lunedì 6 giugno 2011

nucleare, il nuovo piano del governo

L'OPZIONE AMERICANA PER LE CENTRALI ITALIANE
IL GOVERNO NON HA RINUNCIATO AL NUCLEARE
I VERI MOTIVI DELLA MORATORIA

Introduzione

Ad un mese dal disastro di Fukushima gli ardori atomici del governo Berlusconi non sono affatto placati. Nonostante la moratoria di 12 mesi per la costruzione delle centrali italiane l’attività del governo freme. Lo dimostra il fatto che contestualmente alla moratoria è stato approvato il decreto sulla localizzazione delle centrali con le correzioni necessarie dopo la sentenza della Corte costituzionale che bocciava il primo decreto.

La pausa imposta dall’apprensione di Berlusconi rispetto al fatto che il referendum sul nucleare potesse tirare la volata a quello sul legittimo impedimento ha riaperto i giochi nel governo e diversi ministri si scontrano per scegliere la cordata a cui affidare il business atomico da 30 miliardi.

Ritornano d’attualità gli americani di Westinghouse che già avevano avviato contatti in fase avanzata con membri dell’esecutivo fra cui il ministro degli Esteri Franco Frattini.

Prima priorità? Far saltare il referendum del 12 e 13 giugno che rappresenterebbe la pietra tombale sui piani atomici del governo e rappresenterebbero una minaccia per il Presidente del Consiglio.

E si comincia a parlare dei mini reattori IRIS…

IL PIANO DI “RISERVA” PER L’ATOMO ITALIANO

Il piccolo reattore inserito nel piano nucleare

Distratti dal reattore Epr, dagli accordi ai massimi livelli tra Sarkozy e Berlusconi sul nucleare, ben pochi si sono accorti che all’interno del documento di scenario realizzato nel 2009 dal Politecnico di Milano e dall’Enea per il MSE sono presenti oltre l’Epr di Areva, l’Ap1000 di Westinghouse anche l’Iris, reattore modulare, nel senso che se ne possono affiancare più di uno nello stesso sito su modello Fukushima, da 335 MWe, dal costo di circa un miliardo di euro, secondo gli estensori del rapporto, (tra i quali c’è il Professor Marco Enrico Ricotti, ora anche membro della neonata Agenzia per la sicurezza nucleare). Si tratta di un “nucleare minore” che potrebbe essere appetibile a una moltitudine di soggetti, oltre a Enel ed Eni, e che si “adatterebbe” bene all’orografia del nostro Paese, poiché necessita di reti di trasmissione elettriche di medie dimensioni e di poca acqua per il raffreddamento. In uno degli scenari descritti dal rapporto, i primi due Iris gemelli saranno realizzati a partire dal 2020 per arrivare a installarne nel 2020 ben dieci unità gemelle: in totale venti reattori su 10 siti.

Le dichiarazioni di Veronesi

Il piano di proliferazione del “piccolo” nucleare è passato in sordina di fronte agli annunci e alle pressioni commerciali dei francesi di Areva, fino all’incidente di Fukushima al quale sono seguite, il 19 marzo scorso, alcune dichiarazioni ‘illuminanti’ del Professor Umberto Veronesi, che è a capo dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare: «Molti si domandano se il modello delle centrali nucleari di grossa taglia, come sono oggi tutte quelle del mondo, sia quello da continuare a realizzare; oppure se non è possibile ed opportuno considerare l'adozione di reattori più piccoli e modulari: una rete di minireattori. Alcuni di questi modelli progettuali sono già in produzione e dovremo studiarne a fondo le caratteristiche e la fattibilità».

Ecco sdoganato Iris. Ma come mai tanta attenzione a questo piccolo reattore?

Il ruolo di Ansaldo nel nucleare

Per capire il coinvolgimento dell’Italia sul “piccolo” nucleare bisogna tornare al febbraio 2009, all’epoca dell’accordo Berlusconi-Sarkozy che apre le porte all’Epr di Areva e taglia le gambe all’Ap1000 di Westinghouse, reattore quest’ultimo che già nel rapporto di scenario 2009 dal Politecnico di Milano e dall’Enea per il MSE, non è inserito come opzione reale e ha un ruolo solo da comparsa nonostante Ansaldo Nucleare (Finmeccanica) abbia un ruolo di primo piano nella sua realizzazione, lavori da anni sulla tecnologia nucleare di Westinghouse e sia ampiamente coinvolta nei quattro reattori Ap1000 oggi in costruzione in Cina. All’epoca dell’accordo - inspiegabile ai più, poiché si era scelta una tecnologia nucleare inedita e mai realizzata prima senza avere un’Agenzia per la Sicurezza Nucleare che validasse la scelta - Ansaldo criticò aspramente questa scelta.

IL viaggio di Scajola negli Usa

Per rimediare a ciò, anche su pressioni da parte degli Stati Uniti, come ha rivelato Wikileaks, l’allora ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha sottoscritto con il ministro per l’energia USA Steven Chu una dichiarazione congiunta «in tema di cooperazione industriale e commerciale nel settore dell'energia nucleare», nella quale si punta a: «favorire sui mercati internazionali di Westinghouse e Ansaldo Nucleare, che già lavorano assieme sulla Cina e a garantire spazio all’Ap1000, con quattro reattori, nel programma nucleare italiano. A suggellare tutto c’è la nomina da parte del Governo di Francesco Mazzucca a Commissario di Sogin, la società che gestisce lo smantellamento delle vecchie centrali nucleari, il quale proviene proprio da Ansaldo Nucleare.

Gli intrecci sul nucleare

Nel frattempo altri appetiti si concentrano sul nucleare. E.On e GdF-Suez costituiscono una seconda cordata, l’altra è Enel-Edf per il nucleare con la benedizione di Gianni Letta, ma alla cordata hanno manifestato interesse Saipem (Eni), Ansaldo Energia (portatrice della tecnologia Westinghouse) e le utility A2A, Hera e Iren, mentre Edison è orientata verso Enel-Edf. Ap 1000 e Iris sono i reattori ideali per questi soggetti che possono così giocare ad avere un ruolo con il nucleare anche a livello locale.

Lo strano accordo

L’otto marzo 2011, tre giorni prima di Fukushima, Westinghouse annuncia un accordo con Endesa (controllata da Enel) per uno “scambio d’informazioni” in materia di Ap1000 propedeutico alla realizzazione di tali reattori in Spagna e in America Latina. Enel in Italia ha scelto, due anni fa, la tecnologia concorrente francese di Areva (Epr). È un segnale netto circa il fatto che gli interessi Usa in Italia riescono a influenzare anche rapporti già consolidati come quelli tra Enel ed Areva.

L’incontro di Washington

Nel frattempo continuano i giochi sul nucleare. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, infatti, ha fortemente voluto un appuntamento organizzato dai ministeri degli Esteri, dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dall’Istituto Nazionale per il Commercio Estero, “Global Energy”, negli Stati Uniti, al quale hanno partecipato, tra gli altri, Roberto Adinolfi, CEO di Ansaldo Nucleare; Aris Candris, CEO di Westinghouse Electric Company; Daniel L. Roderick, Senior Vice President di General Electric-Hitachi. Tre gli sponsor dell’appuntamento: Enel, Edison e Finmeccanica.

Legion d’Onore

Un ruolo fondamentale circa la scelta del nucleare francese lo svolge il braccio destro di Scajola ed ex direttore del ministero dello Sviluppo Economico Sergio Garribba che ha spinto con forza sull’opzione francese, ricevendone in cambio l’11 ottobre 2010 la Legion d’Onore francese poiché: «Sergio Garribba, ha fortemente contribuito a sviluppare un partenariato strategico “totale e senza limiti” tra Italia e Francia nell’ambito dell’energia nucleare». Un riconoscimento significativo per Garribba che si era visto soffiare al fotofinish la guida dell’Enea per la quale era i pole position.

Wikileaks

L’ambasciata Usa a Roma si allarma quando nel 2008 s’intravedono i primi segnali di ritorno al nucleare perché «vede un’azione di lobby ad alto livello da parte dei leader di Inghilterra, Francia e Russia» e arriva a paventare che «i francesi abbiano una corsia preferenziale» e ancora «l’intensa pressione dei francesi forse comprende tangenti a funzionari del governo italiano».

Il “non ruolo” dell’Agenzia per la Sicurezza nucleare italiana

Che i giochi sul nucleare e sulle tecnologie si facciano in Italia a livello politico è un dato di fatto. Da un lato, infatti, si nomina un oncologo ai vertici dell’Agenzia per la Sicurezza nucleare, mentre dall’altro la legge stessa depotenzia il suo ruolo a quello di comprimario. L’Agenzia, infatti, in tema di tecnologie si affida alla ratifica d’Agenzie di altri Stati con i quali l’Italia ha sviluppato accordi. Usa e Francia, quindi, potranno importare “chiavi in mano” i loro reattori, poiché nel nostro Paese non ci sono autorità veramente indipendenti in grado di valutare i progetti.

Chi è con chi nella cordata nucleare

Con l’uscita di scena di Scajola e del potente Garribba, quindi, l’asse politico del nucleare sembra essersi spostato verso gli Usa. Sicuramente Prestigiacomo, Frattini e Letta sono per questa opzione, Romani è su una posizione d’attesa e anche Berlusconi, viste le frizioni sul piano internazionale con Sarkozy, è diventato abbastanza freddo sull’Epr.
http://www.verdi.it/pianob.html

Nessun commento:

Posta un commento