica che all’impianto di preselezione.

In corrispondenza dell’ingresso all’impianto TMB sarà presente una piazzola di sosta ed un piccolo box attrezzato per il personale addetto al controllo dei conferimenti e alla organizzazione del piazzale; il box è dotato anche di servizio igienico utilizzabile dagli autisti in sosta in attesa di eseguire le operazioni di scarico.
Lo scarico dei rifiuti viene effettuato dai compattatori in “fossa” rappresentata da una vasca in cemento armato a completa scomparsa realizzata all’interno del capannone prefabbricato.

Il piazzale antistante la zona di scarico avrà una estensione tale da consentire le manovre per l’avvicinamento in retromarcia dei compattatori e limiterà le interferenze tra i mezzi di trasporto.
I piazzali e tutta la viabilità interna dello stabilimento saranno realizzati in cemento armato industriale con ciglio perimetrale per delimitare le aree a verde ed è prevista una zona di sosta dei compattatori e per i cassoni scarrabili.
I mezzi una volta completate le operazioni di scarico si allontaneranno dall’impianto TBM, percorrendo la strada al contrario e si avvicineranno alla pesa per completare le operazioni amministrative per lo smaltimento dei rifiuti.
In corrispondenza dell’uscita dell’impianto TMB è prevista la realizzazione di una piattaforma per il lavaggio delle ruote dei compattatori e gli altri mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti. La piattaforma è costituita da una struttura con doppia pendenza, dai fronti al centro, che favorisce il drenaggio delle acque di lavaggio; ed una canaletta interrata che scarica in un pozzetto laterale: le acque reflue, così raccolte, dopo essere sottoposte ad un trattamento di dissabbiatura e disoleazione verranno inviate al depuratore.

Stoccaggio rifiuti e preselezione

L’impianto sarà composto da un capannone prefabbricato (capannone A) suddiviso al suo interno in due parti; una parte utilizzata come sistema di copertura e confinamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti conferiti all’impianto l’altra, utilizzata per l’installazione dell’impianto di preselezione meccanica che consentirà di separare la frazione organica dalla frazione secca dei rifiuti.

L’impianto di preselezione sarà composto da due linee poste in parallelo della capacità di 45 t/ora e verrà alimentato da un carroponte automatico completo di benna di carico.

Ogni linea di preselezione è composta da un trituratore, un vaglio e una linea di raffinazione della frazione secca per la produzione di CDR da utilizzare come combustibile solido secondario (CSS) presso impianti di recupero energetico.

Metanizzazione

Il sottovaglio prodotto dalla fase di preselezione sarà composto prevalentemente da materiale di natura organica. La frazione umida dei rifiuti prodotta viene trasferita, attraverso un nastro trasportatore, in un altro capannone prefabbricato (CAPANNONE B) dove la biomassa viene preparata e trasferita nelle biocelle per il trattamento biologico.
La produzione di biogas dalla biomassa, infatti, si svilupperà attraverso un processo di trattamento di digestione anaerobica (metanizzazione a secco) realizzata in celle chiuse ermeticamente.
La “digestione anaerobica” consiste in un processo biologico di fermentazione operato da microrganismi (batteri metanigeni) che trasformano, in assenza di ossigeno, i carboidrati, le proteine e i lipidi, presenti nella frazione umida biomassa, in metano ed anidride carbonica. Il biogas così ottenuto è costituito per il 55% circa da metano e può alimentare, in modo efficiente, sistemi di produzione combinata di energia termica ed elettrica come il motore a combustione interna che equipaggia l’impianto in questione.
È utile a questo proposito ricordare come lo sfruttamento energetico del biogas abbia un bilancio nullo di CO2 in quanto l’anidride carbonica emessa con i gas di scarico eguaglia la quantità di CO2 , assorbita dalla biomassa (da scarti di natura vegetale) durante il suo accrescimento.
Il trattamento di digestione anaerobica verrà realizzato in celle riscaldate a tenute, realizzate in cemento armato; le celle, una volta caricate con la frazione dei rifiuti a prevalente matrice organica, vengono chiuse ermeticamente; il processo viene attivato attraverso l’irrorazione di acque di processo stoccate nelle cisterne riscaldate poste esternamente
all’impianto. I liquidi di processo stoccati sono carichi di microorganismi specializzati (batteri metanigeni) che innescano rapidamente il processo di digestione anaerobica a secco della biomassa.
Le acque che percolano attraverso i rifiuti e raggiungono la pavimentazione della cella, vengono raccolte da un sistema di tubazioni affogate nella pavimentazione in calcestruzzo. Le acque raccolte vengono sottoposte ad un processo di sedimentazione, sollevate e inviate ai serbatoi di stoccaggio per essere successivamente riutilizzati nel processo di digestione anaerobica.
Attraverso il processo di digestione anaerobica la sostanza organica, facilmente biodegradabile, viene trasformata in biogas composto, come già detto, principalmente da metano e anidride carbonica; il gas prodotto viene inviato ad un Gasometro e successivamente utilizzato come combustibile in un gruppo elettrogeno per la produzione di energia elettrica, immessa in rete, ed acqua calda utilizzata per scaldare le biocelle ed i serbatoi di stoccaggio.

Stabilizzazione aerobica

Dopo il trattamento di digestione anaerobica, che dura mediamente 3 settimane, i rifiuti vengono estratti dalle celle di metanizzazione vengono sottoposti ad un trattamento di bio-stabilizzazione in ambiente aerobico.
Il processo di compostaggio viene realizzato in una sezione separata composta da sei celle in cui le condizioni aerobiche vengono garantite da un sistema di aerazione forzato. Il sistema di compostaggio prevede il trattamento dell’aria esausta per l’abbattimento degli odori prodotti dal processo.
L’aria prodotta dal compostaggio e quella estratta dagli ambienti di lavorazione prima di essere immessa in atmosfera verrà sottoposta ad un trattamento depurativo attraverso due sistemi composti da uno scrubber e da un biofiltro.
Il compost prodotto viene smaltito in discarica e utilizzato anche per il ricoprimento giornaliero dei rifiuti.

Impianto di cogenerazione

Il modulo di cogenerazione previsto in progetto ha una potenza elettrica di 999 kWe l’impianto sarà alloggiato in un manufatto speciale, completo di componenti e sistemi ausiliari a corredo.
La sezione di recupero termico prevede anche la produzione di H2O calda dal recupero sul motore che verrà utilizzata per il riscaldamento della sezione di digestione anaerobica.
L’energia elettrica prodotta verrà ceduta complessivamente alla rete nazionale; i cavidotti di allaccio alla cabina elettrica saranno interrati all’interno della proprietà ind.eco. s.r.l.

Trattamento dell’aria esausta

L’impianto sarà dotato di due impianti di abbattimento dell’aria esausta; un impianto sarà posto a servizio del capannone preselezione e stoccaggio per il trattamento dei ricambi d’aria, il secondo verrà utilizzato per il trattamento dell’aria estratta dal compostaggio e per i ricambi d’aria del capannone preparazione della biomassa.
Ogni linea di abbattimento dell’aria sarà composto da uno scrubber e un sistema di biofiltrazione posti in serie.

Smaltimento delle acque reflue

Il progetto prevede la realizzazione sistemi di fognatura separati per la raccolta delle acque reflue industriali, delle acque meteoriche delle coperture e dei piazzali e per le acque reflue domestiche prodotte dai servizi.
Le acque meteoriche raccolte delle coperture degli edifici non subiscono forme di inquinamento pertanto verranno avviate direttamente allo scarico senza subire alcun trattamento.
Le acque meteoriche raccolte dai piazzali, dalle vie di transito e le aree di manovra dell’impianto possono essere invece contaminate dalle attività svolte dall’impianto. Queste acque saranno raccolte da una fognatura separata dotata, nel tratto terminale, di un sistema di trattamento di disoleazione e dissabbiatura.
A valle del pretrattamento è previsto un dispositivo idraulico che consente la derivazione e l’accumulo delle acque di prima pioggia corrispondente ai primi 5 mm di pioggia caduti sulle superfici impermeabilizzate dell’impianto.
Le acque meteoriche di prima pioggia verranno inviate a trattamento di depurazione unitamente alle acque reflue industriali.

L’impianto TMB sarà dotato di un impianto di depurazione delle acque reflue industriali. Il depuratore consentirà di depurare le acque reflue entro i limiti della Tabella 3 dell’allegato 5 del D.Lgs 152/06 e sarà composto da una sezione chimico-fisica, una sezione biologica e una sezione di affinamento finale.



REGIONE LAZIO


Provincia di Latina

Comune di Latina

IND.ECO S.R.L.

Valutazione di Impatto Ambientale per la realizzazione di un impianto di produzione di energia da biomassa derivante dai rifiuti urbani e speciali non pericolosi.
Loc. “Borgo Montello” nel Comune di Latina
Artt. 22/23 D. lgs 152/06 e s.m.i.
C. SINTESI NON TECNICA


SINTESI NON TECNICA


41-Premessa

La presente relazione di sintesi non tecnica ha lo scopo di illustrare in modo sintetico e facilmente comprensibile il progetto di un impianto di produzione di energia rinnovabile derivante dal recupero e trattamento della frazione organica presente nei rifiuti urbani e rifiuti speciali non pericolosi.
Il progetto proposto dalla IND.ECO s.r.l. Prevede la realizzazione dell’impianto di recupero all’interno della propria area sita in Via Monfalcone, località Borgo Montello, nel Comune di Latina.
La società IND.ECO. S.r.l. Attualmente gestisce il bacino S8 della discarica di B.go Montello utilizzata per lo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi e dei rifiuti urbani prodotti dalla maggior parte dei Comuni della Provincia di Latina.
L’intervento in progetto prevede la realizzazione di un impianto di trattamento meccanico e biologico, denominato sinteticamente “TMB”, il quale sfrutterà i rifiuti in ingresso alla discarica per produrre energia elettrica e recuperare materiali riciclabili; inoltre, il trattamento di recupero consentirà di ridurre in modo sostanziale la quantità di rifiuti da avviare a smaltimento in discarica allungando la vita della stessa e riducendo l’impatto ambientale.
L’impianto proposto è composto da una sezione di preselezione e trattamento meccanico che consente di separare la frazione secca dei rifiuti dalla frazione umida organica.
La frazione secca verrà ulteriormente selezionata ottenendo: materiali metallici ferrosi e non ferrosi che saranno avviati a recupero, e materiali con elevato potere calorico da avviare a impianti di termovalorizzazione come combustibile da rifiuto (CDR).
La frazione umida, con elevata percentuale di rifiuti di natura organica, verrà sfruttata, nell’impianto in progetto, come biomassa per produrre energia elettrica.
Tale frazione umida recuperata verrà, infatti, sottoposta ad un trattamento biologico di compostaggio articolato in una prima fase di metanizzazione e seconda fase di stabilizzazione aerobica.
Nella fase di metanizzazione, realizzata mediante processo di digestione anaerobica a secco, verrà prodotto biogas (metano + anidride carbonica) che verrà utilizzato come combustibile in un gruppo elettrogeno da 999 kWe destinato a produrre energia elettrica che sarà immessa nella rete pubblica.
Invece, nella successiva fase di stabilizzazione la biomassa, che ha esaurito la capacità di produrre biogas, verrà sottoposta ad un intenso processo di ossidazione aerobica ad aria insufflata, con il quale perderà ogni caratteristica di putrescibilità e maleodorenza risultando, inoltre, perfettamente sanificato per l’elevata temperatura raggiunta in tale fase.
Con l’aggiunta di un’adeguata quantità di substrato ligno-cellulosici (cippato di ramaglie, paglia, ecc.) si potrà ottenere un compost ammendante di qualità.

52-Anagrafica Richiedente e del Gestore dell’impianto

Il Richiedente e Gestore dell’impianto di produzione energia elettrica è:

Società: ………………………………………………… Ind.Eco s.r.l.
Sede Legale: ………………………………………… Via Monfalcone 23/a, B.go Montello cap. 04010 Latina
Codice Fiscale/P.Iva:…………………………….. n° 08358120585 Camera di Commercio di Latina: …………. n° 95839.
Legale rappresentante:…………………………. Ernesto D’aprano


63-Ubicazione dell’impianto

Il sito di intervento per la realizzazione dell’impianto TMB in progetto e delle opere connesse è ubicato nel territorio comunale di Latina (LT) nella frazione di Borgo Montello. Il progetto ricade su un lotto individuato in Catasto Terreni al Foglio 21 del Comune di Latina (LT), particelle 57, 62, 63, 82, 85, 86, 114, 117, 119, 291 e 293 ed è ricompreso nella C.T.R. Sezione 400100 Borgo Bainsizza (Tavola 1.0).
Il lotto ricade in area agricola di PRG ed è limitrofo al bacino S8 della discarica di B.go Montello. La morfologia del territorio nell’area dell’impianto si presenta per lo più pianeggiante con lievi ondulazioni; nell’area circostante, oltre alla presenza delle discariche sono presenti terreni ad uso agricolo (in parte incolti), zone coperte da macchia mediterranea lungo i corsi d’acqua, insediamenti sparsi ad uso residenziale.
L’area in disponibilità della IND.ECO s.r.l. Ha una superficie complessiva di circa 28 ettari; la superficie ricoperta dall’impianto TMB in progetto è di circa 5 ettari. L’area attualmente viene utilizzata per il deposito dei materiali necessari alla realizzazione della discarica e per lo stoccaggio delle terre prodotte dalle operazioni di scavo, riutilizzate poi per la modellazione dei versanti e per la ricopertura dei rifiuti.
7Accessibilità all’impianto

La viabilità di accesso all’impianto è rappresentata dalle principali arterie a livello provinciale e locale di seguito riportate:
la Strada Statale n. 148, che da Terracina passa a Sud di Latina e nelle vicinanze del sito in oggetto giunge ad Aprilia ed attraversa il confine occidentale del bacino di utenza;
la Strada Statale n. 7, (Via Appia) che parte dal confine sud ed esce dal confine nord-occidentale del bacino nelle vicinanze del Comune di Cisterna;
la Strada statale n. 213, che corre lungo la costa dai confini provinciali meridionali da Formia a Terracina;
la Strada Statale n. 156, che dal confine Nord passa a metà della lunghezza della Provincia fino a Latina, passando per Sezze;
la Strada Statale n. 82, che collega l’entroterra meridionale alla Statale n. 7, presso Itri; la Strada Statale n. 630, che collega l’entroterra meridionale alla costa, più ad occidente della precedente; la Strada Statale n. 637, che collega l’entroterra meridionale (Lenola), alla statale n. 7 (Fondi). Attualmente il traffico dei mezzi di accesso alla discarica di rifiuti urbani ed assimilabili è stimato in circa 80 transiti giornalieri.
Allo stato attuale non vi è alcuna evidenza, a breve termine, di nuove iniziative nell’ambito del potenziamento del sistema viario.
L’impianto avrà un ingresso carrabile di servizio sulla Strada del Pero utilizzato per la normale gestione dell’impianto, mentre i mezzi di trasporto dei rifiuti continueranno a utilizzare l’accesso su via Monfalcone attualmente utilizzato per il conferimento in discarica.
Il traffico dei mezzi di trasporto che conferiscono rifiuti all’impianto non subirà sostanziale modifiche in quanto il sito ospita già da decenni l’unico impianto di smaltimento di rifiuti urbani dell’intera provincia.
Il progetto prevede la realizzazione di un sottopasso realizzato sulla strada del Pero che consentirà di unire l’area di accettazione, gli uffici tecnici e amministrativi ed il bacino di discarica con il nuovo impianto. La strada del Pero è una strada privata senza sbocco che serve i fondi limitrofi.


8Descrizione dell’impianto in progetto
8.8Infrastrutture generali
Le infrastrutture generali della discarica verranno utilizzate anche per il nuovo impianto e non subiranno modifiche. In particolare le strutture dell’ingresso, della ricezione e la pesa dei rifiuti sono quelle esistenti, così come l’edificio adibito ad accettazione e l’ufficio tecnico e amministrativo.
Il progetto dell’impianto TMB prevede la realizzazione di una serie di corpi di fabbrica di seguito elencati:
a)Locale accettazione;
b)CAPANNONE A – Conferimento e Preselezione; c)CAPANNONE B – Biocelle di digestione anaerobica e compostaggio; d)CAPANNONE C – Preparazione biomassa e selezione compost; e)Serbatoi di stoccaggio percolati e gasometro;
f)Gruppo elettrogeno per produzione energia e torcia; g)Gruppo elettrogeno di servizio;
h)Locale centrale idrica e cabina di trasformazione; i)Impianto di depurazione delle acque reflue e opere connesse; Nell’intervento è previsto anche la ristrutturazione di un fabbricato esistente che verrà adibito a servizi e spogliatoi per il personale dipendente.
I mezzi di conferimento dei rifiuti accedono all’impianto attraverso la strada interna alla discarica che dalla pesa conduce sia al bacino S8 della discarica che all’impianto TMB.
In corrispondenza dell’ingresso all’impianto TMB sarà ubicata una piazzola di sosta ed un piccolo box attrezzato per il personale addetto al controllo dei conferimenti e alla organizzazione del piazzale; il box è dotato anche di servizio igienico utilizzabile dagli autisti in attesa di eseguire le operazioni di scarico.
Lo scarico dei rifiuti verrà effettuato dai compattatori direttamente in “fossa” costituita da una vasca in cemento armato a completa scomparsa realizzata all’interno del capannone prefabbricato.
Il piazzale antistante la zona di scarico avrà una estensione tale da consentire le manovre per l’avvicinamento in retromarcia dei compattatori e limiterà le interferenze tra i mezzi di trasporto.
I piazzali e tutta la viabilità interna dello stabilimento saranno realizzati in cemento armato industriale con ciglio perimetrale per delimitare le aree a verde. E’, inoltre, prevista una un’area di sosta per i compattatori e per i cassoni scarrabili.
I mezzi una volta completate le operazioni di scarico si allontaneranno dall’impianto TBM, percorrendo la strada al contrario, passando per la pesa completando le operazioni amministrative per lo smaltimento dei rifiuti.
In corrispondenza dell’uscita dall’impianto TMB è prevista la realizzazione di una piattaforma per il lavaggio delle ruote dei compattatori e gli altri mezzi utilizzati per il trasporto dei rifiuti. La piattaforma è costituita da una struttura con doppia pendenza, dall’esterno al centro, che favorisce il drenaggio delle acque di lavaggio, ed una canaletta interrata che scarica in un pozzetto laterale: le acque reflue, così raccolte, dopo essere sottoposte ad un trattamento di dissabbiatura e disoleazione preliminare, verranno inviate al depuratore dell’impianto.

8.9Stoccaggio rifiuti e preselezione
L’impianto sarà composto da un capannone prefabbricato (capannone A) suddiviso al suo interno in due parti; una parte utilizzata come sistema di copertura e confinamento della vasca di stoccaggio dei rifiuti conferiti all’impianto, l’altra utilizzata per l’installazione dell’impianto di preselezione meccanica che consentirà di separare la frazione organica dalla frazione secca dei rifiuti.
L’impianto di preselezione sarà composto da due linee poste in parallelo della capacità di 45 t/ora ciascuna e verrà alimentato da un carroponte automatico dotato di benna di carico mordente.
Ogni linea di preselezione è composta da un trituratore, un vaglio e una linea di raffinazione della frazione secca per la produzione di CDR da utilizzare come combustibile solido secondario (CSS) presso gli impianti di recupero energetico.
8.10Metanizzazione
Il sottovaglio prodotto dalla fase di preselezione sarà composto prevalentemente da materiale di natura organica. La frazione umida dei rifiuti prodotta viene trasferita, attraverso un nastro trasportatore, in un altro capannone prefabbricato (CAPANNONE B) dove la biomassa viene preparata e trasferita nelle biocelle per il trattamento biologico di metanizzazione.
La produzione di biogas dalla biomassa, infatti, si svilupperà attivando un processo di digestione anaerobica (metanizzazione a secco) realizzata in celle chiuse ermeticamente.
La “digestione anaerobica” consiste in un processo biologico di fermentazione operato da microrganismi (batteri metanigeni) che trasformano, in assenza di ossigeno, i carboidrati, le proteine e i lipidi, presenti nella frazione umida, biomassa, in metano ed anidride carbonica. Il biogas così ottenuto è costituito per il 55% circa da metano e può alimentare, in modo efficiente, sistemi di produzione combinata di energia termica ed elettrica come il motore a combustione interna con cui sarà equipaggiato l’impianto in questione.
È utile a questo proposito ricordare come lo sfruttamento energetico del biogas abbia un bilancio nullo di CO2 in quanto l’anidride carbonica emessa con i gas di scarico eguaglia la quantità di CO2, assorbita dalla biomassa (prevalentemente di origine vegetale) durante il suo accrescimento.
Il trattamento di digestione anaerobica verrà realizzato in 8 celle riscaldate a tenuta ermetica, realizzate in cemento armato; le celle, una volta caricate con la frazione dei rifiuti a prevalente matrice organica (biomassa), vengono chiuse ermeticamente. Il processo viene attivato irrorando con il percolato prodotto dalla biomassa stessa e stoccato nei serbatoi riscaldati posti all’esterno. I liquidi di processo (percolato) stoccati sono carichi di microorganismi specializzati (batteri metanigeni) che innescano rapidamente il processo di digestione anaerobica a secco della biomassa.
Il liquido di processo irrorato sulla biomassa, attraversandola, raggiunge la pavimentazione della cella, dove viene raccolto da un sistema di tubazioni affogate nella pavimentazione stessa in calcestruzzo. Il liquido raccolto viene sottoposto ad un processo di sedimentazione ed inviato ai serbatoi di stoccaggio per essere successivamente riutilizzato nel processo di digestione anaerobica.
Attraverso il processo di digestione anaerobica la sostanza organica, facilmente biodegradabile, viene trasformata in biogas composto, come già detto, principalmente da metano e anidride carbonica; il gas prodotto viene immesso in un gasometro e successivamente utilizzato come combustibile in un gruppo elettrogeno per la produzione di energia elettrica, immessa in rete, ed acqua calda utilizzata per scaldare le biocelle ed i serbatoi di stoccaggio.

8.11Stabilizzazione aerobica
Dopo il trattamento di digestione anaerobica, che dura mediamente 3 settimane, i rifiuti vengono estratti dalle celle di metanizzazione e vengono sottoposti ad un trattamento di bio-stabilizzazione in ambiente aerobico.
Il processo di compostaggio viene realizzato in una sezione separata composta da sei celle in cui le condizioni aerobiche vengono garantite da un sistema di aerazione forzato. Il sistema di compostaggio prevede il trattamento dell’aria esausta per l’abbattimento degli odori prodotti dal processo.
L’aria estratta dalle celle di compostaggio e quella estratta dagli altri ambienti di lavorazione, prima di essere immessa in atmosfera, verrà sottoposta ad un trattamento depurativo attraverso un sistema di abbattimento composto da uno scrubber e da un biofiltro.
Il compost stabilizzato verrà utilizzato in discarica per il ricoprimento giornaliero dei rifiuti, mentre quello a cui è stato aggiunto il substrato ligno-cellulosico verrà ceduto come compost ammendante di qualità.

8.12Impianto di cogenerazione
Il modulo di cogenerazione previsto in progetto ha una potenza elettrica di 999 kWe è sarà alloggiato in un manufatto speciale, completo di componenti e sistemi ausiliari.
Il fabbisogno annuo di energia elettrica dell’impianto TMB è stato quantificato in circa 7.830 Mwh/anno, mentre la produzione annua di energia elettrica prodotta con il biogas a regime ammonta a circa 8.000 Mwh/anno
La sezione di raffreddamento del motore prevede il recupero termico per la produzione di H2O calda che verrà utilizzata per il riscaldamento delle celle di digestione anaerobica e dei serbatoi di stoccaggio del percolato.
L’energia elettrica prodotta verrà ceduta complessivamente alla rete nazionale; i cavidotti di allaccio alla cabina elettrica saranno interrati all’interno della proprietà Ind.Eco s.r.l..

8.13Trattamento dell’aria esausta
L’impianto sarà dotato di due impianti di abbattimento dell’aria esausta; un impianto sarà posto a servizio del capannone di preselezione e stoccaggio per il trattamento dei ricambi d’aria, il secondo verrà utilizzato per il trattamento dell’aria estratta dal compostaggio e per i ricambi d’aria del capannone preparazione della biomassa.
Ogni linea di abbattimento dell’aria sarà composta da uno scrubber e un biofiltro disposti in serie.

8.14 Smaltimento delle acque reflue
Il progetto prevede la realizzazione sistemi di fognatura separati per la raccolta delle acque reflue industriali, delle acque meteoriche delle coperture e dei piazzali e per le acque reflue domestiche prodotte dai servizi igienici.
Le acque meteoriche raccolte delle coperture degli edifici non subiscono forme di inquinamento pertanto verranno avviate direttamente allo scarico senza subire alcun trattamento.
Le acque meteoriche raccolte dai piazzali, dalle vie di transito, dalle aree di manovra e di sosta dell’impianto potranno essere invece contaminate dalle attività svolte dall’impianto, pertanto, queste acque saranno raccolte da una fognatura separata dotata, nel tratto terminale, di un sistema di trattamento di disoleazione e dissabbiatura.
A valle del pretrattamento è previsto un dispositivo idraulico che consente la derivazione e l’accumulo delle acque di prima pioggia corrispondente ai primi 5 mm di pioggia caduti sulle superfici impermeabilizzate dell’impianto. Le acque meteoriche di prima pioggia verranno inviate a trattamento di depurazione unitamente alle acque reflue industriali.
Il depuratore, di cui sarà dotato l’impianto TMB, consentirà di depurare le acque reflue entro i limiti della Tabella 3 dell’allegato 5 del D.Lgs 152/06 e sarà composto da una sezione chimico-fisica, una sezione biologica e una sezione di affinamento finale.




9Descrizione degli impatti e delle misure di mitigazione

9.8Fase realizzativa e gestionale
L’attività di discarica costituisce, attualmente, il fattore antropico predominante nell’area che accoglie l’impianto, inteso come complesso delle discariche Bacini S0, S1, S2, S3, S4, S5, S6, S7 ed S8, e che investe “un’area vasta” già caratterizzata da rilevati che hanno modificato nel tempo la morfologia originaria. Si rammenta, infatti, che nell’intorno, molte aree sono state utilizzate a discarica ed altre sono ancora in fase di gestione. Al fine di assicurare la minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sono previste le seguenti operazioni da porre in atto durante la fase di gestione:
controllo dei rifiuti conferiti nell’impianto (vedi codici C.E.R. Nella Relazione Tecnica di progetto);
corretta movimentazione, stoccaggio e lavorazione dei rifiuti, in modo da evitare eventuali perdite nell’ambiente;
controllo dell’intero percorso dei rifiuti, dal conferimento nell’impianto alle fasi post preselezione/lavorazione;
controllo dello sviluppo, della corretta captazione e delle modificazioni qualitative e quantitative del biogas e del percolato prodotto;
separazione tra acque bianche (meteoriche) ed acque contaminate;
verifica della costante efficienza del sistema di deflusso delle acque meteoriche e di quelle reflue domestiche ed industriali e del loro successivo processo di depurazione;
evitare il trasporto di parti leggere ad opera del vento;
evitare l’esposizione del rifiuto ad animali ed insetti;
evitare il rischio di incendi ed esplosioni;
controllare lo sviluppo di cattivi odori;
attenuare l’impatto visivo creato dalle strutture che ospiteranno i macchinari per la preselezione e la lavorazione dei rifiuti ( compresi tutti i manufatti per le attività complementari).
Gli impatti potenzialmente più rilevanti attribuibili all’intervento proposto sono, come ampiamente noto, legati a:
emissioni in atmosfera ed odori;
alterazione del paesaggio;
occupazione del suolo;
traffico, rumori, vibrazioni e polveri;
edifici ed infrastrutture;
consumi idrici;
consumi energetici;
impatto socio economico.
9.9Emissioni in atmosfera ed odori
Per quanto riguarda la qualità dell’aria, i principali agenti inquinanti sono il biogas, gli odori e le polveri. Relativamente al biogas, le misure compensative previste per la fase di gestione (generalmente responsabile dei disagi maggiori) hanno la funzione di limitare la diffusione di elementi odorigeni nell’atmosfera.
A tale scopo, in progetto si prevede la realizzazione di una rete di captazione del biogas. Tale rete è stata accuratamente dimensionata in modo da poter collettare tutto il biogas prodotto verso il gasometro e successivamente verso il cogeneratore. Inoltre, sarà possibile effettuare il campionamento del biogas collettato nonché intervenire sulla regolazione attraverso tutta una serie di dispositivi.
9.10Alterazione del paesaggio
Come già descritto, la zona presenta un elevato stato di degrado, essendo da anni sottoposta alla movimentazione delle terre utilizzate per le normali attività della discarica; l’intervento inoltre andrà a modificare quelle che sono le attuali caratteristiche peculiari del sito. Tutto ciò, però, sarà reso poco impattante dal punto di vista ambientale dalla realizzazione di due collinette schermanti che ne renderanno quasi nulla la visibilità da via del Pero e da una mirata piantumazione di essenze arboree che mimetizzeranno l’impianto dalla visuale di via Monfalcone.
L’inserimento nell’ambiente circostante è un elemento importante ed è stato previsto sulla base dell’esame delle caratteristiche ambientali, naturalistiche, paesaggistiche, antropiche locali, ed in particolare:
collocazione geografica;
clima;
vicinanza a centri abitati;
tipologia del paesaggio circostante;
viabilità;
dimensioni del sito
affinché il recupero sia parte integrante della situazione territoriale circostante.
Verrà, quindi, favorito un riequilibrio nutrizionale e strutturale del suolo per l’attecchimento della vegetazione quale chiave della formazione di un microclima, e la creazione di un ambiente adatto alla colonizzazione animale ed insettivora, che talora nel territorio circostante tende ad essere sopraffatta dall’agricoltura intensiva.
A tale scopo le opere di sistemazione finale dell’area, con l’intervento di semina di specie erbacee e la piantumazione di essenze tipiche locali, costituite da arbusti ed alberi ad alto fusto, ed il loro mantenimento nel tempo, faciliteranno di molto il ripristino di una visuale gradevole delle colline e del paesaggio circostante.
Dal punto di vista geomorfologico, risulta importante notare che la zona di Colle del Pero risulta interessata da deboli ondulazioni del paesaggio, legate alla morfologia propria delle formazioni dunari; nella zona del sito in oggetto tale morfologia risulta chiaramente alterata poiché essa è caratterizzata da un andamento pianeggiante alterato esclusivamente dai depositi delle terre che verranno riutilizzate nella discarica.
Per recuperare la morfologia caratteristica della zona, nel progetto in esame si prevede di realizzare due piccole collinette che avranno anche la funzione di bloccare quasi completamente la visuale da via del Pero e in parte da via Monfalcone verso la quale verrà realizzata una quinta arborea; ricreando le preesistenti condizioni ambientali e morfologiche mediante piantumazione di specie e formazioni vegetali autoctone.
9.11Occupazione del suolo
Come già ricordato più volte, l’area interessata dal progetto è inerente ad un’area che attualmente viene utilizzata per la movimentazione e il deposito momentaneo delle terre che verranno utilizzate per la ricopertura dei rifiuti nei bacini di raccolta. Quest’area è divisa dal terreno occupato dalla discarica vera e propria da una strada vicinale ( strada del Pero ).
9.12Traffico, rumori, vibrazioni e polveri
La fase di realizzazione dell’impianto, che è quella che comporta il maggior numero di mezzi pesanti in movimento, sarà relativamente breve. Durante tale fase, verranno adottati tutti gli strumenti per l’attenuazione dell’impatto.
In ogni caso, saranno effettuate le seguenti misure compensative:
predisposizione di adeguati sistemi di insonorizzazione dello scarico dei mezzi impiegati, come già prescritto dalle vigenti norme stradali, e di un’accurata manutenzione;
limitazione dell’esercizio operativo del cantiere alle sole ore diurne dei giorni feriali;
innaffiatura periodica delle principali sorgenti di polvere;
recinzione del sito del nuovo impianto e predisposizione barriera arborea e/o arbustiva perimetrale.
Non sono infine individuabili nell’area dell’impianto sorgenti di vibrazioni se non quelle legate al traffico veicolare e ai macchinari di preselezione e lavorazione dei rifiuti, che appaiono comunque trascurabili nei riguardi dell’ambiente esterno al perimetro dell’impianto, sia per la modesta entità del fenomeno, sia per la distanza dei nuclei abitati.
9.13Consumi idrici
Le misure compensative per la riduzione dei consumi idrici, riuso delle acque a ricircolo, comportano un consumo inferiore al fabbisogno irriguo necessario per un’area agricola di estensione pari a quella dell’impianto.
9.14Consumi energetici
Il consumo elettrico dell’impianto è inferiore all’energia elettrica prodotta con il biogas. Il bilancio energetico complessivo diventerebbe largamente positivo se si considerasse anche il contributo del CDR, questa frazione di rifiuto rappresenta un ottimo combustibile che può essere utilizzato in impianti di recupero energetico e consentirebbe la produzione energia elettrica per una produzione oraria di circa 10 MW.
9.15Edifici ed infrastrutture
E’ prevista la realizzazione di nuove strutture e di locali adibiti a servizi che serviranno a seguire tutto il percorso dei rifiuti dal conferimento alla preselezione/lavorazione e alle fasi finali di smaltimento.
9.16Impatto socio–economico e culturale
E’ rappresentato, in particolare, dal disagio psicologico tra la popolazione della zona interessata, che si traduce nel rifiuto dell’opera indipendentemente dal tipo di sistema proposto.
Per prevenire il deterioramento dei rapporti con gli abitanti della zona si ricorrerà alle seguenti misure compensative:
1) coinvolgimento degli Enti preposti al controllo, nello svolgimento delle fasi della costruzione e gestione del nuovo impianto;
2) pubblicizzazione del tecnico responsabile abilitato alla gestione dell’impianto;
3) eventuale promozione di incontri informativi con la popolazione: su ”opzione zero=emergenza rifiuti”, sui sistemi di costruzione, controllo e gestione, con particolare riferimento ai sistemi di protezione della falda e di abbattimento degli odori e dei rumori;
4) informazione periodica routinaria e trasparenza dei risultati che scaturiranno dalla rete di monitoraggio delle varie componenti ambientali.
Non si prevedono, quindi, effetti negativi realmente apprezzabili e tanto meno rilevanti sull’ambiente; inoltre i fattori di disturbo risultano al massimo paragonabili a quelli già in essere per i bacini di discarica in gestione ed in post chiusura.

9.17Sistemi di monitoraggio

Tutti i sistemi di monitoraggio e di protezione del nuovo impianto di trattamento dei rifiuti hanno lo scopo precipuo di preservare le diverse componenti ambientali (aria, suolo, acque superficiali e acque sotterranee) dal degrado chimico, fisico e biologico.
Pertanto, assicurando la corretta gestione dell’impianto mediante tutti i presidi esposti nei paragrafi precedenti, si garantisce la persistenza delle specie faunistiche e vegetazionali presenti nel comprensorio di Borgo Montello.

9.18 Effetti dovuti alla non realizzazione dell’intervento (opzione zero)
L’intervento proposto si integra con la richiesta di ampliamento del bacino S8, rappresentando nel complesso un sistema moderno, in linea con gli indirizzi normativi, di recupero e smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Qualora tale sistema non venisse realizzato, non potendo altrimenti prolungare la vita della discarica aumentandone i tempi di saturazione, si giungerebbe in breve tempo a non poter smaltire i rifiuti urbani e non pericolosi in genere prodotti nel territorio della Provincia di Latina. Da tale situazione ne conseguirebbe uno stato di emergenza e di crisi socio-ambientale acuta in tutto il territorio della Provincia, a partire dalla fine dell’ anno 2012 o tutt’al più dai primi mesi dell’anno 2013; invece, con la realizzazione dell’ampliamento del solo bacino S8 si avrebbe un’autonomia di circa tre anni, realizzando anche l’impianto TMB l’autonomia verrebbe prolungata a dodici anni circa.
107-Sintesi dello Studio di Impatto Ambientale
Lo studio di impatto ambientale ha illustrato i principali effetti che la realizzazione del nuovo impianto avrebbe sull’ambiente.
In particolare, lo studio è stato articolato secondo le seguenti fasi: analisi delle previsioni programmatiche locali e nazionali; analisi delle principali caratteristiche del progetto proposto; analisi della qualità ambientale allo stato attuale;
valutazione dell’impatto dell’intervento sia dal punto di vista ambientale che socio-economico e culturale.
La proposta progettuale relativa all’impianto TMB si integra con il progetto di ampliamento della discarica in linea con le direttive generali nazionali sullo smaltimento dei rifiuti, che prevedono il ricorso allo smaltimento in discarica solo di materiali recuperabili stabilizzati con basso potere calorifico ( D Lgs. 36/2003).
Con la messa in esercizio dell’impianto TMB verranno conferiti in discarica circa 42.500-53.500 m3/anno anziché 210.000 m3/anno di rifiuti tal quale, per cui l’autonomia del bacino S8, che ha un volume utile di 620.000 m3, sale da 3 anni circa a 12 anni circa.
Sotto il profilo ambientale, l’impianto, nel complesso dell’impatto determinato dal sistema di smaltimento dei rifiuti nell’ambiente, contribuisce a ridurre tale impatto perseguendo i seguenti aspetti positivi:
Incremento dell’efficienza di produzione di biogas dalla degradazione della frazione organica, sfruttando la componente più facilmente degradabile che altrimenti andrebbe prevalentemente dispersa nell’ambiente durante il periodo di riempimento della discarica, cioè prima della realizzazione della copertura della stessa (capping) che consente la captazione del biogas prodotto dalla naturale degradazione dei rifiuti in ambiente anaerobico.
Riduzione del problema dei cattivi odori in quanto la componente organica viene rapidamente trattata in ambienti chiusi e controllati, invece di essere sparsa all’aperto ricoperta da uno strato di terra;
Riduzione della quantità di percolato prodotto e raccolto sul fondo della discarica relativo alla componente organica.
Recupero della componente secca ad elevato potere calorifico (CDR).
Recupero dei materiali ferrosi e non ferrosi.
Incremento della durata della discarica che nel caso dell’ampliamento del bacino S8 aumenterà da tre anni a 12 anni circa, nell’ipotesi che vengano sviluppati a breve impianti che possano riutilizzare tutto il CDR prodotto dall’impianto TMB.
Gli impatti dovuti alla realizzazione del nuovo impianto di trattamento dei rifiuti si possono così sintetizzare:
Traffico pesante: è verosimile che questo si manterrà ai livelli attuali con incrementi poco significativi, ovvero livelli considerati di impatto non significativo;
Lavori nel sito del nuovo impianto durante la fase di cantiere: effetti temporanei assimilabili a quelli che si verificano durante la realizzazione di qualsiasi manufatto edilizio e pertanto trascurabili;
Attività gestionale: un attento sistema di monitoraggio ed una costante opera di manutenzioni su macchinari ed attrezzature complementari, garantirà una totale protezione dell’ambiente da qualsiasi effetto potenzialmente negativo dovuto al loro cattivo funzionamento o ad eventuali errori umani. Il tutto sarà completato dall’installazione di uno specifico sistema di trattamento delle acque che permetterà di depurare le stesse prima che esse siano immesse nel ricettore idraulico rappresentato dal Canale S. Antonio.

Per quanto riguarda la valutazione delle varie componenti ambientali, si è fatto riferimento sia agli studi redatti durante la stesura del progetto dei bacini della discarica esistenti, sia ai vari studi che hanno interessato l’area di Borgo Montello.
Pur differenti nelle metodologie e negli scopi di indagine, tali rapporti hanno evidenziato, in maniera univoca, che l’area in oggetto risultava fortemente degradata ed antropizzata anche prima della realizzazione dei bacini Ind.Eco s.r.l. Infatti, dal punto di vista paesaggistico-geomorfologico, la collina di Colle del Pero risultava fortemente modificate le acque del Fiume Astura, che costituisce il corpo idrico principale della zona, già prima di pervenire alla zona delle discariche presentano alti livelli di inquinamento.
Gli interventi di tipo ambientale realizzati nell’ultimo decennio con la costruzione e gestione dei bacini Ind.Eco hanno conseguito un apprezzabile reinserimento e rinaturalizzazione dell’area.
L’intervento ivi proposto va a modificare in modo significativo la situazione esistente, ma consente di evitare situazioni di emergenza ambientale per la saturazione dei bacini attualmente presenti all’interno della discarica.
I sistemi di presidio ambientale esistenti e quelli previsti nel nuovo impianto, con alcuni miglioramenti rispetto a quanto prescritto dalla normativa in materia di discariche e trattamento dei rifiuti, offrono la garanzia delle migliori tecnologie esistenti per il monitoraggio e la sicurezza ambientale del sito in oggetto.
Per quanto riguarda il biogas, l’intervento prevede la realizzazione: di una rete di captazione adeguata alla massima potenzialità produttiva, in modo da limitare la sua dispersione nell’ambiente circostante, delle strutture di combustione ad alta temperatura (torcia) e utilizzo della risorsa biogas (cogeneratore), per la produzione di energia elettrica.
Per quanto riguarda gli odori e le polveri, verranno adottate tutte le norme di buona gestione dell’impianto, ovvero la manutenzione delle strade, l’aspersione di acqua sulle vie transito e manovra, l’introduzione di limiti di velocità all’interno dell’impianto, la perfetta funzionalità dell’impianto di captazione del biogas e di depressione degli ambienti che aspirano l’aria dall’interno.
Tutte le componenti ambientali verranno comunque costantemente monitorate mediante l’esecuzione di analisi su aria, acque di falda, acque superficiali, percolato e biogas. Inoltre verrà adottata una severa procedura di controllo, in fase di gestione, di tutti i rifiuti in ingresso.
La valutazione delle componenti ambientali flora e fauna non ha evidenziato la presenza di specie di particolare valore o di particolare interesse biologico. Comunque tutti gli interventi di presidio hanno lo scopo precipuo di limitare, anche dal punto di vista spaziale, l’impatto dell’impianto sull’ambiente circostante.
Il patrimonio storico architettonico non ha, in zona, esempi di rilievo.
11Dichiarazione finale di impatto
L’intervento, in località Borgo Montello di Latina, di costruzione del nuovo impianto di produzione di energia elettrica da biomassa derivante da rifiuti urbani e speciali non pericolosi risulta coerente con la programmazione regionale e locale, con riferimento agli strumenti pianificatori previsti, proposti ed adottati e citati nella presente trattazione, anzi tende ad evitare una possibile emergenza nel settore cruciale dello smaltimento dei rifiuti per esaurimento delle attuali disponibilità.
Esso si inserisce nell’area “vasta” con caratteristiche di uniformità rispetto ai citati impianti di discarica realizzati nel corso del tempo.
Alla luce della valutazione socio-economica, vanno infine evidenziati gli impatti positivi legati alla messa a disposizione dei Comuni della Provincia di Latina (tranne il comune di Latina) di una ulteriore e necessaria capacità di smaltimento dei rifiuti.
Dato il carattere dell’intervento e le finalità che persegue, (trattasi di impianto per la produzione di energia da biomassa derivante da rifiuti urbani e speciali non pericolosi), l’impianto in oggetto viene ritenuto compatibile con l’ambiente circostante.



REGIONE LAZIO
11

Provincia di Latina

Comune di Latina

IND.ECO S.R.L.

Valutazione di Impatto Ambientale per la realizzazione di un impianto di produzione di energia da biomassa derivante dai rifiuti urbani e speciali non pericolosi.
Loc. “Borgo Montello” nel Comune di Latina
Artt. 22/23 D. lgs 152/06 e s.m.i.

B. STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

4PREMESSA
La presente relazione di Studio di Impatto Ambientale (SIA) è riferita alla richiesta di autorizzazione unica ai sensi e dell’art 12 del D.lgs. 387/2003 e del D.M. Sviluppo Economico 10 settembre 2010 e del D. Lgs 152/2006 per la costruzione di un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili rappresentate da biomassa derivante dal trattamento dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali non pericolosi.
Il progetto proposto dalla IND.ECO s.r.l. Prevede la realizzazione dell’impianto di recupero all’interno dell’area sita su Via Monfalcone in località B.go Montello a Latina.
La società IND.ECO S.r.l. Attualmente gestisce il bacino S8 della discarica di B.go Montello utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi e dei rifiuti urbani prodotti dalla maggior parte dei comuni della Provincia di Latina.
L’intervento in progetto prevede la realizzazione di un impianto di trattamento meccanico e biologico denominato “TMB” il quale sfrutterà i rifiuti in ingresso alla discarica per produrre energia elettrica e recuperare materiali; il trattamento consentirà inoltre di ridurre in modo sostanziale la quantità di rifiuti da avviare a smaltimento in discarica allungando la vita della stessa e riducendo l’impatto ambientale.
L’impianto proposto è composto da una sezione di preselezione e trattamento meccanico in grado di separare la frazione secca dei rifiuti e i materiali ferrosi e non ferrosi dalla frazione umida. La frazione secca composta da materiale eterogeneo verrà utilizzata per produrre combustibile da rifiuto da avviare a impianti di termovalorizzazione; i metalli ferrosi e non ferrosi recuperati verranno avviati a cicli per il recupero, mentre la frazione umida, con elevata percentuale di rifiuti di natura organica, verrà sfruttata come biomassa per produrre energia elettrica.
La frazione umida recuperata viene sottoposta ad un trattamento biologico di compostaggio integrato, suddiviso in una fase di metanizzazione ed una fase stabilizzazione aerobica.
La fase di metanizzazione, realizzata mediante processo di digestione anaerobica a secco, consentirà la produzione di biogas, utilizzato come combustibile in un gruppo elettrogeno, per la produzione di energia elettrica da immettere nella rete pubblica.
L’impianto in progetto prevede nella prima fase di esercizio, lo sfruttamento della biomassa presente nei rifiuti urbani e speciali in ingresso all’impianto di discarica riducendo i rifiuti da smaltire e nel contempo allungando la vita della discarica stessa.
In un secondo momento, quando verrà spinta la raccolta differenziata ed i rifiuti avranno un basso contenuto di organico e/o venga interrotto il conferimento dei rifiuti urbani, l’impianto verrà utilizzato senza sostanziali modifiche per la produzione di energia elettrica da altre biomasse disponibili sul mercato come rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata (FORSU), scarti vegetali prodotti dal settore agroalimentare o biomasse appositamente prodotte.
Il progettodell’impiantoTMB viene sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale con la procedure unificata dell’AIA in quanto rientra nei punti dell’allegato alla parte seconda del D. Lgs 152/06 di seguito riportati:
ALLEGATO IV – Progetti sottoposti alla Verifica di assoggettabilità di competenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano.
s) impianti di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di incenerimento o di trattamento (operazioni di cui all’allegato B, lettere D2 e da D8 a D11, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152);
z.b) Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all’allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
ALLEGATO VIII – Categorie di attività industriali di cui all’art. 6, comma 12
5.3. Impianti per l’eliminazione dei rifiuti non pericolosi quali definiti nell’allegato 11 A della direttiva 75/442/CEE ai punti D 8, D 9 con capacità superiore a 50 tonnellate al giorno;
Il progetto si inserisce all’interno dell’area di pertinenza della discarica S8 di B.go Montello autorizzata con AIA per la quale è in corso di istruttoria la richiesta ampliamento presentate dalla società Ind.ecosrl nel novembre 2011.



52. INQUADRAMENTO GENERALE

La valutazione di impatto ambientale (VIA) rappresenta uno strumento tecnico finalizzato alla identificazione, previsione e misurazione degli effetti che la realizzazione e l’esercizio di un’opera possono avere sull’ambiente.
Risulta evidente che l’impatto ambientale di un’opera dipende dalle caratteristiche delle singole componenti ambientali che costituiscono l’area interessata, dalla vulnerabilità intrinseca dell’ambiente locale e dall’incremento di pressione sull’ambiente dovuto all’opera stessa rispetto alla pressione esercitata dall’attività antropica preesistente.
Nello specifico caso viene valutato, dal punto di vista dell’impatto ambientale, il progetto di un impianto TMB e di produzione di energia da biomassa che sarà realizzato al fine di garantire il prosieguo delle attività di smaltimento dei rifiuti, nel rispetto del contesto ambientale nel quale va ad inserirsi.
A tale scopo sono stati adottati criteri progettuali che fanno riferimento alle pratiche più aggiornate di realizzazione e gestione di impianti di questo tipo, che per il loro alto sviluppo tecnologico ancora non hanno avuto una importante diffusione in Italia, confrontate con le linee guida per l’individuazione delle miglior tecniche disponibili di cui all’art. 3 comma 2 del D.Lgs 372/99.
L’obiettivo fondamentale della progettazione dell’intervento è quello di conferire al nuovo impianto la capacità di adattarsi, attraverso la sua peculiare versatilità, a quelle che saranno le esigenze del momento per ciò che riguarda lo smaltimento dei rifiuti.
A tal fine, in una prima fase, l’impianto sfrutterà i rifiuti in ingresso alla discarica per produrre energia elettrica e recuperare materiali; questa scelta permetterà di ridurre in modo sostanziale la quantità di rifiuti da avviare a smaltimento in discarica allungando la vita della stessa e riducendone l’impatto ambientale.
In una seconda fase, che presumibilmente, ma non necessariamente, può essere associata al momento in cui i bacini della discarica saranno saturi, l’impianto sarà in grado di produrre un compost di qualità che alla fine del processo potrà essere destinato ad alimentare un’altra filiera del mercato.

Ciò, però, non preclude la possibilità di produrre compost di qualità già dal momento in cui un’attività importante di raccolta differenziata della frazione organicasi attivasse in tempi brevi.
La presente relazione è stata redatta tenendo conto delle prescrizioni e secondo le modalità previste, che contengono indicazioni specifiche in merito alla procedura di valutazione ambientale, dal Decreto Legislativo n. 152/06 e successive modifiche ed integrazioni “Norme in Materia Ambientale” e dal sito web ufficiale della Regione Lazio, dove viene indicato l’iter imposto ai progetti ricadenti in V.I.A.“ Categoria – Discariche check list elaborati”.
In particolare, la presente Relazione di SIA contiene le seguenti informazioni: descrizione del progetto con dati inerenti caratteristiche, localizzazione e dimensioni; la relazione tra il progetto e gli strumenti di programmazione e di pianificazione vigenti; una descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e possibilmente compensare gli effetti negativi rilevanti del progetto sull’ambiente; i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti sull’ambiente e sul patrimonio socio-economico-culturale che il progetto può produrre, sia in fase di realizzazione che in fase di esercizio; Lo studio si completa con un riassunto non tecnico delle principali informazioni contenute nella Relazione di SIA.
3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
63.1 Generalità
Secondo quanto prescritto dalla normativa vigente, il quadro di riferimento programmatico fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l’opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e di settore. Il quadro di riferimento programmatico prende in considerazione, in particolare, i seguenti aspetti:
a) descrizione del progetto in relazione agli stati di attuazione degli strumenti pianificatori, di settore e territoriali, nei quali è inquadrabile il progetto stesso;
b) descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con gli obiettivi perseguiti dagli strumenti pianificatori;
c) indicazione delle eventuali infrastrutture a servizio e complementari.

Nei piani di rilevanza ambientale sono presenti molteplici finalità, che comprendono sia l’assetto del territorio che la gestione delle risorse naturali e la disciplina delle attività economiche.
Ai fini della redazione del progetto di realizzazione dell’impianto per la produzione di energia elettrica da biomassa sono state prese a riferimento tutte le disposizioni di legge e le normative tecniche, Nazionali e Regionali, finora emanate in materia di rifiuti, di tutela delle acque dall’inquinamento, di inquinamento atmosferico, di tutela dell’ambiente, di sicurezza nei luoghi di lavoro, ecc..

Tra queste rientrano tra l’altro:
il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti;
il Piano Energetico Provinciale e Regionale;
il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR);
Vincolo Idrogeologico;
Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI);
Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune interessato alla costruzione dell’opera.

Va ricordata inoltre la normativa nazionale che regolamenta la produzione di energia da fonti rinnovabili ovvero il D.Lgs 387/2003 ed il D.M. Sviluppo Economico 10 settembre 2010; le norme che disciplinano la gestione dei rifiuti, ovvero il D. Lgs. 152/06, e quella che disciplina lo smaltimento in discarica controllata e la gestione di impianti di discarica, ovvero il D. Lgs. 36/2003.

Infine, per completezza dello studio, un cenno viene fatto anche ad altri Piani quali il Piano Energetico Regionale, Piano Energetico Provinciale,il Piano Regionale per le Attività Estrattive ed il Piano Regionale dei Trasporti.

73.2 Il Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Lazio
Il precedente Piano di gestione di rifiuti della Regione Lazio, approvato nel 2002, per quanto riguardava la gestione dei rifiuti nell’ambito territoriale ottimale denominato ATO 4, relativo alla Provincia di Latina, riconosceva il sito di Borgo Montello come sede strategica per lo smaltimento dei rifiuti in ambito provinciale.
Il nuovo piano regionale dei rifiuti definisce inoltre i criteri base per l’individuazione da parte delle province delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti. Alle province infatti ( art. 197) competono l’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento, sentiti l’Autorità d’Ambito e i Comuni delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti. Sotto il profilo metodologico, la procedura di localizzazione si articola nelle seguenti fasi:
• Fase 1: definizione dei fattori escludenti
• Fase 2: definizione dei fattori di attenzione progettuale • Fase 3: definizione dei fattori preferenziali
Si evidenziano alcuni criteri generali, fissati dalla regione Lazio, che risultano essere vincolanti per i futuri aggiornamenti delle pianificazioni a scala locale:
• Gli impianti di pretrattamento dei RU devono essere realizzati, tra l’altro, in posizione tale da minimizzare i trasporti nell’ambito delle diverse aree di raccolta.
• Gli impianti di recupero energetico devono, tra l’altro, essere il più possibile baricentrici rispetto agli impianti di produzione del cdre della frazione secca compostabile, con l’obiettivo di minimizzare i costi dei trasporti.
• La localizzazione dei nuovi impianti di trattamento dei RU deve preferibilmente essere effettuata a discariche in esercizio.
A seguire sono inserite delle tabelle riassuntive con le categorie dei fattori di localizzazione individuate per tutte le tipologie di impianti di recupero, trattamento e smaltimento ed in particolare, nelle ultime due, sono evidenziati gli aspetti relativi ai fattori per gli impianti TMB ( trattamento meccanico biologico ) e impianti a tecnologia complessa e per gli impianti di compostaggio e di trattamento dell’umido.

E’ evidente da un’attenta analisi delle tabelle generali precedenti, e di quelle specifiche successive, che nell’area interessata dalla realizzazione del nuovo impianto TMB sono presenti tutti i fattori preferenziali mentre sono completamente assenti sia quelli di attenzione progettuale che quelli escludenti; tutto ciò conferma ed avvalora l’idoneità del sito prescelto per la realizzazione.



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93.3 Il Piano Energetico Ambientale Regionale
L’impianto ha come obiettivo principale quello trattare i rifiuti in ingresso alla discarica per recuperare biomassa(frazione organica) utilizzata nell’impianto per la produzione di energia elettrica e altri combustibili di natura organica (CDR) da utilizzare in altri impianti per la produzione di energia elettrica.
Qualsiasi sostanza di matrice organica, vegetale o animale, destinata a fini energetici o alla produzione di ammendante agricolo, che non abbia subito alcun processo di fossilizzazione, viene definita biomassa. Le biomasse rientrano fra le fonti rinnovabili in quanto la CO2 emessa per la produzione di energia non rappresenta un incremento dell’anidride carbonica presente nell’ambiente, ma è la medesima che le piante hanno prima assorbito per svilupparsi e che alla morte di esse tornerebbe nell’atmosfera attraverso i normali processi degradativi della sostanza organica.
L’utilizzo delle biomasse quindi accelera il ritorno della CO2 in atmosfera rendendola nuovamente disponibile alle piante. Sostanzialmente queste emissioni rientrano nel normale ciclo del carbonio e sono in equilibrio fra CO2 emessa e assorbita.

La biomassa utilizzabile ai fini energetici è rappresentata da tutti quei materiali organici che possono essere utilizzati direttamente come combustibili ovvero trasformati in combustibili solidi, liquidi o gassosi. Sono quindi biomasse, oltre alle essenze coltivate espressamente per scopi energetici, tutti i prodotti delle coltivazioni agricole e della forestazione, compresi i residui delle lavorazioni agricole e della silvicoltura, gli scarti dei prodotti agro-alimentari destinati all’alimentazione umana o alla zootecnia, i residui, non trattati chimicamente, dell’industria della lavorazione del legno e della carta, tutti i prodotti organici derivanti dall’attività biologica degli animali e dell’uomo, come quelli contenuti nei rifiuti urbani.
A livello europeo e anche nazionale tutta la normativa stà favorendo la produzione di energia elettrica da biomasse.L’art. 2 del Dlgs 387/2003 riprende testualmente la direttiva 2001/77/CE e stabilisce che: “... per biomassa si intende la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
Il Piano Energetico Regionale prevede tra gli obiettivi generali, “ contribuire agli obiettivi UE al 2020 in tema di produzione da fonti rinnovabili”, mentretra gli obiettivi strategici e specifici viene previsto un forte incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili. L’uso energetico delle biomasse rientra, pertanto, nel piano strategico della Regione Lazio e potrà garantire, secondo il piano stesso, un importate contributo oltre ad avere interessati ricadute anche occupazionali oltre che ambientali.
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113.3.1 Il Piano Energetico Ambientale Provinciale Con delibera di Consiglio Provinciale n° 63 del 31 ottobre 2008 è stato approvato il Piano Energetico Ambientale della Provincia di Latina. Relativamente alla programmazione in campo energetico, il piano Provinciale fa riferimento, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, al recepimento della direttiva 2001/77/CE(D.lgs. 387/2003) Il decreto legislativo 387 del 2003 ha recepito la direttiva europea 77 cercando di correlare gli obiettivi della direttiva con la legislazione preesistente di promozione delle fonti rinnovabili elettriche e introducendo poche interessanti novità.
La normativa di cornice preesistente al decreto consisteva in sostanza: in obiettivi di promozione generici introdotti da una delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) del 1998, nel meccanismo dei certificati verdi appena entrato in operatività e, per i piccoli impianti,nella norma sullo scambio sul posto introdotta con la legge 133/99 e resa operativa per il fotovoltaico dalla delibera 224/2000 dell’Autorità per l’energia. All’inizio del 2001 il Ministero dell’Ambiente avvia il programma “Tetti Fotovoltaici”, primo programma in Italia ad attuare il principio dello scambio sul posto. Le principali novità introdotte dal D.lgs. 387/2003possono essere sintetizzate nei seguenti punti:
1. viene potenziato l’obbligo in capo ai produttori di energia elettrica di raggiungere obiettivi quantitativi di produzione di elettricità da fonti rinnovabili. In particolare per stabilizzare il rapporto tra domanda e offerta dei certificati verdi sul mercato è stato incrementato l’obbligo per i produttori di una quota percentuale pari allo 0,35 % all’anno;
2. viene confermata la necessità di avviare lo scambio sul posto per impiantialimentati da fonte rinnovabile;
3. viene prevista la possibilità di incentivare l’elettricità prodotta da impiantialimentati da fonte solare con una tariffa elettrica incentivante dedicata;
4. viene confermata l’applicabilità dei certificati verdi ai rifiuti.

123.4 Il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) La Tavola V05, allegata al presente progetto, riporta l’inquadramento dell’impianto proposto in relazione alle indicazioni del PTPR, come adottato dalla Giunta Regionale con atti n. 556 del 25/07/2007 e n. 1025 del 21/12/2007, ai sensi degli artt. 21, 22 e 23 della Legge Regionale sul paesaggio n. 24/98, ed in ottemperanza agli artt. N. 135, 143 e 156 del D.Lgs. 42/04. In relazione alle indicazioni riportate in tale Piano, l’area interessata dal progetto ricade nell’ambito del Sistema del Paesaggio Agrario di Valore (Tavola A35 foglio 400) e nel Sistema agrario ad interesse permanente (Tavola C35 foglio 400) e non interferisce con ambiti di interesse archeologico già individuati (Tavola B35 foglio 400). Inoltre, sempre nella tavola succitata, si riporta lo stralcio della cartografia relativa ai vincoli paesaggistici, architettonici, archeologici e storico-culturali locali, con evidenziata l’area oggetto del presente progetto.
Per quanto riguarda l’inquadramento dell’area in relazione ai vincoli naturalistici, essa non ricade in Siti di Interesse Comunitario (SIC) né in Zone di Protezione Speciale (ZPS), come ben evidenziato nella Tavola V08 allegata al presente progetto.
In particolare, si rimanda all’Allegato D accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. Riguardante la cartografia tratta dal sito della Provincia di Latina (http://www.datigis.info/Cartolatina_web-2007/ptpr/map.asp) e la lista delle ZPS e dei SIC provinciali.

133.4.1 Vincoli archeologici
Si rimanda, per maggiori dettagli, alla tavolaV05 allegata alla documentazione presentata al presente progetto di richiesta di nuova autorizzazione, dove si evince l’assenza di vincoli specifici ineteressati dal sito dell’impianto.

143.5 Il Piano Territoriale Regionale Generale (PTRG) Si rimanda all’Allegato A accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. Riguardante il documento cartografico e lo schema del PTRG, con le Tavole relative a “Fonte: QRT Quadro di Riferimento Territoriale”.
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163.6 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTPC) Si rimanda all’Allegato B accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. Riguardante i documenti cartografici stralciati dal “Marketing Territoriale e la Pianificazione Strategica della Provincia di Latina” relativi al PTCP, con evidenziata l’area oggetto del presente lavoro.

173.7 Il Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) Il PTPG attua il trasferimento delle competenze in materia urbanistica dalla Regione alla Provincia. Esso si pone l’obiettivo prioritario della tutela dell’ambiente e del paesaggio, definendo, per ciascuna porzione di territorio, i limiti di trasformabilità, in termini di usi e di quantità, entro cui compiere le scelte. Il documento è ancora in via di approvazione.
183.8 Il Piano Regolatore Generale (PRG)
Per un corretto esame della pianificazione a livello locale risulta indispensabile esaminare le indicazioni del vigente PRG del Comune di Latina.
Il territorio del Comune di Latina è situato nella parte settentrionale della fascia litoranea dell’Agro Pontino, su territori pianeggianti. Numerosi vincoli sono presenti su tale territorio, di carattere paesaggistico–ambientale ed anche di carattere speciale, per la presenza di vincoli militari, aeronautici, ecc.. Per quanto concerne tali ultimi vincoli si precisa che esistono installazioni militari con annesse servitù ed in particolare due installazioni dell’Aeronautica Militare di interesse per la difesa nazionale, che però non sono situati nell’area in esame, né in posizione tale rispetto a questa da determinare interferenze. Esistono, poi, dei vincoli cimiteriali con una fascia di rispetto pari a 200 metri dal perimetro esterno, che sono comunque abbondantemente al di fuori del perimetro dell’area interessata.
Si denota, inoltre, la presenza di territori costieri soggetti a vincolo di cui alla L. 431/85, che comunque non rientrano nell’area in oggetto.
Come evidenziato nella Tavola V07 allegata al presente progetto, l’area interessata è classificata nel PRG come Zona H-Rurale. Si rimanda all’Allegato C accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A., per gli atti riguardanti la variazione della destinazione urbanistica dell’area: lo stralcio della Deliberazione della Giunta Regionale del 7/06/2002 n. 732 che modifica le norme tecniche di attuazione del PRG – Comune di Latina, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 22 del 10/08/2002 (Parte Prima), lo stralcio della Legge Regionale del 17/03/2003 n. 8, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 9 del 29/03/2003 (Parte Prima) e lo stralcio del Decreto n. 34 del 6/04/2007 del Commissario Straordinario per l’Emergenza Rifiuti nel Territorio della Regione Lazio.

Tuttavia, l’insieme delle discariche della Ind.Eco S.r.l. Site in località Borgo Montello ha ricevuto l’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) nel 2007, tale provvedimento, ai sensi dell’art. 208 del D.Lgs. 152/06 e dell’art. 15 della L.R. 27/98, sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali e costituisce, ove occorra, variante agli strumenti urbanistici comunali e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori.
Con riferimento alle fasce di rispetto previste nel PRG, si evidenzia che la zona non risulta interessata da alcun vincolo particolare. Si ritiene, pertanto, che l’impianto in esame possa correttamente inserirsi all’interno delle linee guida della pianificazione a livello locale.
Infine, l’area non è interessata dalla presenza di aree demanialicome risulta dalla consultazione della Tavola 4 acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A..

193.9 Il Piano Regionale di Risanamento delle Acque (PRRA) Questo Piano di settore, redatto in ottemperanza alla Legge n. 319/76 e successivi aggiornamenti di cui alla Legge n. 650/79, suddivide il territorio regionale in “zone omogenee” caratterizzate da un diverso grado di protezione dall’inquinamento, in funzione della vulnerabilità dei corpi idrici ivi presenti, dell’uso cui questi sono destinati nonché della situazione geomorfologica del sito, stralcio del Piano di Risanamento delle Acque per la zona interessata è riportata nella tavola V06.
Nel caso in esame, l’area è caratterizzata da una fitta rete di corsi d’acqua superficiali, sensibili all’impatto di scarichi concentrati, dal momento che non sono assicurate diluizioni sufficienti. Il PRRA pone particolare attenzione ai corsi d’acqua superficiali, anche in considerazione del fatto che la zona necessita di una efficace rete di scolo ed allontanamento delle acque.

203.10 Piano di tutela delle acque (PTA)
Attualmente la normativa vigente in tema di tutela delle acque è definita dal D.Lgs 3 Aprile 2006 n. 152 –Norme in materia ambientale - .
Con deliberazione del Consiglio Regionale n. 42 del 27 maggio 2006 è stato approvato il Piano di tutela delle Acque (P.T.A.), che è stato redatto ai sensi della precedente normativa, D.Lgs 152/1999 e s.m.i., in vigore al momento della raccolta elaborazione e valutazione dei dati.
Il Piano sarà oggetto di successive revisioni in coerenza con gli indirizzi generali e gli atti di coordinamento emanati dallo stato e dalle autorità di bacino distrettuali, come previsto dal D.Lgs 152/2006.
Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Lazio pone l’area interessata dal progetto in Classe I: Vulnerabilità elevata.
Da tale documento si evince come l’azione di protezione e salvaguardia delle acque sotterranee svolta dai sistemi forestali, si esplica attraverso i seguenti meccanismi:
conservazione del suolo e suo effetto depurante sulle acque; aumento della capacità di infiltrazione dell’acqua nel suolo; riduzione della velocità media di scorrimento delle acque meteoriche ed incremento dei volumi di acqua trattenuti dal suolo Nella fattispecie, successivamente alla bonifica delle paludi pontine, si comprese l’assoluta necessità di proteggere il territorio bonificato dall’azione dei venti dominanti e si crearono i presupposti per l’impianto, su progetto del Prof. Pavari redatto nel 1936, di barriere frangivento, che per circa metà verrà realizzato negli anni 1937-’43, e per la parte restante nel periodo 1952-’54. Le specie impiegate furono inizialmente numerose, ma ben presto fu l’eucalipto a primeggiare, tanto che ancora oggi è assolutamente dominante. Le barriere frangivento avevano larghezza di 6,5 m (quattro file di piante) e 5 m (3 file di piante). Pur in presenza di notevoli cambiamenti nella realtà della pianura pontina rispetto all’epoca degli impianti, gli effetti benefici da essi apportati sotto l’aspetto ambientale sono notevoli e, seppure non originari della vegetazione mediterranea, nel territorio pontino essi hanno ormai assunto un carattere locale e costituiscono una testimonianza di storia e di antiche tradizioni.
Per la realizzazione dell’impianto non è previsto l’espianto di specie arboree, trattandosi di un’area già utilizzata per fini agricoli ed attualmente usata come deposito di terre e materiali per la costruzione ed esercizio della discarica. Anzi, per la sistemazione finale dell’area verrà effettuata la piantumazione di essenze tipiche locali.
Nel progetto e nella realizzazione dell’impianto è stata posta particolare attenzione a non alterare il regime di scolo presente, garantendo durante tutta la fase di vita dell’opera, un rapido allontanamento delle acque di pioggia, anche in caso di evento particolarmente intenso. Inoltre, è stata prevista l’installazione di un sistema di trattamento delle acque di tipo chimico, fisico e biologico che consentirà la depurazione delle acque reflue e meteoriche prima che queste vengano immesse nel ricettore idrico con caratteristiche allo scarico entro i limiti fissati dal D.Lgs 152/06 (tab. 3 dell’allegato 5 alla parte III). Inoltre, l’impianto rispetta le misure di cui all’art. 21 delle Norme di Attuazione del P.T.A. Regionale.
Per evitare inquinamento della falda il progetto prevede una serie di accorgimenti tecnici finalizzati a eliminare dispersioni di inquinanti nel terreno, i piazzali di manovra e quelli di sosta verranno realizzati con materiale impermeabile così come tutte le zone utilizzate per le attività di gestione dei rifiuti. Tutto ciò sarà realizzato seguendo le indicazioni del Piano di Tutela delle Acque ed in particolare per le acque meteoriche si è tenuto conto di quanto specificato nell’articolo 24 del P.T.A. Che cita :

Art. 24 – Acque di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne.
1.Ai sensi del comma 3 dell’articolo 113 del d.lgs 3 aprile 2006 n.152, le acque di lavaggio e di prima pioggia dei piazzali ed aree esterne industriali dove avvengono lavorazioni, lavaggi di materiali o semilavorati, di attrezzature o automezzi o vi siano depositi di materiali, materie prime, prodotti ecc. devono essere convogliate e opportunamente trattate prima dello scarico nel corpo ricettore, con sistemi di depurazione chimici, fisici, biologici o combinati, a seconda della tipologia delle sostanze presenti.
2.Detti scarichi devono essere autorizzati e le emissioni devono rispettare i limiti previsti.
3. Le lavorazioni o il deposito di materiali o semilavorati, di attrezzature o automezzi o depositi di materiali, materie prime, prodotti, ecc. devono avvenire in piazzali impermeabili e dotati di sistemi di raccolta delle acque.
Il progetto si ritiene che rispetti le prescrizioni tecniche e non presenti elementi di contrasto con la pianificazione del P.T.A..

213.11 Piano per il risanamento della qualità dell’aria regionale La Regione Lazio con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 66 del 10.12.2009 ha approvato il “ Piano per il risanamento della qualità dell’aria”. Il piano ha classificato il territorio del Comune di Latina Zona B – classe 2. La zona B comprende i comuni in classe 2 dove è accertato, sia con misure dirette o per risultato di un modello di simulazione, l’effettivo superamento o l’elevato rischio di superamento, del limite da parte di un inquinante. In questa zona sono presenti i piani di azione per il risanamento della qualità dell’aria, ai sensi dell’art. 8 delD.Lgs 351/99. Le azioni del piano prevedono misure specifiche per la riduzione delle emissioni industriali , la cui attuazione è demandata alla regione stessa, alle Province, all’Arpa ed alle imprese. Le misure che coinvolgono direttamente le imprese sono: Fissazione delle altezze minime dal suolo dei camini e del pennacchio; Fissazione di limiti di emissione più restrittivi di quelli prescritti dalla norma per alcune tipologie di impianti; Soddisfacimento delle proprie necessità di riscaldamento invernale e/o di acqua calda per uso igenico sanitario a seconda delle caratteristiche dei processi o dei motori utilizzati; Le imprese che producono e distribuiscono a terzi energia elettrica e/o termica devono verificare la possibilità tecnica e la presenza di inadeguata utenza termica ( acqua calda o vapore) circostante, al fine di convertire la sola produzione elettrica in impianti di cogenerazione o trigenerazione.

223.12 Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) In relazione alle prescrizioni di tale piano dell’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio, l’area interessata dal progetto si trova nelle vicinanze del Fiume Astura, considerato corso d’acqua principale classificato pubblico con DGR n. 211 del 22/02/2002 (artt. 9-26). Il sito dell’impianto TMB non ricade in nessuna fascia classificata a pericolo di frana o di inondazione del PAI, né ricade nella fascia di attenzione idraulica determinata dal Fiume Astura trovandosi oltre 150 m dall’alveo.

3.12.1Misure di salvaguardia degli acquiferi
La Giunta Regionale del Lazio con deliberazione n. 445/2009 ha adottato provvedimenti per la tutela dei laghi di Albano e di Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani, apportando modifiche alla precedente D.G.R. n. 1317/2003 con la quale erano state individuate e classificate le aree a regime idraulico ed idrogeologico alterato, nell’ambito degli acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini, prendendo atto delle misure di salvaguardia adottate dall’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio con deliberazione del Comitato Istituzionale n. 3 del 21.11.2033.
Il sito dell’impianto non ricade all’interno del perimetro di delimitazione dell’ambito di applicazione delle misure di salvaguardi, trovandosi all’esterno a qualche chilometro circa di distanza a sud della delimitazione.

233.13 Vincoli idrogeologici
Nella tavola V06 sono rappresentate in planimetria le aree interessate dai vincoli idrogeologici, dagli elaborati si rileva che il sito oggetto del presente lavoro non interessa in alcun modo aree sottoposte a vincolo idrogeologico.

243.14 Altri piani di interesse
253.14.1 Settore trasporti e viabilità
Il progetto,non comporta alcun onere aggiuntivo rispetto alla situazione attuale a carico del traffico locale; pertanto, non si ravvisa alcuna interferenza con il settore trasporti e viabilità. Si rimanda all’Allegato A accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. Riguardante lo stralcio del SupplementoOrdinario n. 6 al Bollettino Ufficiale n. 5 del 20/02/2001 relativo alla cartografia degli strumenti di pianificazione di settore per i trasporti.
In merito alle infrastrutture principali esistenti, si rimanda alla Tavola 3 acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A., comprendente la viabilità di accesso e di deflusso dell’impianto; nello specifico, la strada posta nelle immediate vicinanze del sito è del tipo interpoderale come evidenziato nella Tavola V03 allegata al presente progetto .
Infine, per quanto riguarda le infrastrutture programmate per il sito interessato dal progetto, dalla consultazione dei piani più aggiornati non risulta alcun intervento che possa interessare l’area di realizzazione dell’impianto TMB.

3.14.2Zonizzazione acustica
Il Comune di Latina non ha ancora attuato la zonizzazione acustica prevista dalla Legge n. 447/95, legge quadro sull’inquinamento acustico. In assenza di zonizzazione acustica l’area viene considerata come “ zona industriale” secondo il D.M. n. 1444 del 2 aprile 1968.
Come verrà descrittoin seguito,l’indagine acustica ha evidenziato che i valori di immissione sul perimetro dell’impianto determineranno un incremento di pressione acustica inferiore a 5 dB(A), l’incremento comunque permette di rientrare all’interno dei limiti per la zona. Inoltre, non risulta applicabile il criterio differenziale e comunque non sono presenti recettori potenzialmente (o che potrebbero essere) disturbati a distanza sensibile.

3.14.3Riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso In particolare per quanto riguarda la riduzione e prevenzione dell’inquinamento luminoso verranno seguite le prescrizioni di cui al Regolamento Regionale n. 8 del 18 Aprile 2005 e sue successive modifiche ed integrazioni.

3.14.4 Altre forme potenziali di inquinamento
L’esercizio dell’impianto non determinerà, inoltre, alcun impatto negativo relativamente ad altre forme di potenziale inquinamento riferite alle radiazioni ionizzanti o non ionizzanti, per le quali verranno rispettate le rispettive norme di settore.

263.14.5 Classificazione sismica
Il territorio del Comune di Latina, originariamente non classificato sismico, a seguito della riclassificazione effettuata della Regione Lazio, D.G.R. N 387 del 22 Maggio 2009,è stato classificato zona 3A.
Il “catalogo dei forti terremoti in Italia 461 a.c. – 1980” pubblicato dall’I.N.G. (1989) ha evidenziato che il territorio del Comune di Latina è stato interessato da 1 evento sismico, verificatosi in occasione del terremoto dell’Irpinia-Basilicata 1980.
Nell’ estate 2011 e febbraio 2012 sono state avvertite nel capoluogo di Latina scosse sismiche, inferiori al 4° della scala Richter con epicentro in località Tor Tre Ponti ( a circa 8 km a nord – est di Latina).
Il D. M. del 14/010/2008, stabilisce che i primi 30 m di terreno al di sotto del piano di posa delle fondazioni vengano classificati in base alla velocità di propagazione delle onde di taglio come riporta la seguente tabella; sulla base della classe si può ipotizzare un fattore di amplificazione locale che in generale, a causa dell’impedenza sismica, genera un oscillazione al suolo amplificata.

Categorie di suolo di fondazione in ottica sismica (Vs30) Suolo di fondazione
Vs30
Nspt- cu
A
Formazione litoide o suoli rigidi
> 800 m/sec

B
Sabbie o ghiaie addensate, argille molto consistenti >360 m/sec
<800 m/sec Nspt>50
cu >250 kPa
C
Sabbie e ghiaie mediamente addensate, argille mediamente consistenti >180 m/sec
<360 m/sec 15 10 m, PI > 40 <100 m/sec cu <20 kPa S2 Terreni soggetti a liquefazione, argille sensibili, terreni non classificati in precedenza Il terreno presente nell’area in oggetto, può essere come prima ipotesi riferito alla categoria C. 27QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE Il quadro di riferimento progettuale riguarda la realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da biomassa derivante da rifiuti urbani e da rifiuti speciali non pericolosi. Tale intervento si inserisce in un contesto generale morfologico, idrogeologico e infrastrutturale, all’interno di un sito che da anni viene sfruttato per la movimentazione ed il deposito delle terre per la preparazione dei bacini di stoccaggio dei rifiuti della discarica. I criteri generali che hanno guidato la fase di progettazione del nuovo impianto TMB permetteranno una più lenta occupazione delle nuove volumetrie della discarica, al fine di consentire il prosieguo delle attività di smaltimento dei rifiuti, pur garantendo una elevata efficienza nell’ambito di un contesto ambientale da salvaguardare. A tale scopo, sono state previste tutte le strutture impiantistiche necessarie per garantire la sicurezza e la gestione ottimale dell’impianto nei confronti delle: emissioni/impatti odorigeni generati soprattutto dalle fasi di ricezione delle materie prime, stoccaggio pretrattamento e delle prime fasi di bioconversione; le emissioni di rumori, che possono riguardare macchine per riduzione volumetrica (trituratori, mulini, vagli); produzione polveri e particolato fine (polveri dotate di reattività biologica-bioparticolato, endotossine – tossine prodotte all’interno delle cellule di alcuni microrganismi e rilasciate a seguito degli involucri cellulari); consumi energetici; consumi idrici per la conduzione del processo; inserimento territoriale e paesaggistico; Pertanto, verranno minimizzati i fenomeni di inquinamento e gli eventuali disturbi ambientali generati dalle attività di trattamento dei rifiuti nel nuovo impianto. Nello specifico, le modalità gestionali dello stesso saranno tali da rendere possibile un quasi totale riutilizzo del percolato per l’idratazione dei rifiuti durante il processo.Il sistema di gestione del biogas è stato sviluppato sulla base delle esperienze condotte sugli impianti esistenti all’estero ed è finalizzato al processo di produzione di energia elettrica. 284.1 Dimensionamento e caratterizzazione dell’opera Il progetto dell’impianto TMB sarà composto da diverse sezioni di trattamento e prevede la realizzazione di una serie di corpi di fabbrica di seguito elencati: a) Locale accettazione; b) Locale centrale idrica e cabina di trasformazione; c) Prefabbricato conferimento e preselezione; d) Prefabbricato preparazione biomassa e selezione compost; e) Biocelle di digestione anaerobica e compostaggio; f) Serbatoi di stoccaggio percolati e biogas; g) Gruppo elettrogeno produzione energia; h) Gruppo elettrogeno di emergenza; I servizi e gli impianti ausiliari previsti nell’impianto saranno: Fognatura acque meteoriche (separata per le acque di copertura e quelle dei piazzali); -Fognatura acque reflue industriali; -Fognatura acque reflue domestiche; -Rete idrica; -Rete antincendio; -Impianto di trattamento dell’aria esausta; -Impianto di depurazione delle acque reflue industriali; -Impianti elettrici, impianti di illuminazione e di messa a terra; All’impianto TMB si accede attraverso la strada interna alla discarica, che dalla pesa conduce sia al bacino S8 che all’impianto di preselezione; in corrispondenza dell’ingresso all’impianto é ubicato un piccolo box attrezzato per il personale addetto al controllo dei conferimenti e alla organizzazione del piazzale, il box sarà dotato di servizio igienico utilizzabile oltre che dal personale dell’impianto anche dagli autisti in attesa di eseguire le operazioni di scarico. L’operazione di accesso agli stalli dello scarico verrà facilitata attraverso sistema semaforico di segnalazione per gli autisti e dal coordinamento eseguito dal personale della IND.ECO s.r.l. Presente sui piazzali dell’impianto. Lo scarico dei rifiuti viene effettuato dai compattatori in una vasca in cemento armato a completa scomparsa realizzata all’interno del capannone prefabbricato. Tale collocazione garantirà una concentrazione degli odori all’interno dell’edificio evitando che essi fuoriescano all’esterno.Inoltrela vasca di stoccaggio dei rifiuti sarà realizzata in opera in cemento armato; la vasca completamente interrata sarà protetta internamente mediante applicazione di resine, mentre esternamente è prevista la posa in opera di una geomembrana in EPDM da un millimetro di spessore che garantirà ulteriormente l’impermeabilità e la separazione dal suolo. I piazzali e tutta la viabilità interna dello stabilimento saranno realizzati in cemento armato industriale con ciglio perimetrale in modo da delimitare le aree a verde; è prevista anche una zona di sosta per i compattatori e per i cassoni scarrabili. Anche in questo caso i sistemi di collocazione deicassoni scarrabili ed i materiali usati eviteranno costantemente la dispersione dei liquami residui nell’ambiente. I mezzi, una volta completate le operazioni di scarico, usciranno dall’impianto dopo aver attraversato l’area di lavaggio per le operazioni di pulizia delle ruote. Una volta terminata la fase di preselezione dei rifiuti, effettuatanel primo capannone, il sottovaglio prodottosarà composto prevalentemente dalla parte organica presente nei rifiuti stessi(biomassa). La frazione organica verrà inviata attraverso un nastro trasportatore al capannone C dove saranno preparati per il processo di digestione anaerobica a secco. Il capannone è suddiviso in un locale conferimento e in un locale raffinazione della frazione organica stabilizzata. Il manufatto sarà realizzato con struttura prefabbricata. Il processo di metanizzazione si integra al ciclo di compostaggio naturale e rappresenta il primo stadio di trattamento; le fasi del trattamento di stabilizzazione della frazione organica sono di seguito riportate: 1. Preparazione della biomassa (con eventuale vagliatura per eliminare i materiali con dimensioni inferiori a 15 – 20 mm), miscelazione con altri rifiuti biodegradabili; 2. Carico nelle celle di metanizzazione; 3. Avvio processo di metanogenesi con produzione di biogas; 4. Trasferimento del materiale digestato nei biostalli di compostaggio, previa miscelazione con materiale strutturante di natura lignocellulosica, per raggiungere il corretto rapporto C/N (in caso di produzione di ammendante); questa fase del processo consente l’igienizzazione e la stabilizzazione del materiale e viene eseguito in ambiente chiuso e controllato attraverso l’aerazione forzata per circa 28 giorni; 5. Trasferimento finale in discarica della FOS (frazione organica secca) o raffinazione del compost nel caso di produzione di ammendante agricolo. Il processo di compostaggio con metanizzazione a secco (digestione dry) permette il trattamento di materie fermentabili “solide” entro tunnel, cioè movimentabili con un caricatore meccanico a pala gommata. I potenziali rifiuti trattabili con il processo, oltre alla frazione organica proveniente dalla linea di selezione dei rifiuti solidi urbani, sono: • Rifiuto urbano umido selezionato (FORSU); • Rifiuti mercatali di natura vegetale e/o animale; • Scarti vegetali provenienti da attività agroindustriali; • Rifiuti organici provenienti da attività zootecniche; • Materiale lignocellulosico proveniente da attività di manutenzione aree verdi; • Fanghi di depurazione acque reflue urbane e industrie agroalimentari. Il compost prodotto unicamente con la frazione organica dei rifiuti indifferenziati derivanti dall’impianto di selezione non consente in genere di garantire i limiti, molto restrittivi, fissati dalla normativa nazionale per la commercializzazione di ammendanti ad uso agricolo. A fine ciclo di trattamento il materiale stabilizzato se non conforme alla disposizioni legislative viene smaltito in discarica e riutilizzato per la ricopertura dei rifiuti smaltiti. Invece, se l’impianto di stabilizzazione anaerobica – aerobica, verrà alimentato unicamente con scarti di natura organica, sopra indicati, consentirà di produrre ammendante ad uso agricolo di alta qualità. L’impianto in progetto prevede la realizzazione di n° 8 tunnel di metanizzazione. Le celle (tunnel) di metanizzazione vengono caricate giornalmente con il materiale organico proveniente dalla preselezione; per caricare un tunnel sono necessari circa tre giorni. Una volta completate le operazioni di carico il tunnel viene chiuso con portoni a chiusura ermetica per creare le condizioni necessarie a garantire il processo di metanizzazione. Il processo di digestione anaerobica si attiva celermente grazie ad un riciclo intensivo e controllato del percolato stoccato nei vasconi riscaldati, che irrora più volte la massa solida da trattare. Durante questo processo, che ha una durata di circa 3 settimane, si produce biogas che viene captato sia nei tunnel di fermentazione che contengono la biomassa solida che dai serbatoi di stoccaggio dei percolati. Una volta chiuse le porte di sicurezza, dotate di guarnizioni a tenuta, inizia la distribuzione del flusso di percolato sulla biomassa con il qualeviene innestato il processo di digestione mesofilo (~37°C di temperatura) che porta alla metanogenesi. La produzione di CH4 (Metano) aumenta mentre la presenza di O2 (ossigeno) diminuisce. Durante la fase di avvio i gas prodotti vengono estratti ed inviati alla torcia, dove vengono analizzati in continuo, sino a quando l’analisi dei gas rileva una rapporto CH4 /O2 accettabile per i motori di cogenerazione a gas. La commutazione della rete gas della torcia e quella del cogeneratore avviene in modo completamente automatico a controllo costante. Durante il processo il materiale in trattamento viene continuamente irrorato in modo uniforme tramite una serie di ugelli speciali anti intasamento posti sul soffitto dei tunnel. L’unità di cogenerazione verrà installata in container di dimensioni standard e fornita già pre-assemblata, pronta per la connessione e la messa in servizio. Le modalità di funzionamento del sistema di digestione anaerobico garantiscono, per quanto detto in precedenza, la continuità di alimentazione dell’unità di cogenerazione. Solo in caso temporanea inattività ovvero nella evenienza in cui la produzione di biogas dovesse superare la capacità del modulo di cogenerazione (sovrapressioni), è previsto lo smaltimento dell’eccedenza di biogas a mezzo di apposita torcia di emergenza. La centrale di cogenerazione avrà la capacità di produrre energia elettrica oltre che termica: la prima verrà immessa in parte nella rete elettrica di distribuzione nazionale; la seconda, fatta salva la quota parte necessaria al mantenimento della corretta temperatura di esercizio dei digestori e dei serbatoi di stoccaggio del percolato, potrà essere reimpiegata per ulteriori usi interni all’impianto (ad esempio per il riscaldamento dei locali uffici e servizi, etc.) Il modulo di cogenerazione previsto in progetto avrà una potenzialità elettrica di 999 kWe e sarà alloggiato in manufatto speciale, completo di componenti e sistemi ausiliari a corredo. Nella figura di seguito riportata viene schematizzato il processo dell’impianto: Le pavimentazioni dei tunnel saranno attrezzate con una rete di drenaggio per il recupero dei percolati; le acque di processo vengono sottoposte ad una decantazione primaria per poi essere pompati nuovamente nei serbatoi di stoccaggio; ogni serbatoio verrà coibentato e mantenuto in temperatura da uno scambiatore di calore alimentato con acqua riscaldata dall’energia termica prodotta dai motori di cogenerazione alimentati dal biogas prodotto. Al termine del ciclo di trattamento verranno eseguite le operazioni necessarie a rendere la biocella di metanizzazione accessibile al personale.Le guarnizioni di sicurezza del portone di accesso vengono disattivate, il tunnel viene messo in depressione per rimuovere il biogas residuo presente. Il tunnelsarà aperto solo quando verranno raggiunte le condizioni per permettere l’estrazione del “digestato” nel rispetto delle condizioni di sicurezza. Un sistema automatico rispondente alla normativa ATEX provvede a rinnovare costantemente l’aria in modo da escludere ogni eventuale rischio di esplosione, mentre una rilevazione costante verifica la soglia di saturazione aria con gas esplosivi generando quando necessarioun allarme, il tutto per garantire la sicurezza degli operatori e dell’impianto. Uno degli indicatori utilizzati per controllare la corretta gestione è il livello di ossigeno, che deve raggiungere valori prefissati stechiometricamente al fine di eliminare possibili rischi di esplosione. Il materiale in uscita dalla fase di metanizzazione è tranquillamente “palabile” e viene spostato senza problemi nei biostalli di bi ossidazione anch’essi a tunnel dove, in ambiente aerobico, continua il trattamento di igienizzazione e stabilizzazione (fase termofila 60÷65°C). L’impianto in progetto prevede la realizzazione di n° 6 tunnel di igienizzazione e stabilizzazione. Per il dimensionamento dei tunnel di digestione e stabilizzazione, e degli impianti connessi, si è fatto riferimento alle migliori tecniche disponibili sul mercato. 294.2 Cumuli con altri progetti L’Ind.Eco s.r.l. Ha presentato il progetto per l’ampliamento della discarica denominato “Ampliamento bacino S8” che consentirà di garantire lo smaltimento dei rifiuti per 36 mesi dalla messa in esercizio. La proposta progettuale relativa all’impianto TMB si integra con il progetto di ampliamento della discarica in linea con le direttive generali nazionali sullo smaltimento dei rifiuti, che prevedono il ricorso allo smaltimento in discarica solo di materiali recuperabili stabilizzati con basso potere calorifico ( D Lgs. 36/2003). Con la messa in esercizio dell’impianto TMB verranno conferiti in discarica circa 42.500-53.500 m3/anno anziché 210.000 m3/anno di rifiuti tal quale, per cui l’autonomia del bacino S8,che ha un volume utile di 620.000 m3,sale da 3 anni circa a 12 anni circa. Sotto il profilo ambientale, l’impianto, nel complesso dell’impatto determinato dal sistema di smaltimento rifiuto nell’ambiente, contribuisce a ridurre tale impatto perseguendo i seguenti aspetti positivi: Incremento dell’efficienza di produzione di biogas dalla degradazione della frazione organica, sfruttando la componente più facilmente degradabile che altrimenti andrebbe prevalentemente dispersa nell’ambiente durante il periodo di riempimento della discarica, cioè prima della realizzazione della copertura della stessa (capping) che consente la captazione del biogas prodotto dalla naturale degradazione dei rifiuti in ambiente anaerobico. Riduzione del problema dei cattivi odoriin quanto la componente organica viene rapidamente trattata in ambienti chiusi e controllati, invece di essere sparsa all’aperto ricoperta da uno strato di terra; Riduzione della quantità di percolato prodotto e raccolto sul fondo della discarica relativo alla componente organica. Recupero della componente secca ad elevato potere calorifico (CDR). Recupero dei materiali ferrosi e non ferrosi. Incremento della durata della discarica che nel caso dell’ampliamento del bacino S8 aumenterà da tre anni a 12 anni circa, nell’ipotesi che vengano sviluppati a breve impianti che possano riutilizzare tutto il CDR prodotto dall’impianto TMB. 304.3 Utilizzo e consumo di risorse ambientali L’impianto utilizza rifiuti come materia prima del processo produttivo, risorse ambientali rientrano solo in alcuni servizi ausiliari dell’impianto; tra queste la più significativa è l’acqua derivante dall’approvvigionamento idrico autonomo con prelievo da falda sotterranea. Per quanto riguarda il suolo, il sito dell’impianto è attualmente utilizzato come deposito delle terre prodotte dagli scavi della discarica, per essere riutilizzate,ed altri materiali necessari alla costruzione ed all’esercizio della stessa. Pertanto l’insediamento utilizza suolo già asservito alle attività della discarica. Per quanto riguarda il bilancio energetico dell’impianto, in cui i consumi sono rappresentati da energia elettrica prelevata dalla rete e combustibili per i mezzi d’opera dell’impianto,mentre la produzione è costituita da energia elettrica prodotta in loco ed immessa in rete, tale bilancio risulta già positivo considerando la sola produzione di energia elettrica da biogas. Se poi si tiene ulteriore conto del potenziale energetico del CDR,che consentirebbe la produzioneoraria di circa 10 Mwh,il bilancio diventa largamente positivo. Il fabbisogno annuo di energia elettrica dell’impianto TMB è stato quantificato in circa 7.830 Mwh/anno, mentre la produzione annua di energia elettrica prodotta da biogas a regime ammonta a circa 8.000 Mwh/anno Per maggiori dettagli sul bilancio energetico si rimanda alla relazione tecnica allegata al progetto. 314.4 Produzione di rifiuti e quantificazione delle terre provenienti da scavi 324.4.1 Produzione di rifiuti I rifiuti prodotti dall’attività dell’impianto sono distinguibili in sovvalli derivanti dalle operazioni di trattamento e rifiuti derivanti dalla gestione dell’impianto. 4.4.1.1 Sovvalli derivanti dalle operazioni di trattamento I sovvalli derivanti dalle operazioni di trattamento dell’impianto TMB in progetto non recuperabili sono: Scarti non utilizzabili da conferire in discarica Compost non utilizzabile da conferire in discarica 334.4.1.2 Rifiuti derivanti dalla gestione dell’impianto I rifiuti prodotti dalla gestione dell’impianto sono: Fanghi da trattamento acque Oli e grassi da trattamento acque Olio motori Liquido circuito raffreddamento cogeneratore Parti meccaniche di ricambio Materiale ligneo sostituzione biofiltri Rifiuti urbani da servizi aziendali 344.4.2 Terre e rocce provenienti dagli scavi Terre e rocce di scavo vengono prodotte solo durante la fase di cantiere per realizzare la modellazione dell’ area e le fondazioni degli edifici in progetto. Sull’ area del sito destinato all’impianto sono stati eseguiti due campionamenti per la caratterizzazione delle terre ai fini del loro riutilizzo. I risultati analitici dei campioni hanno evidenziato l’identità al riutilizzo in loco delle terre di scavo ( si veda il piano delle terre allegato al progetto). Il bilancio delle terre sarà tenuto in pareggio:le terre risultanti dagli scavi saranno tutte utilizzate per i riporti di livellamento dell’area dell’impianto e per la modellazione delle collinette di inserimento morfologico. 4.5Inquinamento e disturbi ambientali Le forme di potenziale inquinamento o disturbo ambientale introdotte dall’impianto TMB in progetto sono rappresentate da: Atmosfera Emissioni in atmosfera di tipo convogliato provenienti da: cogeneratore biogas, torcia biogas, biofiltro trattamento aria; Emissioni in atmosfera di tipo convogliato da apparecchiature d’emergenza (gruppo elettrogeno, motopompa antincendio); Emissioni in atmosfera diffuse provenienti da: scarico rifiuti nella vasca di stoccaggio, trasferimento biomasse tunnel di metanizzazione e di compostaggio, impianto di trattamento acque; Emissioni in atmosfera fuggitive provenienti da: perdite accidentali di tenuta degli impianti o apertura di organi di sicurezza. Acque superficiali Scarico idrico acque reflue di processo depurate; Scarico idrico acque meteoriche di prima pioggia depurate; Scarico idrico acque meteoriche successive a quelle di prima pioggia; L’ immissione delle acque nel corpo idrico ricettore avviene tramite un solo collettore di scarico. Acque sotterranee Approvvigionamento idrico autonomo da pozzo Suolo e sottosuolo Circolazione automezzi Perdite da contenitori mobili di rifiuti Perdite da contenitori fissi di rifiuti Perdite da tubazioni degli impianti Rumore e vibrazioni Circolazione automezzi Impianti Illuminamento notturno Impianti illuminazione esterna Corpo idrico ricettore Punto di scarico collettore acque reflue depurate e meteoriche. 35 364.6 Rischio di incidenti Un’attenta analisi ha portato ad evidenziare i seguenti rischi inerenti sia la fase di cantiere che la fase di gestione del nuovo impianto. RISCHI NELLA FASE DI CANTIERE Si possono definire come rischi di cantiere tutti quei rischi che possono derivare da errori organizzativi o di esecuzione delle varie fasi esecutive del cantiere stesso. Ai fini di una valutazione complessiva riguardante il nuovo impianto che verrà realizzato, si ritiene che i rischi inerenti questa fase siano scarsamente rilevanti poiché assimilabili a qualsiasi tipo di realizzazione edilizia. RISCHI NELLA FASE DI GESTIONE DELL’IMPIANTO Si possono definire come rischi di gestione tutti i possibili rischi legatialle normali attività dell’impianto che verrà realizzato. Un’ attenta analisi delle fasi operative dell’impianto ha portato a definire il seguente elenco: 1.Dispersione di liquami o sostanze nocive nel terreno o nell’ambiente; 2.Incendio dei materiali stoccati all’interno dei capannoni; 3.Esplosioni causate dal verificarsi di particolari condizioni in prossimità delle celle di metanizzazione, del gasometro o del motore di cogenerazione; 4.Incidenti dovuti al mal funzionamento dei macchinari all’interno dello stabilimento 5.Incidenti dovuti a calamità naturali non prevedibili. 374.6.1 Operazioni di manutenzioni previste Al fine della corretta gestione dell’impianto e di ridurre il rischio di incidenti sono previste Operazioni di manutenzione programmata delle apparecchiature e macchinari costituenti gli impianti secondo i libretti di manutenzione messi a disposizione dai fornitori; Controlli e manutenzione ogni 6 mesi dei contenitori di stoccaggio rifiuti e sostanze liquide pericolose per l’ambiente; Verifica ogni 6 mesi dei sistemi di rilevamento e spegnimento incendi; Verifica ogni 6 mesi dei sistemi di sicurezza delle celle di metanizzazione; Operazioni di pulizia giornaliera delle aree esterne e degli ambienti di lavoro e deposito; Operazioni di pulizia annuale dei condotti di collettamento delle acque reflue e di prima pioggia; Verifica funzionalità ogni 6 mesi gruppo elettrogeno d’ emergenza e motopompa antincendio. 37.8Regimazione delle acque L’impianto è dotato di tre sistemi di fognatura:uno per le acque meteoriche delle coperture, uno per le acque meteoriche delle aree esterne (piazzali, via di transito, aree di deposito) dotato di sistema di captazione delle acque di prima pioggia da avviare a trattamento di depurazione, ed un terzo per le acque reflue di processo da avviare a trattamento di depurazione. Le acque depurate e quelle meteoriche successive a quelle di prima pioggia verranno addotte allo scarico nel corpo idrico ricettore tramite un solo collettore. 37.9Tipologie compositive del progetto Si è scelto di svolgere tutte le operazioni di trattamento dei rifiuti al chiuso al fine di consentire il confinamento di odori all’interno di ambienti tenuti sotto controllo, lasciando in ambiente aperto solo impianti compatibili. Il lay-out dell’impianto è stato studiato al fine di ridurre gli ingombri degli edifici, mantenendo l’adeguatezza degli spazi ed il collegamento funzionale tra gli stessi. Gli edifici, per le loro dimensioni, hanno la tipica struttura scatolare delle costruzioni prefabbricate ad uso industriale, ma la scelta di materiali e colori, nonché l’uso accorto di pensiline con profilo arcuato, ne alleggeriscono l’aspetto favorendone l’inserimento nel quadro ambientale. 384.9Interventi di mitigazione ambientale e compensazione degli impatti 394.9.1Stabilità idrogeologica L’area in cui ricade il sito dell’impianto risulta morfologicamente stabile e non è gravata da classi di rischio per pericolo morfologico (frane) o idraulico (inondazione) individuate dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) dell’autorità dei Bacini Regionali del Lazio. Inoltre, le indagini geologiche condotte non hanno rilevato condizioni di liquefazione del suolo e ne l’area è riconosciuta a pericolo sinkhole. Pertanto, poiché non sussistono fenomeni di instabilità in atto o potenziali e ne vengono introdotti dall’intervento in progetto, non sono previsti interventi di mitigazione o compensazione. 4.9.2 Movimentazione terre Il bilancio degli scavi e riportati per la modellazione dell’area e per le fondazioni dell’impianto sarà tenuto in pareggio, per cui non sarà necessario l’apporto di terre dall’esterno o reperire aree di deposito per lo smaltimento del surplus. 404.9.3 Suolo e sottosuolo Il progetto prevede la realizzazione di una serie di opere finalizzate alla separazione del suolo e sottosuolo dalle attività di gestione dei rifiuti. In particolare è previsto: Pavimentazione dei piazzali e di tutta la viabilità interna in cemento armato industriale; Pavimentazione interna dei capannoni e degli impianti di stabilizzazione in cemento armato industriale; Realizzazione di cigli in cemento armato per la separazione delle aree a verde; Realizzazione di bacini di contenimento in cemento armato per i serbatoi in vetroresina con idonea capacità di contenimento dei liquidi; Tutte le acque reflue e meteoriche delle superfici pavimentate scoperte vengono raccolte da sistemi di fognatura a tenuta; Le zone di stoccaggio dei rifiuti sono realizzate su piattaforme di cemento armato posizionate sotto tettoia; I sistemi di stoccaggio dei percolati, interrati e fuori terra, sono realizzati in cemento armato con rivestimento interno in resina epossidica applicata a spessore. Vasca di stoccaggio rifiuti realizzata in cemento armato con rivestimento interno in resina epossidica applicata a spessore e protezione esterna con geomembrana in EPDM da 1 mm. Gli unici manufatti dell’impianto interferenti con le acque sotterranee sono i pozzi esistenti che verranno utilizzati per l’approvvigionamento idrico. I pozzi saranno isolati dall’ambiente circostante realizzando una apposita sigillatura a testa pozzo ed un area di tutela tutt’intorno del raggio di 10 m, dove saranno presenti solo le attrezzature necessarie al prelievo, per impedire l’infiltrazione diretta di acque superficiali che potrebbero essere esposte a contaminazione. I coni di depressione indotti dalle portate emunte dai pozzi hanno un’estensione prevedibile che interferirà minimamente con la falda locale e non provocheranno apprezzabili assestamenti del suolo. 414.9.4 Prelievo acque sotterranee Il fabbisogno idrico dell’impianto sarà soddisfatto tramite prelievo dalla falda sotterranea a mezzo di pozzo esistente nel sito, già utilizzatoin precedenza a scopo irriguo agricolo. Il pozzo verrà dotato di dispositivo per la misura delle volumi idrici prelevati. L’acqua verrà utilizzata per i servizi igienici, per la rete anticendio, per le operazioni di lavaggio ruote e dei pavimenti, per l’irrigazione dei biofiltri. I consumi d’acqua stimati sono di seguito riportati nella tabella di seguito riportata: UTILIZZO Approvvigionamento m3/anno Scarichi m3/anno Servizi igienici 2.190 1.752 Antincendio 200 Irrigazione aree verdi 5.000 Lavaggio ruote mezzi 4.380 3.942 Lavaggio pavimentazioni 1.200 1.080 Irrigazione biofiltri (*) 3.000 20.250 Scrubber (**) 1.500 Percolati 10.950 Totale (***) 15.470 37.974 (*) stima che tiene conto degli eventi meteorici, dell’acqua persa per evaporazione nel processo di compostaggio e dell’acqua di irrigazione dei biofiltri (**) acqua reflua smaltita in modo indiretto o riutilizzata nel processo di compostaggio; (***) la quantità di acqua scaricata è superiore a quella prelevata per effetto degli apporti meteorici raccolta dai biofiltri e di quella contenuta nei rifiuti; Il quantitativo di acqua prelevata, valutati un 15.470 m3/anno, sarà limitato allo stretto necessario attraverso un razionale uso della risorsa, attuando ogni qualvolta possibile il riuso delle acque tramite il ricircolo delle stesse. In ogni caso il prelievo sarà compatibile con la capacità della falda e con gli altri prelievi in atto. 424.9.5 Emissioni in atmosfera L’impatto, delle emissioni in atmosfera sarà mitigato attraverso l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili: come l’applicazione di appositi sistemi di abbattimento, con l’applicazione di apparecchiature e bassi livelli di emissione, con l’applicazione di adeguati criteri di gestione e manutenzione per quanto riguarda le emissioni diffuse e fuggitive. I rifiuti verranno conferiti e trattati all’interno di ambienti chiusi tenuti in depressione da un apposito sistema di aspirazione, per evitare la dispersione di cattivi odori nell’ambiente, recapitante in un impianto di abbattimento costituito da scrubber e biofiltro disposti in serie. I limiti garantiti alle emissioni dai biofiltri sono: Polveri mg/Nm3 10 S.O.V. mg/Nm3 5 S.I.V. mg/Nm3 5 Ammoniaca mg/Nm3 50 L’aria di flussaggio delle biocelle di metanizzazione, per la bonifica prima dell’apertura in sicurezza dopo la digestione, verrà convogliata alla torcia per la combustione, a bassa emissione di NOX, evitando in tal modo la diffusione di odori molesti. Il cogeneratore a biogas ha caratteristiche tecnologiche definibili a bassa emissione di NOX, CO, particolato. Anche i motori endotermici dei dispositivi d’emergenza, gruppo elettrogeno e motopompa antincendio, saranno dotati di dispositivi a bassa emissione. Il gruppo di cogenerazione rientra tra le attività di cui all’art. 272 del D.Lgs 152/06 le attività individuate nell’allegato IV (impianti e attività in deroga) parte I al punto ff):“impianti di combustione, compresi i gruppi elettrogeni e i gruppi elettrogeni di cogenerazione, alimentati a biogas di cui all’allegato X alla parte quinta del presente decreto, di potenza termica nominale inferiore o uguale a 3 MW”. Le emissioni diffuse derivanti dal trasferimento delle biomasse dalle celle di digestione, poiché tale operazione si svolge attraversando con le pale gommate di movimentazione un breve spazio aperto antistante gli ingressi delle celle per ragioni di sicurezza antincendio, sono state contenute avendo ridotto l’ampiezza dello spazio scoperto attraversato dai mezzi e quindi la durata complessiva dell’esposizione all’aperto. Inoltre, durante tutta l’operazione la cella è tenuta sotto aspirazione. Le eventuali emissioni in atmosfera fuggitive vengono contenute attuando il piano di manutenzione programmata e controllando i parametri di processo per evitare l’intervento dei dispositivi di sicurezza. Nel complesso le emissioni in atmosfera saranno contenute entro i limiti previsti dalle norme vigenti. 434.9.6 Rumore e vibrazioni Le principali sorgenti di rumore sono rappresentate dagli automezzi, mezzi d’opera ed impianti. Per limitare le emissioni di rumore prodotte dagli automezzi e mezzi d’opera verrà limitata la velocità di circolazione all’interno dell’area dell’impianto e curata la manutenzione degli stessi con particolare riguardo agli scappamenti (marmitte). Gli impianti di trattamento dei rifiuti sono stati ubicati all’interno dei capannoni che fungono da isolamento verso l’esterno. Per gli impianti ubicati all’esterno saranno adottate apparecchiature a basso livello di rumorosità e se possibile installati entro cabine insonorizzate, come per il gruppo elettrogeno d’emergenza. Lo studio sull’impatto acustico, a cui si rimanda per i dettagli, ha evidenziato un potenziale livello di pressione acustica compatibile con l’area circostante il sito dell’impianto. Infine, la barriera arborea disposta sui lati più esposti verso i possibili ricettori contribuirà all’abbattimento delle immissioni acustiche fuori dal perimento dell’impianto. Le vibrazioni indotte dai macchinari rimarranno confinate nell’ambito di pertinenza degli stessi per effetto dell’isolamento delle relative fondazioni, per particolari macchine saranno anche adottati idonei dispositivi antivibranti. 4.9.7 Campo elettromagnetico L’intensità dei campi elettromagnetici prodotti dalle apparecchiature e linee elettriche MT e BT saranno contenuti entro gli standard previsti dalle norme vigenti, applicando le migliori tecnologie disponibili, garantiti dai certificati e marchi di conformità alle prescrizioni della Comunità Europea rilasciati dai costruttori delle apparecchiature stesse. Sorgenti di inquinamento Vista la tipologia di impianto ed il ciclo produttivo oggetto di studio, le possibili sorgenti di inquinamento elettromagnetico derivano principalmente dalla produzione di energia elettrica nel comparto generatore e lungo i cavi riallaccio alla rete elettrica pubblica. Qualità delle emissioni I campi elettromagnetici sono manifestazioni congiunte di campi elettrici e campi magnetici. Per quanto riguarda il comportamento locale dei campi elettromagnetici è possibile suddividerli a seconda della frequenza: Bassa frequenza: da 0 a 10 kHz Media frequenza: da 10 kHz a 1 Mhz Alta frequenza: > 1 Mhz
La produzione di energia elettrica viene effettuata per mezzo di un campo magnetico variabile realizzato dalla rotazione di un magnete all’interno di una spira di conduttore.
Il sistema in oggetto genera campi elettromagnetici con una frequenza di circa 50 Hz, pertanto è considerato a bassa frequenza.
Valutazione finale
Per questo tipo di valutazione si fa riferimento a misure effettuate presso generatori di corrente elettrica alimentati a biogas da discarica aventi la stessa potenza elettrica dell’impianto in oggetto; i dati sono stati poi confrontati con i valori previsti dalla vigente normativa di settore.
Dati in ingresso
Rilievi su impianti analoghi a quello in oggetto
In prossimità del generatore
Campo elettrico
0,178 V/m
Induzione magnetica
0,115 µT
A 6 metri di distanza dal generatore
Campo elettrico
0,160 V/m
Induzione magnetica
0,052µT

D.P.C.M. 8 luglio 2003
Fissazione limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodi
Limite di esposizione
(art. 3 c. 1)
Valore di attenzione
(art. 3 c. 2)
Obiettivi di qualità
(art. 4)
Induzione magnetica: 100 µT
Campo elettrico: 5 kW/m
Induzione magnetica: 10 µT
Induzione magnetica: 3 µT

Valutazione
Il DPCM 8 luglio 2003 stabilisce limiti di esposizione a campi elettromagnetici derivanti da elettrodotti; il confronto dei dati disponibili con questa normativa sembra, seppur con una certa approssimazione, il più coerente con la tipologia dell’impianto (generatore di corrente + linea elettrica di congiungimento con la cabina elettrica).
Da quanto sopra esposto emerge che le misurazioni sono ampiamente al di sotto sia dei limiti di esposizione che dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità. Si tenga inoltre presente che le misurazioni si riferiscono ad impianti vecchi mentre quello da realizzare è strutturato secondo tecnologie avanzate e maggiormente rispettose dell’ambiente.
Pertanto, non sono previste ulteriori misure di mitigazione.

4.9.8 Riscaldamento globale (gas serra)
L’impianto produce biogas (principalmente CH4e CO2)dalla frazione organica contenuta nei rifiuti, la combustione del biogas conduce alla trasformazione del metano (CH4) in anidride carbonica (CO2) e vapore acqueo.
Il bilancio complessivo dei gas serra, tra quelli prodotti dall’impianto e quelli che si produrrebbero con la naturale decomposizione della frazione organica dei rifiuti che andrebbero in discarica, rimane praticamente invariato.

4.9.9 Variazioni del campo termico
Le variazioni indotte dall’impianto al campo termico locale sono da ritenersi trascurabili, per cui non sono previste misure di mitigazione o di compensazione.

444.9.10 Illuminamento notturno
La principale fonte di inquinamento luminoso dell’impianto è rappresentata dall’illuminazione esterna. Per ridurre l’impatto dell’illuminazione esterna sull’ambiente saranno applicate le prescrizioni di cui al Regolamento regionale n. 8 del 18/04/2005 che disciplina localmente la materia.
In particolare la torcia è conformata in modo tale che la fiamma risulta sempre contenuta all’interno della camera di combustione, per cui le radiazioni emesse sono da ritenersi irrilevanti.

4.9.11 Interferenza con il deflusso delle acque superficiali (reticolo idrografico)
L’inserimento dell’impianto nel contesto morfologico e idrografico locale non apporta significative interferenza, rispettando il naturale senso di deflusso delle acque superficiali verso il reticolo idraulico preesistente.
Pertanto, non sono previste misure di mitigazione o di compensazione dell’impatto determinato dalla realizzazione dell’impianto.

454.9.12 Scarichi idrici
Gli scarichi idrici immessi nelle acque superficiali avranno caratteristiche qualitative entro i limiti ammessi dalle norme vigenti in materia di tutela delle acque dall’inquinamento. Tali limiti saranno raggiunti tramite trattamento attuato dal depuratore a servizio dell’impianto.
Per impedire la dispersione di acque non trattate sono previsti appositi sistemi di fognatura per la raccolta ed il collettamento, in particolare le aree scoperte pavimentate soggette a sporcamento saranno separate dalle aree tenute a verde tramite appostiti cordoli di delimitazione e contenimento.
Inoltre, per evitare lo sporcamento delle superfici esterne all’impianto, non regimentate dalle fognature di raccolta e collettamento recapitanti nel depuratore, percorse dagli automezzi uscenti, è previsto il lavaggio delle ruote prima dell’uscita dall’area dell’impianto.

464.9.13Impatto sul corpo idrico ricettore dello scarico Il punto di emissione dello scarico ricade in una zona del Canale S. Antonio con basso grado di naturalità.
L’alveo del canale nel punto di scarico sarà protetto dall’erosione mediante una mantellata flessibile realizzata con materassini tipo Reno (pietrame disposto entro una gabbia di rete metallica zincata) ricoperta da terreno vegetale per favorire lo spontaneo inerbimento ed attecchimento di arbusti. Tale protezione della sponda risulta compatibile con la funzionalità idraulica del canale.
La portata massima scaricata dall’impianto ha scarsa influenza sui livelli idrici di piena del canale.
Le acque di scarico avranno caratteristiche qualitative conformi ai limiti di legge della tab.3 del D.Lgs. 152/06 e successive modifiche ed integrazioni.

4.9.14 Produzione di rifiuti
L’impianto è concepito per massimizzare il recupero di risorse dai rifiuti sottoforma di combustibile (biogas), metalli ferrosi e non ferrosi, compost e C.D.R., pertanto sarà minimo l’impatto sulla discarica.
I rifiuti prodotti dall’attività di gestione dell’impianto saranno minimizzati attraverso un’attenta gestione degli stessi, attuando procedure per la differenziazione a monte per lo smaltimento attraverso cicli di recupero.

4.9.15 Traffico
Il traffico di automezzi non subirà verosimilmente incrementi significativi con la realizzazione dell’impianto, essendo rappresentato principalmente dagli automezzi che attualmente conferiscono in discarica e secondariamente dagli automezzi che preleveranno il C.D.R., i metalli recuperati e il compostammendante.
Pertanto, non sono previste misure di mitigazione o di compensazione dell’impatto determinato dal traffico veicolare.

474.9.16 Impatto visivo sul paesaggio
L’area dell’impianto sarà inserita nel paesaggio circostante attraverso la modellazione artificiale del terreno e la realizzazione di una barriera arborea sulle visuali più esposte, per il raccordo con il paesaggio agrario circostante.
Lungo il lato di Via del Pero verrà realizzata una collinetta di altezza variabile da 2 a 5 m circa sul piano dell’impianto estese su una superficie di circa 4800 m2, ricreando l’effetto di una ondulazione del terreno.
La barriera arborea, lungo il lato di visuale da Via Monfalcone, sarà realizzata con un’associazione di essenze tipiche locali di altezza e densità tale da ricostruire un profilo caratterizzato da un elevato grado di naturalità.

4.9.17 Rischi per la salute
L’impianto non introduce nell’ambiente cause significative di rischio per la salute umana. Nell’area d’influenza dell’impianto non sono presenti gruppi di individui particolarmente sensibili ad una esposizione combinata di più fattori di rischio.
Pertanto, non sono previste misure di mitigazione o compensazione del rischio.
48QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 48.8Premessa
Nel presente capitolo viene presentato l’inquadramento ambientale riferito alla situazione attuale del sito interessato dall’opera in oggetto; sono poi analizzati ed approfonditi i possibili impatti che l’impianto TMB può esercitare sull’ambiente circostante, con particolare riferimento ai seguenti aspetti:
atmosfera;
ambiente idrico: acque sotterranee e acque superficiali;
suolo e sottosuolo: geomorfologia e pedologia;
aspetti naturalistici: flora e fauna;
ecosistemi: il canale S. Antonio;
salute pubblica;
rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti;
paesaggio ed aspetti storici e culturali;
aspetti socio-economici.

48.9Inquadramento geografico ed aspetti infrastrutturali

Il sito in questione è ubicato nel territorio comunale di Latina (LT), frazione di Borgo Montello.
Il terreno nelle disponibilità della Ind.Eco S.r.l.è rappresentato catastalmente nella tavola 4 acclusa nell’allegato A.24 della scheda A della contestuale procedura A.I.A..Nel novero di tali particelle, ricomprese nel foglio 21 del Nuovo Catasto di Latina sezione di Borgo Montello, sono state evidenziate quelle interessate dallala realizzazione del nuovo impianto TMB che per completezza si riportano di seguito: n. 57, n. 62, n. 63, n. 82, n. 85, n. 86, n. 114, n. 117, n. 119, n. 291, n.293.
La tavola V01 e la tavola 1, acclusa nell’allegato A.24 della scheda A della contestuale procedura A.I.A., riportano la cartografia CTR della Regione Lazio(sez. n. 400060 – Borgo Montello, sez. n. 400050 – Campoverde, sez. n. 400090 – Tre Cancelli, sez. n. 400100 – Borgo Bainsizza, sez. n. 400130 – Le Grottaglie, sez. n. 400140 – Borgo Sabotino scala 1:10.000), con l’individuazione di tutti i bacini di discarica esistenti attualmente nell’ area di Borgo Montello e dell’impianto TMB in progetto.

Centri abitati contermini e struttura insediativa del contesto I centri abitati più vicini all’impianto TMB in progetto sono: Borgo Bainsizza posto ad una distanza di 1,9 km, Borgo Santa Maria posto ad una distanza di 3,7 km e Castelverde posto ad una distanza di 2,8 km. I fattori antropici che maggiormente caratterizzano l’area sono rappresentati dall’attività agricola e da quella di smaltimento rifiuti.
Sono presenti, inoltre, piccoli allevamenti a conduzione familiare, mentre sono assenti nelle vicinanze insediamenti industriali.

La zona in esame ricade nella tavoletta “Borgo Sabotino”, F.158 II N.O. Della Carta d’Italia, riportata in stralcio di seguito (Carta IGM B.go Sabotino).
Il territorio circostante il sito in cui insistono le discariche può essere suddiviso in 4 fasce descritte nella tabella successiva:
fascia A: da 0 a500 m
fascia B: da 500 m ad 1 km
fascia C: da 1 km a 1,5 km
fascia D: da 1,5 a 3 km

FASCIA A (0-500 m)

n. abitanti
0
n. allevamenti
0
Colture
Mais – kiwi – frutteti e vigneti – oliveti
Infrastrutture
Discariche S4 – S5 – S6
Acquesuperficiali
Fiume Astura
FASCIA B (500 m – 1 km)

n. abitanti
Circa 32
n. allevamenti
0
Colture
Mais – kiwi – frutteti e vigneti – oliveti
Infrastrutture
Discariche S0 – S1 – S2 – S3 –S7- nuovo invaso della Ecoambiente Acque superficiali
Fiume Astura
FASCIA C (1 – 1.5 km)

n. abitanti
Circa 72
n. allevamenti
2 Bovini
Colture
Foraggi – mais – vigneti
Infrastrutture
Ristorante “Valle d’oro”
Acque superficiali
Fosso S. Antonio
FASCIA D (1.5 – 3 km)

n. abitanti
2344
n. allevamenti
9 Bovini – 2 Avicoli – Apicolture
Colture
Mais – kiwi – frutteti e vigneti – oliveti – serre
Infrastrutture
Centro abitato Borgo Montello e Borgo Bainsizza
Acque superficiali
Fiume Astura – Fosso S. Antonio – Canali vari confluenti del fiume Astura

Dalla tabella sopra riportata, risulta una densità di popolazione molto bassa nelle fasce A, B e C (cioè fino a circa 1,5 km dalla discarica), mentre aumenta nella fascia D, assumendo un valore pari a 110 ab/kmq; si tratta, in ogni caso, di un valore ridotto rispetto alla densità media del territorio comunale che, sulla base dei dati ISTAT, risulta pari a 395 ab/kmq.

Stralcio IGM “B.go Sabotino – F.158/II NO e F.158/I SO

Inoltre in tavola 2, acclusa nell’allegato A.24 della scheda A della contestuale procedura A.I.A., è rappresentata su base Corine Land Cover, oltre ad un intorno di 3 Km di raggio rispetto al sito, una ampia veduta dell’ area vasta che caratterizza l’area di B.go Montello.

Il sito dista circa 11,4 km dal Capoluogo (Latina), 9,4 km dal Centro Urbano di Nettuno, 13,1 km dal Centro Urbano di Cisterna di Latina e 15,8 km dal Centro Urbano di Aprilia.
La grossa arteria di comunicazione e di accesso al sito è rappresentata dalla SR Pontina, distante circa 3.9 km e posta lungo il margine Nord-Est.
Gli Insediamenti Urbani presenti nella fascia dei 3 km dall’area oggetto di intervento sono: Borgo Montello, Borgo Bainsizza, Castelverde, parte della località di Piano Rosso, tutte rientranti nel Comune di Latina e località Spinnaceto del Comune di Nettuno.
All’interno di tale fascia non sono presenti tessuti urbani continui, ma solo tessuti discontinui e in piccola parte insediamenti industriali, commerciali, depositi e relative alle infrastrutture.
Gli insediamenti si caratterizzano per il fatto che si sviluppano lungo gli assi viari, primari e secondari, così come riportati nella toponomastica della CTR scala 1:10.000, quali la:
SP Ninfina II;
SP Monfalcone;
SP Acciarella Borgo Piave;
SP Borgo Montello;
SP Scopeto;
Strada del piano Rosso;
Strada del Bosco e della Speranza;
Strada Ponte Materiale.
Storicamente la realizzazione dei Borghi fu dettata dalla necessità di creare dei primi nuclei di vita civile, in un territorio appena bonificato, formati da chiesa, scuola ed ambulatorio medico ai quali si aggiunsero poi la casa del fascio, l’ufficio post-telegrafonico, la dispensa, il campo sportivo, le sedi delle associazioni, la caserma dei carabinieri, i negozi e gli altri fabbricati di utilità generale.
Nati inizialmente come villaggi per gli operai impegnati nella bonifica solo successivamente sono stati destinati alla vita di comunità.
Si possono distinguere in base a:
posizione rispetto agli assi stradali:
posti all’incrocio di strade di traffico primario;
adiacenti a strade primarie;
posti all’interno della maglia poderale;
generazione tipologico-concettuale:
Consorzio (Pancini – Nasi);
Opera Nazionale Combattenti – ONC 1 (Savoia – Todaro); Opera Nazionale Combattenti – ONC 2 (A. Pappalardo); Stile architettonico:
Liberty;
Rurale;
Razionalista;
Nazional-razionale.
C’è prima di tutto da osservare che, ormai, la crescita urbana avviene, quasi dappertutto nel territorio provinciale, senza progetto e senza forma, con una crescita degli insediamenti lungo gli assi viari ed una diffusione dell’edificato nei territori agricoli di pianura e sulle pendici dei versanti che si affacciano su di essi. Il fenomeno si inquadra in quello più generale che interessa il mondo occidentale, ossia il passaggio dalla città, come entità distinta dal resto del territorio agricolo, alla sprawltown, letteralmente città sdraiata.
Con questo termine si suole indicare la diffusione della città e della sua periferia su una quantità sempre maggiore di territori agricoli che si trasformano in aree urbanizzate a bassa densità.
Al binomio urbano-rurale si contrappone oggi la città dispersa che talvolta conserva ancora un suo centro, una periferia ed un territorio periurbano, caratterizzato da un insediamento residenziale individuale diffuso, dove il centro tende a perdere via via i suoi valori e la sua identità ed a confondersi con una periferia degradata che sfuma in un territorio perturbano in cui i singoli insediamenti individuali, da un lato, alterano e modificano il paesaggio e, dall’altro, si contrappongono, l’uno all’altro, quasi a voler rappresentare i caratteri e la cultura di chi vi abita.
Inoltre, laddove questo fenomeno è più diffuso, i diversi vecchi centri vengono inghiottiti, con le loro periferie, in un unico tessuto residenziale diffuso che fa perdere loro di specificità, annullando le differenze e sfumando i caratteri originari, in una parola facendo perdere valore alle cose perché non più distinguibili.

Struttura infrastrutturale del contesto

Le principali arterie stradali a livello provinciale ed a livello locale di collegamento dell’area della discarica di Borgo Montello , sono le seguenti:

Strada Statale n. 213
corre lungo la costa, dai confini provinciali meridionali (Formia) a Terracina.
Strada Regionale n. 148
da Terracina, passa a Sud di Latina e nelle vicinanze del sito in oggetto, giunge ad Aprilia ed attraversa il confine occidentale del bacino d’utenza.
Strada Statale n. 7 (Via Appia)
Parte dal confine Sud ed esce dal confine nord-occidentale del bacino nelle vicinanze del Comune di Cisterna.
Strada Statale n. 156
dal confine Nord a metà della lunghezza della Provincia fino a Latina, passando per Sezze.
Strada Statale n. 82
dall’entroterra meridionale alla Statale n. 7 presso Itri.
Strada Statale n. 630
dall’entroterra meridionale, più ad occidente della precedente, alla costa (Formia) Strada Statale n. 637
dall’entroterra meridionale, Lenola, alla S.S. n. 7 (Fondi)

I mezzi provenienti dai diversi Comuni della Provincia di Latina utilizzano per la maggior parte del loro itinerario le strade sopra indicate, che sono tutte in grado di assorbire il traffico dei mezzi in questione.
Nella tavola 3, acclusa nell’allegato A.24 della scheda A della contestuale procedura A.I.A., si rappresenta l’ area riferita ad un contesto territoriale significativo, posto attorno alla discarica di Borgo Montello, dalla quale si evince l’ubicazione delle principali infrastrutture presenti e la viabilità di accesso e di deflusso dall’ impianto.

48.10Inquadramento geologico e geomorfologico generale

48.10.8Geologia

La pianura Pontina si estende, per circa 50 km di lunghezza e 20 km di larghezza, lungo la fascia costiera compresa tra le pendici sud-occidentali dei Monti Lepini e Ausoni a NE, il mare Tirreno a SO, le pendici meridionali dell’apparato vulcanico albano a NO e il capo Circeo a S.
L’area presa in esame è posta fra la linea di costa (Torre Astura) e le pendici dei Colli Albani (Aprilia-Cisterna di Latina), lungo il FiumeAstura.

Dal punto di vista morfologico l’area è compresa all’interno di un’area costiera pianeggiante limitata dai rilievi del Vulcano Laziale a Nord, dai Monti Lepini a Nord-Est e dai Monti Ausoni a Sud.
Inserito in un settore di transizione, tra l’Agro Romano (in cui prevalgono litotipi vulcanici) e la Pianura Pontina (costituita per lo più da depositi continentali di tipo dunare), tale settore possiede caratteristiche geomorfologiche tipiche delle oscillazioni del livello marino e della conseguente variazione della linea di riva.

L’esatta ricostruzione della geologia della regione in studio è di difficile ed incerta realizzazione, come avviene normalmente per le zone di pianura nelle quali il generale andamento suborizzontale delle formazioni litostratigrafiche impedisce l’osservazione diretta di quelle più antiche. Inoltre nell’ Agro Pontino, come in tutte le pianure costiere, a causa delle ripetute oscillazioni del livello del mare durante il Pleistocene, fasi di sedimentazione e fasi di erosione si sono alternate fra loro, si sono determinate deposizioni di formazioni marine e continentali di estensione diversa e di spessore relativamente esiguo, sovrapposte in trasgressione le une alle altre. Infine nella regione in esame, dalla interazione fra fenomeni vulcanici ed i sincroni fenomeni sedimentari derivano localmente sovrapposizioni, alternanze e compenetrazioni fra formazioni diverse, con rapporti geometrici complessi, difficilmente schematizzabili secondo un modello semplice di valore generale.
L’ Agro Pontino rappresenta un settore della Retrofossaplio-pleistocenica che caratterizza la parte centrale del bordo tirrenico della penisola italiana. La Retrofossa deriva da un’intensa subsidenza, contemporanea all’orogenesi, differenziata nel tempo e nello spazio, che ha permesso la sedimentazione di depositi marini, prevalentemente argillosi, dello spessore massimo accertato di molte centinaia di metri, attribuibili al Pliocene ed al Pleistocene inferiore.
A questi, che possono essere considerati come basamento sedimentario, si sono sovrapposti con geometrie e spessori differenti i depositi quaternari che, dalle falde sud-occidentali del rilievo lepino-ausono, si estendono fino all’attuale linea di costa. Si tratta prevalentemente di sedimenti continentali fluvio-lacustri, eolici e piroclastici.
Alla luce delle osservazioni di cui sopra, fermo restando la situazione litologica di dettaglio dell’area in esame, le condizioni degli affioramenti e delle formazioni riscontrate in profondità nella zona della Piana Pontina, sono molto variabili.
La natura del sottosuolo della piana è stata ricostruita, indirettamente, utilizzando i dati geofisici ed i risultati di numerose perforazioni; la lettura contemporanea di tali informazioni contribuisce a chiarire la situazione lito-stratigrafica e strutturale della regione in esame.
I dati gravimetrici dell’area, delineano un solco, a contorni sufficientemente ben definiti, che corre lungo l’allineamento Cisterna –B.goS. Donato, interrotto da una culminazione relativa posta poco a sud di Latina. Questa depressione separa il rilevo lepino-ausono da una marcata anomalia gravimetrica positiva estesa nel Tirreno, che ha il suo margine nord-orientale lungo l’allineamento Tor Caldara – Torre Astura – Fogliano e Circeo.
Lungo il margine nord orientale della pianura si individua chiaramente un settore della struttura carbonatica lepino-ausona, debolmente ribassato e coperto da depositi quaternari recenti.
La Pianura Pontina cade in corrispondenza dell’ampia fascia di transizione e di marcata instabilità tettonica che per tutto il Mesozoico ed il Cenozoico ha diviso la piattaforma lepina dal bacino pelagico tirrenico. Questa condizione di instabilità è perdurata nella regione anche in epoche successive, come risulta dalla notevole variabilità degli ambienti sedimentari plio-pleistocenici e dalle attuali condizioni strutturali della regione.
A partire dal Pliocene inferiore una fase tettonica distensiva, conferisce alla regione un assetto ad horst e graben.
Con il riattivarsi delle antiche linee tettoniche, si riapre gradualmente il solco pontino con un processo discontinuo, probabilmente non ancora del tutto esaurito.
All’attività tettonica segue la ripresa della sedimentazione marina e l’inizio dell’intensa attività vulcanica, ben nota in aree molto prossime alla zona in studio.
I terreni plio-quaternari hanno quindi colmato un ampio graben a direzione NW-SE, la cui estremità meridionale sembra chiudersi bruscamente fra il Circeo ed i prospicienti Monti Ausoni.
I numerosi sondaggi svolti a varie distanze dal piede dei Lepini hanno raggiunto, sotto i sedimenti neogenico-quaternari, il Cretacico superiore, con la stessa facies di piattaforma interna dei vicini rilievi; essi, inoltre, hanno messo in luce la struttura a gradinata attraverso la quale il rilevo lepino si deprime.
Il versante opposto del graben è delimitato, all’incirca all’altezza della costa, da un alto strutturale sepolto, raggiunto in sondaggio presso il lago di Fogliano.

Di seguito si riporta uno schema esemplificativo dei termini lito-stratigrafici caratterizzanti la successione geologica dell’area in esame, illustrate in ordine cronologico dalle più recenti alle più antiche.I terreni incontrati riuniti a fini applicativi in unità lito-tecniche, sono dall’alto verso il basso i seguenti.

Unità 1 – Coltre superficiale (Terreno vegetale)
Terreno vegetale: costituito da limo sabbioso-argilloso marrone-nerastro, poco addensato, ricco in frustoli vegetali, radici e materia organica in genere. Lo spessore complessivo, comunque esiguo, è compreso in generale tra 0.5 e 1 m; i livelli sono stati per semplicità accorpati in quanto saranno sbancati prima della realizzazione delle opere previste.

Unità 2 – Piroclastite da granulare ad argillificata marrone-rossastro Terreni di natura vulcanica a granulometria di sabbia ghiaioso-limosa, a luoghi limoso-argillosa, marrone rossastra, a struttura caotica, da ben addensata a dura; si rinvengono numerosi minerali femici; i clasti sono costituiti di tufo rossiccio e da scorie nere. Dove la formazione è presente lo spessore è mediamente variabile tra 2 m e 8 m.

Unità 3 – Sabbie giallo-rossastre
Sabbie e sabbie limose (subordinatamente sono presenti livelli più ricchi ed a volte prevalenti in limo ed argilla) marrone-giallastre, grigie e marroni-arancio, ben addensate, a struttura con livelli alterni di sabbia debolmente limosa ricca in femici; a luoghi si rinvengono plaghe nere e livelli millimetrici di scorie nere. Dove la formazione è presente lo spessore è mediamente variabile tra 2 m e 12 m.

Unità 4 – Piroclastite da granulare a semilitoide marrone-grigio-rossastra Materiale di natura vulcanica a granulometria di sabbia limosa e ghiaiosa marrone rossastra, a struttura disomogenea (con zone francamente più limoso-sabbiose), da mediamente a ben addensata, a luoghi semilitoide; presenti minerali femici e rari clasti scoriacei neri. Il contenuto in analcime cresce con la profondità; inoltre verso il basso è frequentemente presente un materiale vulcanico semilitoide. La formazione, ove presente, ha uno spessore mediamente variabile tra 1 e 9 m.

Unità 5 – Sabbie e sabbie limose policrome grigio-marroni avana e/o grigio-verdastre Sabbie medio-fini e sabbie limose, da grigio-verdastre a grigio-marroni avana, a struttura nel complesso omogenea, mediamente addensate, con numerosi minerali femici. A luoghi si rinvengono plaghe nere costituite da materiale scoriaceo. Dove la formazione è presente lo spessore è mediamente variabile tra 3 m e 10 m.

Unità 6 – Sabbie limose e limi argillosi marrone scuro-grigiastre con bivalvi Sabbie debolmente ghiaiose e limose marroni (a luoghi la frazione argillosa aumenta tanto da diventare predominante) di origine palustre, a struttura omogenea, mediamente addensate/consistenti, con minerali femici e clasti millimetrici di tufo litoide rosso e scorie nere; la presenza è discontinua e maggiore nel settore orientale. Sono talvolta presenti gusci di bivalvi. Dove la formazione è presente lo spessore è mediamente variabile tra 2 m e 4 m. Tale orizzonte si trova in livelli esigui ed irregolari a tetto e a letto dell’Unità 4.

Unità 7 – Piroclastite da saldata / semilitoide (superiore) a granulare (inferiore) grigio-nerastra o grigio marrone con interposto un livello lavico grigio scuro nerastro
Piroclastite litoide di colore grigio-nerastra da semilitoide a litoide a grana fine e piroclastiti granulari, a diverso grado di cementazione, di colore variabile tra marrone e nero. Sono presenti orizzonti di deposizione fluviale provenienti dal disfacimento e rideposizione della medesima formazione con granulometria grossolana (prevalentemente sabbioso-ghiaioso-ciottolosa) e ciottoli poco evoluti di natura carbonatica. Lo spessore è mediamente variabile tra 8 m e 12 m.

Unità 8 – Sabbie limose e/o limoso-argillose grigie Sabbie limose e limi-sabbiosi debolmente argillosi (la frazione fine aumenta progressivamente con la profondità) in facies marina, ben addensate. Spessore non definito. E’ possibile una suddivisione poco marcata nelle seguenti facies: A – Sabbie limose e limi sabbiosi grigie (con intercalazioni di strati di piroclastiti granulari grigie) B – Limi argilloso-sabbiosi marrone ocracei
C – Limi argillosi grigi.

Per maggiori dettagli si rimanda alla “Relazione Geologica” allegata al progetto.

495.3.1.1 Assetto geologico del sito

In dettaglio la zona in esame è interessata da termini di natura limo-sabbiosa, sabbie fini, limo ed argilla limosa marrone, grigia e da una piroclastite nero-grigio scura; in tal senso l’esame della carta geologica mostra che in affioramento sono presenti terreni appartenenti alla duna antica.
La geologia di dettaglio della zona in esame, ricostruita sulla base dei sondaggi svolti in aree circostanti, risulta caratterizzata dalla seguente successione stratigrafica (riportata dall’alto verso il basso):

Terreno vegetale.
Argilla limosa con sabbia di origine vulcanica, consistente, di colore marrone-rossastro. Sabbie medio-grossolane, addensate, rossastre. Sabbie fini uniformi, limose, giallastre, addensate. Sabbie limose-argillose e/o limi sabbiosi avana-grigiastre.
Terreni piroclastici costituiti da: pozzolane incoerenti, addensate, marroni o grigio scuro, e Tufo lionato: piroclastite coerente di colore marrone-grigiastro o rossastro (III ciclo dei Colli Albani).
Limi argillosi diatomitici, sabbie grigio-verdastre, sabbie limoso-argillose di colore nero o avana, consistenti a comportamento fragile; localmente si rinvengono resti di conchigliaridulciucoli e/o marini. (complesso palustre).
Piroclastite litoide di colore nero a grana fine, dura. Subordinatamente piroclastiti tufacee a diverso grado di cementazione da coerenti (tufi) a incoerenti (pozzolane) di colore marrone o nero. (I e II ciclo dei Colli Albani).
Limi sabbiosi debolmente argillosi grigi in facies marina; graduale aumento della frazione argillosa con la profondità.

L’assetto geologico superficiale è stato verificato mediante uno studio specifico eseguito mediante l’esecuzione di sondaggi geognostici.
Per maggiori dettagli si rimanda alla “Relazione Geologica” allegata al progetto.

49.8.8Morfologia
L’area circostante il sito in oggetto presenta, quasi mescolate, le caratteristiche dei due ambienti dell’Agro Romano e della Pianura Pontina, descritti in dettaglio successivamente. L’andamento originale debolmente ondulato, è condizionato dalla presenza del fiume Astura, che incide le sue stesse alluvioni sul margine orientale della propria valle.
Le massime elevazioni sono legate in genere alla presenza delle piroclastiti compatte, frequentemente limitate da tagli ripidi o separate da incisioni vallive dai versanti poco acclivi, laddove prevalgono terreni incoerenti di natura sabbioso-limosa. Le ondulazioni del paesaggio sono così legate alla morfologia propria delle formazioni dunari che nell’area esaminata ha particolarmente favorito la creazione di numerosi stagni o “Piscine”. Dall’esame delle testimonianze cartografiche e dalla attuale toponomastica, nei dintorni del sito si leggono nomi come Pantani dell’Intossicata, Piscina della Farna, Piscina di Vallone Cupo, Piscina di Rodi, Piscina Panzesi; nell’area stessa della proprietà, in una cartografia dei primi del secolo si rileva significativamente il nome, poi scomparso, di Piscina Creta Rossa.
Esempi attuali di tali ambienti, oltre che dalle “Piscine” del Bosco del Circeo, sono rappresentati dalla Piscina di Vallone Cupo e dal Pantano Granieri che, pur essendo quest’ultimo un piccolo bacino artificiale, si imposta su di un’area precedentemente impaludata non alterando di per se stesso in modo sostanziale i caratteri ecologici originali (studio Hydra, 1988).
Proprio i caratteri ecologici di tali “aree relitto” costituiscono elementi di elevato valore ambientale. Sulla morfologia descritta, i lavori agricoli, fin dal secolo scorso, hanno avuto una notevole influenza con la creazione di colmamenti, tagli ripidi anche piuttosto elevati ed ampie spianate. Ancor più a scala locale, e solo di recente, i lavori di movimentazione della terra legati all’attività di discarica hanno prodotto lo sbancamento ed il successivo “reinnalzamento” di un modestissimo colle; si è prodotto anche il riempimento di una valletta fino ad ottenere una sorta di “inversione di rilievo” con quote finali di poco superiori ai 40 metri s.l.m..
L’area di studio è posizionata lungo la fascia di transizione tra due ambienti geomorfologici differenziabili: l’Agro Romano e la Pianura Pontina, ove per il primo prevalgono i terreni vulcanici, per il secondo i depositi continentali di tipo dunale.
L’area in esame possiede caratteristiche geomorfologiche tipiche delle oscillazioni del livello marino e della conseguente variazione della linea di riva. Nell’area non sono stati rilevati fenomeni di instabilità e/o frane, come può essere anche evidenziato dall’analisi della cartografia esistente, alla scala attuale di studio.
Inoltre, anche alla luce dei numerosi studi di tipo geologico-geotecnico e geomorfologico-idrogeologico specificatamente effettuati sia nell’intorno che nell’area che verrà interessata dalla realizzazione del presente impianto, è stata confermata l’inesistenza di fenomeni riconducibili alla subsidenza.
50Agro Romano
L’area compresa tra la foce del Tevere e quella del fiume Astura è caratterizzata da due spianate costiere addossate ad un plateau di 80 – 100 metri di quota che si raccorda con l’edificio vulcanico dei Colli Albani; tale plateau, generato dall’azione marina, costituisce la superficie finale dell’espandimento dei prodotti esplosivi del Vulcano Laziale, ceneri, lapilli e scorie.
Su tale terrazzo il reticolo idrografico presenta caratteri giovanili ed alcune deviazioni fluviali oltre ad una tipica erosione convergente dendritica. Per alcuni autori (Amadei et al., 1965), nella zona di Ardea lo sviluppo dendritico, caratteristico della giovane idrografia di impostazione tardo-pleistocenica, alla quale ha certamente contribuito in modo sensibile la regressione eustatica corrispondente all’ultimo glaciale, è conseguenza del perdurare della fase di sollevamento nella parte settentrionale dell’alto gravimetrico di Anzio Lavinio. Inoltre, la confluenza delle ramificazioni del sopra citato sistema idrografico, coincide con la minima anomalia gravimetrica di Ardea.
Nella stessa area, per Di Filippo e Toro (1980), i depositi vulcanici subiscono un’erosione accelerata nelle zone di anomalia positiva e, nelle aree a gravimetria negativa, le suddette vulcaniti sono ricoperte da depositi alluvionali e palustri. Per gli Autori questa conformazione morfologica è dovuta al fatto che gli alti strutturali hanno continuato a sollevarsi.
Secondo Arnoldus–Huyzendveld et al. (1983), i fenomeni erosivi descritti non dipenderebbero tanto dal comportamento del substrato, quanto dalla particolare posizione del bacino a ridosso del Vulcano Laziale, con aste fluviali che presentano percorsi più brevi e convergenti verso il centro del bacino a differenza del reticolo idrografico che incide le pendici Nord occidentali e Sud orientali del vulcano, e principalmente dipenderebbero dagli effetti indotti dalla regressione eustatica post tirreniana. Più a Sud-Est, il plateau si estende su una vasta area identificata come Bosco del Padiglione a quota circa 70 – 80 metri s.l.m.. Il terrazzo è interessato da larghe ondulazioni più o meno pronunciate e da uno spartiacque con andamento Nord-Ovest Sud-Est che delimita una superficie Nord–orientale con drenaggio verso il fosso di Carano ed una Sud–occidentale con drenaggio verso la costa. Sempre secondo gli Autori le spianate costiere presentano un andamento sub–orizzontale dal Tevere a Pratica di Mare, sintomo di una relativa stabilità mentre, verso il “basso” di Ardea, le quote sono nettamente inferiori. Lo stesso fenomeno si osserva da Anzio verso Ardea, con le scarpate tra le spianate che scendono di quota da Sud-Est a Nord-Ovest.
La costa attuale, da poco oltre la foce del Tevere e fino al fosso Secco, è bordata da cordoni più o meno ben conservati di dune che isolano, analogamente alla costa pontina, aree depresse retrostanti, spesso impaludate. Oltre il fosso Secco si eleva rapidamente una falesia di circa 10 metri, ricoperta da sabbie eoliche; tra la falesia e la spiaggia si interpone un basso cordone di dune recenti. Più a Sud-Est la falesia si innalza ulteriormente evidenziando nel taglio depositi argilloso-sabbiosi plio-pleistocenici; scendendo verso Torre Astura, per poche centinaia di metri si osserva una falesia, attualmente erosa dal mare, intagliata, per uno spessore variabile di pochi metri, nelle argille grigie pleistoceniche con sovrapposto un lembo esiguo di piroclastiti albane rimaneggiate.
51Pianura Pontina
Anche le caratteristiche geomorfologiche della Pianura Pontina sono evidentemente riconducibili ai complessi meccanismi geologici recenti, legati in particolare alle oscillazioni del livello marino ed alla conseguente variazione della linea di riva.
La differenziazione geologica che interessa la piana, individuando i due settori delimitati dal fiume Sisto, ha riflessi anche sull’andamento morfologico. Si identifica un primo settore a Nord del fiume Sisto, caratterizzato da depositi continentali di tipo argillo–torboso di origine lagunare, che presenta una morfologia molto piatta con quote prossime al livello del mare. Lo stacco morfologico dai rilievi carbonatici Lepini ed Ausoni, subito a ridosso lungo il limite a monte Nord-Est, è molto brusco fino a verticale, nettamente diverso dal raccordo, molto più dolce, dei Colli Albani con l’Agro Romano.
Un secondo settore, più esteso è individuabile verso la costa, è essenzialmente costituito da un’ampia fascia di cordoni dunari larga circa 8 chilometri che, innalzandosi regolarmente, si estende da Nettuno fino al Circeo in prossimità del quale raggiunge la quota massima di 41 metri s.l.m. A Colle La Guardia. Il raccordo morfologico con il settore a Nord del Fiume Sisto è molto regolare, mentre verso mare si osserva generalmente una maggiore ripidità.
I depositi sabbiosi che costituiscono tale settore sono attribuibili alla formazione della “Duna Antica”. Lungo la fascia costiera, le più recenti oscillazioni della linea di riva hanno prodotto notevoli effetti morfologici, manifestatisi con la creazione di una laguna successivamente evoluta in una serie di quattro stagni costieri.
E’ da notare la particolare forma di costa a “rias” rasentata dalla riva orientale dei laghi e le cui digitazioni corrisponderebbero ad antiche valli (bracci) di erosione subaerea (Giovagnotti et al. ,1980). All’interno dei rilievi dunari pleistocenici sono presenti delle depressioni chiuse denominate “Piscine” che costituiscono elementi geomorfologici tipici della Foresta Planiziaria. Tali depressioni risultano scarsamente drenate a causa, oltre che della debole pendenza, anche della presenza al fondo di depositi argillosi provenienti dal dilavamento delle acque superficiali. Vengono in tal modo a formarsi ambienti con caratteristiche paludose ed a volte lacustri a seconda che le acque che vi si raccolgono, di origine principalmente meteorica ma a volte anche sorgiva, si prosciughino o meno durante la stagione estiva.
Dal punto di vista geomorfologico, risulta importante notare che la zona di Colle del Pero risulta interessata da deboli ondulazioni del paesaggio, legate alla morfologia propria delle formazioni dunari; nella zona del sito in oggetto tale morfologia risulta chiaramente alterata dalla presenza delle discariche.

51.8.8Inquadramento idrografico e idrologico generale

Il versante meridionale dei Colli Albani e l’antistante pianura costiera dell’Agro romano sono solcati da numerosi fossi, spesso profondamente incisi. Nel settore Occidentale i fossi, di direzione circa SW, convergono nel F.sso dell’Incastro o F.sso Grande con foce tra Tor Vaianica e Torre S. Lorenzo, 4 chilometri a SW di Ardea, mentre nel settore orientale confluiscono da N verso S nel F. Astura, che, con direzione SSE, raggiunge la costa presso la torre omonima, una decina di chilometri a SE di Nettuno.
Per quanto riguarda la piovosità, l’area ricade in un settore in cui le isoiete della zona litoranea dei Colli Albani risultano compresi tra 800 e 900 mm/annui con riferimento al quarantacinquennio 1921-65 (da Ventriglia, 1970); attualmente da misurazione che vengono rilevate dalla stessa IND.ECO S.r.l. La piovosità media annua è di circa 1.034 mm (2010).
L’area in studio ricade nel bacino idrografico del F. Astura che si estende nel suo complesso per circa 400 Kmq; la sua lunghezza, dall’estremità settentrionale, posta nella zona più elevata dei Colli Albani, al mare, è di circa Km 35; la sua larghezza media, di una dozzina di chilometri, si riduce a poco più di 2000 m in corrispondenza degli ultimi due chilometri.
La portata del Fiume Astura presso la foce si aggira intorno ai 850 l/s, mentre la maggior parte del bacino permane praticamente asciutta o presenta portate effimere solo in occasione di lunghi periodi di pioggia.
A seguito dei lavori di bonifica dell’Agro Pontino, ad una decina di chilometri a monte della foce, una notevole porzione di acqua che filtra nell’alveo del F. Astura (circa 2000 l/s), viene deviata nel Canale delle Acque Alte mediante un canale allacciante (Allacciante Astura), scavato sul prolungamento del F.so Spaccasassi.
Il drenaggio in alveo della falda che alimenta il F. Astura è influenzato da numerosi prelievi dei pozzi privati di difficile quantificazione, mentre quelli delle opere di captazione Carano, Campodicarne e Giannottola poste nella parte settentrionale del bacino derivano dall’acquifero una portata complessiva media di 600 l/s.
Complessivamente la zona risulta drenata da tre aste fluviali principali rappresentate dal fiume Astura, dal canale delle Acque Alte e dall’Allacciante Astura, che è un affluente in riva destra delle Acque Alte, nonché da un fitto sistema di fossetti e canali di irrigazione.
Nell’area in esame il Fiume Astura attraversa il complesso dei depositi fluvio – lacustri caratterizzata da argille, limi e sabbie, con lenti di torba e localiintercalazione ghiaioso – ciottoloso e travertini deposti nell’ambiente costiero che divide le dune costiere dai rilievi calcarei e vulcanici. Lungo le linee di compluvio più incise affiorano vulcaniti ( tufi lapidei, ignimbriti litoidi e tufiti sabbiose ) che nel corso inferiore dell’asta sono ricoperte da depositi limo – lacustri e fluvio – lacustri.
Il Fiume Astura è attualmente in fase erosiva, come dimostrato dal fatto che scorre all’interno delle sue alluvioni incidendo un alveo che risulta di qualche metro inferiore al piano campagna circostante.
A sud dell’area d’intervento è presente il canale di S. Antonio, che nasce nella zona del vicino Borgo Bainsizza e dopo aver lambito la parte meridionale del sito in progetto continua il suo corso per confluire nel Fiume Astura a valle dell’area delle discariche. Il regime del canale S. Antonio è tipicamentevernotico, in cui l’acqua defluisce essenzialmente durante le precipitazione meteoriche. L’alveo del Canale di S Antonio attraversa depositi limo – palustri e fluvio – lacustri, mettendo in luce a tratti le sottostanti vulcaniti. La rete idrografica locale è sufficiente a garantire il regolare deflusso delle acque meteoriche.

525.3.4 Inquadramento idrogeologico generale

Dal punto di vista idrogeologico la Pianura Pontina è divisa in due grandi unità idrogeologiche: l’Agro Romano a nord e la Pianura Pontina propriamente dette a sud.
Convenzionalmente il limite tra queste due unità viene fatto coincidere con il canale delle Acque Alte. Tale limite tuttavia è soltanto formale, dal momento che lo stesso corso d’acqua nella sua parte nord-orientale si comporta da limite di alimentazione per la Pianura Pontina (che drena l’acquifero dei Colli Albani per un’aliquota pari a circa 25 milioni di metri cubi all’anno – CELICO, 1983), mentre nel suo tratto terminale non opera alcun travaso tra un’unità e l’altra, ma sembra rappresentare un asse di drenaggio preferenziale per entrambe le falde acquifere.
La zona di interesse insiste su di una porzione di territorio che risente delle interazioni tra l’unità idrogeologica dell’Agro Romano ed il versante meridionale dell’unità Albana corrispondente all’edificio vulcanico.
Nell’area in esame le formazioni precedentemente identificate generano uno schema idrogeologico nel quale la formazione pozzolanica rappresenta un complesso idrogeologico, sede di un acquifero multifalda, alimentato lateralmente dagli apporti idrici derivanti dalle colate laviche altamente permeabili per fratturazione.
Tale acquifero pozzolanico è sostenuto al letto dal complesso a bassa permeabilità costituito prevalentemente dalle formazioni argilloso-sabbiose dell’Emiliano, mentre al tetto sono presenti complessi idrogeologici costituiti da litoformazioni sia sedimentarie che vulcaniche che presentano valori inferiori di permeabilità relativa. Tale fatto implica una sovrappressione nell’acquifero contenuto nelle pozzolane che consente una risalita del livello statico nei pozzi che si attestano nello stesso complesso idrogeologico.
Relativamente alla falda dei Colli Albani, le principali linee di flusso idrico sotterraneo risultano condizionate, oltre che dalla presenza di litotipi a differente permeabilità, anche dalla morfologia preesistente all’attività vulcanica; infatti le linee di maggiore produttività si hanno laddove i litotipi più permeabili (ad esempio colate laviche fortemente fratturate) sono andati a riempire vecchie incisioni vallive. Esempi di tali condizioni si registrano in località Giannottola dove un apposito rilevamento geoelettrico ha messo in luce la presenza di un fronte lavico connesso all’esistenza di un profondo paleoalveo sepolto. II paleoalveo è infatti colmato da alluvioni ghiaiose e sabbiose sulle quali si è sovrapposta una colata lavica a sua volta ricoperta dalla formazione pozzolanica e successivamente dal Complesso Tufo litoide – Pozzolanelle (MANFREDINI, 1989).
Come avviene generalmente negli apparati vulcanici a struttura complessa non è possibile determinare i limiti precisi del bacino di alimentazione della falda degli Albani; si può comunque presumere che le Lave antiche, data l’elevata permeabilità per fratturazione, la posizione basale rispetto all’apparato vulcanico dei Colli Albani e la loro probabile grande estensione areale, costituiscano un efficace drenaggio di tutte le acque di precipitazione atmosferica che con varie modalità si infiltrano nelle sovrastanti vulcaniti di un ampio settore dei Colli Albani.
II Fiume Astura ed i fossi affluenti costituiscono i principali recapiti dei deflussi verso sud provenienti dalla falda dei Colli Albani, infatti le isoipse rilevabili dalla carta idrogeologica della regione Lazio ( sala 1:250000)assumono in corrispondenza del Fiume Astura la concavità verso il basso, il che presuppone che esso dreni la falda in corrispondenza della zona in oggetto.

5.3.4.1Assetto idrogeologico del sito

In base ai numerosi studi geognostici effettuati precedentemente a vario titolo nelle zone limitrofe, è stata identificata, in tutta l’area indagata, una sequenza piroclastica il cui tetto è localizzato ad una profondità dal piano campagna di circa 20 m (10 m s.l.m.), in cui è racchiuso l’acquifero principale. Tale acquifero risulta talvolta in pressione soprattutto a causa della presenza al tetto di sedimenti limoso-sabbiosi. II substrato impermeabile sostenente l’acquifero è costituito dalle argille grigio-bluastre, alla profondità di circa 40 m (-10 m s.l.m.). Superficialmente, a luoghi, si registra una circolazione idrica nelle sabbie dunari scarsamente significativa dato l’esiguo spessore di tale formazione e l’assenza di bacini di alimentazione.
Una precedente indagine ha individuato le formazioni presenti nella zona, le stesse che interessano il progetto in esame.Definendo il loro andamento tridimensionale nel sottosuolo dell’area in studio è stato, così, anche definito l’assetto idrogeologico della zona in esame, dal basso verso l’ alto, come segue:

Complesso idrogeologico delle pozzolane nere.Litologicamente è costituito da una piroclastite mediamente addensata, a luoghi sciolta altre volte litoide, molto pomicea e scoriacea (pozzolana). Granulometricamente appartiene in prevalenza alle sabbie, ma presenta anche una frazione limosa, sia come matrice che in livelli di esiguo spessore. Il colore è grigio scuro o nerastro.
Prove di emungimento eseguite all’inizio degli anni novanta, hanno fornito valori di K nell’ordine di 10-4/10-5 m/s, valore indicativo di una permeabilità piuttosto elevata.

Complesso idrogeologico dei limi lacustri.I limi lacustri, nella loro facies prevalente, sono dotati di una permeabilità scarsa, con valori del coefficiente K di 2,1*10-7 m/s nella parte bassa e 1,6*10-6 m/s verso il tetto.Lo stesso parametro misurato in laboratorio ha fornito un valore di 6,42*10-9 m/s. Valori di così bassa permeabilità fanno sì che l’unità in esame costituisca una barriera idraulica tra la circolazione idrica profonda in pressione, contenuta nel complesso precedentemente descritto, e la circolazione idrica superficiale di tipo freatico, contenuta nei complessi idrogeologici sovrastanti. La presenza di una facies sabbiosa costituisce un collegamento idraulico tra le suddette circolazioni.

Complesso idrogeologico delle piroclastici.Costituito da materiale di origine vulcanica, raramente rimaneggiato, il più delle volte riconducibile alle formazioni del tufo litoide (“tufo lionato” Auct) e delle pozzolane superiori (“pozzolanelle” Auct). Il materiale presenta una granulometria sabbiosa fine con discreta percentuale di limo. I valori del coefficiente di permeabilità, reperiti da studi precedenti, si attestano sugli ordini di 10-6/10-8 m/s, a seconda del processo di argillificazione subito dalla formazione.

Complesso idrogeologico delle sabbie limose pleistoceniche-oloceniche. Si tratta di depositi a prevalente composizione sabbiosa in matrice limosa, ma non mancano livelli marcatamente limosi spessi anche qualche metro. Stratigraficamente è superiore al complesso idrogeologico delle piroclastiti precedentemente descritto, ma presenta relativamente allo stesso numerose eteropie laterali. Le sabbie limose presentano una permeabilità estremamente variabile, con valori del coefficiente K oscillanti tra 10-4 e 10-8 m/s. Le prove in laboratorio effettuate hanno fornito un valore di K = 4,13*10-6 m/s. Tale variabilità si esprime sia orizzontalmente che verticalmente in maniera alle volte repentina.
Di conseguenza, una circolazione idrica all’interno della presente unità risulterebbe molto frammentata, condizionata, oltre che dalla suddetta variabilità del parametro K, anche dalle numerose eteropie con il già descritto complesso delle piroclastiti e con la geometria del substrato limoso.
In realtà, dato il limitato spessore, la potenzialità idrica del complesso è molto ridotta. E’ sede di un acquifero scarsamente significativo con una circolazione idrica di tipo freatico associata ad una ricarica diretta, dovuta prevalentemente alle precipitazione meteoriche. Può quindi assumere importanza in relazione a piogge di forte intensità.

In particolare, nell’area in oggetto il complesso idrogeologico è costituito dalle sabbie e sabbie limose e dalle piroclastiti incoerenti/lave marroni o grigio scure; tali terreni si presentano generalmente permeabili negli orizzonti in cui la granulometria è prevalentemente grossolana e la cementazione non si presenta elevata (tanto da riempire significativamente i vuoti presenti tra i vari clasti).

Nell’area interessata dall’impianto sono stati installati due piezometri microfessurati a tubo aperto tipo “Norton” (per i dettagli si veda la “Relazione Geologica” allegata al progetto).I piezometri sono stati più volte monitorati, la prima volta dopo un periodo di attesa tale da permettere l’assorbimento da parte del terreno dell’acqua di perforazione, tempo peraltro breve, data la natura prevalentemente sabbiosa dei terreni attraversati; le misurazioni sono state eseguite mediante freatimetro elettrico.
I dati del livello della falda sono di seguito forniti relativamente alle quote in metri s.l.m. E si riferiscono alle misure eseguite nel periodo comprese tra febbraio e dicembre 2011 (Tab. 1 seguente).

Data lettura
Piezometro P44 m s.l.m.
Piezometro P45 m s.l.m.
Feb2011
11.42
12.00
Mar 2011
11.93
12.19
Apr2011
12.06
12.37
Mag2011
11.76
12.31
Giu2011
11.50
12.07
Lug2011
11.24
11.89
Ago2011
11.08
11.81
Sett2011
11.03
11.79
Ott2011
10.97
11.81
Nov 2011
11.01
11.81
Dic2011
10.98
11.77
Tabella 1

Dall’interpretazione di tali dati sembrerebbe confermata la direzione di flusso della falda indicativa E-W e ENE-WSW, cioè verso il corso dell’Astura come peraltro desunto dallo studio del vicino Bacino di discarica S8.

Inoltre, anche dai sondaggi eseguiti sembra confermato che l’acquifero sia sostenuto da un livello impermeabile più profondo, che potrebbe essere costituito dalle argille grigio-bluastre (Emiliano).

Il livello di falda, dovrebbe comunque rappresentare la superficie superiore dell’acquifero drenato dal Torrente Astura ubicato a valle dell’area di intervento; nel dettaglio la quota del livello dell’acqua del corso fluviale varia durante l’anno tra circa 7 e 10 m s.l.m. E in tal senso nel periodo di massima elevazione (marzo-aprile) si inverte il rapporto dinamico con la falda ed quest’ultima che viene alimentata nel tratto più prossimo al corso d’acqua.

Caratteristiche idrauliche dei terreni

Per quanto riguarda il coefficiente di permeabilità (k), ottenuto dalle prove di permeabilità in foro di sondaggio, tipo “Lefranc”, effettuate secondo le norme proposte dall’AGI (1977), per ogni litotipo presente è risultato quanto segue.

Unità 1 – Terreno vegetale – spessore 0.3 m
(Dati desunti da bibliografia)

k = 10-6 – 10-8 m/s.

Unità 2 – Piroclastite da granulare ad argillificata marrone-rossastra – spessore 6 m (Dati desunti da bibliografia)

a) Facies granulare: sabbie ben assortite da mediamente a ben addensate (presenti in spessore maggiore del 70%):
k = 10-4 – 10-6 m/s.

b) Facies argillificata: livelli di limo e argilla consistenti (presenti in spessore minore del 50%): k = 10-6 – 10-9 m/s.

Unità 3 – Sabbie policrome con livelli limoso-argillosi– spessore 6 m (Dati desunti da prove Lefranc)

k = 1 x 10-5 – 6.6 x 10-6 m/s (valore medio pesato 3.0 x 10-6 m/s)

Unità 4 – Piroclastite da granulare a semilitoide marrone-grigio-rossastra – spessore 4 m (Dati desunti da prove Lefranc)

k = 2.2 x 10-5 – 5.8 x 10-7 m/s (valore medio pesato 3.0 x 10-6 m/s)

Unità 5 – Sabbie e sabbie limose grigio-marroni avana e/o verdastre con conchiglie – spessore 4 m (Dati desunti da prove Lefranc)

k = 5.5 x 10-5 – 3.6 x 10-7 m/s (valore medio pesato 4.0 x 10-6 m/s)

Unità 6 – Limi argillosi e/o sabbie limose marroni scuro-grigiastre – spessori variabili (Dati desunti da prove Lefranc)

k = 6.0 x 10-6 – 4.8 x 10-9 m/s (valori minori nei livelli limoso-argillosi)

Unità 7 - Piroclastite da SALDATA A SEMILITOIDE (superiore) a granulare (inferiore) grigio-nerastra o grigio-marrone. Tra le due è presente un livello lavico grigio scuro-nerastro.
(Dati desunti da prove Lefranc)

k = 1.0 x 10-5 – 3.4 x 10-6 m/s (valori minori nei livelli più saldati)

Unità 8 - Sabbie limose e/o argillose grigie e piroclastiti frammiste– spessore maggiore di 4 m (Dati desunti da prove Lefranc)

k = 8.8 x 10-6 – 8.7 x 10-8 m/s (valori minori nei livelli più argillosi)

Dalle prove idrauliche effettuate su sezioni di acquifero con potenze pari a 3-4 m di spessore si sono ottenuti i valori di trasmissività pari a:
T (emungimento) = 4.5 * 10-4 m2/s
T (risalita) = 7.2 * 10-4 m2/s
che sono congruenti con il grado di permeabilità e di porosità dalle piroclastiti incoerenti. Sempre considerando le precedenti indagini emerge che la formazione pozzolanica presenta una permeabilità variabile tra 1.5 * 10-4 e 7.5 * 10-5 m/s.
Dalle campagne di sondaggio precedenti non sono emersi ulteriori livelli acquiferi produttivi al di sotto della formazione vulcanica, pur esistendo nell’intorno dell’area pozzi produttivi che probabilmente si attestano nei depositi sabbioso-ghiaiosi costituenti il tetto del substrato.
Per quanto riguarda lo stato delle acque sotterranee, l’esame dei numerosi dati di rilevazione quantitativa e qualitativa relativi alle acque sotterranee nell’area di insediamento della discarica di Borgo Montello, gestita dalla società Ind.Eco S.r.l., ha consentito di definire un quadro di dettaglio delle modalità di funzionamento della circolazione idrica sotterranea.
In particolare, la ricostruzione della superficie piezometrica, eseguita sia per via sperimentale e sia per via numerica, ha condotto sostanzialmente a risultati coerenti fra loro che indicano un deflusso idrico sotterraneo orientato in direzione Est-Ovest, che risente in modo sensibile della presenza del polder di impermeabilizzazione, ed in qualche modo condizionato dai livelli idrometrici del fiume Astura. Infatti si evidenzia un addensamento delle linee isofreatiche immediatamente a monte della ubicazione del polder, in quanto la presenza di una barriera impermeabile sotterranea, quale è appunto il diaframma perimetrale del bacino precedentemente non impermeabilizzato, determina un sensibile aumento del gradiente idraulico a monte.
In secondo luogo, l’andamento del flusso idrico risulta orientato anche localmente in direzione NE – SW, come del resto avviene nella regione di inserimento dell’area di studio.
Per effetto della vicinanza del fiume Astura, a valle del polder, si registra una sensibile deviazione di tale flusso in direzione Est – Ovest, a valle del Bacino S4. In tal senso la analisi delle misure di livello idrico superficiale e sotterraneo eseguite in contemporanea nell’ottobre 2005 hanno messo in luce che il flusso idrico sotterraneo risente della presenza del fiume Astura.
In funzione della presenza o meno nel sottosuolo del livello limoso a bassa permeabilità contenuto nella unità 3, la vulnerabilità della falda contenuta nella unità 4 varia da media ad elevata.


5.3.5Interferenza con aree di tutela
Dalla Carta delle Manifestazioni di Acque Termominerali e di Acque mineralizzate fredde risulta che non vi sia interferenza con acque termominerali e mineralizzate fredde né con allineamenti di manifestazioni naturali di acque minerali e termominerali
Risulta anche che il sito dell’impianto, come quello della discarica, non ricade né influenza aree di salvaguardia previste per pozzi o sorgenti destinate all’approvvigionamento idropotabile pubblico.
Inoltre, il sito non ricade né in Aree Critiche,né in Aree di Attenzione individuate dalle “Misure di salvaguardia degli Acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini”.

5.3.6
52.8.8Vulnerabilità dell’area
Il Piano di Tutela Delle Acque della Regione Lazio classifica l’area interessata dell’impianto e quella circostante, come ad alta vulnerabilità dell’acquifero.


52.8.9Uso attuale dei suoli
52.8.9.1 Area di intervento
Attualmente l’area interessata dal progetto di realizzazione dell’impianto TMB viene utilizzata per lo stazionamento temporaneo delle terre impiegate per la copertura dei rifiuti all’interno dei bacino della discarica. Tale funzione, per la parte d’areache non saràoccupata dall’impianto, verrà mantenuta anche dopo la realizzazione dell’impianto stesso.
52.8.9.2Aree contermini
Le attività antropiche vicino all’impianto, considerate entro la fascia dei 3 km, oltre agli insediamenti urbani e alle residenze rurali, sono quelle indotte dall’attività di conduzione dei fondi agricoli, quali i seminativi, frutteti e vigneti.
Dall’analisi della Carta della Copertura del Suolo (Fonte: Carta della Copertura del Suolo della Provincia di Latina) si evidenziano i diversi usi del suolo, cosi come riassunte nella tabella sottostante.

Area (Ha)
Codice Corine Land Cover
Descrizione
190,91
1.1.2
Tessuto Urbano Discontinuo
8,20
1.1.2.1
Case Sparse
5,13
1.1.2.3
Edifici Rurali e annessi agricoli
8,19
1.2.1.1
Area industriale e commerciale, depositi
0,55
1.2.1.5.1
Depuratori
46,79
1.3.2.1
Discariche rifiuti solidi urbani
0,012
1.3.3.2
Suoli rimaneggiati ed artefatti
0,40
1.4.2.1
Attrezzature sportive e per il tempo libero
1.808,58
2.1.1
Seminativi in aree non irrigue
718,60
2.2.2
Frutteti
1,86
2.2.3
Oliveti
7,39
2.2.4.1
Arboricoltura da legno
13,22
2.2.4.2
Eucalipteti (Eucaliptusspp)
11,01
2.2.4.3
Eucalipteti da barriere frangivento
122,78
2.2.5
Colture protette e vivai
6,46
2.4.1
Colture annuali associate a colture permanenti
50,37
3.1.1.5
Vegetazione ripariale arborea
1,15
3.1.2
Bosco di conifera
0,22
3.2.2
Cespuglietti e arbusteti
19,89
3.2.2.1
Vegetazione ripariale arbustiva
18,04
4.1.2.1
Canneto a fragmite
4,85
5.1.1.1
Fiumi, torrenti e fossi
0,23
5.1.1.2
Altri corsi d’acqua, canali e idrovie
0,30
5.1.2.2
Bacini d’acqua artificiali

Infatti, si rileva che le attività antropiche principali, in ordine decrescente, sono: attività colturali a seminativo, frutteti, tessuto urbano discontinuo, colture protette e vivai (serre) e, scorrendo man mano, le altre attività restanti.

535.3.8 Classificazione pedologica del sito
Il suolo, inteso come lo strato superficiale del terreno a contatto con la biosfera e le attività antropiche, riveste una rilevante importanza sia come fattore ambientale che economico. La Provincia di Latina per divulgare l’importanza delle funzioni chiave del suolo dal punto di vista ambientale, economico, sociale e culturale, al fine della protezione e di un uso sostenibile dello stesso, ha pubblicato gli studi condotti nell’ambito della pianificazione territoriale legati al comparto suolo. Le informazioni che seguono sono state tratte dalla pubblicazione “i suoli della Provincia di Latina – carta, database e applicazioni” edita dalla Provincia di Latina.
L’area dell’impianto TMB ricade su due tipologie di suolo: all’angolo nord-est prevalgono suoli dei sedimenti lagunari del terrazzo alto (livello di Latina) per circa il 20% dell’ara dell’impianto, mentre per la restante parte prevalgono suoli appartenenti barriera costiera del terrazzo alto (livello di Latina).
I suoli dei sedimenti lagunari del terrazzo alto hanno le seguenti principali caratteristiche pedologiche:
profondità molto profondi
tessitura fine o medio-fine
pendenza classe dominante: da pianeggiante a leggermente ondulata
drenaggio classe dominante: lento
capacità d’uso classe d’uso dominante: con notevoli limitazioni che riducono la scelta colturale o che richiedono un’accurata e continua manutenzione delle sistemazioni idrauliche, agrarie e forestali, legate a caratteristiche negative del suolo ed all’abbondante presenza d’acqua nel profilo.
I suoli appartenenti alla barriera costiera del terrazzo alto hanno le seguenti principali caratteristiche pedologiche:
profondità profondi
tessitura medio-fine
pendenza classe dominante: inclinata o moderatamente ripida drenaggio classe dominante: buono
capacità d’uso classe d’uso dominante: con notevoli limitazioni che riducono la scelta colturale o che richiedono un’accurata e continua manutenzione delle sistemazioni idrauliche, agrarie e forestali, legate all’abbondante presenza d’acqua nel profilo.

545.3.9 Inquadramento biotico
Al fine di caratterizzare il contesto ambientale nel quale si inserisce l’opera in relazione agli aspetti biotici, si farà riferimento a diversi studi condotti sul tema, relativi ad un’area di indagine estesa su una superficie superiore a quella fisicamente investita dall’intervento.
54.8.8.1Flora
Lo studio Hydra ha redatto un documento sulla vegetazione della area della discarica di Borgo Montello contenuto nella relazione “SIA e valutazione di compatibilità per l’ampliamento di una discarica controllata di RSU”, effettuando quattro rilievi posizionati come segue:
o Rilievo n.1 incolto all’ingresso della discarica; o Rilievo n.2: incolto zona Ovest, localizzato tra il recinto ed il fiume Astura; o Rilievo n.3: incolto zona Sud della discarica Ind.Ecosrl, già Ecotecna; o Rilievo n.4: vegetazione ripariale del fiume Astura.
Nello studio si riportava l’elenco generale delle specie vegetali rinvenute nel comprensorio della discarica di Borgo Montello. Il numero delle specie vegetali rinvenute risultava pari a 176. La maggior parte delle specie era legata ad ambienti incolti, ma era ben rappresentata anche la componente infestante. Dal punto di vista vegetazionale, le cenosi di maggior interesse erano risultate essere:
1) Vegetazione igrofila. Località del rilievo 2. Questo tipo di vegetazione è legato ad ambienti molto peculiari (piscine), che sono in diminuzione nel territorio nazionale a causa delle continua pressione antropica.
2) Vegetazione ripariale. Località: Fiume Astura. E’ l’unico tratto di vegetazione arborea del comprensorio e, sebbene in parte degradato, rappresenta la formazione a maggiore complessità strutturale.
3) Vegetazione arbustiva. Località a Ovest del comprensorio, al confine con i coltivi. Nonostante l’assenza di entità floristiche particolari, rappresenta un tentativo di ripristino della vegetazione potenziale.
54.8.8.1.1Analisi della qualità della flora
L’impianto TMB è inserito in un contesto essenzialmente agricolo, dove prevalgono coltivazioni di vigneti, oliveti e seminativi anche se l’area oggetto dell’intervento non presenta colture in atto ed è da anni interessata per le attività connesse alla discarica.
La presenza costante di Vitis vinifera L., in filari o diffusa casualmente nel comprensorio, indica come l’area fosse precedentemente utilizzata a vigneto; quindi l’impianto va ad inserirsi in un’area già antropizzata. Tutto ciò si riflette in un corteggio floristico, caratterizzato dalla dominanza di specie ruderali – infestanti, mentre sono rare le specie più tipiche dei prati o di formazioni boschive.
La continua rimozione del suolo contribuisce a limitare il naturale evolversi della vegetazione, favorendo soprattutto le specie terofitiche degli ambienti degradati.
Nell’area propriamente di studio, quindi, le zone con vegetazione ad elevato grado di naturalità, superstiti di un’intensa azione antropica, sono del tutto assenti e sono poco rappresentate anche al di fuori della stessa, confinate principalmente lungo i corsi d’acqua ed i canali.
L’intensa pressione antropica ha, nel tempo, alterato gli equilibri naturali incidendo fortemente sulle caratteristiche faunistiche e vegetazionali; ne sono un esempio le numerose specie esotiche presenti, quali gli eucalipti che tra l’altro sono oggetto di coltura.
In particolare, l’area destinata ad accogliere il progetto non è caratterizzata da alcuna presenza vegetazionale di rilievo. Gli agrosistemi erbacei sono presenti esternamente all’area di studio e sono rappresentati per la maggior parte da colture di tipo seminativo asciutto e irriguo. Gli agrosistemi arborei sono presenti anch’essi esternamente all’area destinata all’impianto e sono rappresentati per la maggior parte da frutteti, vigneti e oliveti.
Non risulta compreso nel territorio in esame alcun biotipo censito tra le aree di interesse vegetazionale, meritevole di conservazione in Italia né biotopi protetti da specifica normativa.
Nello studio dell’ENEA “Incarico per l’esecuzione di uno studio finalizzato alla progettazione per la bonifica e/o riconversione della discarica di Borgo Montello a Latina- rapporto intermedio” era stata condotta un’indagine sulla vegetazione (spontanea e colture) per un’estensione di circa 10 kmq nell’intorno dell’area delle discariche, finalizzata ad individuare i possibili danni o patologie a carico della vegetazione, mirando sia ad individuare la collocazione di eventuali sorgenti di propagazione di patologie che il trend delle stesse. Fu possibile in tal modo individuare alcune aree con segni di deperimento a carico della vegetazione, in cui il sintomo principale era rappresentato da disseccamento di specie sia arboree che arbustive ed erbacee; la parallela analisi della cenosi vegetale aveva riscontrato un impoverimento delle specie più esigenti e sensibili lungo il fiume Astura.
Tuttavia, per le varie sofferenze vegetali riscontrate, l’analisi non era in grado di accertare esattamente la causa responsabile della patologia; solo per “i danni riscontrati lungo il confine meridionale del bacino S4 si poteva ragionevolmente ritenere che fossero legati alla discarica S4”. Comunque, nel capitolo dedicato al biomonitoraggio, la relazione affermava che “per quanto riguarda i fenomeni inquinanti dovuti ad un’eventuale migrazione (di biogas) verso i terreni limitrofi, alla fase attuale dell’indagine non sembra che sussistano motivi di preoccupazione”. Questo veniva ricondotto al buon funzionamento, unito alla bassa produttività, del sistema di captazione centralizzato del biogas.
Nel 2008 sono state effettuate valutazioni qualitative sia generali (area estesa 1-12 km) che specifiche (dintorni della discarica); queste ultime in particolare si riferiscono alle aree immediatamente circostanti l’attuale bacino di conferimento, al fine di rilevare l’attuale struttura vegetazionale. A tale scopo sono state esaminate due diverse tipologie ambientali rappresentate nell’area: gli incolti ed il bosco ripariale.
Lo studio in oggetto è riportato in Allegato G acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A.
In sintesi, risulta che il Fiume Astura con la vegetazione di ripa che lo caratterizza è da considerare come l’ambiente con fitocenosi più ricca e complessa presente nell’area di studio.
555.3.9.2 Fauna
Il territorio in esame, come già detto, si presenta fortemente antropizzato ed intensamente degradato a causa dello sfruttamento subito, e caratterizzato, nelle aree confinanti, da colture prevalentemente di tipo seminativo.
Tale situazione non si presenta favorevole ai popolamenti faunistici. Tuttavia, uno studio condotto nell’area ha rilevato la presenza delle seguenti specie di uccelli nidificanti: Gabbiano reale, Rondone, Rondine, Balestruccio, Cornacchia grigia, Taccola. Queste specie non nidificano direttamente all’interno dell’area di studio, ma sono presenti nelle sue immediate vicinanze e utilizzano la stessa a causa della facilità di procurarsi cibo.
Le indagini faunistiche svolte, hanno permesso di delineare la presenza di un popolamento, soprattutto per quanto riguarda l’avifauna, composto da poche specie e caratteristico di un ambiente strutturalmente semplice o, in altri termini, sottoposto ad una serie di interventi antropici che ne impediscono lo sviluppo verso forme più complesse.
In particolare, nella zona oggetto di studio non sono state rilevate specie di particolare valore naturalistico. Il Fiume Astura e la vegetazione ripariale costituiscono l’ambiente a più elevata ricchezza di specie e con la maggiore diversità.
Particolare interesse, emerso nel corso delle indagini svolte, è quello relativo all’elevato numero di individui di Gabbiano Reale e, più comunemente nei siti interessati da scarico di rifiuti, del Gabbiano comune, attratti dalle notevoli disponibilità alimentari offerte dai Rifiuti Urbani.
Nel 2008 è stato condotto uno studio riferito alla fauna omeoterma effettivamente osservata nell’area di studio, comprendente i bacini di conferimento dei rifiuti, aree limitrofe interne ed esterne alla proprietà Ind. Eco per un raggio di circa 3 km. In tale studio sono presi in considerazione anche gli aspetti legati ad eventuali stati di stress presenti nelle popolazioni animali locali.
Lo studio in oggetto è riportato in Allegato G acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A.
Inoltre, vengono condotte con regolarità attività dibiomonitoraggio della qualità del suolo attraverso lo studio della comunità ad artropodi presenti nella discarica di rifiuti urbani di proprietà della Ind. Eco S.r.l., i quali reports vengono periodicamente trasmessi agli enti preposti.
5.3.9.1
55.8.8.1Stato degli ecosistemi
Dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, le aree inerenti il presente progetto risultano compromesse a causa dell’intenso grado di sfruttamento ed antropizzazione pregresso.
Costituisce invece una effettiva diversificazione dal punto di vista vegetazionale e faunistico il “Paesaggio naturale” rappresentato dal corso del Fiume Astura.
Altre realtà di un qualche valore naturale si presentano come sottili strisce di bosco lungo gli argini dei fossi, (ad es. Fosso di Sant’Antonio a valle del sito in oggetto). L’area più rilevante sia per gli aspetti naturalistici che per l’estensione è il Bosco del Foglino (Comune di Nettuno, 500 ha di superfice), i cui limiti distano circa 3 km dal sito in esame.
Nel territorio circostante l’impianto di Borgo Montello non sono presenti aree tutelate dalla normativa regionale o nazionale sulle Aree Protette; i laghi costieri del Circeo ricadenti nell’omonimo Parco Nazionale distano oltre 12 km (Lago di Fogliano). Nell’area di interesse non sono presenti zone a protezione speciale (ZPS), né siti di importanza comunitaria (SIC); le ZPS più prossime distano rispettivamente 20 km, Monti Lepini, e 25 km, Foresta di Sabaudia, mentre i SIC distano: a poco più di 3 km il Bosco del Foglino, 6 km il Litorale di Torre Astura, circa 7 km le Zone Umide a Ovest del Litorale di Torre Astura.
Per quanto riguarda altre forme di tutela locale, è da segnalare la sola presenza della fascia di rispetto dei canali di bonifica, ma soprattutto quella più vicina del Fiume Astura che comunque non interessa il sito di localizzazione del nuovo impianto di trattamento dei rifiuti.
Nell’Allegato G accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A, viene inclusa una descrizione dei rapporti con le zone di tutela, parchi, zone protette dalla normativa o altre zone naturali sensibili più prossime al sito in oggetto e dei rapporti con i Siti di Importanza Comunitaria – SIC e delle Zone di Protezione Speciale – ZPS.
55.8.8.1.1Presenza di SIC, ZPS o aree protette
Entro l’intorno di 3 km dal sito non sono presenti SIC, ZPS, aree protette o zone umide come sorgenti o fontanili.
55.8.8.2Qualità delle acque sotterranee
L’area in cui andrà ad inserirsi il nuovo impianto è caratterizzata da un’intensa presenza di attività antropiche, le quali, negli ultimi decenni, hanno utilizzato questa zona per lo smaltimento di rifiuti. Le discariche allestite in origine, utilizzando le conoscenze approssimative dell’epoca e pertanto prive di controllo, sono state successivamente adeguate ai nuovi criteri di salvaguardia e tutela del territorio e della salute pubblica; esse quindi possono ora essere considerate discariche controllate sia per quanto riguarda la tipologia di rifiuti smaltiti sia per quello che riguarda il loro impatto sull’ambiente.
Nell’ultimo decennio numerose sono state le indagini ambientali indirizzate a valutare le caratteristiche fisiche degli acquiferi presenti nella zona, ed in particolare le caratteristiche chimiche delle acque sotterranee.
Le analisi chimiche delle acque sotterranee prelevate dai numerosi pozzi presenti nella zona coprono un intervallo temporale che va dal Dicembre dell’anno 1987 sino ai correnti mesi.
La definizione delle caratteristiche dell’acquifero era stata oggetto di indagine sia da parte dello studio Hydra, in fase di progettazione della prima discarica di rifiuti urbani, e, successivamente, durante la progettazione della discarica già Ecotecna (sito che completa l’area verso il fiume Astura), sia da parte dell’ENEA, durante lo studio per la caratterizzazione della vecchia discarica di rifiuti urbani, localizzata a ridosso del fiume Astura.
Tali caratteristiche idrogeologiche, sono state poi, durante il corso degli anni seguenti, puntualizzate tramite una ampia serie di studi di approfondimento, avvenuti tramite la realizzazione di un cospicuo numero di nuovi piezometri disposti perimetralmente alle discariche.
Si tratta di documenti agli atti delle Autorità competenti ed oggetto di continuo esame, elaborazione e valutazione. A dette copiose risultanze non può pertanto che rimandarsi in questa sede.
Si può tuttavia, in sintesi, affermare che la frequenza dei campionamenti nell’area interessata dalle discariche ha visto un deciso incremento nel corso degli anni, passando da analisi con cadenze trimestrali o semestrali a frequenze mensili. Questo ha permesso e permette alle Autorità competenti di controllare in continuo lo stato dell’acquifero e le possibili modificazioni chimiche dello stesso.
5.3.9.5Qualità delle acque superficiali
La qualità del corso d’acqua in corrispondenza dell’area delle discariche è ampiamente nota grazie al programma di monitoraggio da tempo in atto da parte della Ind.Eco s.r.l., che prevede il campionamento periodico delle acque in corrispondenza di tre punti (ubicati a monte ed a valle dell’area di proprietà) in modo da definire l’eventuale impatto sulle acque del fiume da parte dell’impianto; inoltre, anche negli studi dell’ENEA “Studio di caratterizzazione della discarica S0 di Borgo Montello – Latina” e “Incarico per l’esecuzione di uno studio finalizzato alla progettazione per la bonifica e\o riconversione della discarica di Borgo Montello a Latina- rapporto intermedio” sono riportate analisi chimico-fisiche relative a campioni prelevati lungo il fiume Astura sia a monte che a valle dei bacini di discarica.
Dal confronto tra i principali parametri chimico–fisici a monte ed a valle dell’area di localizzazione dell’invaso già Ecotecna analizzati a cura della Ind.Eco S.r.l ed a cura dell’ENEA e contenuti negli studi sopraccitati risulta che non esistono elementi significativi riguardanti il contributo delle discariche di Borgo Montello all’inquinamento del Fiume Astura.
Si può anzi evidenziare un lievissimo miglioramento della qualità di gran parte dei parametri a valle rispetto a quelli a monte; ciò può indicare che le acque provenienti dalle discariche, come detto costituite solo da acque meteoriche ruscellanti, producono, per quanto poco, una diluizione delle acque del fiume Astura che, come sopra detto, rappresenta il ricettore di acque reflue agricole, urbane ed industriali che hanno in parte alterato la sua qualità come rilevabile dai valori elevati di cloruri, COD ed in parte ammoniaca. Analoghe considerazioni, per quanto riguarda i metalli, possono essere fatte per le acque del fosso (Fiumetto) a valle della discarica e parallelo al fiume Astura.
Un’ulteriore verifica sulla qualità delle acque del fiume Astura è stata condotta dall’ENEA attraverso il calcolo dell’Indice Biotico Esteso (I.B.E.) per la verifica dell’eventuale effetto di disturbo esercitato dal complesso di discariche sull’ambiente fluviale. I campionamenti della comunità bentonica sono stati effettuati in corrispondenza di 4 stazioni, di cui una ubicata a monte della discarica, due in corrispondenza della discarica e l’ultima a valle della discarica. I risultati ottenuti indicano che il valore dell’indice biotico esteso (I.B.E.) diminuisce in maniera poco marcata dalla stazione a monte (I.B.E.=6) alle due stazioni in corrispondenza della discarica (I.B.E.=5) alla stazione a valle (I.B.E.= 4).
La tabella seguente riporta i risultati conclusivi del monitoraggio biologico.

Stazione
I.B.E.
Classe di qualità
GIUDIZIO
A monte
6
III
Ambiente inquinato o alterato
A livello
5
IV
Ambiente molto inquinato o molto alterato
A livello
5
IV
Ambiente molto inquinato o molto alterato
A valle
4
IV
Ambiente molto inquinato o molto alterato

Lo studio si conclude osservando che “la variazione di classe osservata tra la stazione a monte della discarica e le successive non è estremamente marcata, ma il peggioramento potrebbe essere attribuito ad effetti negativi della discarica sulla qualità del fiume Astura. Questi risultati devono essere integrati con quelli ottenuti dalle indagini ecotossicologiche”.
Per approfondire ulteriormente la qualità delle acque superficiali del fiume sono state condotte, quindi, analisi ecotossicologiche basate su test di tossicità su organismi sensibili, le quali permettono di definire come la qualità dell’acqua in esame può essere considerata in relazione alla vita dell’ecosistema. Tali test determinano quanti organismi, appartenenti ad un determinato sistema biologico, manifestano la compromissione di una o più funzioni dopo essere stati per un determinato tempo a contatto con il campione d’acqua in esame.
I campioni d’acqua utilizzati sono stati prelevati in corrispondenza delle stesse stazioni sopradescritte ed utilizzate per la definizione dell’I.B.E..
Dall’indagine è risultato che, tra gli organismi utilizzati, soltanto l’alga verde Selenastrumcapricornutumha rilevato la tossicità dei campioni analizzati; tale tossicità, tuttavia, è stata rilevata in maniera uniforme sia a monte delle discariche che a valle che nei siti in linea; addirittura è stata osservata una lieve diminuzione della tossicità da monte verso valle. Nel caso, invece, del batterioPhotobacteriumphosphoreum è stata riscontrata una lieve condizione di stress solo in corrispondenza del campione prelevato a monte della discarica.
L’analisi si conclude quindi rilevando che “dall’esame dei dati riportati risulta che le acque del fiume Astura risultano inquinate, in quanto in grado di indurre effetti di tossicità acuta già a monte della discarica. L’andamento diffuso della tossicità non consente di discriminare un eventuale apporto dovuto al rilascio di contaminanti da parte della discarica” .
Anche i sopracitati studi coordinati ed eseguiti da ARPA Lazio, ancora in fase di svolgimento, stanno tenendo conto delle condizioni del F. Astura; quindi si attende la terminazione di queste indagini per poter apprendere e valutare le conclusioni riguardo lo stato attuale del fiume.

55.8.9Atmosfera
La relazione tecnica “Studio della componente atmosfera ai fini della V.I.A. “, predisposta dall’ENEA su incarico del Ministero, classifica gli impianti di smaltimento per rifiuti industriali ed urbani nel gruppo di opere, interventi ed impianti che utilizzano direttamente l’ambiente atmosferico come “mezzo di smaltimento di residui, rifiuti o rilasci provenienti da processi lavorativi o da attività di stoccaggio anche se non utilizzano in modo diretto la risorsa aria in ingresso o durante il ciclo lavorativo”.
Delle numerose e severe prescrizioni indicate per la caratterizzazione climatica del sito in assenza dell’intervento, nel presente lavoro sono stati presi in considerazione i parametri meteorologici, nella loro ripartizione spaziale e temporale, di più diretto interesse in relazione all’opera in progetto, ovvero:
Precipitazioni;
Temperatura dell’aria;
Ventosità;
Turbolenza atmosferica.
55.8.9.1Precipitazioni e Temperatura
L’analisi di piovosità del sito si basa sulle serie storiche delle precipitazioni registrate alle stazioni meteorologiche del Servizio Idrografico (di Stato) di Ardea, Latina, Cisterna di Latina, Cerasella, Torre Olevola e Terracina. La scelta di queste stazioni è stata fatta in base alla loro ubicazione geografica e morfologica lungo la fascia costiera pontina, all’interno della quale ricade anche il sito in oggetto.
Le serie storiche coprono un periodo di tempo che va dal 1921 fino al 1980 e sono in genere complete fino ai nostri giorni, anche se in alcuni casi i dati risultano ricostruiti, soprattutto durante il periodo bellico.
Le precipitazioni annuali, distribuite lungo il sessantennio, sono state diagrammate nelle figg. 1, 2 e 3 seguenti; i tre segmenti tratteggiati, riportati in ordinata, indicano la precipitazione media compresa nella fascia di confidenza limitata ±σ, dove σ rappresenta lo scarto quadratico medio, vale a dire il grado di dispersione dei valori attorno alla media. Il confronto tra le 6 stazioni mette in rilievo un andamento annuale simile, con un valore di piovosità media pari a 953 mm, (studio Hydra “VIA per l’ampliamento di una discarica controllata di I categoria per RSU” località Borgo Montello, LT).
Nelle fig. 4 e 5, sono riportate le curve di frequenze di superamento dei valori annuali di precipitazione relativi all’intervallo 1921÷1980.
I grafici visualizzano molto chiaramente con che frequenza percentuale vengono superate piogge di diversa entità. Come esempio, per ogni stazione è stata tracciata la piovosità media corrispondente; l’intercetta sulla curva ricade per tutte le stazioni all’intorno del 50% di frequenza di superamento.
L’afflusso meteorico annuale, ripartito mensilmente, è diagrammato nelle figg. 6÷11.
L’andamento dei valori mensili medi permette di definire il regime delle precipitazioni che interessano l’area in esame: tutte le stazioni rilevano un minimo in corrispondenza del mese di Luglio ed un massimo in Novembre. L’escursione della fascia di confidenza (±) è più accentuata in corrispondenza dei massimi valori, come pure nei mesi di Febbraio e Maggio, indicando quindi una più marcata variabilità degli eventi piovosi in questi mesi.
Questo tipo di distribuzione temporale delle piogge, caratterizzata da un massimo invernale ed un solo minimo estivo, classifica il regime pluviometrico dell’area come marittimo.
Sugli stessi diagrammi, relativamente alle stazioni di Ardea, Latina e Terracina di cui sono disponibili i dati, è riportata la distribuzione mensile dei giorni piovosi (ordinata a destra). Novembre e Dicembre sono i mesi con il maggior numero di giorni umidi, superando la soglia 10, mentre in Ottobre si registrano su tutte le stazioni le precipitazioni più intense dell’anno (rapporto tra afflusso e numero di giorni piovosi).
Per le stazioni di Ardea, Latina, Torre Olevola e Terracina sono state tabellate le serie storiche dei valori di Temperatura dell’aria. Dai valori massimi medi e minimi mensili, mediati sul sessantennio, si evidenzia su tutte le stazioni come i mesi più caldi siano Luglio e Agosto, con una media di 23,7° raggiungendo punte massime di 32°-33°.
La presenza del mare, distante una decina di km dal sito, produce un effetto mitigatorio sul regime termico della fascia costiera, abbassando la temperatura dell’aria nei mesi primaverili rispetto a quelli omologhi autunnali: il valore medio annuale che ne risulta è di 15,1°C.
Nelle tabelle 1-5 sono riassunti tutti i dati di precipitazione sulla base dei quali sono stati costruiti i diagrammi.

Inoltre nelle figure sottostanti, si riportano le piovosità mensili e cumulate relative all’anno 2010 rilevate a mezzo del pluviometro installato presso la discarica della Ind.Eco S.r.l..

565.3.10.2 Ventosità
Si rimanda all’Allegato F accluso nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A. Riguardante i dati rilevati recentemente dall’anemometro presente presso il sito di discarica di Borgo Montello, di proprietà della Ind.Eco S.r.l. Grafici riportano nello specifico i valori dell’intensità e della direzione del vento e la direzione del vento prevalente.
5.3.10.1
56.8.8.1 Turbolenza
Per caratterizzare la turbolenza di origine termodinamica, è stata applicata la metodologia di Pasquill-Gifford, secondo cui le condizioni medie di turbolenza vengono distinte in 6 classi di stabilità atmosferica (vedi tabella seguente), ciascuna delle quali è determinata da pochi fattori di osservazioni meteorologiche. Nella stessa tabella viene riportata la distribuzione delle frequenze mensili annuali delle classi di stabilità su indicate. Lo stato atmosferico più frequente, sul decennio di osservazione, è quello di stabilità con assenza di turbolenza (classe F+G), associata ad una condizione neutra con debole turbolenza (classe D).

56.8.8.2Inquadramento dello stato di inquinamento atmosferico locale

Si veda a tal proposito l’allegato D.6 scheda D della contestuale procedura di A.I.A..
Ai fini della determinazione dello stato di inquinamento atmosferico locale, i riferimenti normativi che istituiscono i requisiti di qualità ambientale (SQA) ed i livelli di valutazione ambientale (EAL), prevedono la determinazione delle misure delle soglie limite di tali requisiti tramite una rete areale di strumenti per l’analisi chimica in continuo gestita da enti pubblici. Tale rete non risulta essere presente nella zona vasta della discarica di Borgo Montello. Quindi di fatto le SQA non risultano essere applicabili.

56.8.9Inquadramento paesaggistico
Nel capitolo relativo ai caratteri morfologici dell’area è stata data un’implicita descrizione dei lineamenti paesaggistici. Nel presente capitolo vengono, quindi, approfonditi oltre agli aspetti storici, quelli relativi al rapporto tra il contesto naturalistico e le attività antropiche, all’evoluzione del paesaggio ed all’influenza dell’uomo su tale trasformazione.
575.3.11.1 Aspetti storici del paesaggio
L’area occupa parte di quello che fino alla fine del secolo scorso veniva identificato come il Bosco o la Selva di Conca, l’antico nome dell’insediamento di Borgo Montello.
La Selva di Conca faceva parte della Foresta Planiziaria, una associazione di boschi ad alto fusto e di macchia mediterranea che ha ricoperto per secoli, prima dei lavori di bonifica idraulica, l’intero settore laziale costiero.
Dall’esame degli antichi documenti cartografici emerge come la Foresta Planiziaria risultasse articolata in differenti unità: dall’Astura fino alle pendici dei Colli Albani verso Nord (Bosco di Foglino, dell’Acciarella, di Conca ed altri) e verso Est attraverso le Selve di Cisterna e di Terracina; da quest’ultima, oltrepassando idealmente la base dei rilievi carbonatici Ausoni, La Foresta Planiziaria si estendeva nella piana di Fondi con il Bosco di Salto e la Selva di Vetere (studio Hydra, 1988).
Oggi, il Bosco di Foglino (Nettuno) unitamente alla Pineta di Torre Astura ed al Bosco del Parco Nazionale del Circeo rappresentano l’ultimo residuo della Foresta Planiziaria.
Prima della bonifica attuale, gli unici centri abitati erano Cisterna, Casale Campomorto (oggi Campoverde), Casale della Conca (quest’ultimo quasi in riva al “Fiume di Conca”) e l’odierno Astura, nei pressi della collinetta di Satricum, l’antichissimo insediamento di origine italica ubicato circa 3 Km a Nord dal sito in studio.
Fin dalle origini, l’area ha presentato sistemi insediativi tipici dello sfruttamento dei terreni a vocazione agro-silvo-pastorale.
Attualmente, il paesaggio, il cui motivo morfologico dominante è rappresentato dalle pianure alluvionali che circondano il sito e presenti sia in destra (Valle dell’Oro – riserva di Rottura) che in sinistra idraulica del fiume Astura (Colle del Pero – Lago S. Antonio), per lo più caratterizzate da coltivazioni intense a vigneti, frutteti e serre, appare molto diverso da quello degli anni trenta, quando si diede inizio alle grandi opere di sistemazione idraulica della pianura pontina; in tale occasione, le acque meteoriche insistenti sull’intera superficie furono regimate e comprese in un unico bacino imbrifero, il cui corpo ricettore è il Fiume Astura.
Dai dati bibliografici disponibili risulta che la vegetazione naturale era costituita prevalentemente da pinete sulle coste, quercete nelle zone assolate e boschi di pioppi, salici e farnie nelle zone più umide.
Attualmente, i boschi sono scomparsi completamente ad eccezione di alcune zone residuali molto limitate presenti nella zona dell’Acciarella sulla riva destra del fiume Astura.
Sulla morfologia già descritta i lavori agricoli, fin dal secolo scorso, hanno avuto una notevole influenza con la creazione di colmamenti, tagli ripidi anche piuttosto elevati ed ampie spianate. Ancor più a scala locale, e solo di recente, i lavori di movimentazione della terra legati all’attività di discarica hanno prodotto lo sbancamento ed il successivo “reinnalzamento” di un modestissimo colle; si è prodotto anche il riempimento di una valletta fino ad ottenere una sorta di “inversione di rilievo”, con quote finali di poco superiori ai 40 metri s.l.m..
5
5.3.11
57.8.8.1Aspetti storico–archeologici ed identitari del paesaggio L’area ha sempre risentito della presenza del fiume che ha evidentemente svolto un ruolo essenziale nell’antropizzazione e nello sviluppo economico e nella difesa strategica della stessa. Infatti, è stato scalo e porto fluviale alla foce, elemento di comunicazione con la rete viaria dell’interno, fossato difensivo degli insediamenti lungo il suo corso.
Sulla sua riva destra sorgeva la città latina di Satricum che, se non il maggiore, era il più antico dei centri politici, commerciali e culturali dell’agro pontino. Oggi, oltre duemila anni di storia sopravvivono appena nei resti del Tempio della Mater Matuta nei pressi delle Ferriere.
La vocazione essenzialmente agricola dell’area ha sicuramente contribuito a far si che la sopravvivenza dei resti di Satricum fosse stentata. Solo una parte di questi fu infatti salvata con campagne di scavo, mentre un’altra parte, molto più cospicua è finita sotto i cingoli dei trattori, il vomere degli aratri e le fondazioni di nuove case sorte nella zona, anche se, probabilmente, qualcosa ancora giace ancora oggi sotto le vigne.
Dalle fonti scritte la storia di Satricum sembra iniziare dal V sec. a.C., o per lo meno potrebbe sembrare che prima di tale data la sua esistenza non fosse stata considerata significativa. In realtà, i ritrovamenti archeologici evidenziano come già nei VII e VI secolo essa fosse paragonabile in termini di ricchezza e grandezza alla Roma contemporanea.
Secondo gli archeologi l’apertura della via Appia avrebbe condannato, non solo Satricum, ma l’intera piana pontina ai bui e malsani secoli dello spopolamento e dell’isolamento. Essi infatti affermano che la costruzione della via Appia avrebbe aggravato le già cattive condizioni idrauliche della regione pontina e, facilitando la comunicazione con la Campania e le colonie greche dell’Italia meridionale, avrebbe favorito l’invasione malarica nell’Agro Pontino.
Della zona si torna a parlare solo molti secoli dopo, quando, nel 1205, Conca (il cui nome è ricollegabile alla depressione del terreno in gran parte occupato dalle acque), l’odierno Borgo Montello, risulta città abitata appartenente alla Chiesa e, per enfiteusi, guidata prima dai Malabranca e dopo di questi, dai Caetani.
57.8.8.1.1Descrizione dei beni storico/culturali presenti I Beni che insistono entro i 3 km dall’area oggetto di intervento, sono desunti dalla Tavole B, al foglio 400, del nuovo PTPR adottato in data 14.02.2008 e dai relativi repertori di riferimento per ciascuna tipologia di Bene.
Tali Beni sono classificati in:
1.ambiti di interesse archeologico già individuate (num. 43); 2.beni puntuali diffusi, testimonianza dei caratteri identitari archeologici e storici e relativa fascia di rispetto di 100 metri (num. 6); 3.borghi identitari dell’architettura rurale (num. 2).
I beni di cui al punto 1. sono codificati (all’allegato E1), con le seguenti sigle: m058_0705, m058_0706, m058_0707, m058_0708, m059_0933, m059_0947, m059_0948, m059_0935, m059_0936, m059_0937, m059_0938, m059_0939, m059_0940, m059_0941, m059_0942, m059_0943, m059_0944, m059_0945, m059_0946, m059_0949, m059_0950, m059_0951, m059_0952, m059_0953, m059_0954, m059_0955, m059_0961, m059_0962, m059_0963, m059_0964, m059_0965, m059_0970, m059_0971, m059_0972, m059_1008, m059_1011, m059_1014, m059_1015, m059_1016, m059_1017, m059_1018, m059_1019, m059_1020.
Tali Beni si riferiscono all’Allegato B (schede) del vecchio PTP ambito 10, (Tavole E1.2 e E1.3) e al loro contenuto bibliografico fanno riferimento al “Forma Italiae, volume XIII, Astura1977” e alla “Guida Touring, Lazio, pag. 551”.
I beni di cui al punto 2. sono codificati (all’allegato F3), con le seguenti sigle: tp059_2643 Ruderi di villa romana
tp059_2645 Acquedotto romano, Oppidum di astura (?), porto di Satricum (?) tp059_2646 Ruderi di villa romana
tp059_2647 Colle Falcone: resti di villa
tp059_2649 Sito Preistorico
tp059_2650 Sito Preistorico
I beni di cui al punto 3. sono codificati (all’allegato F1B – Parte II), con le seguenti sigle: tus_041
Borgo Montello già Cona
Ambito N2 – Littoria (Bonifica di Piscinara o Latina) tus_046
Borgo Bainsizza già Cerreto la Croce
Ambito N2 – Littoria (Bonifica di Piscinara o Latina)

Borgo Montello, pur nato insieme ad altri borghi (Bainsizza, Carso, Faiti, Vodice, Hermada, Montenero, Latina Scalo, S. Donato), si discosta molto da essi sul piano formale.
Lo scarto è evidentemente dovuto alle situazioni di fatto (l’Opera, in linea generale, non era abituata a buttare i soldi): lì c’era una preesistenza significativa – il borghetto medievale di Conca con chiesetta, su una rupe che fiancheggia la strada per Nettuno –che è stata potenziata con nuovi fabbricati anche lungo la strada.
In questo caso però è difficile parlare di “fondazione”, al massimo è un “ripopolamento”: Conca, con la chiesa, c’era già.
Borgo Montello, complesso satricano ricostruito a partire dal XII sec. d.C. E tuttora borgo cintato da mura.
La chiesa, dedicata alla SS.ma Annunziata, risale al XVII secolo. Appartenne originariamente al Santo Uffizio, passò successivamente ai conti Gori-Mazzoleni.
Bibliografia:
“Atlante storico delle città italiane – Lazio – Latina” di Alessandra Muntoni “I Borghi dell’Agro Pontino” di M. Vittori e A. Pennacchi

Borgo Bainsizza, pur nato insieme ad altri borghi, è posto all’interno della maglia interpoderale e fa parte della seconda generazione tipologico concettuale, Opera Nazionale Combattenti ONC 1 a cura di Savoia e Todaro, con uno stile rurale. Si caratterizza per la Chiesa posta al centro del Borgo. E’ stata edificata negli anni 1932-34 nel periodo della bonifica dell’Agro Pontino dall’Opera Nazionale Combattenti, ed ha subito nel corso dell’ultimo conflitto bellico gravi danni per cui nei successivi anni ha subito opere di ristrutturazione, specialmente nella copertura, che hanno modificato nei caratteri architettonici l’impostazione iniziale voluta dai progettisti originari.
La Chiesa è formata da una navata centrale e due piccole laterali. La copertura è a tetto a due falde con struttura portante in legno, originariamente con manto di copertura in laterizio del tipo tegola curva od a canale (coppi).
Bibliografia:
“Latina segreta” di Mario Ferrarese
“Atlante storico delle città italiane – Lazio – Latina” di Alessandra Muntoni

57.8.8.2Aspetti qualitativi del paesaggio
Inoltre in Tavola 2 acclusa nell’Allegato A.24 della Scheda A della contestuale procedura di A.I.A., è rappresentata su base Corine Land Cover, oltre ad un intorno di 3 Km di raggio rispetto al sito, una ampia veduta dell’area vasta che caratterizza l’area di Borgo Montello. Analizzando la qualità ambientale, come desumibile dall’analisi della Copertura del Suolo, si rileva che l’ambito interessato dal presente progetto è caratterizzato da un valore dell’indice di conservazione del paesaggio (ILC) medio-basso (0,34); tale valore è attribuibile all’elevata copertura della classe 2 Corine Land cover, a qualità ambientale bassa, che copre il 64% del territorio, costituita da seminativi irrigui e frutteti e vigneti che presentano qualità ambientale medio-bassa. E’ possibile evidenziare delle porzioni di territorio caratterizzate da qualità ambientale alta e molto-alta, dovute, prevalentemente, alla presenza di vegetazione lungo i fossi o sui versanti. In particolare, queste formazioni forestali definiscono un sistema di paesaggio Mediterraneo-eolico-minori.
Il territorio presenta un carattere prevalentemente agricolo, con la presenza di importanti realtà vitivinicole, con lembi di vegetazione naturale lungo i versanti più ripidi sia della valle principale sia di quelle minori.
585.3.11.4Documentazione fotografica
La documentazione fotografica riportata in allegato al progetto (vedi elaborato R 11) illustra lo stato dei luoghi da diverse angolazioni e distanze. I punti ed coni delle visuali sono indicati nella planimetria di riferimento.
595.3.11.4.1 Analisi dei punti di ripresa significativi Per documentare lo stato dei luoghi sono state prescelte riprese fotografiche aeree a “ volo d’uccello” che consentono di cogliere con completezza le fisionomie fondamentali del territorio.
Le riprese aeree sono state integrate con ulteriori fotografie riprese nelle immediate vicinanze del sito a livello del piano campagna.
I punti ed i percorsi panoramici, di cui alla tavola A del P.T.P.R., sono molto lontani dal sito in esame per cui riprese fotografiche da tali punti non risultano significative ai fini dell’impatto visivo.

605.3.11.4.2Valutazione delle riprese fotografiche
Le riprese fotografiche effettuate allegate al progetto consentono di cogliere in modo esauriente e dettagliato lo stato del sito e delle aree contermini a completo giro d’orizzonte.

615.3.12 Rumore, vibrazioni e campi elettromagnetici Lo studio sull’impatto acustico, a cui si rimanda per dettagli, ha evidenziato un potenziale livello di pressione acustica compatibile con l’area circostante il sito dell’impianto.
Le vibrazioni indotte dagli impianti rimangono confinate nell’ambito di pertinenza degli stessi per effetto dell’isolamento delle relative fondazioni, per particolari macchinari saranno adottati idonei dispositivi antivibranti.
L’intensità dei campi elettromagnetici prodotti dalle apparecchiature saranno contenuti entro gli standard previsti dalle normative vigenti con l’applicazione delle migliori tecnologie e marchi di conformità alle prescrizioni della Comunità Europea, rilasciati dai costruttori delle apparecchiature stesse.

625.3.13 Salute pubblica
Allo stato attuale delle conoscenze sull’area potenzialmente coinvolta dall’impianto non sussistono evidenze epidemiche e/o situazioni patologiche riconducibili alla presenza degli impianti di discarica.
L’impianto in progetto non introduce nell’ambiente cause significative di rischio per la salute umana da microorganismi patogeni, da agenti chimici o fisici o biologici
Il livello di rischio per i diversi fattori potenzialmente presenti (chimico fisico e microbiologico) rimane comunque basso per: frequenza, durata, intensità e danno di ciascun elemento.
Nell’area di influenza dell’impianto non sono presenti gruppi di individui particolarmente sensibili ad una eventuale esposizione combinata a più fattori di rischio.
636. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI 63.8Possibili effetti del progetto sull’ambiente

63.8.8Effetti dovuti all’attuazione del Progetto
Gli effetti dovuti alla realizzazione del nuovo impianto di trattamento dei rifiuti si possono così sintetizzare:
Traffico pesante: è verosimile che questo si manterrà ai livelli attuali con incrementi poco significativi, ovvero livelli considerati di impatto non significativo;
Lavori nel sito del nuovo impianto durante la fase di cantiere: effetti temporanei assimilabili a quelli che si verificano durante la realizzazione di qualsiasi manufatto edilizio e pertanto trascurabili;
Attività gestionale: un attento sistema di monitoraggio ed una costante opera di manutenzioni su macchinari ed attrezzature complementari, garantirà una totale protezione dell’ambiente da qualsiasi effetto potenzialmente negativodovuto al loro cattivo funzionamento o ad eventuali errori umani. Il tutto sarà completato dall’installazione di uno specifico sistema di trattamento delle acque che permetterà di depurare le stesse prima che esse siano immesse nel ricettore idraulico rappresentato dal Canale S. Antonio.

63.8.9Effetti dovuti all’utilizzo delle risorse naturali Le principali risorse naturali sulle quali avrà effetto l’impianto sono il suolo e le acque sotterranee. Come già detto il sito dell’impianto viene già utilizzato come deposito delle terre ed altri materiali necessari alla costruzione ed esercizio della discarica, pertanto la perdita di suolo con la modifica della qualità è un impatto definibile “significativo”.
Mentre, per quanto riguarda l’utilizzo della risorsa idrica sotterranea l’impatto è definibile “poco significativo” in quanto, adottando il riuso delle acque a ricircolo, il consumo risulta inferiore a quello irriguo necessario per un’area agricola di estensione pari a quella dell’impianto.
Inoltre, per quanto riguarda l’uso di terre naturali per la modellazione dell’area non saranno necessari apporti esterni essendo sufficiente la compensazione tra scavi e riporti, l’esubero del terreno di risulta verrà utilizzato nell’ambito delle attività di discarica.
Infine, per quanto riguarda i consumi energetici dell’impianto, dal bilancio dell’energia elettrica si rileva che l’energia elettrica prodotta con il biogas è superiore ai consumi per l’esercizio dell’impianto. Se poi si considerasse anche il contributo del CDR, il bilancio diverrebbe largamente positivo.

63.8.10Effetti dovuti all’emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive ed allo smaltimento dei rifiuti
Per quanto riguarda gli effetti dovuti all’emissione di inquinanti, si può affermare che gli accorgimenti progettuali previsti sono tali da minimizzare la possibilità di tali effetti.
Come già detto in precedenza un sistema di monitoraggio continuo, nonché un programma dettagliato di manutenzione provvederanno a garantire costantemente il corretto funzionamento di tutti i macchinari presenti ed in funzione all’interno dell’impianto.
Inoltre sarà predisposto un sistema di avvisatori luminosi ed acustici che avranno la funzione di avvisare il personale nel caso in cui fossero rilevate eventuali anomalie di funzionamento dei macchinari ed impianti.
Secondo un preciso piano di monitoraggio, verranno periodicamente rilevati i parametri fisico-chimici caratteristici di:
biogas;
acque di superficie;
acque di falda.
Si provvederà ad analizzare le acque di falda e ad effettuare la rilevazione periodica della qualità delle acque superficiali in corrispondenza del fosso S.Antonio, prelevando l’acqua da tre punti (siti uno a 500 m a monte, un altro a 500 m a valle dell’area di proprietà ed il terzo posto a distanza intermedia dai due).
Per quanto riguarda il biogas, oltre alla verifica della funzionalità dell’impianto di captazione, verrà determinata la percentuale di metano e di ossigeno (oltre ad analisi periodiche per la ricerca dei parametri più significativi), nonché la temperatura di combustione in torcia e la portata. Tali dati sono necessari per il rilevamento immediato di eventuali anomalie nel regolare funzionamento dell’impianto di captazione.
Verranno poi analizzate periodicamente le emissioni gassose convogliate (torciae cogeneratore) e diffuse.
Verranno analizzate anche le emissioni diffuse provenienti dall’ impianto di depurazione delle acque meteoriche, reflue domestiche e reflue industriali.

63.9Effetti dovuti alla non realizzazione dell’ intervento (opzione zero) Qualora l’intervento proposto non venisse realizzato (ovvero mancata realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica da biomassa derivante da rifiuti urbani o speciali non pericolosi, si realizzerebbe una situazione di : impossibilità di prolungare la vita della discarica aumentando i tempi di saturazione dei bacini, con tale eventualità si giungerebbe in breve tempo a non poter smaltire i rifiuti urbani e non pericolosi in genere, prodotti nel territorio della Provincia di Latina, escluso il comune di Latina; ne conseguirebbe lo stato di emergenza e di crisi socio-ambientale acuta in tutto il territorio della Provincia di Latina a partire dalla fine dell’ anno 2012 o tutt’ al più dai primi mesi dell’ anno 2013.

63.10Misure previste per evitare, ridurre e compensare gli effetti negativi del progetto sull’ambiente
646.3.1 Analisi degli impatti potenziali e misure per la loro attenuazione Vengono di seguito riassunti gli aspetti analizzati nel Capitolo “Quadro di riferimento ambientale”, facendo particolare riferimento agli interventi intrapresi per la mitigazione degli impatti sul sistema naturale nel suo complesso.
656.3.1.1 Fase realizzativa e gestionale
L’attività di discarica costituisce, attualmente, il fattore antropico predominante nell’area che accoglie l’impianto, inteso come complesso delle discariche Bacini S0, S1, S2, S3, S4, S5, S6, S7 ed S8, e che investe “un’area vasta” già caratterizzata da rilevati che hanno modificato nel tempo la morfologia originaria. Si rammenta, infatti, che nell’intorno, molte aree sono state utilizzate a discarica ed altre sono ancora in fase di gestione. Al fine di assicurare la minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sono previste le seguenti operazioni da porre in atto durante la fase di gestione:
controllo dei rifiuti conferiti nell’impianto (vedi codici C.E.R. Nella Relazione Tecnica di progetto);
corretta movimentazione, stoccaggio e lavorazione dei rifiuti, in modo da evitare eventuali perdite nell’ambiente;
controllo dell’intero percorso dei rifiuti, dal conferimento nell’impianto alle fasi post preselezione/lavorazione;
controllo dello sviluppo, della corretta captazione e delle modificazioni qualitative e quantitative del biogas e del percolato prodotto;
separazione tra acque bianche (meteoriche) ed acque contaminate;
verifica della costante efficienza del sistema di deflusso delle acque meteoriche e di quelle reflue domestiche ed industriali e del loro successivo processo di depurazione;
evitare il trasporto di parti leggere ad opera del vento;
evitare l’esposizione del rifiuto ad animali ed insetti;
evitare il rischio di incendi ed esplosioni;
controllare lo sviluppo di cattivi odori;
attenuare l’impatto visivo creato dalle strutture che ospiteranno i macchinari per la preselezione e la lavorazione dei rifiuti ( compresi tutti i manufatti per le attività complementari).
Gli impatti potenzialmente più rilevanti attribuibili all’intervento proposto sono, come ampiamente noto, legati a:
emissioni in atmosfera ed odori;
alterazione del paesaggio;
occupazione del suolo;
traffico, rumori, vibrazioni e polveri;
edifici ed infrastrutture;
consumi idrici;
consumi energetici;
impatto socio economico.
66Emissioni in atmosfera ed odori
Per quanto riguarda la qualità dell’aria, i principali agenti inquinanti sono il biogas, gli odori e le polveri. Relativamente al biogas, le misure compensative previste per la fase di gestione (generalmente responsabile dei disagi maggiori) hanno la funzione di limitare la diffusione di elementi odorigeni nell’atmosfera.
A tale scopo, in progetto si prevede la realizzazione di una rete di captazione del biogas. Tale rete è stata accuratamente dimensionata in modo da poter collettare tutto il biogas prodotto verso il gasometro e successivamente verso il cogeneratore. Inoltre, sarà possibile effettuare il campionamento del biogas collettato nonché intervenire sulla regolazione attraverso tutta una serie di dispositivi.
67Alterazione del paesaggio
Come già descritto, la zona presenta un elevato stato di degrado, essendo da anni sottoposta alla movimentazione delle terre utilizzate per le normali attività della discarica; l’intervento inoltre andrà a modificare quelle che sono le attuali caratteristiche peculiari del sito. Tutto ciò, però, sarà reso poco impattante dal punto di vista ambientale dalla realizzazione di due collinette schermanti che ne renderanno quasi nulla la visibilità da via del Pero e da una mirata piantumazione di essenze arboree che mimetizzeranno l’impianto dalla visuale di via Monfalcone.
L’inserimento nell’ambiente circostante è un elemento importante ed è stato previsto sulla base dell’esame delle caratteristiche ambientali, naturalistiche, paesaggistiche, antropiche locali, ed in particolare:
collocazione geografica;
clima;
vicinanza a centri abitati;
tipologia del paesaggio circostante;
viabilità;
dimensioni del sito
affinché il recupero sia parte integrante della situazione territoriale circostante.
Verrà, quindi, favorito un riequilibrio nutrizionale e strutturale del suolo per l’attecchimento della vegetazione quale chiave della formazione di un microclima, e la creazione di un ambiente adatto alla colonizzazione animale ed insettivora, che talora nel territorio circostante tende ad essere sopraffatta dall’agricoltura intensiva.
A tale scopo le opere di sistemazione finale dell’area, con l’intervento di semina di specie erbacee e la piantumazione di essenze tipiche locali, costituite da arbusti ed alberi ad alto fusto, ed il loro mantenimento nel tempo, faciliteranno di molto il ripristino di una visuale gradevole delle colline e del paesaggio circostante.

Dal punto di vista geomorfologico, risulta importante notare che la zona di Colle del Pero risulta interessata da deboli ondulazioni del paesaggio, legate alla morfologia propria delle formazioni dunari; nella zona del sito in oggetto tale morfologia risulta chiaramente alterata poiché essa è caratterizzata da un andamento pianeggiante alterato esclusivamente dai depositi delle terre che verranno riutilizzate nella discarica.
Per recuperare la morfologia caratteristica della zona, nel progetto in esame si prevede di realizzare due piccole collinette che avranno anche la funzione di bloccare quasi completamente la visuale da via del Pero e in parte da via Monfalcone verso la quale verra realizzata una quinta arborea; ricreando le preesistenti condizioni ambientali e morfologiche mediante piantumazione di specie e formazioni vegetali autoctone.
68Occupazione del suolo
Come già ricordato più volte, l’area interessata dal progetto è inerente ad un’area che attualmente viene utilizzata per la movimentazione e il deposito momentaneo delle terre che verranno utilizzate per la ricopertura dei rifiuti nei bacini di raccolta. Quest’area è divisa dal terreno occupato dalla discarica vera e propria da una strada vicinale ( strada del Pero ).
69Traffico, rumori, vibrazioni e polveri
La fase di realizzazione dell’impianto, che è quella che comporta il maggior numero di mezzi pesanti in movimento, sarà relativamente breve. Durante tale fase, verranno adottati tutti gli strumenti per l’attenuazione dell’impatto.
In ogni caso, sarannoeffettuate le seguenti misure compensative:
predisposizione di adeguati sistemi di insonorizzazione dello scarico dei mezzi impiegati, come già prescritto dalle vigenti norme stradali, e di un’accurata manutenzione;
limitazione dell’esercizio operativo del cantiere alle sole ore diurne dei giorni feriali;
innaffiatura periodica delle principali sorgenti di polvere;
recinzione del sito del nuovo impianto e predisposizione barriera arborea e/o arbustiva perimetrale.
Non sono infine individuabili nell’area dell’impianto sorgenti di vibrazioni se non quelle legate al traffico veicolare e ai macchinari di preselezione e lavorazione dei rifiuti, che appaiono comunque trascurabili nei riguardi dell’ambiente esterno al perimetro dell’impianto, sia per la modesta entità del fenomeno, sia per la distanza dei nuclei abitati.
70Consumi idrici
Le misure compensative per la riduzione dei consumi idrici, riuso delle acque a ricircolo, comportano un consumo inferiore al fabbisogno irriguo necessario per un’area agricola di estensione pari a quella dell’impianto.

Consumi energetici
Il consumo elettrico dell’impianto è inferiore all’energia elettrica prodotta con il biogas. Il bilancio energetico complessivo diventerebbe largamente positivo se si considerasse anche il contributo del CDR.
71Edifici ed infrastrutture
E’ prevista la realizzazione di nuove strutture e di locali adibiti a servizi che serviranno a seguire tutto il percorso dei rifiuti dal conferimento alla preselezione/lavorazione e alle fasi finali di smaltimento.
72Impatto socio–economico e culturale
E’ rappresentato, in particolare, dal disagio psicologico tra la popolazione della zona interessata, che si traduce nel rifiuto dell’opera indipendentemente dal tipo di sistema proposto.
Per prevenire il deterioramento dei rapporti con gli abitanti della zona si ricorrerà alle seguenti misure compensative:
1) coinvolgimento degli Enti preposti al controllo, nello svolgimento delle fasi della costruzione e gestione del nuovo impianto;
2) pubblicizzazione del tecnico responsabile abilitato alla gestione dell’impianto;
3) eventuale promozione di incontri informativi con la popolazione: su ”opzione zero=emergenza rifiuti”, sui sistemi di costruzione, controllo e gestione, con particolare riferimento ai sistemi di protezione della falda e di abbattimento degli odori e dei rumori;
4) informazione periodica routinaria e trasparenza dei risultati che scaturiranno dalla rete di monitoraggio delle varie componenti ambientali.
Non si prevedono, quindi, effetti negativi realmente apprezzabili e tanto meno rilevanti sull’ambiente; inoltre i fattori di disturbo risultano al massimo paragonabili a quelli già in essere per i bacini di discarica in gestione ed in post chiusura.

73Sistemi di monitoraggio
Tutti i sistemi di monitoraggio e di protezione del nuovo impianto di trattamento dei rifiuti hanno lo scopo precipuo di preservare le diverse componenti ambientali (aria, suolo, acque superficiali e acque sotterranee) dal degrado chimico, fisico e biologico.
Pertanto, assicurando la corretta gestione dell’impianto mediante tutti i presidi esposti nei paragrafi precedenti, si garantisce la persistenza delle specie faunistiche e vegetazionali presenti nel comprensorio di Borgo Montello.

6.4 Tabelle di sintesi della valutazione d’impatto In allegato si riportano le tabelle di sintesi della valutazione dell’entità degli impatti stimata per le singole componenti.
Nelle tabelle sono indicati:
Componente ambientale interessata
Fattori d’impatto sulla componente ambientale
Stima qualitativa dell’impatto potenziale
Area di ricaduta potenziale
Eventuali misure di mitigazione adottate
Commento
Nella tabella seguente sono riportati gli indicatori, con la rispettiva scala qualitativa di valori, utilizzati per la stima dell’impatto:

indicatori
valori
Carattere
incerto
negativo
positivo


Magnitudine
trascurabile
limitato
poco significativo
significativo
molto significativo
Reversibilità
irreversibile
reversibile



Durata
breve
Lunga
(vita impianto)



Prevalenza
secondario
Importante



Probabilità
nulla
bassa
media
alta
certa


74CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
757.1 Sintesi dello Studio
Il presente studio ha illustrato i principali effetti che la realizzazione del nuovo impianto avrebbe sull’ambiente.
In particolare, lo studio è stato articolato secondo le seguenti fasi: • analisi delle previsioni programmatiche locali e nazionali; • analisi delle principali caratteristiche del progetto proposto; • analisi della qualità ambientale allo stato attuale; • valutazione dell’impatto dell’intervento sia dal punto di vista ambientale che socio-economico e culturale.
Per quanto riguarda la valutazione delle varie componenti ambientali, si è fatto riferimento sia agli studi redatti durante la stesura del progetto dei bacini della discarica esistenti, sia ai vari studi che hanno interessato l’area di Borgo Montello.
Pur differenti nelle metodologie e negli scopi di indagine, tali rapporti hanno evidenziato, in maniera univoca, che l’area in oggetto risultava fortemente degradata ed antropizzata anche prima della realizzazione dei bacini Ind.Eco.Infatti, dal punto di vista paesaggistico-geomorfologico, la collina di Colle del Pero risultava fortemente modificatae le acque del Fiume Astura, che costituisce il corpo idrico principale della zona, già prima di pervenire alla zona delle discariche presentano alti livelli di inquinamento.
Gli interventi di tipo ambientale realizzati nell’ultimo decennio con la costruzione e gestione dei bacini Ind.Eco hanno conseguito un apprezzabile reinserimento e rinaturalizzazione di dell’area.
L’intervento ivi proposto va a modificare in modo significativo la situazione esistente, ma consente di evitare situazioni di emergenza ambientale per la saturazione dei bacini attualmente presenti all’interno della discarica.
I sistemi di presidio ambientale esistenti e quelli previsti nel nuovo impianto, con alcuni miglioramenti rispetto a quanto prescritto dalla normativa in materia di discariche e trattamento dei rifiuti, offrono la garanzia delle migliori tecnologie esistenti per il monitoraggio e la sicurezza ambientale del sito in oggetto.
Per quanto riguarda il biogas, l’intervento prevede la realizzazione: di una rete di captazione adeguata alla massima potenzialità produttiva, in modo da limitare la sua dispersione nell’ambiente circostante, delle strutture di combustione ad alta temperatura (torcia) e utilizzo della risorsa biogas (cogeneratore), per la produzione di energia elettrica.
Per quanto riguarda gli odori e le polveri, verranno adottate tutte le norme di buona gestione dell’impianto, ovvero la manutenzione delle strade, l’aspersione di acqua sulle vie transito e manovra, l’introduzione di limiti di velocità all’interno dell’impianto, la perfetta funzionalità dell’impianto di captazione del biogas e di depressione degli ambienti che aspirano l’aria dall’interno.
Tutte le componenti ambientali verranno comunque costantemente monitorate mediante l’esecuzione di analisi su aria, acque di falda, acque superficiali, percolato e biogas. Inoltre verrà adottata una severa procedura di controllo, in fase di gestione, di tutti i rifiuti in ingresso.
La valutazione delle componenti ambientali flora e fauna non ha evidenziato la presenza di specie di particolare valore o di particolare interesse biologico. Comunque tutti gli interventi di presidio hanno lo scopo precipuo di limitare, anche dal punto di vista spaziale, l’impatto dell’impianto sull’ambiente circostante.
Il patrimonio storico architettonico non ha, in zona, esempi di rilievo.

767.2 Dichiarazione finale di impatto
L’intervento, in località Borgo Montello di Latina, di costruzione del nuovo impianto di produzione di energia elettrica da biomassa derivante da rifiuti urbani e speciali non pericolosi risulta coerente con la programmazione regionale e locale, con riferimento agli strumenti pianificatori previsti, proposti ed adottati e citati nella presente trattazione, anzi tende ad evitare una possibile emergenza nel settore cruciale dello smaltimento dei rifiuti per esaurimento delle attuali disponibilità.
Esso si inserisce nell’area “vasta” con caratteristiche di uniformità rispetto ai citati impianti di discarica realizzati nel corso del tempo.
Alla luce della valutazione socio-economica, vanno infine evidenziati gli impatti positivi legati alla messa a disposizione dei Comuni della Provincia di Latina (tranne il comune di Latina) di una ulteriore e necessaria capacità di smaltimento dei rifiuti.
Dato il carattere dell’intervento e le finalità che persegue, (trattasi di impianto per la produzione di energia da biomassa derivante da rifiuti urbani e speciali non pericolosi), l’impianto in oggetto viene ritenuto compatibile con l’ambiente circostante.



ALLEGATO
tabelle di sintesi della valutazione del rischio




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