sabato 3 ottobre 2009

tutti a Roma per la libertà

Alle 15.30 l'appuntamento di Roma. Manifestazioni nelle principali città europee
L'adesione di tanti cittadini non legati ai partiti. Fnsi: "Vogliamo fare il nostro lavoro"
"Libertà a rischio", domani in piazza
Sul anche palco Saviano e Marcorè
La manifestazione in diretta su Repubblica Tv e sul nostro sito

di BRUNO PERSANO
ROMA - Un sabato per la libertà di stampa in piazza del Popolo a Roma, con la federazione nazionale della stampa. Organizzati 300 pullman, continuano ad arrivare adesioni di tanti cittadini non organizzati, oltre che di numerosi gruppi politici. Previsti, fra gli altri, gli interventi di Roberto Saviano e dell'attore Neri Marcorè.

Centinaia di magliette bianche con lo slogan "No all'informazione imbavagliata" saranno distribuite anche in altre dodici città italiane ed europee dove si svolgeranno manifestazioni parallele in tutta Europa: a Londra, davanti alla sede della Bbc; a Parigi dove i sostenitori della protesta si riuniranno davanti alla Mairie del 13° arrondissement, place d'Italie. Manifestazione pure a Bruxelles, davanti al Centre de presse international della Commissione europea. In Germania, la comunità italiana a Monaco di Baviera, con il sostegno di Libertà e Giustizia, raccoglierà firme per l'appello dei tre giuristi alla libertà di stampa, mentre a Berlino, l'incontro è fissato all'Ambasciata italiana: ogni manifestante porterà un cartellone con le 10 domande di Repubblica al presidente del Consiglio. E in Spagna, protesta a Barcellona, in Portal de l'Angel, e a Madrid, davanti alla fontana di Plaza de España.

L'iniziativa di protesta promossa dalla Fnsi (Federazione nazionale della stampa), "sarà serissima, altro che farsa", come promette il suo presidente Roberto Natale rispondendo all'attacco del presidente del Consiglio. "Chiediamo solo che i cronisti possano continuare a fare il proprio lavoro".

Ma Silvio Berlusconi ripete: "La manifestazione è una vera farsa. La libertà di stampa - spiega dal convegno organizzato dall'ex Dc per l'Autonomia - è molto più ampia in Italia di qualunque altro paese occidentale. Menzogne e attacchi non ci intimideranno".

L'appuntamento è alle 15.30. Interverranno oltre al premio Nobel Dario Fo e allo scrittore Roberto Saviano, il segretario nazionale Fnsi Franco Siddi, il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida e l'attore Neri Marcorè. E' annunciato un messaggio di don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana. Previsto anche un omaggio ad Anna Politkovskaja, ammazzata tre anni fa per la sua battaglia di verità sulla Cecenia: l'attrice Jasmine Trinca leggerà alcuni testi della giornalista russa.

Ci sarà anche la musica dell'Orchestra di piazza Vittorio e gli artisti Samuele Bersani, Marina Rei, Enrico Capuano, e Teresa De Sio.

All'evento, presentato dal giornalista di Rai3 Andrea Vianello, parteciperanno le associazioni Arci e Acli, il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, la Cgil, la Fim-Cisl, l'Ordine dei Giornalisti e Libertà e Giustizia.

In piazzadel Popolo ci sarà uno stand di Repubblica.it, con otto postazioni computer ed un videobox. I partecipanti alla manifestazione potranno mandare un messaggio al sito del quotidiano o dare una dichiarazione a Repubblica tv.

Anche gli utenti da casa potranno intervenire con messaggi, sms ed mms. Sarà possibile inviare il vostro messaggio "Perché sono in piazza" via sms al numero 345-8528585. Le foto della manifestazione invece possono essere inviate all'indirizzo di posta elettronica fotografie@repubblica.it o dal vostro cellulare, con un mms al numero 346-4646463.

La diretta televisiva sarà seguita da Repubblica Tv, Youdem e dal sito della Cgil. Sky Tg24 seguirà a partire dalle 16 (canali 100 e 500) e dal Tg4 a partire dalle 16 fino alle 17,30

(2 ottobre 2009) http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/liberta-stampa-2/liberta-stampa-2/liberta-stampa-2.html
Sua libertà di stampa
di Denise Pardo
Attacchi ai giornali. Querele. Persino un reato come l'evasione del canone. Così Berlusconi vuole dominare sulla informazione. Colloquio con Eugenio Scalfari Come se non bastasse, siamo arrivati al reato: ai giornali del premier e a quelli vicino al premier che incitano all'evasione, all'illegalità...

Secondo Eugenio Scalfari la campagna contro il pagamento del canone Rai scatenata dal "Giornale" diretto da Vittorio Feltri e da "Libero" firmato da Maurizio Belpietro, meriterebbe l'intervento della magistratura. All'ennesimo attacco berlusconiano contro stampa e tv pubblica, dopo denunce, minacce di denunce, intimidazioni, il fondatore del gruppo Espresso e di "Repubblica" analizza il tentativo di scacco ai media da parte del presidente del Consiglio, la posizione dei grandi giornali, l'intervento del governo per monitorare i contenuti Rai. E la maniera di far sentire in modo più forte la voce della parte critica del paese.

Ci sono state varie stagioni nel rapporto tra Silvio Berlusconi e i media. Questa è la fase estrema, quella finale?
"Ora c'è il desiderio di dominare completamente l'informazione. Di smobilitare, di smantellare tutte le trasmissioni e i giornali che non si comportano come il presidente del Consiglio desidera. Ho appena sfogliato "L'Osservatore romano". Essendo del Vaticano, il quotidiano si occupa del papa. Adesso Benedetto XVI si è recato in visita nella repubblica ceca. Lì ha fatto una quantità di discorsi, di conferenze stampa, di omelie e come sempre "L'Osservatore romano" ha riportato tutto fedelmente. E si capisce: quello è il papa. Bene. Questo è il modello e il metro che vorrebbe il premier".

In pratica, il trattamento riverente, mai critico, verso un pontefice magno...
"Certo. Ora è successa un'altra cosa incredibile, l'ennesima tra le cose incredibili a cui ci ha fatto assistere il presidente del Consiglio. Succede che "il Giornale" diretto da Vittorio Feltri, quotidiano della famiglia Berlusconi, e "Libero" di proprietà degli Angelucci, imprenditori di cliniche mediche che hanno accettato di nominare come direttore Maurizio Belpietro, emissario del Cavaliere, una specie di commissario politico, hanno dato il via ad una campagna per incitare gli italiani, in particolare i loro lettori, a evadere il canone Rai. Senza tener conto, tra l'altro, che il canone in quanto tale non esiste più: ora c'è una imposta che finisce in un fondo dal quale il governo poi attinge per pagare il canone. Si tratta dunque di un'imposta. Se non viene pagata, è soggetta alle sanzioni di chi evade le tasse. Siamo arrivati al punto che i giornali del presidente del Consiglio incitano i cittadini a compiere un reato e il presidente del Consiglio consente ai suoi giornali di incitare i cittadini a compiere un reato non pagando un' imposta il cui ricavo in gran parte diventa canone del servizio pubblico".


Come dire, si sconfina nell'illegalità?
"Dirò di più. Non so come mai la Procura della Repubblica di Milano, città dove si stampano questi giornali, non proceda d'ufficio visto che ci troviamo di fronte a un reato contro la pubblica amministrazione. Ma c'è dell'altro. Ecco che il governo nelle persone del ministro Claudio Scajola e del suo vice ministro Paolo Romani, affiancati dalla signora Mariastella Gelmini, che non c'entra niente perché è ministro dell'Istruzione, fanno sapere di voler mettere su una specie di giudizio per ispezionare e monitorare le trasmissioni Rai o almeno alcune trasmissioni, con l'obiettivo di appurare se si attengono alle loro regole. E di punirle se non si attengono, probabilmente facendo saltare chi le guida o intervenendo d'ufficio per modificarle. Di bene in meglio. Siamo di fronte al totale scavalcamento della direzione generale della Rai, del suo consiglio d'amministrazione, del suo presidente, della commissione parlamentare di Vigilanza. In pratica, un commissariamento della tv pubblica che segue le denunce a "Repubblica" e a "l'Unità", i giornali che non si attengono alle norme".

E il resto della stampa che atteggiamento ha?
"Ha scelto questa tesi: parliamo di cose serie e quindi di politica economica o di politica estera. Peccato che la libertà di stampa sia la premessa per la democrazia e per le cose serie. Naturalmente questi grandi giornali lo sanno benissimo. E a proposito di politica economica bisognerebbe fare almeno altre dieci domande anche a Giulio Tremonti. Il fatto è che se le domande sono scomode il ministro non risponde. Da mesi gli pongo degli interrogativi. Ma il ministro è silente. Preferisce parlare di filosofia, di Hegel, di san Tommaso...". pag. 1 di 2
(30 settembre 2009)http://espresso.repubblica.it/dettaglio/sua-liberta-di-stampa/2111059&ref=hpsp

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