giovedì 23 ottobre 2008

più efficienza uguale più occupazione

Secondo una ricerca dell'università di Berkeley, 30 anni di politiche contro gli sprechi energeticihanno prodotto nello stato americano circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro
"Più efficienza uguale più occupazione"Studio promuove il modello California
"Con la bolletta più leggera la gente ha più soldi da spendere in settori dove c'è più manodopera"

Parcheggio-centrale solare in CaliforniaOAKLAND - Meglio di così probabilmente ci fu solo il New Deal, quando nei primi anni '30 le politiche adottate dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt e dall'economista britannico John M. Keynes riuscirono a riassorbire tra i due e i tre milioni di lavoratori rimasti disoccupati dopo la Grande Crisi di Wall Street. Secondo uno studio realizzato dall'Università di Berkeley, le politiche di efficienza energetica intraprese dalla California all'indomani dello shock petrolifero del 1977 nel giro di un trentennio hanno creato circa un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro a fronte dei 25mila persi. A firmare la ricerca, che getta una luce diversa sulle beghe in corso tra Italia e Unione Europea circa la sostenibilità degli obiettivi del pacchetto 20-20-20, è David Roland-Holst, un economista del Center for Energy, Resources and Economic Sustainability del prestigioso ateneo californiano. La chiave del successo, secondo il docente di Berkeley, è stata la massa di denaro risparmiata dai consumatori grazie ai tagli nelle bollette domestiche e tornata a circolare sul mercato, mettendo in moto un processo virtuoso nell'occupazione. In California una politica attenta che ha imposto standard di efficienza per edifici ed elettrodomestici tra i più alti del mondo, il livello dei consumi elettrici pro capite nell'ultimo trentennio è rimasto stabile, mentre nel resto degli Stati Uniti aumentava del 50%. Si calcola invece che se il consumo unitario avesse seguito la crescita media nazionale, la California avrebbe avuto bisogno di 24 nuove centrali di media potenza (500 MW).
"Avendo la possibilità di spendere meno in energia - si legge nella ricerca - i consumatori hanno destinato questi soldi alla domanda di beni diversi. Ma spostare un dollaro di spesa dall'elettricità ai generi alimentari significa sostenere rivenditori, grossisti, l'industria della trasformazione e il settore agricolo lungo una filiera molto più lunga e a maggiore intensità di manodopera". Il professor Roland-Holst fornisce quindi le cifre del movimento descritto. A fronte di "perdite" per 1,6 miliardi di dollari nel settore energetico, nel corso del trentennio preso in esame l'economia californiana ha visto crescere il volume d'affari complessivo di 44,6 miliardi di dollari, divisi prevalentemente nel comparto del commercio (11,2 miliardi) nel settore finanziario e assicurativo (7,3 miliardi), nel settore dei servizi (17,8 miliardi) e in quella della produzione di lampadine a basso consumo (1,2 miliardi). Una crescita secondo lo studio da attribuire soprattutto all'effetto traino rappresentato dalle misure di efficienza e risparmio energetico. Un boom che l'economista di Berkeley è convinto possa ripetersi ora che il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha lanciato un nuovo piano statale di riduzione della spesa energetica e delle emissioni di gas serra che sarà definito presto nei dettagli.
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