martedì 9 agosto 2011

il crollo finanziario raddoppia il prezzo del mais

Diego Carmignani
ECONOMIA. Tra gli effetti del crollo finanziario, si registra il valore raddoppiato delle quotazioni del cereale. Numeri da record, che attestano come i prodotti agricoli siano i nuovi “beni rifugio”.

Nella settimana nera appena trascorsa, un dato significativo e allarmante è giunto alla chiusura del Chicago Board of Trade, ossia il più antico luogo di scambio di futures e di opzioni al mondo, nonché borsa merci più importante a livello internazionale dove si trattano materie prime agricole, dal mais al grano fino alla soia e all’orzo, al pari di quanto avviene per titoli di borsa o monete sui mercati finanziari e valutari. E l’ultima notizia su questo fronte, ci dice che il mais per consegna a dicembre ha superato il valore di 7 dollari per bushel, vale a dire 18 centesimi di euro al chilo. Per il cereale si tratta dell’apice di una corsa ininterrotta partita a inizio anno, con valori che, nei mesi estivi, stanno toccando il massimo storico di sempre. Nell’analisi diffusa in seguito alle news provenienti da Chicago, la nostrana Coldiretti, ha evidenziato come le quotazioni dei prodotti agricoli siano sempre più condizionate dai movimenti di capitale, che si spostano con estrema facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi, come l’oro, fino alle materie prime come il mais.

Il risultato è che, con il crollo delle borse, le quotazioni del mais siano in buona sostanza raddoppiate in un anno, comportandosi alla stregua dei cosiddetti “beni rifugio”, come appunto l’oro, che tra parentesi, proprio ieri, ha fatto registrare un nuovo guinness, superando per la prima volta la quota di 1.700 dollari l’oncia, con il picco record di 1.718 al Comex di New York. Per capire il ruolo del mais sul mercato, è utile notare come nelle estati del 2009 e del 2010 il mais fosse quotato su valori dimezzati rispetto a quelli attuali, addirittura al di sotto dei costi di produzione. In seguito, denuncia Coldiretti, «la globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato ad un deficit di responsabilità, di onestà e di trasparenza che ha generato la crisi internazionale ed ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi, come fosse un aspirapolvere o un frigorifero».

Le conseguenze, per un prodotto come il mais, che rappresenta una delle fonti principali per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e per tutto il settore primario, sono catastrofiche. L’effetto dell’aumento delle quotazioni ha fatto schizzare alle stelle i costi di produzione di carne e latte nelle stalle. Il costo dei mangimi è aumentato a giugno del 18 per cento rispetto allo scorso anno e si è di fatto impedita la normale programmazione per gli addetti ai lavori, mettendo a rischio il futuro di coltivazioni e allevamenti in molti Paesi, tra cui anche l’Italia. Da noi, le prime stime diffuse dal Ministero delle Politiche agricole prevedono un calo di superficie e di raccolto per il grano, congiuntamente all’avanzata dell’orzo. Per il grano duro la produzione 2011 dovrebbe attestarsi sui 3,6 milioni di tonnellate, il sei per cento in meno rispetto allo scorso anno. Questo per via dei 128mila ettari persi a inizio campagna e delle ondate di maltempo che hanno condizionato a più riprese le semine annuali. Identico il discorso per il grano tenero, atteso a quota 2,8 milioni di tonnellate.

A livello globale, la ricaduta più grave di questo andamento di mercato è quella che possiamo drammaticamente osservare nelle nazioni del Corno d’Africa, vittime designata di un’impennata senza precedenti di costi delle materie prime, anche per organismi come il World Food Program che hanno visto aumentare a dismisura i prezzi degli aiuti, sia per le speculazioni finanziarie, sia per le condizioni climatiche avverse che hanno condizionato la produzione agricola. E secondo il rapporto congiunto Ocse-Fao “Agricultural Outlook 2011-2020” diffuso a giugno, nel prossimo decennio i cereali dovrebbero veder salire i loro prezzi reali di ben 20 punti percentuali, a fronte di un fabbisogno alimentare in vertiginosa crescita.
http://www.terranews.it/news/2011/08/borse-mais-peso-d%E2%80%99oro-e-allarme-materie-prime

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