domenica 9 marzo 2008

nanoparticelle alla ribalta

Ciò che il dottor Stefano Montanari da tempo sostiene viene oggi comprovato da studi scientifici italo-tedeschi e americani (Università di Los Angeles e pubblicato su Circulation Research): le nanoparticelle (da 0,18 micron) potrebbero avere un ruolo preponderante nello sviluppo delle placche arteriose che causano l'infarto, inibendo il colesterolo buono e indurendo le arterie. Sul sito www.nanodiagnostic.it, si parla chiaramente di nanopatologie, ovvero di malattie provocate da micro e nanoparticelle instauratesi nell'organismo umano per inalazione o ingestione. Le nanopatologie includono tumori di tutti i tipi e che interessano un pò tutti gli organi. In natura producono polveri sottili i vulcani, gli incendi, la corrosione delle rocce ma a cadere sotto accusa sono i prodotti delle attività umane, quali: i motori a scoppio, i cementifici, il fumo delle sigarette, il traffico automobilistico, gli impianti di riscaldamento e perfino alcuni alimenti di produzione industriale, nella cui composizione è stata riscontrata la presenza di queste pm 0,2. I moderni impianti per l'incenerimento dei rifiuti, i filtri antiparticolato (i cosiddetti Fap) per le autovetture e perfino le stampanti laser completano il quadro delle innovazioni tecnologiche ad elevato rischio di patogenicità. La formazione di particolato deriva, infatti, da ogni tipo di sorgente ad alta temperatura e più elevata è la temperatura, minore sarà la dimensione della particella emessa e maggiore la sua capacità di penetrazione dei tessuti umani. Una volta penetrata nel tessuto la nanoparticella non ne uscirà più, in quanto sostanza inorganica e inassimilabile dall'organismo. L'ossido di titanio che serve da pigmento bianco per rivestire medicine e vernici, creme solari e cosmetici potrebbe provocare, se distribuito sulla pelle, Alzheimer o Parkinson. Considerata l'attenzione che gli scienziati riversano nei confronti di queste insidiosissime particelle ultrafini, considerati gli allarmi che stanno lanciando per la salvaguardia della salute pubblica, forse sarebbe il caso che l'Unione Europea si esprimesse finalmente con una normativa specifica a riguardo.
20080304
www.ecoage.it

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