giovedì 31 marzo 2016

Federica Guidi, il ministro si dimette dopo intercettazioni su caso Eni: “Buona fede, ma opportunità politica” contro le trivelle il 17 aprile vota sì al referendum

Caro Matteo sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato”. Inizia così la lettera con cui la ministra dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha rassegnato le sue dimissioni dal governo Renzi. Il nome della Guidi ricorre più volte nelle carte dell’inchiesta sugli impianti petroliferi Eni in Basilicata. Agli atti ci sono le telefonate con il compagno Gianluca Gemelli, indagato per traffico d’influenze, a proposito di emendamenti favorevoli alla Total, con cui Gemelli è in rapporti d’affari. In particolare, le carte di magistrati di Potenza riportanto una conversazione in cui Gemelli e la Guidi parlano di un emendamento – bocciato nello Sblocca Italia – da inserire di nuovo nella legge di stabilità. Un emendamento “nell’interesse di Total”, annotano gli investigatori, e che poi sarà approvato. Guidi dunque si dice in buona fede, ma aggiunge: “Credo tuttavia necessario, per una questione di opportunità politica, rassegnare le mie dimissioni da incarico di ministro. Sono stati due anni di splendido lavoro insieme. Continuerò come cittadina e come imprenditrice a lavorare per il bene del nostro meraviglioso Paese”.
I retroscena a caldo raccontano però di un Renzi infuriato, che ha giudicato “indifendibile” la posizione della sua ministra dello Sviluppo. Impegnato nella missione negli Stati Uniti, il premier ha scaricato la Guidi quando i suoi, dall’Italia, gli hanno spiegato i dettagli del caso. “E’ gravissimo che Federica non ci avesse detto chi fosse e che cosa facesse il fidanzato”, trapela da fonti di maggioranza dopo aver ricostruito l’iter dell’emendamento oggetto delle intercettazioni. E, a differenza del precedente di Maurizio Lupi, quando il premier attese le dimissioni in nome del garantismo, stavolta si è fatto capire alla titolare del Mise che la scelta doveva essere tempestivaAnche perché tra meno di 20 giorni gli italiani voteranno per un referendum che riguarda proprio le lobby del petrolio. E il governo è schierato per l’astensione.
La consultazione in programma il 17 aprile ricorre spesso nelle reazioni della politica. “Che la Guidi facesse l’interesse dei petrolieri, si sapeva, non c’era bisogno dell’intercettazione. C’è un modo immediato per rispondere a cotanta arroganza mista a conflitto di interessi, mettendo a tacere le lobby che lei rappresenta: andare a votare sì al referendum del 17 aprile”. Lo scrive su facebook il portavoce dei Verdi di Roma Gianfranco Mascia.
Le opposizioni, dai 5 Stelle a Sinistra italiana, passando per Lega e Forza Italia, chiedono un passo indietro anche a Maria Elena Boschi. “Anche il ministro Boschi, come la Guidi, ha le mani sporche di petrolio – dice la capogruppo M5S in Senato Nunzia Catalfo -. Come si evince dalle intercettazioni, lei stessa fu d’accordo nell’inserire l’emendamento incriminato nella Legge di Stabilità e in ogni caso il maxi emendamento finale porta la sua firma, le sue responsabilità sono dunque chiarissime. Ora più che mai torna ad essere urgente la calendarizzazione della nostra mozione di sfiducia. Le dimissioni della Guidi sono la prova delle responsabilità gravissime ed evidenti dell’intero governo”. Stesso concetto perRenato Brunetta (Forza Italia) che su Twitter scrive:  “Dimissioni Guidi: nel governo Renzi non si muove foglia che la Boschi non voglia. Tanto nelle banche quanto nella legge di stabilità. Premier tragga conseguenze”. Più greve, ma allineato agli altri, il commento del vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli: “Dopo che si è ‘spintaneamente’ dimessa l’ape operaia, Federica Guidi, ora aspettiamo le dimissioni dell’ape regina, Maria Elena Boschi. A questo punto il fuco Matteo Renzi rientri immediatamente dagli Stati Uniti e salga subito al Colle a riferire al presidente Mattarella rispetto ad un Governo che sta cadendo a pezzi”.
Al suo rientro – riferiscono i retroscena dell’agenzia Ansa – Renzi controfirmerà le dimissioni formali del ministro al Capo dello Stato e prenderà per un breve periodo l’interim al Mise in attesa di scegliere il successore. Ogni toto-nomi è prematuro ma oltre al nome di Andrea Guerra, tornato in realtà al settore privato dopo un anno come consulente del governo, gira quello di Teresa Bellanova, molto stimata dal presidente del consiglio che l’ha promossa nel mini-rimpasto di governo da sottosegretario al Lavoro a viceministro dello Sviluppo. di  | 31 marzo 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/31/federica-guidi-si-dimette-il-ministro-lascia-dopo-intercettazioni-su-caso-eni/2597925/

referendum 17 aprile contro le trivelle vota sì: il quesito e il significato

Al voto il 17 aprile
IL TESTO Volete voi che sia abrogato l’art. 6,
comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3
aprile 2006, n. 152, “Norme in materia
ambientale”, come sostituito dal comma 239
dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208
“Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato (legge di
Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti
parole: “per la durata di vita utile del giacimento,
nel rispetto degli standard di sicurezza e di
salvaguardia ambientale”?
IL SIGNIFICATOSi chiede agli italiani se vogliano
cancellare la norma che consente alle società
petrolifere di cercare ed estrarre idrocarburi entro
le 12 miglia dalla costa, senza limiti di tempo. Per
legge, non possono più chiedere nuove
concessioni a questa distanza, ma quelle già in
corso durano fino all’esaurimento del giacimento.
Votando “Sì”, le attività già in atto cesseranno
progressivamente secondo la scadenza, senza
possibilità di proroga. Per essere valido, il
referendum deve raggiungere il quorum: 50% più
uno degli aventi diritto al voto

referendum 17 aprile Trivelle: le lotte (e le giravolte) dei governatori Lega, Pd e Fi I rappresentanti delle Regioni difendono il Sì, ma la maggior parte dei presidenti tace

DA NORD A SUD Paese che vai, opinione che trovi
Retromarc ia
Alcuni sostenitori, tra
cui l’Abruzzo, hanno
cambiato idea per
assecondare i dem
SCHIERATI
MICHELE
EMILIANO
Governato re
della Puglia
(Pd). In
contrasto con
il suo partito,
è per il “Sì”
GIOVANNI
TOTI
Guida la
Liguria (Fi).
Il referendum
è una
“questione
politica”
LUCA ZAIA
Presidente
del Veneto
( Lega ).
“Bisogna
votare Sì.
Il lavoro è
nel turismo”
PIERO
LACORAZZA
Consigliere
regionale per
la Basilicata.
Tra i maggiori
sostenitori
del voto
SILENZIAT I
LUCIANO
D'ALFONSO
Abruzzo (Pd).
A gennaio
si è sottratto
dalla lista
delle Regioni
refe rendarie
STEFA NO
BONACCINI
Emilia
Romagna
(Pd). Molte
concessioni
sono nel
Ravennate
ROSA RIO
CROCETTA
Governato re
della Sicilia
(Pd), ha detto
che uno “s to p
sarebbe
criminale”
PAOLO
FRATTURA
Governato re
del Molise
(Pd). Non ha
mai criticato
le scelte
del governo
» VIRGINIA DELLA SALA
Referendum, trivelle,
17 aprile. Alla sequenza,
va aggiunta
un’altra parola: “R egioni”.
Tra 18 giorni ci sarà la
prima consultazione referendaria
nella storia della Repubblica
indetta dai consigli
regionali: in 10 (ma ne sarebbero
bastati 5) a luglio hanno
approvato sei quesiti contro
le norme dello Sblocca Italia
che toglievano loro potere.
Otto sono governate da giunte
Pd e per ognuna è stato identificato
un delegato regionale
come soggetto politico che
partecipa a tribune e dibattiti:
la maggior parte sostiene il
“Sì”, cioè l’abrogazione della
norma. Diverso, invece, come
mostra la casistica qui di seguito
(salvo eccezioni) il comportamento
dei governatori
ABRUZZO. Il presidente dem
Luciano D’Alfonso è stato il
“grande traditore”. Aveva definito
il mare “il più grande
parco naturale”dell’Abruzzo.
A luglio 2015 chiedeva una
strategia “regione per regione”,
contro le trivelle. Poi, la
retromarcia: il governo, a fine
anno, pubblica la sospensione
dei permessi di ricerca per
“Ombrina mare”, fonte di proteste
(ma lo fa per un solo anno).
Per D'Alfonso, risolta
Ombrina, il referendum non
ha più senso. Tanto che a gennaio
la Regione Abruzzo si costituisce
in giudizio davanti
alla Corte costituzionale, contro
le altre Regioni e a sostegno
del Governo, per chiedere
che il referendum sia dichiarato

Rifiuti, il processo finisce in prescrizione Il caso Campania L’ex capo della Protezione Civile in tribunale per l’emergenza “monnezza” del 2006

 Occhi chiusi
Era accusato
di aver favorito
in vario modo
la violazione
della normativa
ambientale

L’Avvocatura dello Stato
davanti al gip di Roma,
Stefano Aprile, aveva chiesto
per Guido Bertolaso il proscioglimento
perché la corsa
al Campidoglio doveva essere
senza “macchia”. Ieri però,
nell’udienza preliminare
sulla gestione dei rifiuti in
Campania quando era Commissario
straordinario
(d all’ottobre 2006 a lluglio
2007), i reati contestati all’ex
capo della Protezione civile
sono stati dichiarati prescritti.
Non una assoluzione
nel merito quindi.
Che fosse già intervenuta
la prescrizione lo si sapeva da
marzo 2013. Poi però a dicembre
scorso, la Cassazione
ha stabilito che la posizione
di Bertolaso doveva essere
riesaminata poiché il giudice
aveva dichiarato la prescrizione
senza spiegare le ragioni
per le quali bisognava
proscioglierlo. E così è stato
fissata una nuova udienza
preliminare. Nel decreto del
gip Aprile si legge che l’ex capo

Il Piave mormorava. Prima Ora se lo mangiano le centrali Il 90% È la quantità d’acqua succhiata per produrre energia: adesso vogliono anche il resto. La resa in elettricità è poca, gli incentivi tanti

 La nuova frontiera
193 i piccoli impianti
autorizzati, altri 140
richiesti: “Così
ci toglieranno tutto”

numeri
3,5
miliardi di
metri cubi.
L’acqua del
fiume: a valle,
però, ne
restano 400
milioni, poco
più del 10%
200
i chilometri di
condutture
che prelevano
acqua per le
centra li
193
Mini- centra li
sul Piave: per
altre 140 è
stata fatta
richiesta
1,2
miliardi l’anno
Gli incentivi
pubblici ai
mini-impianti
(producono lo
0,3% di tutta
l’energia e
sono cresciuti
del 53% tra
2009 e 2013) FERRUCCIO SANSA
Dice Reolon: “L’ener -
gia è un alibi. La vera
torta sono gli ecoincentivi
: le centraline
producono lo 0,3% dell’ener -
gia italiana, ma hanno 1,2 miliardi
l’anno dallo Stato”.
“Fiume Piave, sacro alla Patria”
è il cartello che ti accoglie
s ul l’autostrada risalendo il
Veneto verso le montagne. Allora
guardi il greto di un bianco
abbagliante e immagini la
battaglia. Cento anni fa “il Piave
mormorava calmo e placido
al passaggio…”. Ma oggi il
Piave non mormora più. In estate
quasi scompare, è una
striscia d’argento sottile come
una foglia. Eppure tutta questa
terra è nata dal fiume: la Laguna
di sabbia chiara portata
dai monti, la pianura fertile,
perfino la luce via via più scura,
intrisa di verde, verso le
Dolomiti. Una volta c’e ra no
porti fluviali, su, nel cuore dei
monti; c’erano gli zattieri che
costruivano imbarcazioni di
tronchi e le portavano a Venezia
dove le zattere consegnavano
il carico e venivano demolite.
Erano esse stesse merce.
Con gli alberi dei monti, la
Serenissima costruiva le fondamenta
del Canal Grande e le
navi. Tutto frutto della Piave,
femminile perché madre.
PER RITROVARE il fiume bisogna
risalire alle sorgenti. A
Santo Stefano di Cadore, dove
è già largo decine di metri. Acqua
blu, profonda; rumorosa
sui sassi; profumata di larici

REFERENDUM DEL 17 APRILE Trivelle, al via i sondaggi: informato un elettore su quattro

INFORMATI, ma ancora troppo poco:
secondo un sondaggio dell’Istituto
Demopolis, solo un elettore su quattro
dice di essere informato sul referendum
sulle trivelle del 17 aprile. E questo dato può
pesare sul raggiungimento del quorum al di
là dell’opinione prevalente che sarebbe
contraria alla proroga delle concessioni -
quindi voterà “Sì”: il 74 per cento è favorevole
all’abrogazione. “Appena un elettore
su quattro - spiega il direttore di Demopolis
Pietro Vento - si dichiara informato sull'appuntamento
elettorale. Il 34 per cento ammette
di non saperne assolutamente nulla;
il 41 per cento degli italiani sostiene di aver
sentito parlare genericamente del referendum
sulle trivellazioni, ma di non sapere
che si voterà il 17 aprile”. Comunque, il 74%
degli italiani vieterebbe, alla scadenza, il
rinnovo delle attuali concessioni per le estrazioni
in mare entro le 12 miglia. Di parere
diverso è appunto il 26 per cento, poco più
di un quarto dei cittadini interpellati. Il sondaggio
è stato condotto dall’Istituto Demopolis
su un campione di mille intervistati
rappresentativo della popolazione italiana
maggiorenne.

Centrale nucleare di Borgo Sabotino, aperto un tavolo per la trasparenza nella comunicazione ai cittadini

Un tavolo per la trasparenza che garantisca una attenta comunicazione tra gli enti coinvolti nel controllo dell’area relativa alla centrale nucleare di Borgo Sabotino a Latina. Ad istituirlo la Provincia di Latina dopo la riunione della commissione ambiente che si è tenuta in Regione il 30 marzo scorso dove erano presenti, oltre al dirigente Valle anche il consigliere provinciale Vincenzo Giovannini. Oltre ai tavoli regionali già esistenti e che si occupano delle delicate questioni relative al decommissioning per i siti nucleari dismessi sul territorio della provincia di Latina, questo nuovo organismo consentirà agli enti interessati dalle questioni relative al controllo in materia ambientale - e, nello specifico, delle falde acquifere -, di confrontarsi in tempo reale su tutti i dati relativi alla salubrità e alla qualità delle acque nella zona interna ed esterna alla centrale di Borgo Sabotino. L’amministrazione provinciale continuerà dunque a garantire il proprio supporto, grazie al lavoro dell’ufficio ambiente guidato dalla dottoressa Nicoletta Valle, alle operazioni di controllo e verifica del sito nella convinzione che gli enti locali devono offrire una comunicazione mirata e puntuale alla cittadinanza. “Con la presidente Della Penna – ha affermato il consigliere Giovannini – abbiamo stabilito una linea di condotta attraverso la quale, grazie all’ottimo lavoro svolto dal nostro ufficio ambiente, riusciremo a dare impulso ad una nuova e più mirata azione di comunicazione per tutto ciò che riguarda le verifiche nell’area della centrale di Borgo Sabotino. Gli enti, soprattutto il Comune di Latina – ha aggiunto Giovannini – devono essere messi in condizione di fornire risposte in tempo reale alla cittadinanza che giustamente ha necessità di informazioni concrete e affidabili sulla situazione delle falde acquifere e in generale sullo stato dei controlli”.http://www.latinaoggi.eu/news/news/15992/Centrale-di-Sabotino--aperto-un-tavolo-per-la-trasparenza-nella-comunicazione-ai-cittadini.html

Acqua problema futuro per Asia, ospita metà popolazione del mondo Rischio scarsità idrica nel 2050

Potrebbe essere l'acqua uno dei grandi problemi futuri dell'Asia, continente che ospita quasi la metà della popolazione mondiale. È quanto emerge da uno studio del Mit, pubblicato su Plos One, secondo il quale la crescita economica e demografica, unita al cambiamento climatico, metterà gran parte dell'Asia a rischio di scarsità d'acqua. Già nel 2050 un miliardo di persone in più sarà esposto a "stress idrico" rispetto ad oggi. I gravi effetti sulla disponibilità d'acqua che i cambiamenti climatici produrranno in diverse parti del mondo, secondo gli scienziati saranno gravemente amplificati laddove l'espansione industriale e la crescita demografica saranno più forti.


"Non possiamo ignorare che la crescita economica e demografica possono avere un'influenza molto forte sul nostro fabbisogno di risorse e sul modo con cui le gestiamo", spiega il ricercatore senior Adam Schlosser. Lo studio è stato condotto analizzando modelli sviluppati dal Mit con proiezioni sulla crescita della popolazione, dell'economia, sul clima e sulle emissioni di CO2 generate dall'attività umana. Questo modello globale è stato rapportato ad altri scenari all'utilizzo dell'acqua in aree dell'Asia comprendenti Cina, India e altri Paesi più piccoli. Per la Cina, spiegano gli scienziati, la crescita industriale sembra avere l'impatto maggiore, mentre in India la variabile che incide maggiormente è la crescita demografica.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/acqua/2016/03/30/acqua-problema-futuro-per-asia-ospita-meta-popolazione-del-mondo_1e3e1b44-e52d-4bf3-bf01-692857c07005.html

Greenpeace Far west nei mari italiani, 100 piattaforme senza controllo

News - 31 marzo, 2016
Nei mari italiani operano circa 100 piattaforme, a gas e petrolio, del cui impatto ambientale non si ha alcuna stima, misurazione o controllo
Siamo venuti a conoscenza di questa incredibile mancanza di supervisione dell’attività dellecompagnie petrolifere da una nota stampa dell’ENI, proprietaria di gran parte degli impianti.
Come siamo arrivati a questa notizia?
Ebbene, a seguito di una istanza pubblica di accesso agli atti, abbiamo ottenuto dal Ministero dell’Ambiente i piani di monitoraggio di 34 piattaforme di proprietà ENI. Avevamo però chiesto al Ministero di poter accedere ai dati di tutte le piattaforme operanti nei mari italiani, che secondo il Ministero dello Sviluppo Economico sono 135.
Abbiamo ripetutamente chiesto – e con noi anche le Regioni promotrici del referendum sulle trivelle – cosa ne fosse delle oltre 100 piattaforme e strutture assimilabili di cui non avevamo ricevuto alcun dato: il Ministero aveva deciso deliberatamente di limitare l'accesso agli atti o il problema era l’assenza di monitoraggi?
La risposta di ENI
A queste domande ha risposto ieri sera ENI, con una nota alle agenzie di stampa: “Relativamente alle ‘100 piattaforme mancanti’, per le quali secondo Greenpeace non sarebbero stati forniti i piani di monitoraggio, ENI spiega che quelle di propria pertinenza, non emettono scarichi a mare, né effettuano re-iniezione di acque di produzione in giacimento, pertanto non ci sono piani di monitoraggio prescritti e nessun dato da fornire”.
Ecco svelato il mistero, finalmente!
Insomma, i petrolieri estraggono fonti inquinanti nei nostri mari e nessuno controlla. Alla faccia della “normativa severissima” che secondo il governo regolerebbe il settore! Le attività di estrazione di gas e petrolio offshore assomigliano a un far west. L’assenza di controlli su impianti del genere è un fatto gravissimo, che conferma che il 17 aprile votare sì è l’unica possibilità per cominciare ad arginare una situazione assurda.
Riguardo alla mancata necessità di controllare le piattaforme che non re-iniettano le acque di produzione, segnaliamo il caso (portato alla luce nelle scorse ore da “S”, il mensile di Live Sicilia) di 500 mila metri cubi di acque di strato, di lavaggio e di sentina che sarebbero state iniettate illegalmente nel pozzo Vega 6, del campo oli Vega della Edison, al largo delle coste di Pozzallo. I dati relativi a questo disastro ambientale verrebbero da un dossier di ISPRA, al centro di un procedimento penale della Procura di Ragusa. Gli inquirenti ipotizzano “gravi e reiterati attentati alla salubrità dell’ambiente e dell’ecosistema marino attuando, per pura finalità di contenimento dei costi e quindi di redditività aziendale, modalità criminali di smaltimento dei rifiuti e dei rifiuti pericolosi“. Secondo ISPRA la miscela smaltita illegalmente in mare contiene “metalli tossici, idrocarburi policiclici aromatici, composti organici aromatici e MTBE” e ha causato danni ambientali e inquinamento chimico. “La natura particolare delle matrici ambientali danneggiate”, secondo ISPRA, non potrà essere riportata “alle condizioni originali”.
Ps: non vi sembra infine incredibile che ad aver chiarito l’assenza di controlli non sia stato il Ministero per l’Ambiente, pure interrogato per settimane, ma ENI? http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/Far-west-nei-mari-italiani-100-piattaforme-senza-controllo/

trivelle Federica Guidi, il compagno indagato per Eni Viggiano. Il ministro al telefono: “Domani passa quell’emendamento” referendum votate sì il 17 aprile

Per Gianluca Gemelli l'accusa è di traffico di influenze, perché - scrivono i giudici - "sfruttando la relazione di convivenza che aveva con il ministro allo Sviluppo Economico, indebitamente si faceva promettere e quindi otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total, "vantaggi patrimoniali". Ai domiciliari cinque funzionari dell'azienda petrolifera
E’ indagato anche Gianluca Gemelli, il compagno del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, nell’inchiesta della Dda di Potenza che ha portato all’arresto di cinque funzionari e dipendenti del centro oli Eni a Viggiano, in provincia di Potenza. Gli inquirenti li considerano responsabili a vario titolo di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. E per questo li hanno arrestati (disposti i domiciliari per tutti). Per Gianluca Gemelli, invece, l’accusa è di traffico di influenze, perché – scrivono i giudici – “sfruttando la relazione diconvivenza che aveva con il Ministro allo Sviluppo Economico,Federica Guidi, indebitamente si faceva promettere e quindi otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total, “vantaggi patrimoniali”.
L’INTERCETTAZIONE DELLA GUIDI: “DOMANI PASSERA’ QUELL’EMENDAMENTO”
Nell’ordinanza del gip di Potenza compare un’intercettazione in cui la Guidi parla con il suo convivente. E’ il 5 novembre 2014 quando Gianluca Gemelli, conversando con il ministro, “apprendeva da costei – scrive il giudice – che sarebbe stato reinserito nella legge di stabilità un ‘emendamento’. Sono gli investigatori a spiegare di che si tratta: “Numero progressivo 2.9818 e individuabile nell’emendamento al disegno di Legge n. 2619-bis-B, corrispondente a quello che nell’originario testo del decretoSblocca Italia riportava il 00.37.52 del Governo”. L’emendamento, spiegano sempre gli inquirenti, era “volto a inserire le opere relative al trasporto e allo stoccaggio di idrocarburi“, inserito nel testo originario del decreto “Sblocca Italia” e bocciato alle ore 5 del giorno venerdì 17 ottobre 2014 durante la discussione in commissione parlamentare”. Un ritocco normativo che sarebbe stato di “estremo interesse per laTotal soprattutto in relazione al progetto Tempa Rossa”. Tempa rossa è un campo di estrazione petrolifera in Basilicata, interessato da un controverso piano di potenziamento della raffineria Eni di Taranto, che ne tratta il greggio.
La Guidi riferiva in proposito: ” … e poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche “Mariaelena” (il ministro Maria Elena Boschi, annotano gli investigatori) la… quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte …! Rimetterlo dentro alla legge… con l’emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa. .. ehm ..dall’altra parte si muove tutto!”.
Alla domanda di Gemelli “se la cosa riguardasse pure i propri amici della Total”, si legge ancora nell’ordinanza, “clienti di Tecnimont (“quindi anche coso … anche … va be’, i miei amici de… i clienti di Broggi”), la Guidi replicava: “eh, certo, capito? … certo … te l’ho detto per quello!”).
Sempre l’impianto di Tempa Rossa è interessato dal filone dell’inchiesta di Potenza sull’affidamento di appalti e lavori per le infrastrutture della Total: secondo le indagini delegate alla Polizia, l’ex sindaco di Corleto Perticara si sarebbe adoperata a favore di alcuni imprenditori.
CINQUE FUNZIONARI CENTRO OLI DI VIGGIANO AI DOMICILIARIL’inchiesta che coinvolge il compagno di un ministro dell’esecutivo di Renzi ha portato all’arresto ai domiciliari di cinque funzionarie dipendenti del centro oli dell’Eni di Viggiano (Potenza), dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri. Gli ordini di custodia sono stati eseguiti dai carabinieri del nucleo per la tutela dell’ambiente. I carabinieri hanno eseguito anche un’ordinanza di divieto di dimora nei confronti di un dirigente della Regione Basilicata. I provvedimenti cautelari emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia sono stati eseguiti nelle province di Potenza,Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta.
Due decreti di sequestro, resi noti da fonti investigative e sindacali, hanno interessato l’interno del centro oli, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Eni “prende atto” dei provvedimenti e, informa una nota della società, “ha provveduto alla sospensione temporanea dei lavoratori soggetto dei provvedimenti cautelari e sta completando ulteriori verifiche interne”. Per quanto riguarda l’attività produttiva in Val d’Agri (75.000 barili al giorno) “al momento è sospesa”, spiega il gruppo pubblico guidato da Emma Marcegaglia, confermando però “sulla base di verifiche esterne commissionate dalla società stessa, il rispetto dei requisiti di legge e delle best practice internazionali”. Eni assicura “la massima cooperazione” con la magistratura.
Quelli di oggi non sono i primi provvedimenti dei pm su ciò che ruota intorno al Centro Oli di Viggiano (leggi)A febbraio 2015 laDda ha voluto far luce su un presunto traffico illecito di rifiuti, poi è stata la volta di emissioni in eccesso: in tutto quasi 50 gli indagati, tra colletti bianchi, ex dirigenti dell’Arpab, funzionari regionali e provinciali.
I SEQUESTRI
Un altro sequestro ha riguardato gli impianti di Tecnoparco, a Pisticci (Matera), sempre nell’ambito dell’inchiesta dellaDirezione distrettuale antimafia di Potenza. Eni, si legge sul sito del gruppo, “è presente in Basilicata in Val d’Agri e nelle aree diPisticci e Ferrandina con attività di upstream petrolifero (ricerca e produzione di idrocarburi)”. In particolare, “la produzione complessiva di idrocarburi in Basilicata deriva prevalentemente dal Centro Olio Val d’Agri (Cova) e, in misura minore, dal Centro Olio di Pisticci e dalle 2 centrali a gas (Ferrandina e Pisticci).
di  | 31 marzo 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/31/federica-guidi-il-compagno-indagato-per-eni-viggiano-il-ministro-al-telefono-domani-passa-quellemendamento/2595463/

Il livello del mare può salire di oltre un metro nel 2100 Esperti, crescita doppia rispetto a stime Ipcc

Il futuro innalzamento del livello del mare potrebbe essere il doppio rispetto a quello stimato dall'Ipcc, il panel Onu di esperti del clima, con conseguenze disastrose per le isole e le città costiere del mondo. L'allarme arriva da uno studio pubblicato su Nature. Il ruolo principale, spiegano gli esperti delle università del Massachusetts e della Pennsylvania, lo gioca l'Antartide: il suo scioglimento può contribuire a far salire il livello degli oceani di oltre un metro entro la fine del secolo e di oltre 15 metri nel 2500, se le emissioni di gas serra non saranno contenute. Un tale innalzamento sarebbe "un disastro per molte città basse. Boston, ad esempio, potrebbe trovarsi con oltre un metro e mezzo di crescita del livello del mare nel giro di 100 anni", dicono gli scienziati. "Ma la buona notizia è che una riduzione aggressiva delle emissioni limiterà il rischio di un grave ritiro calotta antartica". Nello scenario peggiore delle emissioni, il riscaldamento dell'aria, e non dell'oceano, diventerà la prima causa della perdita di ghiaccio, evidenziano gli esperti, secondo cui se lo scioglimento sarà ingente "la memoria termica dell'oceano inibirà il recupero della calotta di ghiaccio per migliaia di anni dopo che le emissioni saranno tagliate". Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno ricostruito l'innalzamento del livello del mare in alcune epoche calde della storia della Terra, tra cui il precedente periodo interglaciale (125mila anni fa) e il Pliocene (3 milioni di anni fa), quando gli oceani erano tra i 10 e i 20 metri più elevati di oggi. "In periodi in cui le temperature erano solo lievemente superiori alle attuali, il livello del mare era molto più alto. Lo scioglimento della piccola calotta della Groenlandia - concludono gli esperti - può spiegare solo una parte di questo innalzamento, che in prevalenza deve essere stato causato dallo scioglimento dell'Antartide".
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2016/03/30/il-livello-del-mare-puo-salire-di-oltre-un-metro-nel-2100_d97968aa-888c-4c2a-899a-b61405c581ca.html

Eni Viggiano, ai domiciliari 5 dipendenti del centro oli: “Traffico e smaltimento illecito di rifiuti”

Secondo quanto riferito all'Ansa da fonti investigative e sindacali sono stati eseguiti due decreti di sequestro dai Carabinieri all'interno del centro oli, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri
Gli inquirenti li hanno ritenuti responsabili a vario titolo di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”. E per questo li hanno arrestati. Cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni – dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri – sono stati posti agli arresti domiciliari dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente. I Carabinieri hanno eseguito anche un’ordinanza di divieto di dimora nei confronti di un dirigente della Regione Basilicata. I provvedimenti cautelari – emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta. Contestualmente agli arresti, secondo quanto riferito all’Ansa da fonti investigative e sindacali sono stati eseguiti due decreti di sequestro dai Carabinieri all’interno del centro oli, con possibili conseguenze sullaproduzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Interpellata dall’agenzia di stampa, Eni non commenta e spiega che i legali del gruppo stanno analizzando la situazione: quando il quadro sarà completo verranno forniti commenti. Il gruppo sottolinea di stare collaborando con la magistratura. Quelli di oggi non sono i primiprovvedimenti dei pm su ciò che ruota intorno al Centro Oli di Viggiano (leggi)A febbraio 2015 la Dda ha voluto far luce su un presunto traffico illecito di rifiuti, poi è stata la volta di emissioniin eccesso: in tutto quasi 50 gli indagati, tra colletti bianchi, ex dirigenti dell’Arpab, funzionari regionali e provinciali.
Un altro sequestro ha riguardato gli impianti di Tecnoparco, a Pisticci (Matera), sempre nell’ambito dell’inchiesta dellaDirezione distrettuale antimafia di Potenza. Eni, si legge sul sito del gruppo, “è presente in Basilicata in Val d’Agri e nelle aree diPisticci e Ferrandina con attività di upstream petrolifero (ricerca e produzione di idrocarburi)”. In particolare, “la produzione complessiva di idrocarburi in Basilicata deriva prevalentemente dal Centro Olio Val d’Agri (COVA) e, in misura minore, dal Centro Olio di Pisticci e dalle 2 centrali a gas (Ferrandina e Pisticci). L’aumento produttivo registrato negli ultimi anni è da attribuirsi alle attività in Val d’Agri, in quanto il Centro Olio di Pisticci, già in funzione da quasi cinquant’anni, riflette la riduzione della produzione del campo”. I numeri nella regione parlano di una produzione di 82.630 barili di petrolio al giorno e 3,98 milioni di standard metri cubi di gas al giorno.  di  | 31 marzo 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/31/eni-viggiano-ai-domiciliari-5-dipendenti-del-centro-oli-traffico-e-lo-smaltimento-illecito-di-rifiuti/2595463/ 

audizione commissione ecomafie Borgo Montello del 30 marzo l'introduzione del Presidente Bratti: abbiamo sentito in precedenza il comitato dei cittadini

tratto da https://www.radioradicale.it/scheda/470858/commissione-parlamentare-di-inchiesta-sulle-attivita-illecite-connesse-al-ciclo-dei

L’11 aprile, nella settimana del referendum sulle t r ive l le , la maggioranza decide di portare in aula a Montecitorio il ddl Boschi. Voto scaccia voto


REGENI Investigatori italiani rientrati con “informazioni carenti”e“elementi inidonei” Nella morsa tra Egitto e Libia Per Renzi è l’ora della verità “S b a rc o ” a Tripoli del governo Onu, subito scontri tra milizie. Domani il premier da Obama
 PRO E CONTRO Pareri a confronto Giusto o sbagliato mostrare le immagini del corpo di Giulio?
IL PENTITO Di Carlo nella causa su un libro  L’ex boss di Altofonte ripete quanto dichiarò già venti anni fa: “Tra il 1963 e il 1964 mi fu presentato come uomo d’onore di Castellammare del Golfo” “Il padre di Mattarella era un mafioso doc”
DEMERITOCRAZIA Gli incompetenti: l’Avvocato di Stato che non esercita
Ve l e n i & s o s p e t t i Testa a testa Boccia (Marcegaglia) e Vacchi La Confindustria è come i partiti: voto ai gazebo e franchi tiratori  Per la prima volta controlli “b l i n d at i ” sti - le elezione Quirinale: tende per la privacy, oggi due scrutatori estrarranno le preferenze. Il pressing della presidente Eni per il “su o” candidato e le 10 schede “l i b e re
Liberi da 15 mesi C’è la targa dell’auto intestata alla questura Mafia Capitale, le indagini alla cieca sui poliziotti “sp i e ”di Carminati   Nelle intercettazioni dicevano al Cecato: “Adesso te stai sotto inchiesta”, e poi “d ev i evit a’, devi evitare...”. La versione del questore di Roma, Nicolò D’Angelo: “So ggetti ancora indeterminati”
PROSCIUGATO Le centrali si bevono il fiume Il Piave mormorò a secco  » FERRUCCIO SANSA C i hanno tolto l’ac - qua del Piave. Ma anche rumore, colori, luce. Perché un fiume è questo, una presenza che senti”. Pietro Sommavilla è un ingegnere che ha campato coi numeri, ma è pure un uomo della Piave – al femminile, come la chiamano sulle Dolomiti – e alla fine l’amore non si esprime con le cifre. Certo, anche quelle servono: “Le centrali idroelettriche hanno tolto al Piave il 90% delle acque. Ora è cominciata la battaglia per portar via l’ultimo 10%. L’Enel vuole realizzare una megacentrale”, racconta Sergio Reolon, ex presidente Pd della Provincia di Belluno.

discarica di Borgo Montello la commissione per le ecomafie acquisisce gli atti dalla Procura di Latina dopo il sequestro dell'invaso S8 dell'Indeco: gravi criticità che meritano approfondimento. Per la tassa dei rifiuti un tesoretto milionario.



Sonnino sulla superstrada Frosinone (Prossedi) - Mare (Ponte Maggiore Terracina) tutor serlvaggi, denunciati i vigili, presentata una querela alla Guardia di Finanza di Latina contro il comandante della Polizia locale e il suo vice. Latina il record della provincia sulle pensioni. Pontinia trattore finisce contro il pulmann sulla Migliara 47. Terme Fogliano spa salta l'assemblea dei soci oggi nuovo incontro
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scandalo discarica di Borgo Montello Sequestro dell’invaso, acquisite le carte

In Commissione Rifiuti l’audizione del Procuratore De Gasperis: «Gravi criticità che meritano approfondimento»
La commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha acquisito le carte dell’ultimo sequestro quello condotto dalla Squadra Mobile. Ieri davanti al presidente Alessandro Bratti è stato ascoltato il Procuratore della Repubblica di Latina Andrea De Gasperis, accompagnato dal sostituto procuratore Luigia Spinelli. Nel corso della seduta è stato approfondito lo stato di alcuni procedimenti in corso sulla gestione del ciclo dei rifiuti nella provincia di Latina, con particolare riferimento alla situazione che c’è nella discarica di Borgo Montello. I magistrati hanno ricostruito tutte le fasi della recente inchiesta sulla società Indeco srl – uno dei due gestori dell’invaso – che ha portato al sequestro preventivo di parte dell’area adibita ad accogliere i rifiuti solidi urbani della provincia, per un ipotizzato superamento dei limiti abbancamento. La stima secondo la Procura della quantità eccedente i limiti autorizzati in circa 120 mila metri cubi. I magistrati hanno sottolineato anche un’incongruenza assai anomala e cioè la diffusione di un comunicato stampa da parte della Regione Lazio - che in certo senso giustificava il superamento delle quote - il giorno dopo l’intervento dell’autorità giudiziaria.
L'articolo completo in edicola con Latina Oggi (31 marzo 2016) http://www.latinaoggi.eu/news/news/15974/Sequestro-dell-invaso--acquisite-le.html

Guidonia contro l'antenna e l'elettrosmog ordinanza di sospensione dei lavori



LA PRIMA PAGINA
DEL 31 MARZO
DE "IL GIORNALE DELLA PROVINCIA" 
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mercoledì 30 marzo 2016

Egitto e Libia, per Renzi è l’ora della verità Sul Fatto Quotidiano del 31 marzo

NELLA MORSA TRA EGITTO E LIBIA: PER RENZI È L’ORA DELLA VERITÀ
Altro che collaborazione sul caso Regeni: solo 2 volte gli egiziani hanno incontrato gli italiani. “Sbarco” a Tripoli del governo Onu, ribelli pronti alla guerra. Domani il premier da Obama
TIRANNI A FIN DI BENE – L’editoriale di Marco Travaglio
Non si sa se fa più ridere o più piangere lo sbarco via mare a Tripoli del poderoso “governo libico di unità nazionale” imposto dall’Onu, capitanato da tal Fayez Al Serraj e subito rintanatosi nella base navale di Abusetta (potenza della toponomastica) “in attesa che sia garantita la sicurezza in un’altra sede a Tripoli”.
LA “FICTION” JIHADISTA: FAR SALTARE TUTTA BRUXELLES
Come nel film De Premier: obiettivo il primo ministro Michel, il Senato e la Camera. Di Leonardo Coen
MAFIA CAPITALE, LE INDAGINI ALLA CIECA DEI POLIZIOTTI “SPIE” DEL CECATO
Liberi da due anni e mezzo, c’è la targa dell’auto della questura. Di Ferruccio Sansa
MINACCE, SMS E SEGRETI: LE CONFESSIONI DI MARINO
“Un marziano a Roma”, il libro dell’ex sindaco che racconta i suoi due anni in Campidoglio. Di Giampiero Calapà
IL PENTITO DI MAFIA: “MATTARELLA PADRE ERA UOMO D’ONORE”
In una causa per diffamazione la difesa del cronista Caruso deposita un verbale in cui Di Carlo rivela: “Così me lo presentarono nel ’60”. Di Sandra Rizza
CONFINDUSTRIA, ELEZIONI STILE QUIRINALE PER EVITARE TRUCCHI
Corsa al fotofinish e pressioni. Per la prima volta nella storia della corsa al vertice di Viale dell’Astronomia la scheda verrà consegnata in un gazebo e lo scrutinio sarà pubblico. Di Nunzia Penelope
BOLLORÈ INCORONA CATTANEO, L’UOMO DI MEDIOBANCA
Ufficiale da ieri la notizia anticipata dal Fatto: l’ex dg Rai lascia il treno Italo a Dal Fabbro. Verso diarchia con Recchi. Di Giorgio Meletti
IL PIAVE MORMORAVA. PRIMA, ORA SE LO MANGIANO LE CENTRALI
Per produrre energia viene succhiato il 90% di acqua: adesso vogliono anche il resto. La resa in elettricità è poca, gli incentivi tanti. Di Ferruccio Sansa
GIANMARIA TESTA, IL TEMPO È PASSATO TROPPO PRESTO
È morto il cantautore degli ultimi. Aveva 57 anni. Di Andrea Scanzi
L’INTERVISTA – “LA GIORNATA PER ANTONIETTA È ANCORA OGGI PARTICOLARE”
Valeria Solarinoporta in teatro l’adattamento del film di Scola: “Con il rimpianto di non poterglielo mostrare”. Di Fabrizio Corallo
BANCHE, MUTUI, TRUFFE E VENDETTE AL CINEMA (MA SOLO ALL’ESTERO)
In “Desconoscido”, dello spagnolo Dani dela Torre, la storia di un bancario reo di pratiche fraudolente e di una vittima che diventa carnefice. Di Federico Pontiggia di  | 30 marzo 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/30/sul-fatto-quotidiano-del-31-marzo-tra-egitto-e-libia-per-renzi-e-lora-della-verita/2594785/

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Latina, Andrea De Gasperis, disastro ambientale nella discarica di Borgo Montello con la complicità di comune e regione


Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Latina, Andrea De Gasperis, disastro ambientale nella discarica di Borgo Montello con la complicità di comune e regione
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Latina, Andrea De Gasperis.
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