martedì 18 ottobre 2011

nucleare, tutti contro la centrale anche in India

Paolo Affatato
NUCLEARE. Pescatori, contadini, artigiani. A ribellarsi al progetto di Jaitapur sono ormai dieci milioni di indiani. Che mettono in difficoltà il club atomico di New Delhi e il primo ministro.

C’era anche lui. Jesuretinam, vecchio pescatore del Tamil Nadu, mutilato dal 1989 quando, nel medesimo luogo, la polizia indiana sparò sulla folla che stava protestando. C’era anche lui, il pioniere dell’anti-nucleare, a bloccare i cancelli di ingresso alla centrale nucleare di Koodamkulam, un progetto da oltre 1.000 megawatt che ha mobilitato la popolazione dell’India del Sud. Popolazione contraria al “mostro che distruggerà la vita dei pescatori tamil”. Il fronte che si oppone al ventennale progetto atomico è ormai da due mesi in sit-in non violento permanente. Riunisce attivisti ghandiani e contadini, artigiani e studenti, cristiani e induisti, maoisti e ambientalisti ma è fatto, soprattutto, di pescatori. Dalla loro tenacia e dalla loro disperazione è nata la protesta che tiene in scacco il governo locale ma anche quello federale del premier Manmohan Singh.

Fino a ieri la lotta non aveva avuto il rilievo nazionale pari allo sciopero della fame anticorruzione intrapreso nei mesi scorsi da Anna Hazare. Ma il “digiuno politico” lo stanno facendo anche loro, perchè – dicono – “la centrale ci costringerà alla fame vera”, e la vicenda adesso ha fatto irruzione sui giornali nazionali. Tanto che Singh, dopo le pressioni di molti leader della società civile, ha deciso di inviare una delegazione dell’esecutivo per trattare con i dimostranti, per convincerli a desistere e per far sì che quel nefasto pomeriggio del 1989 non si ripeta. Sordo alle istanze dei pescatori, e anche a una lettera aperta del premier del Tami Nadu, Jayalalitha, il governo federale aveva proseguito per la sua strada. Ma la protesta si è allargata fino a raggiungere le 10mila persone che, da ieri, bloccano di fatto le attività lavorative nella centrale, impedendo a chiunque di accedere al sito.

Le manifestazioni fanno il paio con quelle verificatesi all’indomani del disastro di Fukushima a Jaitapur, nello stato del Maharashtra, dove sta prendendo forma un’altra piattaforma, che segna, in definitiva, l’espansione del programma nucleare indiano. La tecnologia per l’impianto di Jaitapur è fornita dalla società francese Areva, mentre i reattori di Koodankulam sono di origine russa. Gli stessi tecnici russi hanno ammesso che tali impianti sono estremamente vulnerabile ai disastri naturali e artificiali. Ma è l’uso di acqua di mare per il sistema di raffreddamento, e le acque reflue che ne derivano, a preoccupare di più i pescatori: l’ambiente marino circostante sarebbe fortemente contaminato, pregiudicando ogni attività ittica.

La fonte primaria di sostentamento per migliaia di villaggi costieri sarebbe colpita al cuore. Eppure, nonostante ottime ragioni e mezzi più che leciti, secondo i commentatori la protesta dei pescatori è destinata a fallire. La posta in gioco è troppo alta. La lobby nucleare indiana ha impostato da anni la sua strategia, in accordo con il governo del Congresso e con potenze straniere come gli Usa: trasformare l’India in un colosso nucleare dell’intera Asia. Difficilmente, affermano, sarà un manipolo di pescatori a cambiare le carte in tavola.
http://www.terranews.it/news/2011/10/india-tutti-contro-la-centrale-non-si-ferma-la-protesta

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