venerdì 2 dicembre 2022

Il Fatto di domani. Biden-Macron, ma non Putin: cosa c'è dietro il vertice della (finta) pace. Bollette, gli spiccioli di Meloni non fermano i rincari: mazzata a novembre

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Il Fatto quotidiano di domani, sabato 3 dicembre 2022

TELEFONATA PUTIN-SCHOLZ, MA IL DIALOGO NON DECOLLA. IL SUMMIT DEL 13/12 SARÀ DAVVERO “DI PACE”? Macron con Biden, e Scholz con Putin. All’apparenza l’Europa prova una manovra diplomatica incrociata per arrivare a negoziati nel conflitto russo-ucraino. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha telefonato a Putin, oggi, ma il risultato, riferisce Berlino, è stato deludente: il dialogo non decolla. Il presidente russo ha definito distruttiva la linea dei Paesi occidentali, compresa la Germania, rei soprattutto di fornire armi a Kiev. E sulla prospettiva dei negoziati, ha detto di essere di principio favorevole al dialogo (anzi, che rappresenta una priorità) ma non alle condizioni americane. Ossia che prima la Russia ritiri le truppe. L’invito lo aveva presentato anche Scholz nella telefonata, oltre a chiedere al capo di Cremlino di interrompere gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Gli appelli per ora cadono nel vuoto. L’attenzione diplomatica ora si rivolge al vertice il 13 dicembre a Parigi da Macron, a cui parteciperanno anche gli Usa. L’appuntamento è stato presentato come una conferenza di pace, nata da uno sforzo diplomatico congiunto tra Casa Bianca ed Eliseo. In realtà, era un vertice già fissato (un mese fa, dal presidente francese dopo un colloquio telefonico con Zelensky), dovrebbe avere come ospite d’onore il capo della diplomazia ucraina Kuleba e non c’è traccia per ora di partecipazione russa. Stando al comunicato Usa, in effetti, il vertice servirebbe a confermare il sostegno all’Ucraina. A scanso di equivoci, oggi il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby ha chiarito che il presidente non ha cambiato idea e che “solamente Zelensky può determinare quando è il momento di trovare una soluzione negoziale”. Sul Fatto di domani approfondiremo il senso dell’incontro e i retroscena su cosa si sta muovendo attorno alla data.


ENERGIA: L’ARERA SPEGNE LA SPERANZA: IL GAS IN BOLLETTA TORNA A SALIRE. ACCORDO UE SUL (MINI) PRICE CAP. Si avvicina anche, e vertiginosamente, la scadenza dell’entrata in vigore dell’embargo sul petrolio russo. Da lunedì infatti scatta questa sanzione stabilita dai 27 già nei primi mesi dell’invasione. Il primo effetto lo abbiamo visto in questi giorni: il salvataggio statale in extremis dello stabilimento Lukoil di Priolo, che altrimenti rischiava la chiusura con 10 mila dipendenti a rischio cassa integrazione. La sanzione si applica al petrolio importato via mare nel continente e di fatto impedirà alle aziende che trasportano greggio targato Mosca di venderlo, a meno che i compratori non accettino un prezzo fisso. Prezzo su cui, dopo mesi di divisioni, in serata è stato trovato un accordo a 60 dollari. L’Ucraina spingeva perché fosse molto più basso, 35 dollari, gli Stati Uniti ammonivano di non esagerare per non scombinare il mercato. Vedremo sul Fatto di domani cosa cambierà con questo tetto per gli approvvigionamenti di idrocarburi e per noi. Come sul gas, la montagna sembra aver partorito un topolino. A proposito, per far avanzare l’annosa discussione del price cap sul gas l’ultima proposta della presidenza della Commissione Ue è di abbassarlo da 275 a 264 dollari: non un grande sforzo. Domenica si riunirà anche l’Opec+, ma è probabile che manterrà la produzione di petrolio ai livelli attuali per non dare fastidio alle decisioni europee. Sul fronte nazionale, intanto, sono usciti i nuovi calcoli sulle tariffe del gas di novembre, che Arera comunica ogni mese. L’aumento è a doppia cifra, del 13,7%, e tiene già conto degli aiuti di Stato: come a dire che si azzera il calo di ottobre e vanno in fumo tutte le buone speranze su un inverno più leggero in bolletta.


CONTE A NAPOLI INCONTRA I PERCETTORI DI RDC E CHIAMA ALTRE PIAZZE. NEL PD, SAGGI NEL PALLONE: LITI INTERNE PURE SUL MANIFESTO. Ieri notte ad Atene l’automobile della prima consigliera dell’ambasciata italiana Susanna Schlein (sorella della dem Elly Schlein) è stata data alle fiamme. L’incendio ha lambito l’abitazione della diplomatica, che è scampata all’attentato. “Salva per miracolo”, ha commentato il ministro degli Esteri Tajani, che nel pomeriggio si è incontrato con Schlein. La procura di Roma ha già aperto un fascicolo e la premier Meloni ha parlato di “probabile matrice anarchica”. Unanime la solidarietà delle forze politiche. Elly Schlein è in procinto di lanciare la sua candidatura alla segreteria del Pd domenica a Roma. Intanto nel partito si discute di princìpi. Mettere d’accordo 87 saggi per riscrivere il testo fondativo dei dem sembrava già un’impresa ostica. Ma dopo il primo giorno di lavori al Nazareno appare quasi un’utopia. Volano quasi gli stracci al debutto del comitato costituente: l’ala sinistra (con Roberto Speranza) mette in dubbio i valori del manifesto fondativo del 2007, sbilanciati a destra dopo l’era del “blairismo”, della Terza via e dell’egemonia liberista che aveva contagiato i progressisti dai ruggenti anni 90. Gli esponenti moderati invece difendono l’identità “riformista” del Pd. Stefano Ceccanti si è rivolto pubblicamente a Letta parlando di “falsa partenza”. Sul Fatto di domani vi racconteremo il braccio di ferro della rifondazione del Pd. Nel frattempo Giuseppe Conte è a Scampia per una manifestazione in difesa del Reddito di cittadinanza dall’assalto del governo, insieme ai lavoratori della Cgil. La Manovra infatti ha cancellato il sussidio per gli “occupabili” dal 2024 e tagliato gli assegni già da agosto del 2023. La piazza napoletana sarà solo la prima contro il governo Meloni: il leader 5S ha evocato anche un prossimo appuntamento nella Capitale, dove il Pd terrà la sua iniziativa il 17 dicembre. Sul Fatto di domani vi racconteremo le storie di chi reclama il Reddito come via per la dignità. Intanto su FQ Extra potete esplorare il nostro racconto multimediale sulla povertà in Italia con numeri e dati, una video inchiesta con le voci dalle periferie e un podcast narrativo intitolato Poveri ribelli, storie di rivolta in Italia.


BUFERA BIANCONERA: INDAGA ANCHE LA UEFA. COME FUNZIONA IL “MODELLO JUVE”. Sulla Juventus adesso indaga pure la Uefa. L’inchiesta riguarda, spiega il comunicato del massimo organo di governo del pallone europeo, “potenziali violazioni delle norme sulle licenze e sul fair play finanziario”. Si tratta di un atto dovuto, alla luce dell’inchiesta della Procura di Torino, che ha chiesto il rinvio a giudizio per la Juve e per 12 indagati: rischiano il processo Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene e l’ex direttore sportivo Fabio Paratici (al centro delle intercettazioni sulla riduzione di stipendi ai giocatori durante il Covid). L’indagine, il cui profilo si sta delineando sempre di più, mostra una “diffusa consapevolezza” ai vertici della squadra bianconera riguardo un “uso eccessivo delle plusvalenze” e una gestione “foriera di perdita”. Secondo i pm il presidente Andrea Agnelli, l’ad Maurizio Arrivabene e pure il presidente di Exor John Elkann, che non è indagato, sarebbero stati al corrente. Sul Fatto di domani ricostruiremo tutti i passaggi di questa indagine e metteremo insieme i vari tasselli per delineare il quadro della gestione finanziaria della Juventus.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Open Arms, duello Toninelli-Bongiorno. Botta e risposta tra l’ex ministro Toninelli e l’avvocato Bongiorno, legale di Matteo Salvini nel processo Open Arms. Toninelli ha attaccato la Bongiorno, dicendo che non c’è mai stato un Consiglio dei ministri in cui si è parlato della nave della Ong. Sul Fatto di domani tutti i particolari.

Spaccaossa. Il nostro Alessandro Ferrucci ha intervistato Ficarra e Picone, interpreti e registi del film “Spaccaossa”.

Che c’è di Bello. Nell’inserto culturale del sabato leggerete del film documentario su 10 anni di lotta No Tav in Valsusa, di una mostra di Jan Fabre a Milano e di Haruki Murakami.


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