venerdì 2 settembre 2011

scorie e fanghi avvelenati nella capitale dei casalesi

Andrea Palladino
ECOMAFIE Trovata una discarica nella prima periferia di Casal di Principe, in provincia di Caserta. Larga quasi un ettaro, profonda più di dieci metri, piena di veleni. A poca distanza abitava il padre di un boss, morto anni fa di tumore.

Via Circonvallazione a Casal di Principe è più di un confine. Qui finiscono le case di quell’immenso agglomerato di cemento che, allungandosi verso la zona sud, arriva fino ad Aversa. Pochi metri più in là, a nord della città, passa la superstrada che raggiunge Nola, nella zona del vesuviano, sfiorando il principale centro della logistica del sud Italia. E poi la campagna, quei quadrati minuscoli che – visti dall’alto – formano una sorta di scacchiere, o una tovaglia quadrettata, di quelle che una volta erano stese nelle masserie, le fattorie di Terra di lavoro. La strada è costellata da tanti piccoli pezzi di terra in gran parte apparentemente abbandonati. Difficile trovare anche un solo piccolo orticello. Ci sono i depositi dei magazzini edili, che da queste parti non conoscono crisi. E c’è un terreno di circa un ettaro, di proprietà della curia di Aversa, che era stato ceduto alla famiglia casalese più conosciuta nel mondo, il clan Schiavone.

è bastato scavare qualche metro, rompendo una suola di cemento per trovare la memoria del sottosuolo di questa provincia: fanghi irrespirabili, bidoni di acciaio ormai consumati. Rifiuti, scorie pericolose, resti delle industrie del nord che dal 1989 in poi hanno investito nel cartello di Casal di Principe, nel gruppo criminale che ha difeso con le stragi il diritto di avvelenare la propria popolazione.


Non è una discarica qualsiasi quella scoperta ieri dalla Polizia di stato seguendo una soffiata di un collaboratore. Cercavano forse il posto dove erano state interrate tre vittime delle faide di Camorra, picciotti torturati, uccisi e fatti sparire nelle terre dell’agro di Aversa. Quei veleni trovati a pochi metri sotto probabilmente hanno già ucciso. Una delle vittime conosceva molto bene da dove veniva il cancro che lo ha consumato. Era il padre di Alessandro Cirillo - killer del gruppo di fuoco di Setola, arrestato nel 2008 – che abitava a poca distanza da quella discarica sotterranea. Quante volte avrà bevuto l’acqua della falda che sfiora i fusti tossici, prima di ammalarsi e morire. Questione di corsi e ricorsi, di destini bizzarri, e, soprattutto, di una buona dose di arroganza, in pieno stile casalese.

Ora l’Arpa della Campania sta analizzando quelle terre contaminate classificando i veleni, che dopo anni si sono mischiati, modificati, trasformati in sostanze che rappresentano una vera sfida per la chimica. Nulla, probabilmente, sarà rimasto sui fusti ad indicare lo stabilimento chimico da dove partirono. Non serve però tanta fantasia: qui di grandi stabilimenti in grado di sfornare veleni non ce ne sono. Puoi trovare i provoloni, le bufale, le caciotte: i grandi principi dell’industria all’italiana da queste parti non hanno mai messo piede.

Il terreno dove sono stati interrati i fusti e i fanghi probabilmente di origine industriale ha una storia curiosa. Fa parte delle proprietà dell’Istituto di sostentamento del clero della Curia di Aversa e dato in affitto negli anni ‘80 al padre, deceduto, del genero di Carmine Schiavone. Dagli uffici dell’Istituto non vogliono commentare: «Non abbiamo ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale – spiega l’unico funzionario presente – ma probabilmente quel terreno è nostro. Di più non possiamo dire, dobbiamo verificare». Impossibile sapere di più.

Scoprire una nuova discarica tossica nascosta nel sottosuolo di Casal di Principe è un pessimo segno. Potrebbe essere la punta di un nuovo iceberg di veleni, mai contabilizzato nelle dichiarazioni di Gaetano Vassallo, il boss che per vent’anni ha nascosto i rifiuti del nord in provincia di Caserta. Nelle sue dichiarazioni disegnò la mappa dei veleni, indicando con precisione i luoghi degli interramenti. La zona della circonvallazione di Casal di Principe non rientrava nei siti che aveva gestito per conto del cartello.


La discarica scoperta ieri è stata indicata da un nuovo collaboratore dei casalesi, Roberto Vargas, che fino a pochi mesi fa era detenuto in regime speciale, uno dei sicari del gruppo Schiavone. L’ultimo collaboratore – in ordine di tempo – dei clan aveva a lungo parlato dei rapporti con la politica. Nelle tante pagine dei verbali che riportano i racconti di Vargas al Pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro, il collaboratore racconta di una mediazione di uno Schiavone tra Michelangelo Madonna, assessore all’ambiente di Casal di Principe e Nicola Cosentino. Parole che stanno facendo tremare molte persone in provincia di Caserta. La scoperta della discarica potrebbe avvalorare ancora di più la sua testimonianza, aggiungendo elementi oggettivi e riscontrabili. Su questo versante ovviamente nessuna indiscrezione esce dagli investigatori, segno di indagini ancora assolutamente aperte.

Sarà ora importante ricostruire la storia di quelle scorie tossiche trovate alle porte di Casal di Principe, collocando temporalmente lo sversamento. Per ora l’ipotesi è che si tratti di rifiuti nascosti nei primi anni ‘90, quando erano in piena attività i traffici gestiti da Gaetano Vassallo. C’è un’ipotesi che qualcuno azzarda: forse quel deposito è molto più recente, forse potrebbe risalire agli anni 2000. Segno di avvelenamento che ancora continua, mentre Casale conta i morti di tumore. Anche tra i boss, punitori di se stessi.
http://www.terranews.it/news/2011/09/scorie-e-fanghi-avvelenati-nella-capitale-dei-casalesi

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