lunedì 30 gennaio 2012

Circeo e il piano del Parco Nazionale

Ieri la Comunità del Parco nei termini di legge ha espresso parere negativo al Piano del Parco approvato dal Consiglio Direttivo il 22 dicembre scorso. Il parere, contenuto in 17 pagine, solleva vari temi alcuni dei quali hanno già ieri ottenuto risposte di merito da parte del Presidente e del Direttore del’Ente Parco.

Primo tema sollevato in via pregiudiziale rispetto ad ogni altra motivazione, è quello della Valutazione Ambientale Strategica; la Comunità ritiene che questa dovesse essere redatta dall’Ente prima dell’approvazione del Piano, mentre l’Ente (che ha comunque predisposto e trasmesso alla Regione il Rapporto Preliminare V.A.S. per meglio operare le proprie scelte) è convinto che questo sia un compito attribuito dalle norme alla Regione.

Vengono poi eccepite una serie di discrepanze tra le tavole di piano e quelle dei piani regolatori e del piano paesaggistico regionale. Rispetto a questo già nella riunione di ieri l’Ente ha specificato che le cartografie urbanistiche in questo caso hanno solo valenza conoscitiva e servono come elemento di analisi; il fatto poi di avere assunto come riferimento l’ultimo Piano Paesaggistico adottato e non approvato trova spiegazione nella scelta della Regione di sospendere il processo di pianificazione del territorio del Parco proprio in attesa del Piano, occorreva pertanto assumere nella documentazione gli elaborati regionali più recenti ed avanzati. I rappresentanti dell’Ente hanno comunque concordato che è opportuno chiarire che nelle more di approvazione del Piano queste tavole regionali, non essendo state definitivamente approvate, non possono costituire elemento di riferimento per eventuali vincoli più restrittivi.

La Comunità esprime anche un giudizio contraddittorio rispetto alla vincolistica paesaggistica: osserva infatti da un lato che si sarebbero previste norme più permissive rispetto a questa (come nel caso di Molella) e da un altro che si sarebbero introdotte restrizioni rispetto agli ambiti di sviluppo edilizio. Secondo l’Ente Parco invece, da un lato si è considerato il piano di recupero del nucleo di Molella già adottato, mentre da un altro si è cercato di condizionare il nuovo sviluppo edilizio a standard qualitativi anche di verde e spazi pubblici. Già ieri si è comunque data disponibilità a chiarire e rendere inequivocabile la vigenza dei piani regolatori, stabilita per legge, anche all’interno di alcune aree indicate e classificate come funzionali alla protezione. E’ stato questo un tema lungamente dibattuto sia in Consiglio Direttivo che in sede tecnica: come trattare un’area agricola o parzialmente edificata quando su questa un piano regolatore prevede un’ulteriore sviluppo edilizio? La richiesta della Comunità è che questa venga a tutti gli effetti classificata come un’area urbana, la scelta del Parco è stata invece di stabilire una classificazione intermedia che faccia salvo il piano regolatore ma che, definendo un preciso ambito di tutela, condizioni le modalità del nuovo edificato e lo obblighi per quanto possibile ad una serie di attenzioni ambientali che non alterino troppo la natura dei luoghi e preservino eventuali specie presenti (si pensi ad esempio alle sughere o al sistema dei fossi). Si tratta di situazioni puntuali che si possono e si dovranno certamente considerare una per una, situazioni che potranno essere poi oggetto di osservazioni anche da parte dei privati, ma certo è che all’Ente non è apparso congruo trattare come già edificate le aree su cui attualmente esiste solo una previsione edificatoria.

Le osservazioni trattano inoltre di vari altri argomenti come quello dell’applicazione del Piano Casa (per cui si chiedono zone appositamente classificate) o come il pregiudizio che il Piano arrecherebbe ad alcuni progetti (come quello di San Felice Circeo per “un collegamento meccanizzato tra il centro storico e l’area portuale” o per il sistema di parcheggi). Sul Piano Casa delle Regione il Parco si è già con chiarezza espresso, ma come si è visto in altre situazioni l’Ente non è contrario a piani di recupero puntualmente indicati e programmati purché questi non si trasformino in piani mascherati di sviluppo edilizio al di fuori dei piani regolatori; in relazione ai progetti puntuali, quando questi muovono da esigenze reali e quando non portino volumetrie aggiuntive e siano realizzati nel rispetto dei luoghi, questi possono ben trovare compatibilità con gli elaborati di Piano.

“Come era da aspettarsi, il dibattito sul Piano si è concentrato sull’edilizia, sul mattone.” ha commentato il Presidente dell’Ente Parco Benedetto “La gran parte dei commenti presentati è a questo funzionale. Ieri la Comunità ha rifiutato l’ipotesi di avere una proroga dei termini per esprimere il parere, ha rifiutato cioè il solo deposito delle osservazioni puntali finalmente giunte per consentirne l’analisi ed un eventuale accoglimento di queste. Si è scelto di sottolineare la posizione degli Enti locali con un parere negativo che, a differenza di altri documenti sempre della Comunità del Parco, non fa mai cenno alla condivisione degli obiettivi di conservazione o ad alcune soluzioni positive individuate per tutte le aree di pregio ambientale e non solo. Molte delle osservazioni fatte sono accoglibili e certamente si sarebbero potute fare prima gestendole in modo propositivo, invece vengono oggi usate per motivare un dissenso che come tutti sanno ha una natura solo politica. Se così non fosse avremmo visto i rappresentanti degli Enti locali presenti in Consiglio Direttivo dell’Ente e non invece essere assenti da anni, avremmo avuto dai Comuni un atteggiamento collaborativo nelle fasi di scrittura del Piano e non invece una partita tattica, di attesa ostruzionistica, che ha poi visto tutti muoversi precipitosamente solo quando ci si è accorti che il Piano davvero sarebbe stato approvato entro i termini ampiamente dichiarati”

“E chiaro che, per com’è scritto il parere” continua Benedetto “viene sostanzialmente preannunciata un’impugnativa del Piano per la Valutazione Ambientale Strategica, ma altrettanto chiaro è quanto tutto ciò sia strumentale. Si tratta di un balletto procedurale che avviene dopo una costante, reiterata, cocciuta, rinuncia ad un percorso costruttivo dove la politica locale non ha mai voluto riconoscere all’Ente un ruolo positivo e pretendeva che il Parco scrivesse sotto dettatura i propri atti. In questo senso il parere di ieri è stato scritto mesi e mesi fa: la Comunità del Parco aveva espresso parere negativo sul primo documento di piano, ha rifiutato la regolamentazione dei laghi, ha risposto con infinito ritardo agli atti di piano sollevando eccezioni di ogni tipo, ha mischiato il momento della condivisione delle linee di piano con quello delle osservazioni puntuali, ha cercato di ritardare in ogni modo il processo di pianificazione e basta vedere gli atti per ricostruire tutto ciò. Cosa c’era dunque da aspettarsi? Poiché comunque noi siamo assolutamente consapevoli che se il Piano non procede a rimetterci per primi sono i cittadini” conclude Benedetto “essendo solo ora arrivate osservazioni puntuali, assumeremo quanto di condivisibile c’è nel parere espresso prima di inviare il Piano in Regione. Se poi qualcuno deciderà di impugnarlo comunque bloccando così un percorso che porta finalmente chiarezze, semplificazioni e regole per tutti, si assumerà certamente una grave responsabilità rispetto la collettività”.
http://www.radiowebitalia.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=74432:la-comunit%C3%A0-del-parco-esprime-parere-negativo-al-piano

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