lunedì 6 febbraio 2012

gli sprechi della casta sugli armamenti e a noi ci massacrano con le tasse

Ci mancavano pure i cannonidi Gianluca Di FeoNon contento di spendere 15 miliardi di euro per gli F-35, lo Stato Maggiore ha deciso in sordina l'acquisto dei nuovi 'semoventi da 155 millimetri' di Iveco e Finmeccanica. Pur avendone già 70 dello stesso calibro, mai usati(02 febbraio 2012)Mimetici, molto mimetici. Tanto da nascondersi dentro le righe del prossimo bilancio della Difesa. Tra i tanti programmi militari prossimi al varo, uno spicca in modo particolare. Si tratta del progetto per il nuovo semovente pesante dell'Esercito: un supercannone da 155 millimetri che si muoverà su ruote motrici. Il primo prototipo del mezzo blindato, progettato da una joint venture che unisce Iveco - ossia Fiat - e Oto Melara - ossia Finmeccanica - è sfilato a sorpresa sui Fori Imperiali durante la parata per la festa della Repubblica.

Il veicolo sperimentale mostra una torretta automatizzata d'ultima generazione installata per i test sullo scafo di una "vecchia" autoblindo Centauro a otto ruoto motrici. Ma la versione definitiva utilizzerà anche uno scafo modernissimo, derivato dai mezzi Freccia appena schierati dalle Forze Armate in Afghanistan. Il prototipo sembra frutto di un'iniziativa della Oto Melara, anziosa di tornare sul mercato delle artiglierie pesanti. E la nuova iniziativa è stata accolta con entusiasmo dai generali, che l'hanno inserita tra i programmi da finanziare nel prossimo bilancio.

I primi fondi destinati alla realizzazione del semovente a lungo raggio - stando a quanto risulta a "l'Espresso" sono stati mimetizzati nello stanziamento urgente per l'acquisto dei veicoli corazzati richiesti per la missione afghana. Dopo le sanguinose imboscate dei talebani con trappole esplosive, si è deciso di affidare a una "testuggine" di mezzi speciali il compito di aprire la strada ai convogli dei nostri soldati. Un'esigenza concreta per ridurre i rischi e le perdite di vite umane, che sarebbe stata sfruttata anche per far avanzare in sordina il "supercannone" nelle strade nelle manovre finanziarie.

Il problema è che l'Esercito ha appena finito di acquistare 70 "supercannoni" della stessa potenza, pagati a caro prezzo e considerati i migliori al mondo. Sono semoventi cingolati Pzh 2000, progettati in Germania e costruiti su licenza dalla stessa Oto Melara. I Pzh hanno un'arma dello stesso calibro, con un sistema di caricamento automatico e apparati elettronici avanzatissimi. E sono costati poco meno di mezzo miliardo di euro. Ma questi panzer usano lo scafo dei carri armati Leopard: molto resistenti, ma troppo pesanti per gli scenari di guerriglia che i nostri militari affrontano in Afghanistan.

In nessuna delle missioni estere condotte finora il possente Pzh è mai stato schierato: i gioielli balistici sono rimasti nelle caserme e si fatica anche a trovare il carburante per le esercitazioni, visti i consumi assetati dei motori. Ed ecco l'idea di affiancarli a qualcosa di altrettanto micidiale ma più leggero, che si muova su ruote e non su cingoli, in grado di essere trasferito via aereo dovunque. Una valutazione militare forse sensata, ma che appare assurda alla luce della situazione di tagli imposti a tutto il Paese dal governo Monti.

Il bilancio della Difesa concepito in vista del nuovo anno invece sembra tirare dritto incurante della drammatica condizione delle casse statali. Si continua a progettare un'armata da grande potenza, commissionando apparati costosissimi destinati a conflitti planetari che - fortunamente - non appaiono all'orizzonte. Il caso più clamoroso è quello dei cacciabombardieri F35, avanzatissimi e carissimi, che si vuole acquistare in 131 esemplari: una flotta aerea da guerra mondiale, che non servirà mai all'Italia.

Il piano ha una spesa globale per i contribuenti di 15 miliardi di euro. Tutti gli Stati maggiori ritengono che questo aereo sia indispensabile per il futuro della nostra Aeronautica ma anche tra i generali comincia a farsi largo l'idea che il numero sia sia esagerato: si ipotizza di proseguire nel programma, ridimensionando le quantità.

Ma adesso dalle bozze dei nuovi acquisti spunta la canna minacciosa del nuovo semovente, che forse darà fiato agli stabilimenti dell'Oto Melara ma di sicuro appare come un doppione a caro prezzo per le tasche dei cittadini. Anzi, forse in questo caso i vertici della Difesa potrebbero fare autocritica e ammettere che l'acquisto dei semoventi Pzh 2000 appena entrati in servizio sia stato sbagliato o quanto meno riconoscere che il mondo è cambiato e quei superPanzer non serviranno mai. Si tratta di mezzi moderni, molto ambiti dagli sceicchi arabi che sarebbero lieti di comprarli anche di seconda mano. Se l'Italia decidesse di liberarsene, potrebbe recuperare buona parte del mezzo miliardo speso: quattrini che potrebbero essere impiegati dal governo in modo molto più proficuo.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ci-mancavano-pure-i-cannoni/2173355/24
F-35, tutte le bugie del ministrodi Silvia CeramiDi Paola parla di «diecimila posti di lavoro»: sono un quarto. Dice che è un «programma di valore elevato»: invece è obsoleto. E glissa sui costi: che non sono solo i 15 miliardi per comprare gli aerei, ma anche quelli (enormi) per mantenerli(13 gennaio 2012)Il cacciabombardiere F-35«Un ripensamento, ma è un programma di elevato valore operativo che garantirà molti posti di lavoro». Con queste parole il neo ministro della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha risposto ad un'interrogazione in merito al controverso programma Joint Strike Fighter F-35.

Un programma che prevede l'acquisto di 131 cacciabombardieri a una cifra di 15 miliardi di euro e una risposta che, per Massimo Paolicelli e Francesco Vignarca, esponenti della campagna 'Taglia le ali delle armi', «non è una notizia». Perché «ridurre di 20 o 30 velivoli non avrebbe senso», perché i 10 mila posti di lavoro di cui parla il ministro «sono stati smentiti dalla stessa Aeronautica Militare», perché i costi sono ben più alti e Di Paola continua a presentare «dati smentiti dallo stesso Pentagono».

Non solo F-35. Secondo Paolicelli e Vignarca, autori de 'Il caro armato', un testo che cerca di ricomporre un quadro coerente delle spese, degli affari e degli sprechi delle Forze Armate italiane, nel nostro Paese la spesa militare è poco trasparente, non si comprendono le modalità con cui vengono scelti i sistemi d'arma e troppo spesso emergono conflitti di interesse.

Il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha parlato di un ripensamento. Siete soddisfatti?
«No, noi chiediamo la cancellazione della partecipazione italiana al programma F-35. Ripensare era già nell'ordine delle cose, non mi sembra una notizia. Secondo la tabella di marcia, l'Italia avrebbe dovuto sottoscrivere il contratto a dicembre 2009, ma non l'ha ancora fatto. Il ripensamento c'è già stato, del resto il programma è fatto da nove Paesi e almeno cinque hanno avuto ripensamenti forti o hanno sospeso la partecipazione a causa del lievitare dei costi e dei ritardi. Ridurre di 20 o 30 velivoli non avrebbe senso e non avrebbe senso nemmeno per i militari. La versione più in dubbio infatti è la 'F-35 B', quella a decollo corto e atterraggio verticale che vorrebbero per la portaerei 'Cavour'. E' la versione più problematica del programma, tanto che l'anno scorso la Gran Bretagna ha deciso di ritirarsi».

Secondo le vostre analisi quali sono i costi già spesi e quali quelli a cui andiamo incontro? E con quali i ritorni industriali?
«Finora abbiamo partecipato alla fase di sviluppo e di pre-industrializzazione per un costo di 2 miliardi di euro, costo confermato dall'Aeronautica Militare. Oltre a questo occorre aggiungere 700 milioni di euro stanziati per costruire la struttura di Cameri, dove dovrebbero essere assemblati i velivoli e dove Alenia dovrebbe costruire l'ala sinistra del velivolo. Stimiamo poi in 15 miliardi, cifra che oramai tutti accettano e confermata dai documenti ufficiali statunitensi, i costi d'acquisto di 131 cacciabombardieri. A fronte dei 2,7 miliardi già spesi i ritorni di cui si è sentito parlare, a seconda delle stime, vanno dai 350 ai 570 milioni. Insomma un misero 20 per cento di rientro industriale, che se parametrato sui 15 miliardi che andremmo a spendere in caso di acquisto vorrebbe dire commesse per poco più di 3 miliardi di euro. Ma in un programma aeronautico, il costo vero è quello successivo, ossia quello di mantenimento, gestione e addestramento del personale. Un costo complessivo che uno studio del Parlamento canadese ha stimato in tre volte quello d'acquisto».

Vignarca, su 'Altreconomia' lei ha recentemente rivelato che non ci sono penali in caso di ritiro. Pensa che ci siano comunque altri interessi? Proprio Di Paola nel 2002 ha firmato la partecipazione al programma.
«Non penso che Di Paola abbia ritorni personali, ma di certo ha sposato il programma dall'inizio e lo sta difendendo ancora adesso, tirando dritto, come nella migliore tradizione militare. In Parlamento ha presentato una slide con i dati di dicembre 2010, non tenendo conto del report del Pentagono, capofila del progetto, che ha messo in luce i flop delle fasi di collaudo e i ritardi. Penso che un militare che ha seguito i programmi di armamento non può essere quello che oggi decide proprio sui programmi d'armamento».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/f-35-tutte-le-bugie-del-ministro/2171932
Armata extralargeQuesto grafico, basato sui dati del Rapporto Difesa 2011 della Fondazione Icsa, mostra alcuni sprechi delle nostre Forze Armate. A partire dal numero di generali - circa 500 - con una proporzione che non ha pari a nessun altro paese. I programmi inutili sono invece un'elaborazione de "l'Espresso"(12 ottobre 2011)Leggi Armi, quanti soldi sprecati

Clicca sui tre tab per leggere le informazioni
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Armata-extralarge/2163548
E se invece tagliassimo le armi?di Silvia Cerami"Le spese militari costano ai contribuenti italiani 50 mila euro al minuto. Senza contare i 17 miliardi che il governo ha messo a budget per comprare 131 nuovi cacciabombardieri. Nemmeno fossimo invasi dagli Ufo. Ma né la destra né la sinistra hanno il coraggio di affrontare questo tabù". La denuncia di padre Alex Zanotelli(01 settembre 2011)La parata del 2 giugno a RomaPer recuperare i fondi necessari alla manovra "basterebbe tagliare le spese militari. Solo nel 2010 abbiamo speso per la difesa 27 miliardi di euro. Neanche fossimo invasi dagli Ufo". Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, da sempre a fianco dei più poveri, lancia la sua controproposta a "una manovra anticostituzionale" e si dice "esterrefatto" che i politici, in particolare cattolici, "stiano in silenzio" sulle spese per le armi. "Vorrei sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari, come Finmeccanica, sul Parlamento e quali percentuali prendono i partiti".

Padre Alex, lei ha lanciato una proposta per reperire i fondi necessari per la manovra. Ci spiega in cosa consiste?
"Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. In Italia nel 2010 abbiamo speso per la difesa 27 miliardi di euro, spendiamo oltre 50 mila euro al minuto, 3 milioni all'ora e 76 milioni al giorno. Non solo, a questi dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare 131 cacciabombardieri F 35. Neanche se fossimo invasi dagli extraterresti, avremmo bisogno di tanti soldi a difenderci! Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013".

Perché a suo avviso a nessun politico, in particolare quelli cattolici, è venuto in mente di tagliare queste spese?
"Non trovo risposte, sono esterrefatto. C'è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e anche dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. Queste spese vanno contro la nostra Costituzione che all'articolo 11 afferma "L'Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali...". Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia, con spese ingenti. La guerra in Afghanistan ci costa 2 milioni di euro al giorno, quella in Libia ci è già costata 700 milioni di euro. Vorrei sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari, come Finmeccanica, sul Parlamento per ottenere commesse di armi e quali percentuali prendono i partiti. Senza contare che si parla tanto di lavoro, ma l'industria delle armi è una di quelle più robotizzate e che meno offre in termini di occupazione. Mi chiedo poi come chi si professa cristiano possa accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali".

Recentemente parlando di tagli e privilegi, si è sollevata la questione dell'esenzione dall'Ici per gli immobili della Chiesa non utilizzati per finalità di culto. Le sembra corretto?
"Non vorrei fare polemica, ma sono convinto che sia importante avere una Chiesa povera. Povera, semplice e francescana. Dobbiamo cominciare a imparare il vivere evangelico e ricordare che la semplicità di vita si può chiedere solo se la si pratica. Credo che la Chiesa debba partire dalle parrocchie, dalle comunità locali e non chiedere agli altri ciò che non fa. Serve una conversione".

Lei si è battuto molto per il referendum sull'acqua eppure oggi la manovra pare cancellare la volontà espressa dagli elettori. E' così?
"Il governo pensa che tenendo fuori l'acqua possa privatizzare gli altri servizi e di fatto la manovra incentiva i comuni a farlo. Ma la prima domanda del referendum era sull'abrogazione del 23 bis e il 23 bis non riguardava solo l'acqua, ma anche altri servizi. La Corte costituzionale aveva chiarito che il primo quesito era relativo a tutti i servizi locali e ora il governo non ne tiene conto. Dobbiamo urlare contro una manovra anticostituzionale".
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-se-invece-tagliassimo-le-armi/2159634

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