domenica 5 febbraio 2012

nucleare: il comune di Latina spende i soldi di ristoro al bar

Fondi per il ristoro nucleare. La prima volta che in Comune hanno letto il mandato di pagamento messo a disposizione dal Cipe nel 2007 non avevano forse tanta dimestichezza con l'argomento.

Certo c'era una legge da capire, da studiare e c'era l'arrivo di questi (inaspettati) soldi: 3.828.150 euro per il 2006 e il 2007 e 441.149 per il 2008. Con la politica che spingeva per fare investimenti, per costruire, per realizzare, per promettere. Sarà per questo motivo che se si va a guardare a fondo l'utilizzo di questi soldi ci si rende conto che, almeno per le annualità messe a disposizione della precedente amministrazione (con l'intervallo minimo del commissario prefettizio), non è stato fatto granché. Impegni di spesa tanti, concretezza poca. Molti lavori pubblici - intesi come interventi di piccola o grande manutenzione -, zero opere infrastrutturali e qualche marciapiede. Ma non è questo il punto. Per capire bene l'interpretazione che gli uffici hanno voluto dare al termine «ristoro» bisogna spulciare le determine dirigenziali. Al tempo ci fu una disputa - finita anche in Consiglio comunale - sulla possibilità che questi soldi venissero utilizzati anche come spesa corrente e non solo per investimenti in conto capitale. Disputa risolta con una richiesta di parere al Ministero che, in sostanza, ripassava la palla nelle mani dell'ente. E l'ente, almeno dal punto di vista simbolico, ha iniziato a giocarsi questa palla pensando di utilizzare i fondi nei modi più disparati. Anche per té, bevande e tisane. Il 29 luglio del 2009 una determina dirigenziale metteva a disposizione dello staff del sindaco 50mila euro per spese di rappresentanza. Capitolo rimpinguato poi il 23 ottobre dello stesso anno con ulteriori 5mila euro. Soldi presi dal capitolo relativo ai fondi per il ristoro nucleare. E di ristoro, non c'è dubbio, si è trattato. Andando a leggere proprio la determina del 23 ottobre 2009 (la 1955) c'è scritto a chiare note: «Acquisto di acqua, té, camomilla e succhi di frutta per gli ospiti del sindaco», oppure «spese per pranzi, cene e pernottamenti con istituzioni pubbliche e private, ospiti per congressi, presentazione progetti, visite ufficiali». La stessa determina spiega come questi soldi siano stati spesi anche per altro, come l'acquisto di pc per l'ufficio stampa, materiale informativo o la fornitura di bandiere per le scuole della città e per rappresentanza istituzionale. Qualcuno si scandalizza? Forse no. E' normale, senza falsa retorica, che una istituzione abbia delle spese di rappresentanza e che queste - possibilmente sobrie - siano a carico della collettività. Ma non è condivisibile la scelta di andare a pescare dal capitolo relativo ai fondi per il ristoro del nucleare. Soldi che arrivano a Latina per ripagarla di una servitù pesantissima e che andrebbero spesi per la città, anzi per i borghi che da anni pagano questa presenza inquietante che ha compromesso uno sviluppo serio della marina di Latina. Parlare di porto, di approdi, di villaggi e di riqualificazione diventa un mero esercizio retorico soprattutto quando ci si rende conto che quei soldi sono stati utilizzati, ad esempio, anche per pagare la (fallita) Fondazione Teatro della Cultura. La delibera parla chiaro: 35mila euro il 10 agosto del 2009. Gli altri soldi? La parte sostanziosa era prevista sotto forma di investimenti su diversi borghi ma, ad oggi, ci sono solo numerosi impegni di spesa. Che significa? I lavori, in pratica, non sono mai partiti e non c'è una ditta assegnataria. In compenso le fatture liquidate sono quelle per le spese di rappresentanza e poco meno di 100mila euro (un quarto dell'intero contributo del 2008) sono finiti ai servizi sociali: speriamo, ma non abbiamo modo di dubitarlo, che almeno questi soldi siano serviti a qualcosa di buono. Non vorremmo che, tra qualche mandato di contributi concessi ai meno abbienti, rispuntasse (come abbiamo già accertato in altre inchieste) qualche nome noto delle famiglie rom di Latina. Questa si che sarebbe una doppia fregatura, altro che ristoro. La Provincia di Latina 5 febbraio www.dimmidipiu.it
Daniele Vicario

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