martedì 21 settembre 2010

il nucleare costa più del solare

Lo aveva scritto per primo il New York Times, in un articolo che avevo ripreso e che era stato quasi completamente ignorato in Italia: l'energia solare costa meno del nucleare:
http://pontiniaecologia.blogspot.com/2010/09/il-solare-costa-meno-del-nucleare-ma.html.
Ma anche nella nostra provincia (interessata da 2 centrali nucleari che di problemi ne hanno dati parecchi) si fa finta, spesso, di non sapere o di non voler conoscere.
Fossimo stati in un paese normale avremmo letto titoli a 8 colonne da parte dei nostri politici, amministratori (o presunti e aspiranti tali) dopo la puntata di Presa diretta di domenica su Rai 3 che affermava, tra l'altro, quello che tutti già sappiamo, cioè l'aumento esponenziale della leucemia dei bambini nei pressi delle centrali nucleari.
Sempre se vivessimo in un paese civile sarebbero stati presenti (parlo sempre dei politici e degli amministratori) in massa all'incontro dibattito di sabato 11 settembre a Pontinia con il professor Bandashevsky, massimo esperto mondiale dei fatti, analisi, condizioni di salute della popolazione di Chernobyl dopo l'incidente nucleare più noto.
Invece tra chi promuove referendum nazionali ed è impegnato nelle feste (e quindi non può partecipare certo all'approfondimento) e chi si candida a chissà cosa non interessa la Politica, quella vera e non la spartizione di poltrone, incarichi e nemmeno raccogliere voti e consensi dove l'attenzione è verso chi ha fatto della vita la completa dedizione agli altri, alla salute, al bene comune e alla verità.
Ma proprio per la mancanza di questi personaggi e partiti in cerca di autore o semplicemente di compratori o di votanti da illudere è stata la forza e l'importanza della manifestazione di sabato 11 a Pontinia, visti i numerosi consensi.
Oggi "Il Fatto quotidiano" (che non può certo dirsi una testata esperta in campo ambientale e della salute) riporta che anche l’Associazione italiana nucleare (Ain),ammette che il nucleare costa più del fotovoltaico. l'Ain è il comitato che raccoglie i principali centri di ricerca e gruppi industriali attivi nel nucleare, Enel in prima fila. Fondata nel 1958, membro del Forum atomico europeo e della European nuclear society, l’Ain è un po’ la punta di diamante tecnico-scientifica del mondo nuclearista.
La stima, contenuta in una nota ufficiale che contesta uno studio americano secondo il quale l’energia fotovoltaica sarebbe ora competitiva con quella nucleare, indica il costo dell'energia nucleare prodotta dalle nuove centrali tra i 10 e i 15 centesimi di dollaro al chilowattora. In euro, fa tra gli 8 e i 12 centesimi, vale a dire più del prezzo al quale l’energia è venduta nella Borsa elettrica italiana, che nel corso del 2010 è stato inferiore ai 7 centesimi.

Poveri nuclearisti tentano di difendere una tecnologia senza certezze e sicurezze, senza una soluzione degna di questo nome per le scorie, considerato il rapido consumo della materia prima (meno di 60 anni), smentita la favola che abbiamo bisogno del nucleare per la corrente consumata in Italia (prodotta nel nostro paese per l'87%), adesso cade pure la favola del costo inferiore.
Probabilmente l'unica giustificazione a questa tecnologia che non è certo in favore dell'umanità, della pace e del bene comune è quella data dai coniugi Bandashevsky http://pontiniaecologia.blogspot.com/2010/09/resoconto-incontro-professor.html.

Da ultimo mi meraviglia anche che nessun organo di informazione locale abbia ripreso le dichiarazioni del sindaco di Pontinia, dottor Eligio Tombolillo, durante lo stesso incontro dell'11 settembre: " La nostra amministrazione è contraria al nucleare ma anche alle centrali a metano e a biomasse importate fuori dal nostro territorio, di contro siamo favorevoli all’energia che serve, solare e rinnovabile per il nostro territorio, con piccoli impianti e insediamenti che servono per lavorare e valorizzare i prodotti del nostro territorio."

Chissà, infine, cosa diranno i nostri rappresentanti in consiglio provinciale quando, prima o poi ne dovranno discutere visto che è all'odg del consiglio da mesi, a proposito del nucleare.
Sarebbe già qualcosa se citassero dati veri e non la solita propaganda dei venditori di pentole che si sente dai sempre meno sostenitori del nucleare.
Giorgio Libralato

il fatto quotidiano 19 settembre 2010
CAOS SULLA SICUREZZA IN FINLANDIA
La costruzione della centrale nucleare di Olkiluoto 3 in Finlandia doveva terminare nel 2009, ma problemi sulla sicurezza hanno fatto slittare la consegna al 2012. Potrebbero però esserci altri ritardi. Come ha denunciato domenica “P re s a d i re t t a ” di Riccardo Iacona, gli operai dell’impianto hanno ricevuto solo nel 2006 le istruzioni relative agli standard di sicurezza per le saldature ma i lavori erano iniziati già nel 2003. A occuparsi dell’impianto è il gruppo francese Areva che presenterà lo stesso progetto anche in Italia.

ATOMO PIÙ CARO DEL PETROLIO L’AUTOGOAL DEI NUCLEARISTI
L’Ain fa sparire dal sito l’imbarazzante ammissione

Il chilowattora n u c l e a re p o t re b b e costare 8-12 centesimi di euro, mentre l’Enel dice 6
di Marco Maroni
Gli è scappata una cifra.
Una stima di costi in grado di far cascare tutto l’impianto retorico sulla convenienza dell’atomo in Italia. A pubblicarla è nientemeno che l’Associazione italiana nucleare (Ain), comitato che raccoglie i principali centri di ricerca e gruppi industriali attivi nel nucleare, Enel in prima fila. Fondata nel 1958, membro del Forum atomico europeo e della European nuclear society, l’Ain è un po’ la punta di diamante tecnico-scientifica del mondo nuclearista.
La stima, contenuta in una nota ufficiale che contesta uno studio americano secondo il quale l’energia fotovoltaica sarebbe ora competitiva con quella nucleare, indica il costo dell'energia nucleare prodotta dalle nuove centrali tra i 10 e i 15 centesimi di dollaro al chilowattora. In euro, fa tra gli 8 e i 12 centesimi, vale a dire più del prezzo al quale l’energia è venduta nella Borsa elettrica italiana, che nel corso del 2010 è stato inferiore ai 7 centesimi. “Rinascimento nu c l e a re ”

MA ALLORA che ne è della retorica dell’atomo come fonte di elettricità a prezzo super conveniente rispetto ai costi del termoelettrico a gas o petrolio?
Interpellata dal Fatto Quotidiano, l’Ain non ha voluto fornire dettagli sulla stima, affermando che è tratta da “fo n t i industriali, riservate”, tra le quali, ovviamente, l’Enel. Il colosso energetico campione del “rinascimento nucleare” italiano deve aver suggerito la parte bassa della “fo rche t t a ”, visto che la ricerca di 300 pagine recentemente commissionata allo studio Ambrosetti (“Il nucleare per l’economia l’ambiente e lo sviluppo”) e pubblicizzata con grande enfasi indica un costo di 6 centesimi al chilowattora.
A conferma che le stime piuttosto alte sul costo dell’energia nucleare devono essere state imputate agli esperti dell’Ain come una gaffe imperdonabile, va registrato che l’Associazione nucleare ha provveduto rapidamente a far sparire dal sito la nota incriminata.
La stima del costo dell’energia
prodotta da impianti nucleari è una faccenda complessa, troppo spesso affidata ai pregiudizi in un campo e nell’a costruzione della centrale. Esemplare il caso del primo reattore europeo in costruzione dopo l’incidente di Chernobyl del 1986, quello della cittadina finlandese di Olkiluoto. Avviato nel 2000 il cantiere avrebbe dovuto essere chiuso nel maggio 2009, spesa stimata: 2,5 miliardi di euro. I costi sono ora saliti a 5,5 miliardi e l’impianto secondo Areva, il colosso pubblico francese che lo sta realizzando, dovrebbe essere consegnato alla fine 2012.
Areva è il partner con cui l’Enel e il governo italiano hanno avviato
la nuova avventura nucleare italiana. Con Areva e con il gigante elettrico francese Edf, l’Enel sta costruendo la centrale di Flammanville (in Normadia), basata sulla stessa tecnologia di Olkiluoto, nota come Epr (Europen pressurized reactor). A Flammanville l’Edf è già stata costretta più di una volta a rettificare verso l’al to il costo previsto per il chilowattora prodotto, e proprio a causa dei ritardi nella costruzione, che fanno impennare i costi finali di tutta l’operazione.
Reattori all’italiana
IN ITALIA si parla di realizzare quattro reattori da 1.600 megawatt di potenza, per un costo stimato di 16 miliardi, 4
miliardi a centrale. La cifra appare ottimistica. Il gruppo energetico tedesco E.on, interessato alla partita, recentemente
ha affermato che centrali di questo tipo costeranno almeno 6 miliardi. La differenza tra 4 e 6 miliardi equivale un aumento del costo produzione del chilowattora almeno del 30 per cento. aprile un analista Citigroup, primo gruppo bancario mondiale, ha dichiarato che punto di vista economico, nucleare è una catastrofe, costi devono essere trasferiti contribuenti”.
Il decreto del febbraio con il quale il Governo l’avvio al nuovo programma nucleare prevede una massiccia campagna di “informazione” per far accettare le agli italiani. C’è da scommettere che la campagna spiegherà che il chilowattora nucleare
probabilmente costerebbe di più dell’energia consumiamo ora. Come i super-nuclearisti hanno scoperto.

Centrali, i tempi si allungano e qualcuno non ci crede più
DA UN RINVIO ALL’ALTRO PER LA COLLOCAZIONE DEI NUOVI IMPIANTI E L’AGENZIA È GIÀ IN RITARDO DI UN ANNO
di Giorgio Meletti

L’ ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, era convinto di aver scoperto il segreto della velocità.
Nel Paese che non riesce a rattoppare l’autostrada Salerno-Reggio Calabria annunciava l’apertura a tappe forzate dei cantieri per la costruzione di quattro centrali nucleari. Con l’ottimismo della volontà e con l’esibizione di un’aggressività futurista, assicurava che entro la fine naturale della legislatura (primavera 2013), le costruzioni sarebbero state avviate .
A DISTANZADI UNANNOdai roboanti annunci, e nonostante il tentativo del ministro dell’Economia Giulio Tremonti di surrogare le ventate di entusiasmo nucleare di Scajola, l’operazione accusa un clamoroso ritardo, al punto che gli stessi protagonisti confessano a mezza bocca di non crederci più tanto. Colpisce il fatto che la relazione semestrale dell’Enel, pubblicata di recente con i conti al 30 giugno 2010, non riservi una sola parola allo stato di avanzamento del “rinascimento nucleare”.
Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, che si è trovato sulla scrivania il fascicolo lasciato inevaso da Scajola, sta provando a mettere insieme i pezzi. E sembra stia per arrendersi.
INFATTI SCAJOLA aveva assicurato che entro febbraio 2010 la neonata Agenzia per la Sicurezza del Nucleare avrebbe battezzato i tre o quattro siti dove costruire le centrali atomiche.
Poi arrivò un piccolo colpo di freno: c’erano le elezioni regionali, in primavera, era impensabile affrontarle con tre o quattro regioni imbufalite perché destinatarie di una centrale. Si decise che a febbraio sarebbero stati stilati solo i criteri di individuazione dei siti. E si celebrarono le regionali con quasi tutti i candidati governatori, di destra e di sinistra, impegnati a giurare che mai una centrale sarebbe sorta a casa loro. Poi c’è stato il dramma di
Scajola, la casa regalatagli a sua insaputa, le dimissioni. E tutto si è fermato.
L’Agenzia per la sicurezza nucleare non esiste ancora perché non sono stati nominati i cinque mebri (il presidente, l’oncologo Umberto Veronesi in pole position, lo deve scegliere palazzo Chigi, due membri il ministro dell’Ambiente, due membri lo Sviluppo economico). Una volta fatte le nomine, i cinque dovrebbero darsi un regolamento, che è leggermente più complesso di un regolamento di condominio.
A quel punto l’Agenzia dovrebbe passare alla definizione dei siti.
Per adesso si sa che il ministero dello Sviluppo, per portarsi avanti con il lavoro, ha chiesto alla Sogin, braccio nucleare del governo, di preparare una lista delle localizzazioni possibili delle centrali nucleari, però dev’essere una lista che non crei nervosismi, quindi i siti possibili devono essere possibilmente diverse decine. Con questo listone sul tavolo comincerebbe il braccio di ferro con regioni e comuni.
MA ATTENZIONE: quello della
localizzazione dei siti, per quanto importante, è solo uno degli adempimenti normativi e autorizzativi. La legge 99 del 2009, che ha aperto la strada al “rinascimento nucleare”, prevede la formulazione successiva di 25 decreti attuativi. Ai quali dovrebbe dedicarsi assiduamente, in questi mesi, il ministro dello Sviluppo economico che non c’è. Infatti nel lungo elenco di atti di governo rivendicati da Silvio Berlusconi come ministro ad interim non c’è alcun colpo di reni sul nucleare.
MA C’È UNA QUESTIONE più politica, e quindi più rilevante, a gettare un’ombra preoccupante sul futuro del “rinascimento nucleare”.
L’obiettivo di avere i cantieri aperti prima delle elezioni si spiegava con la volontà di mettere l’operazione al sicuro
rispetto a possibili ribaltoni politici.
Fermare un progetto sulla carta è semplice, chiudere dei cantieri dove si sono già spesi dei soldi è più complicato, anche perché sarebbe la ripetizione dell’enorme spreco di denaro seguito al referendum anti-nucleare del 1987.
L’apertura dei cantieri entro la primavera del 2013 è un obiettivo già ufficialmente abbandonato dal governo.
Se poi le elezioni fossero anticipate, magari alla primavera del 2011, il discorso sarebbe ancora più gravemente compromesso.

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