sabato 31 gennaio 2015

Trattato Usa-Ue su commercio, campagna dei gruppi d’acquisto contro il Ttip

Da febbraio al via a Milano incontri informativi su una trattativa che riguarda anche la salute, le tutele ambientali, i contratti di lavoro e i diritti dei consumatori. Obiettivo, una mobilitazione massiccia che coinvolga anche i piccoli produttori e cresca man mano che ci si avvicina all'Expo dedicata all'alimentazione In Italia il processo si sta mettendo in moto lentamente, ma di giorno in giorno le adesioni crescono così come la determinazione a opporsi a un negoziato che rischia di avere conseguenze molto pesanti sulla vita di tutti. Si tratta della Transatlantic trade and investment partnership (Ttip) che vede da tempo impegnati al tavolo delle trattativeCommissione europea e Congresso degli Stati Uniti con l’obiettivo di raggiungere un accordo complessivo per la liberalizzazione delcommercio e dei servizi tra le due sponde dell’Atlantico. Un negoziato portato avanti nella massima segretezza. Solo di recente – grazie al forte movimento di opinione pubblica che si sta sviluppando in Germania – si è fatta un po’ di luce (molto poca per la verità) sui contenuti di una trattativa che mette in discussione lasalute delle persone, le tutele ambientali, l’alimentazione, l’agricoltura, i contratti di lavoro, i diritti dei consumatori e tante altre materie che toccano molto da vicino i cittadini europei.
A scendere in campo a fianco del Coordinamento per la campagnaStop Ttip ora ci sono anche i gruppi d’acquisto milanesi che a partire da febbraio daranno vita a una capillare campagna di informazione sul trattato Ue-Usa e stanno valutando diverse forme di mobilitazione anche in vista di Expo. L’obiettivo è quello di sensibilizzare i cittadini sulle conseguenze che avrebbe la ratifica del Ttip e promuovere una forte opposizione al trattato anche in Italia. Uno dei problemi posti dal negoziato è ad esempio l’introduzione del mutuo riconoscimento, secondo cui se una cosa è commerciabile negli Stati Uniti deve esserlo anche in Europa. Dunque – denunciano i gruppi d’acquisto solidale milanesi – via libera agli ogm senza etichettatura, alla carne zeppa di ormoni e diantibiotici, ai pesticidi attualmente vietati in Europa.
E se uno Stato membro o una Regione non fosse d’accordo dovrà comunque adeguarsi perché il trattato prevarrà sulle leggi, anche su quelle comunitarie, determinando una perdita di sovranità a ogni livello a favore delle multinazionali che attraverso l’Isds – una sorta di camera arbitrale composta da tre membri – potranno citare in giudizio per danni enti locali e stati sovrani che dovessero opporsi alla commercializzazione di determinati prodotti o alla liberalizzazione di determinati servizi, come ad esempio l’acquache l’Italia con un referendum ha deciso di voler mantenere pubblica. “Sta già accadendo nel resto del mondo – ammoniscono gli esponenti del Coordinamento per la campagna “Stop Ttip” – Philip Morris ad esempio ha fatto causa a Uruguay e Australia perché hanno varato leggi antifumo particolarmente severe che danneggiano i suoi interessi”.
Dal mese prossimo dunque si moltiplicheranno gli incontri informativi organizzati dai gruppi d’acquisto nelle varie zone di Milano per arrivare a un’assemblea pubblica cittadina sul Ttip e a una mobilitazione massiccia, destinata a coinvolgere anche i piccoli produttori e a crescere man mano che ci si avvicina all’Expo non solo sotto forma di protesta, ma anche di proposta: in questo quadro si inserisce il tentativo di creare su Milano un polo logistico e distributivo solidale, da mettere al servizio di produttori, gruppi d’acquisto, mercati contadini e mense popolari. Un progetto che ha l’obiettivo ambizioso di dimostrare concretamente che un’economia diversa, basata sulle relazioni e sulla solidarietànon solo è possibile, ma sta anche in piedi. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/31/trattato-usa-ue-commercio-campagna-dei-gruppi-dacquisto-contro-ttip/1385133/

Agricoltura: salviamo i semi, difendiamo la biodiversità

di  | 31 gennaio 2015 Da diversi anni una minoranza di agricoltori – e non solo – porta avanti una coraggiosa battaglia per la salvaguardia dellabiodiversità, con la quale vengono protetti, riprodotti e scambiatisemi che altrimenti molto probabilmente andrebbero perduti.
Il mercato dei semi infatti è per la stragrande maggioranza in mano alle multinazionali. Una dimostrazione è data dal mercato delle mele. In Italia sono attualmente presenti ben oltre mille varietà di mele. Peraltro, sui banchi di mercati e supermercati si trovano non più di sei – otto varietà che coprono il 90 per cento del prodotto. I cui semi sono regolarmente registrati e distribuiti da grandi società.
Sono ormai diversi gli organismi che operano contro il monopolio dei semi. Ad esempio Civiltà contadina, oppure Rete semi rurali. E sono oramai numerose le iniziative messe in piedi affinché i difensori della biodiversità si incontrino per scambiarsiesperienze e prodotti. Una Babele di semi è una di queste e si terrà come sempre alla Cascina Roccafranca di Torino, domenica prossima, primo febbraio. Sarà un incontro all’insegna della biodiversità in una giornata di scambio di autoproduzioni: semi, marze, piantini, bulbi e pasta madre. Nessuna varietà iscritta a cataloghi commerciali e registrata troverà quindi qui alloggio.
Una delle tante iniziative di valenza enorme sul piano morale e di difesa della diversità ed ovviamente (è il caso di dirlo?) contro gli Ogm. Questo quando una legge proposta dalla Commissione Europea vorrebbe rendere illegale “coltivare, riprodurre o commerciare” i semi di ortaggi che non sono stati “analizzati, approvati e accettati”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/31/agricoltura-salviamo-i-semi-difendiamo-la-biodiversita/1386239/

c'è un errore (o un falso?) nel rinnovo Aia della società Ecoambiente per l'esercizio della discarica di Borgo Montello?

Determinazione B0605 del 25.02.09
OGGETTO: ECOAMBIENTE S.r.l. - modifica ed integrazione all’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dal Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio della Regione Lazio, con Decreto n. 35/2007.
GESTORE: ECOAMBIENTE S.r.l. – C.F. 00682660550 e P.IVA 01899930596
SEDE LEGALE: Corso della Repubblica, 283 – 04100 Latina
SEDE STABILIMENTO: località “Borgo Montello” nel comune di Latina
REFERENTE IPPC: Gian Mario Baruchello
RAPPRESENTANTE LEGALE: Bruno Landi
IL DIRETTORE
DEL DIPARTIMENTO TERRITORIO

SU PROPOSTA dell’Area Rifiuti della Direzione Energia e Rifiuti, 
... continua (omissis)
ALLEGATO TECNICO alla Determinazione n.B0605 del 25.02.09
GESTORE: ECOAMBIENTE S.r.l. – C.F. 00682660550 e P.IVA 01899930596
SEDE LEGALE: Corso della Repubblica, 283 – 04100 Latina
STABILIMENTO SITO IN: località “Borgo Montello” nel comune di Latina.
REFERENTE IPPC: Gian Mario Baruchello
RAPPRESENTANTE LEGALE: Bruno Landi
Il presente documento costituisce aggiornamento del Decreto Commissariale n. 35/07.
Per quanto non variato con il presente atto, resta valido tutto quanto
GESTORE: ECOAMBIENTE S.r.l. – C.F. 00682660550 e P.IVA 01899930596
SEDE LEGALE: Corso della Repubblica, 283 – 04100 Latina
STABILIMENTO SITO IN: località “Borgo Montello” nel comune di Latina.
REFERENTE IPPC: Gian Mario Baruchello
RAPPRESENTANTE LEGALE: Bruno Landi
Il presente documento costituisce aggiornamento del Decreto Commissariale n. 35/07.
Per quanto non variato con il presente atto, resta valido tutto quanto riportato nel su richiamato decreto.
continua... omissis
REALIZZAZIONE DEL NUOVO INVASO
La società è autorizzata a realizzare un nuovo invaso di discarica per rifiuti non pericolosi.
L’area di allocazione del nuovo invaso rientra nei terreni già di proprietà della ECOAMBIENTE S.r.l., catastalmente indicata al N.C.T. del Comune di Latina al foglio n. 21, con le particelle 207, 198, 147, 151 e 200.
In catasto oggi risultano questi dati:
La particella 207 è stata soppressa
La particella 198 è intestata ai signori Dominici Cecilia, Donato, Giuseppe, Teresa e Venanzio.
Le particella 147, 151 e 200 sono intestate a Chini Umberto e Proietto Andrea.
 

Il Tar “st ra cc i a ” lo Sblocca Italia: stop alle trivelle

IL TRIBUNALE amministrativo del Lazio ha annullato il permesso di trivellazione concesso nei comuni abruzzesi di Bellante, Campli e Mosciano S. Angelo. L’operazione di ricerca “Colle dei Nidi”, nel teramano, è stata bloccata dopo il ricorso dei comuni. “Si tratta di una sentenza importante - ha commentato Enzo di Salvatore, ex candidato alle Europee ed esponente dell’Altra Italia - perché per la prima volta viene impedita la trivellazione sulla terraferma. Inoltre, il permesso ricadeva entro le cosiddette Colline Teramane, dove si coltiva agricoltura di pregio e si produce il vino Montepulciano Docg”. Per i comuni, invece, si tratta di una rilevante vittoria perché va contro la decisione del Ministero dello Sviluppo Economico di estromettere gli enti locali da decisioni riguardanti la ricerca di idrocarburi sul territorio italiano. “La decisione - ha commentato con una nota l’amministrazione del comune di Bellante - costituisce il primo caso di successo giudiziale avverso a un titolo minerario in terraferma emesso dal Governo. Assume un valore storico nel settore”. Potrebbe, infatti, costituire un precedente per altri enti. il fatto quotidiano 31 gennaio 2015

Sergio Mattarella nuovo presidente della Repubblica? Armi all’uranio. Da ministro non negò

il fatto quotidiano 31 gennaio 2015 L’ACCUSA SU BEPPEGRILLO.IT
di Tommaso Rodano L a prima bordata politica al grande favorito per il Colle arriva dal blog di Beppe Grillo. E dalla testimonianza di un giornalista, Lorenzo Sani, inviato del Resto del Carlino. Sul sito del leader dei 5 stelle è pubblicato un lungo intervento del cronista, con un’accusa specifica: Sergio Mattarella ha negato a più riprese il collegamento tra l’uranio impoverito e le malattie tumorali che hanno colpito centinaia di soldati italiani in missione all’estero. “Ho avuto occasione di incontrare il candidato di Renzi al Quirinale – scrive Sani – quan - do questi era ministro alla Difesa del governo Amato. Lavoravo da qualche mese sulla vicenda dell’uranio impoverito e sull’impressionante numero di leucemie linfoblastiche acute e linfomi tra i nostri militari che erano stati in missione nei Balcani, soprattutto in Bosnia, ma non solo. Sergio Mattarella negò a più riprese il nesso tra l’insorgere delle patologie e il servizio. Negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all’uranio impoveriti (Du, Depleted Uranium), tantomeno che questo fosse contenuto nei Tomahawk (missili) sparati in zona di guerra dalle navi Usa in Adriatico. Insomma, Mattarella, (...)forse prossimo presidente della Repubblica, negò su tutta la linea”. La vicenda dell’uranio impoverito è una delle più controverse e dolorose della storia italiana recente. Il caso è scoppiato nel 2001. La “Sin - drome dei Balcani” ha preso forma con la presa d’atto del numero vertiginoso di soldati italiani ammalati o deceduti dopo aver partecipato alle missioni in Bosnia Erzegovina e Kosovo. Due Paesi bombardati dalle forze della Nato con proiettili all’uranio impoverito. ARMI di cui la ricerca scientifica ha riconosciuto la pericolosità sia per le emanazioni radioattive, sia per il rilascio di polveri tossiche. Senza considerare le conseguenze devastanti per i civili degli Stati bombardati con proiettili Du, solo tra i militari italiani le vittime dell’uranio impoverito sarebbero oltre 300 e gli ammalati più di 3.700. Le cifre sono tenute in aggiornamento dall’Osservatorio Militare, un’associazione nata per far luce sulle responsabilità della Difesa grazie al lavoro dell’ex maresciallo Domenico Leggiero. Ma a distanza di anni, due commissioni d’inchiesta parlamentare non sono state in grado di stabilire la certezza del rapporto causa-effetto tra l’uranio impoverito e le malattie dei soldati. Secondo le conclusioni del Senato, che ha cessato i suoi lavori nel gennaio 2013, “la tossicità chimica e radiologica dell’uranio impoverito” non può essere messa in discussione, ma è impossibile escludere che sulla salute dei militari abbiano agito altri “fattori potenzialmente nocivi”. L’uranio fa male insomma, ma tutte quelle morti – per lo Stato – rimangono un mistero. Un mistero sul quale Sergio Mattarella non avrebbe contribuito a far luce, secondo l’accusa di Grillo (e di Sani). Per il giornalista, l’ex ministro non si limitò a negare il rapporto tra l’uranio impoverito e le patologie dei soldati. Addirittura “rifiutò di ammettere pure che quelle armi fossero state utilizzate dalla Nato, ciò che era possibile reperire nei primi giorni di internet sugli stessi siti della Difesa Usa”. Ma, invece, il ministro della Difesa Mattarella rispose in modo chiaro il 21 dicembre 2000, nel corso di un’audizione alla Camera, senza negare proprio nulla: “Sono in grado di comunicare alla Camera, tramite questa Commissione, che è pervenuta oggi la risposta da parte dell’Alleanza atlantica: nelle operazioni effettuate dagli aerei A-10 sono stati utilizzati in attacchi alle forze serbo-bosniache circa 10.800 proiettili all’uranio impoverito. La Nato ha comunicato nel maggio 1999 di averne fatto uso. Nell’ottobre 1999 l’Onu ha fatto richiesta di conoscere i siti bombardati, che sono stati comunicati il 7 febbraio 2000

Mattarella presidente della repubblica? IL CAIMANO IN GINOCCHIO DA RENZI ALFANO RICATTATO TORNA A CUCCIA

Quirinale, il premier minaccia il leader Ndc: o voti Mattarella o sloggi dal Viminale. Anche Napolitano lo chiama per riportarlo all’ov i l e. Berlusconi riapre il Nazareno e cede: oggi FI vota scheda bianca, ma con parecchi “franchi soccorr itor i”
Il Parlamento elegge Pre s i d e n te il giudice che lo ha dichiarato illegittimo. Poi approverà l’Italicum, simile al Porcellum bocciato dall’autore del M a t t a re l l u m
 MATRICOLE AL VOTO “Io non ero ancora nato e il ras Dc era già vecchio”
GLI SPONSOR De Mita, Fioroni, Guerini: così torna la Lobby Bianca
 I CONVERTITI Super lecca-lecca: era solo Sergiuzzo, ora è uno statista
» ANTIMAFIA » Affari a Cortina negli Anni 90 Dia, le carte sull’altro fratello di Mattarella
I rapporti tra un impresario legato ai clan e Antonino. In una telefonata si alludeva ai timori di Sergio per “i possibili scandali”
IL FRATELLO E IL CASSIERE DELLA MAGLIANA “Presi quei soldi da Nicoletti, ma vi spiego come andò...”
 CARO DIRETTORE, leggo l’articolo pubblicato in prima pagina (edizione del Fatto Quotidiano di venerdì 30 gennaio) e scrivo per rettificarne i contenuti e chiedo la completa pubblicazione ai sensi della legge sulla stampa. A prescindere dalla circostanza che mai sono stato “radiato” dall’Albo degli Avvocati dato che si è trattata di una “cancellazione”, tra l’altro in pendenza di una mia esplicita richiesta al riguardo in quanto passato a “tempo pieno” all’insegnamento universitario, vorrete prendere nota di quanto segue: mai sono stato in affari con il Nicoletti. Ciò premesso. I movimenti di assegni segnalati nell’articolo (e altri) avevano origine da operazioni di prestiti a tasso “particolarmente elevato” ricevuti dal Nicoletti, noto operatore del settore (peraltro presentatomi, a suo tempo, da persona al di sopra di ogni immaginabile sospetto: un cancelliere del Tribunale di Roma), in ragione di difficoltà finanziarie nelle quali ero venuto a trovarmi per alcune operazioni immobiliari avviate in società con terze persone, per le quali avevo prestato garanzie personali, a cui ho dovuto far fronte in prima persona, con i proventi della mia attività professionale. Tutti i miei titoli rilasciati al Nicoletti per le operazioni di “prestito” sono stati da me pagati e, comunque, dette operazioni sono tutte successive alle vicende del fallimento Stirpe. Quanto all’immobile cui si fa riferimento, la ricostruzione dei fatti è totalmente errata. Q UA N D O è stato dichiarato il fallimento Stirpe, l’immobile in questione era già nel patrimonio del Nicoletti in quanto lo stesso aveva ottenuto il trasferimento di proprietà prima della dichiarazione di fallimento in compensazione di crediti vantati con il debitore poi fallito. Dopo avere esaminato la documentazione, nella mia qualità di curatore fallimentare, ho ritenuto opportuno proporre il giudizio per IL FRATELLO E IL CASSIERE DELLA MAGLIANA “Presi quei soldi da Nicoletti, ma vi spiego come andò...” l’azione revocatoria, l’esito del quale è stato favorevole al fallimento per cui il bene ritornava nella massa attiva. La difesa del Nicoletti (assistito da professionista di chiara fama) ha proposto appello avverso la decisione di primo grado. Nelle more è stata avanzata una proposta transattiva che prevedeva la rinuncia da parte del fallimento alla sentenza favorevole contro versamento della somma di 150.000.000 di lire, ferma restando la cancellazione dei debiti pregressi dello Stirpe a suo tempo compensati con il trasferimento del bene. La proposta transattiva è stata sottoposta al comitato dei creditori che ha espresso parere favorevole ed è stata approvata dal giudice delegato cui spettava la decisione (e non al curatore). QUINDI il prezzo pagato dal Nicoletti per l’immobile non è stato di 150 milioni, come riportato nell’articolo, ma a questa somma va aggiunto quanto compensato con la precedente operazione di acquisizione del bene prima del fallimento come si potrà accertare dalla documentazione relativa al fallito. Nelle more delle appena citate procedure per la formalizzazione della transazione, il giudizio di appello è andato avanti e rimesso al Collegio per la sentenza. Completate le formalità di approvazione dell’accordo transattivo, il Nicoletti ha versato l’importo concordato. Subito dopo è stata depositata la sentenza d’appello che, in accoglimento del ricorso del Nicoletti, ha rigettato la domanda in revocatoria proposta dalla curatela e accolta in primo grado! In conclusione, se non fosse intervenuta e definita la transazione con l’incasso di quanto concordato, il bene immobile, in seguito alla decisione dell’appello, sarebbe rimasto nella piena proprietà del Nicoletti senza l’esborso ulteriore di 150 milioni ottenuto con la transazione. Posso affermare che sono stato l’unico curatore fallimentare (o uno dei pochi) a proporre una azione revocatoria nei confronti del Nicoletti (nonostante i consigli contrari) e di aver definito con vantaggio per la curatela una vicenda nata da prestiti usurari risolti con acquisizione di un bene (prima del fallimento). Antonino Mattarella La ricostruzione dei fatti è del Tribunale di Roma nell’ordinanza di sequestro dei beni di Enrico Nicoletti. (M.L.)
L’ALTRO MATTARELLAE GLI AFFARI CON I SICILIANI SULLE DOLOMITI QUANDO ANTONINO FINÌ NELLE CARTE DELLA DIA PER ALCUNI INVESTIMENTI IN IMMOBILI DI PREGIO A CORTINA, INDAGATO PER RICICLAGGIO E ARCHIVIATO
di Marco Lillo L a moglie dell’amba - sciatore aveva pagato l’anticipo per le sue casette a Cortina e voleva indietro i soldi dall’avvocato Antonino Mattarella. Invece dei soldi però arrivava una telefonata da Trapani che le consigliava di stare tranquilla se no avrebbe perso i soldi e che “il fratello non voleva scandali”. Dove “il fratello” era Sergio Mattarella, candidato dal Rottamatore Renzi al Quirinale. Secondo la Dia, quel siciliano era probabilmente Giuseppe Ruggirello, in affari con Antonino Mattarella e allora consigliere e socio della Banca industriale trapanese, morto nel 1995. “Nel 1993 Ruggirello Giuseppe –scrive la Dia –è stato deferito, insieme a tutti i membri del cda dell’Istituto alla Procura di Trapani per aver agevolato concessioni creditizie senza le adeguate garanzie nei confronti di persone indicate come appartenenti alla mafia, tra le quali Pace Francesco, ‘braccio destro’ del mafioso Minore Antonino e Agate Mariano”. La vicenda è descritta nell’infor - mativa della Dia di Padova del 20 maggio 1997 diretta al giudice istruttore Otello Lupacchini. È bene precisare che non ha avuto alcun seguito giudiziario ma merita di essere raccontata per conoscere meglio la famiglia del possibile futuro presidente. Dopo la storia degli assegni di Antonino Mattarella a beneficio della società di Enrico Nicoletti per 750 milioni di vecchie lire di cui abbiamo dato conto ieri oggi tocca agli affari in Veneto con i siciliani. L’indagine parte dalla denuncia del sindacalista Vincenzo Antonio Carfì che consegnava nel 1995 un “prospetto sui possedimenti di Mattarella Antonino. Dal documento in argomento si rileva che era socio al 50 % della Immobiliare Boncompagni 16 Srl, proprietaria in Roma di un attico del valore di lire 1,5 miliardi e di una villa in Ansedonia del valore di lire 800 milioni, nonché socio al 60 per cento nominale (100 reale) della Sigi Srl che controllava la Iniziative Turistiche Coryinesi e al 40 per cento la Multihotels Italia Spa. La Iniziative Turistiche Cortinesi Srl veniva indicata quale proprietaria di un immobile in Cortina del valore di 4/5 miliardi. La Multihotels Italia era indicata quale proprietaria di un albergo (il Cristallino), in vendita con la formula della multiproprietà che avrebbe comportato, al termine delle vendite, un fatturato finale di lire 34 miliardi”. La Dia riscontra che la Sigi Srl “è rappresentata da Mattarella Antonino che, il 24 settembre 1990, deteneva azioni pari al 52% dell’intero capitale sociale”. La Sigi “nel 1986 – scrive la Dia – con - trollava sia la Multihotels Italia, operante anche a Marilleva, sia la Iniziative Turistiche Cortinesi (proprietaria di un fabbricato in via Roma a Cortina, ndr), sia la Promotel che aveva rilevato i debiti della Cortina Sport Spa proprietaria dell’immobile Mirage”. La Dia poi racconta le vicende del processo per abuso edilizio per l’hotel Mirage, che non coinvolge Mattarella e scrive “in tale occasione il procuratore di Belluno, Gianni Griguolo, produceva un fax datato 15 ottobre 1996 del pm della Dda di Roma Andrea De Gasperis, il quale comunicava che quell’Ufficio stava procedendo nei confronti di Antonino Mattarella, Giuseppe Ruggirello, Riccardo Lo Faro, Enrico Nicoletti e Mario Chiappini” per riciclaggio e reimpiego di capitali con aggravante di mafia ex articolo 7. “Dall’incarto processuale”, prosegue la Dia, “emerge che il 26 gennaio 1990 viene stipulato in Roma un preliminare tra la Promotel Srl, rappresentata da Antonino Mattarella e la signora Maria Grazia Battistini, moglie dell’allora Ambasciatore d’Italia a Lisbona, nel quale la prima promette di cedere due unità immobiliari con altrettanti posti macchina, ubicati nell’immobile Mirage, al prezzo di 618 milioni di lire. Tra le parti scaturì un contrasto per l’inadempienza della Promotel Srl che non riusciva a rogitare. Il pm di Belluno, ravvisando nel comportamento del Mattarella Antonino l’ipotesi del reato di truffa aggravata, trasmise gli atti all’a.g. di Roma. La Battistini – prosegue la Dia – si prodigò al fine di ottenere la restituzione dell’intera somma già versata, e riferì al pm di aver ricevuto una telefonata da parte di certo “Ruggirello” qualificatosi come direttore della società di consulenza finanziaria Gepi Spa di Trapani, il quale, affermando che si trattava di una telefonata circolare a tutti i creditori del Mattarella Antonino la invitava a ‘pazientare sulla sistemazione delle vicende patrimoniali del Mattarella, avvertendo con tipico stile mafioso che era meglio non fare scandali perché altrimenti avremmo rischiato di perdere tutto ed anche perché il fratello non voleva scandali ...’”. La Dia non esplicita chi è il fratello ma in un altro passo ricorda “l’onorevole SergioMattarella”.“Peraltro tale circostanza – prosegue la Dia – è stata ribadita dalla Battistini il 12 aprile 1995 nel dibattimento quando aggiungeva inoltre che nella telefonata erano state esternate velate minacce alla carriera del marito”. In Sicilia il detto “ambasciator non porta pena” non vale.
 La disfatta dei Cinque Stelle
ASSISTONO A UNA PARTITA SENZA TOCCARE PALLA. OGGI ANCORA LA BANDIERA IMPOSIM ATO
BOCCIATA LA STRATEGIA DI MAIO Qualcuno nel direttorio voleva spostare le truppe sul costituzionale scelto dai dem, ma la linea dura ha vinto ancora
il fatto quotidiano 31 gennaio 2014

OLTRE 3500 FIRME ALLA CORTE EUROPEA Terra dei fuochi, pioggia di ricorsi alla Corte di Strasburgo

Per «violazione diritto alla vita» e ad avere «informazioni corrette» 

STRASBURGO - Il caso della Terra dei fuochi approda alla Corte europea dei diritti umani. Oltre 3.500 persone si sono rivolte a Strasburgo presentando una quarantina di ricorsi «collettivi» con cui denunciano l’Italia per aver violato il loro diritto alla vita e a ricevere tempestivamente informazioni corrette. Si tratta del problema della perpetuazione dell’emergenza rifiuti (e roghi tossici) in Campania. Gli interessati chiedono che si proceda all’accertamento della violazione del diritto alla vita ex art.2 della C.E.D.U. e del diritto all’intangibilità della propria vita privata e familiare ex art.8 sempre della Convenzione, anche sub specie del diritto alla corretta informazione ambientale, nell’accezione propria della giurisprudenza della Corte di Strasburgo, che ritiene che la nozione di domicilio sia riferibile non soltanto all’abitazione intesa in senso fisico, ma si estenda anche al diritto dell’individuo di godere pacificamente della stessa, senza interferenze che comportino un’alterazione del benessere psico - fisico. La Corte Europea ha sovente statuito che l’art. 8 della C.E.D.U. è finalizzato a garantire la piena tutela dell’individuo al rispetto del suo domicilio e della sua vita privata ed il suo ambito di applicazione si estende a tutte le ipotesi in cui i soggetti titolari del diritto siano afflitti da forme di inquinamento che ne rendano impossibile il pacifico godimento, mettendo contemporaneamente a rischio il loro benessere e la loro salute. I ricorrenti ritengono e denunciano che la causa delle malattie da loro contratte, che hanno già determinato migliaia di decessi di individui che hanno in precedenza condotto una vita normale, sia da individuarsi nel fattore geografico di provenienza della cosiddetta Terra dei Fuochi. Lo Stato Italiano ha sostanzialmente ignorato che il diritto all’ambiente è elemento costitutivo del diritto alla salute, che la Costituzione tutela in quanto diritto primario (articolo 32) facendovi discendere l’obbligatorietà e la vincolatività degli interventi volti alla tutela di tale diritto; ha omesso di difenderlo dalle varie forme di inquinamento e di degrado, tra i quali gli illeciti ambientali che conculcano l’effettiva realizzazione del diritto stesso; non ha finora svolto un’effettiva e concreta azione di tutela dell’ambiente, finendo con l’evidenziare tutta la lacunosità di un’azione particolarmente deficitaria in termini sia legislativi che amministrativi, rendendosi ripetutamente moroso rispetto all’adempimento sia degli obblighi comunitari che costituzionali, soprattutto rispetto alla situazione della Regione Campania, oggetto più volte dell’attenzione e dei moniti della Corte di Giustizia U.E. (sentenze del 26 aprile 2007, causa C-135/05, e del 4 marzo 2010, causa C-297/08), sia della Corte di Strasburgo (sentenza del 10 gennaio 2012, ricorso 30765/08, Di Sarno ed altri c/ Italia). Manca ancora un sistema di tracciabilità rigorosa dei rifiuti speciali ed industriali particolarmente tossici per la salute umana. Vi sarà da valutare la gravissima e colpevole incapacità ed inettitudine delle istituzioni italiane, che erano ben consapevoli del traffico illecito di rifiuti che, da tutta la penisola, venivano sversati nelle zone agricole del casertano e del napoletano. Il pentito Schiavone ha avuto modo di chiarire inequivocabilmente come la vicenda abbia avuto origine nel lontanissimo 1988 e come della stessa fossero a conoscenza sia la Direzione Nazionale Antimafia che la Direzione Distrettuale Antimafia, ben prima di una sua audizione, avutasi in data sette ottobre 1997 e resa, poi, nota solo alla fine del mese di ottobre 2013 (a distanza di ben 16 anni). La richiesta è di condanna per lo Stato italiano per quelle che i denuncianti reputano essere omissioni ventennali, come, sostengono, ha dimostrato la desecretazione tardiva delle audizioni del pentito Carmine Schiavone. Tra gli aderenti al ricorso, promosso dal Coordinamento Comitati Fuochi e curato dagli avvocati Valentina Centonze, Armando Corsini e Ambrogio Vallo, ci sono parenti di malati terminali e di persone morte per tumori e associazioni. «Ci stanno togliendo il futuro e, ora che non posso più tutelare mia figlia, mi batto per i figli degli altri», ha spiegato Pina Leanza, mamma di Tonia, morta a 6 anni l’anno scorso ad Acerra per medulloblastoma. La donna è tra le “mamme delle cartoline” di don Patriciello, ricevute dal presidente Napolitano. I cittadini chiedono «la rimozione della causa e degli effetti dell’inquinamento ambientale, la messa in salvo delle falde acquifere, controlli serrati su prodotti agroalimentari e risarcimento del danno esistenziale per chi corre il rischio di ammalarsi e morire più che altrove». «Un ricorso avviato oggi in Italia – ha invece spiegato l’avvocato di Acerra Centonze – nella migliore delle ipotesi arriverebbe a sentenza tra sette o otto anni, mortificando la tenacia di chiunque. Ecco perché ricorriamo alla Corte dei diritti dell’uomo: vogliamo che un organo di giustizia esterno all’Italia verifichi quanto questa terra sia stata abbandonata dalle istituzioni e vogliamo che si accendano i riflettori su come una democrazia occidentale manchi di strumenti di lotta concreti, perché gli attuali tempi dei processi sono inaccettabili». Ed ancora: «Non puntiamo a un risarcimento del danno biologico ma di un danno esistenziale. Non sappiamo cosa contengono le verdure che mangiamo, l’acqua che beviamo; il numero di tumori aumenta costantemente e tutti noi cresciamo con l’idea che andarsene sia sempre meglio che restare». 29 gennaio 2015 | 15:36 http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/15_gennaio_29/terra-fuochi-pioggia-ricorsi-corte-strasburgo-9b975eb8-a7c3-11e4-a919-1a402233c54b.shtml © RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 30 gennaio 2015

Green Holding: «Attestata la correttezza dell’operato» Caso Indeco, la Cassazione respinge il ricorso della Procura

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso avanzato dalla Procura della Repubblica di Latina avverso le ordinanze con cui il Tribunale del Riesame aveva annullato le misure di custodia cautelare disposte dal Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione della discarica di Borgo Montello da parte della Indeco Srl, società del Gruppo Green Holding. Il Riesame, pronunciandosi per due volte sui ricorsi avanzati dagli indagati destinatari dei provvedimenti restrittivi del Tribunale di Latina, aveva ravvisato l’insussi - stenza della condotta di peculato per distrazione e disposto l’immediata remissione in libertà dei soggetti che erano stati sottoposti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari. Sulle società, infatti, pesano ben due inchieste: la prima per mancato accantonamento di fondi postumi alla cessazione dell’attività, indispensabili per la bonifica (e soprattutto obbligatori per legge); la seconda, invece, riguarda una presunta truffa in danno dei Comuni che, come spiegava la Procura di Latina, hanno sborsato più di quanto avrebbero dovuto per il conferimento dei rifiuti prodotti nei territori di competenza presso la discarica di Indeco a Borgo Montello. «Il gruppo - spiega la Green Holding attraverso una nota ufficiale - accoglie con soddisfazione il suddetto pronunciamento che, al pari delle ordinanze emesse dal Tribunale del Riesame di Roma, attesta la bontà e la correttezza dell’operato dei soggetti attenzionati dai provvedimenti della Procura della Repubblica». Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per sapere con quali argomenti la Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi della Procura di Latina; nel frattempo l’inchiesta resta aperta e con quella le ipotesi di reato prospettate. La decisione della cassazione attiene infatti esclusivamente alle misure cautelari disposte e non interviene nel merito delle indagini.IL QUOTIDIANO - Venerdì 30 Gennaio 2015 6 Latina

Latina LA POLEMICA R i fi u t i , ancora critiche da Cirilli

 Per Giovan Battista Ferreri dell’altra faccia della politica, imporre «ai comuni del sud pontino di conferire i propri rifiuti alla Rida di Aprilia, presuppone un ampliamento della discarica di Borgo Montello». Il dirigente politico del movimento di Cirilli accusa di fatto la Regione Lazio di perseguire una politica di questo tipo. «La Regione Lazio, con l'ultimo provvedimento che obbliga i comuni del Sud Pontino a lavorare i propri rifiuti ad Aprilia, oltre a creare un danno economico ai comuni stessi, sta creando di fatto l'emergenza discariche a Montello. Questo provvedimento infatti non lo dice, ma di fatto avrà come conseguenze l'aumento notevole di quantità di rifiuti che il TMB di Aprilia produce e smaltisce in discarica a B.go Montello. Sono anni che mensilmente e puntualmente denunciamo la discrepanza tra i rifiuti prodotti e gli impianti TMB autorizzati dalla Regione Lazio destinata a (come da copione) creare i presupposti per la realizzazione di nuovi invasi a B.go MoMontello; discrepanza destinata ulteriormente ad aumentare con l'aumento della raccolta differenziata in atto in tutta la Provincia, e che verrà inevitabilmente compensata con la lavorazione di rifiuti provenienti da fuori. Sono mesi che denunciamo anche l'indecente trattativa tra privati, Regione e ultimamente anche Comune di Latina, che sta portando all'autorizzazione di un ulteriore TMB sul nostro territorio. E sono anni che cerchiamo di far capire alla Regione che le sproporzionate quantità di rifiuti autorizzate ad Aprilia per il trattamento dei rifiuti, avrebbe comportato che le discariche di Montello sarebbero andate incontro ad un ovvio ampliamento. IL QUOTIDIANO - Venerdì 30 Gennaio 2015 2 Latina

Italia Nostra: L'inceneritore di Scarlino e le forche caudine della politica

L'ambientalismo maremmano è uno dei sistemi immunitari più efficienti della nazione
L'inceneritore di Scarlino rappresenta la fine politica dell'attuale classe dirigente del PD maremmano, comunque vada a finire. Eccone i motivi. La crisi ideologica e politica generale degli anni '90 aveva indotto il principale partito della sinistra, rimasto indenne da Tangentopoli, ma segnato dalla caduta del Muro, a cercare rinnovamento generale, proponendo in tutta Italia una classe dirigente giovane, di allora ventenni, prevalentemente nella politica degli enti locali. Quella generazione, che oggi ha quaranta anni, e che è oggi anche ai vertici della politica nazionale, ha fatto una veloce carriera politica senza passare da quelle esperienze di militanza che, nella tradizione dei vecchi partiti, servivano a formare ideologicamente la classe dirigente. Per questo essi mancano di cultura politica, e di quella dignità che, pur negli scandali della corruzione, i vecchi riuscivano a mantenere. Oggi abbiamo quindi questa classe della sinistra assai simile alla destra: priva delle figure intellettuali di riferimento politico che, nel vecchio modo di fare politica, rappresentavano un paradigma.
Nel bagaglio culturale della sinistra c'era, e questa classe politica lo ha dimenticato, la tutela del paesaggio, che i Padri Costituenti avevano messo a fondamento della Repubblica, e l'ambientalismo, nato alcuni decenni più tardi, ma entrato subito nel patrimonio della sinistra quale sinonimo di giustizia sociale ed emancipazione delle classi lavoratrici, che nella sicurezza ambientale avrebbero trovato una sintesi della sicurezza sul lavoro, e della via sociale ad un'equa distribuzione della ricchezza. Questa classe politica ha frainteso, e continua a farlo, la tutela del lavoro con la tutela di quegli interessi finanziari e capitalistici che, spesso con il ricatto dell'occupazione, pretendono un abbassamento della sicurezza ambientale e della sicurezza sul lavoro. Questa classe politica ha preso nettamente le parti delle grandi imprese private o partecipate, dove convivono alleanze inconfessabili tra pubblico e privato, contando su un serbatoio elettorale ancora improntato alla fedeltà ideologica degli anni della grande contrapposizione, ma che ora si sta esaurendo per motivi generazionali.
La classe politica della sinistra maremmana, rappresentata idealmente dal Presidente della Provincia, ma condivisa da tutto lo staff politico e dirigenziale degli enti locali, ha imposto l'inceneritore di Scarlino con accanimento, convinta di avere poteri assoluti, spinta e forse ricattata politicamente dalle gerarchie politiche superiori. Ha sfidato la giustizia, emanando una nuova autorizzazione all'inceneritore il giorno stesso in cui il Consiglio di Stato bocciava non la forma, ma il merito di quel procedimento amministrativo. E l'inceneritore è solo una delle numerose e scellerate scelte politiche, mirate a far entrare il grande capitale in Maremma, a discapito delle piccola libera iniziativa, favorendo una proletarizzazione del lavoro, e allontanando i cittadini dal possesso e dal controllo delle loro risorse. Si pensi al tentativo di industrializzare l'agricoltura, con l'apertura incontrollata agli impianti di biogas, che distruggono il suolo maremmano con la devastante coltura del mais. Oppure al tentativo di far decollare il polo industriale del Madonnino, dividendolo in due aree amministrative minori di 40 ettari, per sfuggire alla VIA, e che oggi, annegata nel rischio idraulico, si presenta come una squallida e degradata distesa di strade e lampioni immersi nel nulla, e che ha provocato il disastro finanziario e contabile del Comune di Roccastrada. O alla volontà di imporre grandi impianti fotovoltaici sul suolo agricolo, innescando il meccanismo del consumo di suolo della nostra provincia, o al complesso residenziale del Guidoriccio a Montemassi, che ha anticipato la degradazione dei nostri più pregiati centri storici, venuta poi alle cronache col caso di Monticchiello. L'autostrada tirrenica è un altro duro scoglio in cui si è incagliata la chiglia di questa stagione politica dell'arroganza e della vuotezza culturale. E tutti i politici, da bravi capitani coraggiosi, saltano ora giù da questa barca, prima che affondi, ma tutti pronti a vararne una nuova, rinnegando il giurato e lo spergiurato, appena qualcuno avrà la sfrontatezza di aggirare la volontà popolare coi cavilli amministrativi e la forza di una posizione politica nata dalle nomine, e non dalle scelte libere. Vi è poi la discutibile gestione della pineta di Marina, e delle altre pinete, e la politica idraulica, che ha distrutto l'equilibrio idrologico della Maremma per drenare fiumi di denaro silenti pubblici di natura parassitaria, come i consorzi di bonifica. Scelte di gestione vecchie, superate dai paradigmi scientifici, ma portate avanti con una forza che è passata su ogni buon proposito, legittimandosi sulla disinformazione e l'indifferenza civica.
Ma questo, paradossalmente, ha rafforzato l'ambientalismo maremmano, allontanandolo dall'appoggio di quelle associazioni amiche della sinistra, e che troppo spesso ne hanno condiviso le linee di politica anti ambientale. I comitati spontanei maremmani sono cresciuti ideologicamente liberi ed indipendenti, formati da persone informate e determinate, che conoscono i loro diritti e i metodi per farli valere. Rappresentano un'esperienza di punta a livello nazionale, si sono dimostrati capaci di vincere grandi battaglie politiche e ambientali, su temi nati in ambito locale, ma di carattere generale, e sono state in grado di mettere in gioco quegli anticorpi che, in altre regioni, non hanno saputo arginare la protesta violenta. Hanno, al contrario, giocato con armi leali e democratiche, al contrario della classe politica, che per questo affronta la sconfitta con la più cocente vergogna.
L'ambientalismo maremmano è uno dei più maturi della nazione, e i rappresentanti dei comitati sono ora pronti a giocare un ruolo più incisivo nella politica ambientale regionale e nazionale.
Questi amministratori e dirigenti, invece, dopo aver perso e distrutto la reputazione della sinistra, hanno l'ultima possibilità di uscire di scena e di salvare un briciolo di dignità, almeno per il loro partito. Se non lo faranno loro, ci auguriamo che il PD, che è fatto ancora da gente che crede ai grandi valori sociali, politici e ambientali della sinistra, abbia ancora le difese culturali e democratiche per farlo.
Auspichiamo che i nuovi semi di quella cultura, una volta morta la pianta madre, germoglino sul modello propugnato da Stefano Rodotà, come è successo per l'esperienza ambientalista maremmana, cioè di una partecipazione dal basso, che nasce dalle associazioni, abbandona il peso dei partiti, e guarda alla tutela dei beni comuni, contro il tentativo di usurpazione dei grandi poteri, che dilagano come metastasi della prepotenza politica.

Michele Scola Vice Presidente Regionale di Italia Nostra

Il Giardino di Ninfa: le aperture 2015

Idee per una gita fuori porta: lo splendido Giardino di Ninfa, oasi in provincia di Latina.
Il Giardino di Ninfa è un monumento naturale della Repubblica Italiana situato nel territorio del comune di Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta. Si tratta di un tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino.
Il Giardino di Ninfa, realizzato a partire dagli anni Venti del Novecento sui ruderi della città medievale di Ninfa da parte della Famiglia Caetani, è aperto al pubblico soltanto alcuni giorni dell’anno al fine di preservare il suo delicato equilibrio ambientale.
Ambiente 
Il Monumento Naturale comprende l’intero e lo splendido complesso di Ninfa, col suo giardino botanico ricco di piante provenienti da tutto il mondo, il laghetto e l’omonimo fiume Ninfa dalle acque cristalline. L’estensione del Monumento Naturale è di circa 106 ettari, quella del giardino è di 8 ettari e quella dell’area di Pantanello di circa 100 ettari.
Flora e fauna
Le rovine sono abitate da Picchi muratori e Upupe e dal Passero solitario; lungo il corso d’acqua s’incontrano fra i tanti insettivori anche anatre, il Martin Pescatore e la Gallinella d’acqua.
Aggiornamento: le aperture 2015
  • APRILE
    sabato: 4
    domenica: 5 , 12 , 19 , 26
    festività: 6 , 25
  • MAGGIO
    sabato: 2
    domenica: 3 , 10 , 17 , 24 , 31
    festività: 1
  • GIUGNO
    sabato: 6
    domenica: 7 , 21
    festività: 2
  • LUGLIO
    sabato: 4
    domenica: 5
  • AGOSTO
    sabato: 1
    domenica: 2
    festività: 15
  • SETTEMBRE
    sabato: 5
    domenica: 6
  • OTTOBRE
    sabato: 3
    domenica: 4
  • NOVEMBRE
    domenica: 1
Orari di biglietteria:
aprile – giugno 9,00 – 12,00 14,30 – 18,00
luglio – agosto 9,00 – 12,00 15,00 – 18,30
ottobre – novembre 9,00 – 12,00 14,30 – 16,00
Info: LIPU 0039 0773 484993 – APT 0773 695404 https://liveromeguide.wordpress.com/2014/04/05/il-giardino-di-ninfa-le-aperture-2014/

i cittadini di Borgo Montello / Borgo Bainsizza diffidano gli enti a non rilasciare rinnovo AIA discarica di Borgo Montello

Alla Regione Lazio Direzione Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti Area ciclo integrato dei rifiuti Al Comune di Latina Al Tribunale di Latina alla Procura di Roma Alla Curatela Fallimentare Ecomont C.A. rispettivi Rappresentanti Legali e Responsabili Oggetto: procedimento di rinnovo AIA discarica di Borgo Montello nel comune di Latina società Ecoambiente. Diffida a non rilasciare il rinnovo AIA ovvero a rilasciarlo previo adempimento di specificate condizioni. Invito a comunicare gli atti del procedimento agli organi giudiziari ivi indicati. Riferimento: protocollo n. 155116 del 12 marzo 2014 Regione Lazio Direzione Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti – Area ciclo integrato dei rifiuti. Incontro tecnico del giorno 18/03/2014. Istruttoria degli atti di rinnovo dell’istanza della società Ecoambiente srl presentata ai sensi dell’art. 29-octies del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. con nota del 05/10/2011 prot. n. 335 acquisita al protocollo regionale n. 180107 del 12-10-2011, di rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale emessa con Decreto Commissariale n. 35 del 06/04/2007 e s.m.i. relativo al complesso impiantistico per il trattamento, recupero e valorizzazione dei rifiuti non pericolosi e impianto di discarica per rifiuti non pericolosi sito in via Monfalcone n. 23/b località Borgo Montello, comune di Latina °°°°°° I sottoscritti Cittadini, residenti nelle vicinanze della discarica di Borgo Montello, allocata in territorio di Latina, proprietari di immobili siti nei pressi della suddetta discarica, membri e componenti del locale Comitato spontaneo per la Tutela della Salute e dell’Ambiente, come tali portatori di interessi primari e sensibili meritevoli di tutela e protezione, Letto il protocollo n. 155116 del 12 marzo 2014 che riporta, tra l’altro: a Pag. 3 del protocollo 155116/2014, primo capoverso, al terzo rigo: << Dopo la conferenza del 10/10/2013, con nota prot. n. 131096 del 14/10/2013, acquisita al protocollo regionale con numero 36417 del 18/10/2013, l’Area Ambiente e Territorio, Servizio Urbanistica del comune di Latina, aveva chiarito la propria posizione riportata nel parere di cui alla nota prot. n. 129233 del 09/10/2013, acquisita nella predetta conferenza del 10/10/2013, richiamando i contenuti della stessa e dichiarando l’incompatibilità dell’impianto TMB approvato con la sopraggiunta norma cui lo stesso deve adeguarsi ai fini di fattibilità >>; a Pag. 3, quinto capoverso: << La Regione Lazio, successivamente, a seguito dei recenti accadimenti giudiziari e delle notizie apparse a mezzo stampa, con nota prot. 54456 del 29/01/2014, ha richiesto ad Ecoambiente srl se i sequestri dei terreni “De Pirro” (De Pierro ndr) di cui si era venuti a conoscenza trovavano effettivo riscontro e se tale accadimento comportava problematiche nella gestione della discarica >>; a Pag. 3, sesto capoverso, al terzo rigo: << La società Ecoambiente srl con nota prot. n. 18 del 30/01/2014 acquisita al prot. 66411 del 04/02/2014 ha comunicato che nella giornata 29/02/2014 non è avvenuto alcun sequestro dei terreni nella disponibilità Ecoambiente srl e che i suddetti terreni sono di proprietà della curatela del fallimento Ecomont… terreni per i quali viene corrisposto regolare canone di locazione. Inoltre ha comunicato che il curatore fallimentare contattato a riguardo, ha confermato di non aver ricevuto nessuna notifica di sequestro >> A Pag. 3, settimo e ultimo capoverso, al terzo rigo: << In merito alla disponibilità dei terreni della società Ecoambiente srl si rappresenta che il tema era stato oggetto di discussione nella conferenza dei servizi del 03/10/2013 nel cui verbale si legge “in merito ai chiarimenti richiesti sull’effettiva disponibilità per l’intera durata del rinnovo dell’esercizio e delle attività di post gestione, delle aree attualmente in gestione operativa e post operativa, Ecoambiente s.r.l. consegna un parere legale a firma dell’Avv. Luigi Marino, che viene acquisito agli atti e di cui viene data lettura Alla luce degli esiti illustrati nel parere su menzionato la società Ecoambiente srl dichiara la propria volontà di acquisire l’area una volta concluse le procedure attivate dalla Curatela del fallimento Ecomont srl ed in ogni caso ( Prosegue a pag 4 dello stesso protocollo )di essere disponibile a sostenere i costi di un eventuale esproprio del terreno per pubblica utilità, così come peraltro stabilito anche dalla stessa legge regionale n. 27/1998 >> Preso atto che nel contratto di locazione degli immobili dalla società Capitolina (proprietaria) alla società Ecoambiente (conduttrice) si legge tra l’altro: La durata del contratto di locazione di 9 anni rinnovabile (che si rinnoverà automaticamente) per altri 9 dal 5 agosto 1998, quindi fino al 2016; sono compresi nell'affitto i bacini S0 S1 S2 S3 e le particelle di terreno per una superficie di mq 305.416 per un valore di euro 3.978.783,95; nella descrizione del certificato di destinazione urbanistica l'area è compresa nella zona H rurale e vincolata per distanza inferiore a m 150 dal Fiume Astura in base al D.lgs 490/99; sono compresi nell'affitto gli obblighi di bonifica di cui all'ordinanza 22 del maggio 1998 con messa in sicurezza dei bacini dismessi S1 S2 S3; la locazione è consentita per lo sfruttamento del biogas e di altre attività connesse allo smaltimento dei rifiuti; il canone è di € 428.000,00 + IVA con rivalutazione in base all'indice Istat. Si ricava, inoltre, dalla lettura del documento che: è in corso un contenzioso con Ecomont; è prevista una clausola penale per mancata attuazione della bonifica con importi da risarcire da stabilire da un collegio di 3 periti è stabilito che la mancata attuazione della bonifica vale quale risoluzione automatica del contratto con il pagamento della sanzione di 18 annualità è previsto che qualora Latina Ambiente cessi di essere socio di maggioranza della società Ecoambiente il contratto si intende risolto a meno di passaggio delle azioni di Latina Ambiente e del socio di maggioranza ad altro ente pubblico. Rilevato che la società Ecoambiente nelle persone di Bruno Landi e Vincenzo Rondoni sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale di Latina essendo ritenuti responsabili dell’inquinamento delle falde nella discarica di Borgo Montello nel procedimento penale n- 849 del 2005 RGNR 2259/05, per la probante relazione del Consulente Tecnico di Ufficio Dottor Tomaso Munari. Vista la domanda giudiziale del Tribunale di Latina del 15-02-97 repertorio 4036 con dichiarazione di nullità atti, soggetto a favore “Curatela Fallimentare Soc. Ecomont srl Latina” contro “immobiliare Giulia srl” e “Capitolina srl” relativa anche agli immobili oggetto del contratto di locazione a favore di Ecoambiente e precisamente le particelle distinte (all’epoca molte hanno cambiato numero) in catasto terreni dal foglio 21 particelle 1, 41, 42, 43, 123, 124, 125, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 153, 154, 155, 169, 170, Considerato che nella nota di trascrizione della Conservatoria dei Registri Immobiliari di Latina si riporta il sequestro dei seguenti immobili siti nel comune di Latina, località Borgo Montello Ispezione ipotecaria Ufficio Provinciale di LATINA - Territorio Data 29/01/2014 Ora 15:01:35 Servizio di Pubblicità Immobiliare Ispezione telematica n. T 195260 del 29/01/2014 inizio ispezione 29/01/2014 14:48:57 Tassa versata € 3,60 Nota di trascrizione Registro generale n. 2601 Registro particolare n. 1914 Presentazione n. 53 del 29/01/2014 Sezione A – Generalità Dati relativi al titolo Descrizione ATTO GIUDIZIARIO Data 22/01/2014 Numero di repertorio2/2014 Pubblico ufficiale TRIBUNALE - SEZIONE DI PREVENZIONE Codice fiscale 80255370589 Sede ROMA (RM) Dati relativi alla convenzione Specie ATTO ESECUTIVO O CAUTELARE Descrizione 700 DECRETO DI SEQUESTRO EX ART. 20 D.LGS. 159/2011 Voltura catastale automatica NO Altri dati Non sono presenti nella sezione D parti libere relative alle sezioni A, B e C Richiedente GDF GICO PER CONTO DEL TRIBUNALE DI ROMA IndirizzoPIAZZALE CLODIO ROMA Dati riepilogativi Unità negoziali 1 Soggetti a favore 1 Soggetti contro 1 Sezione B - Immobili Unità negoziale n. 1 Immobile n. 1 Comune E472 - LATINA (LT) Catasto FABBRICATI Sezione urbana - Foglio21 Particella 300 Subalterno 1 Natura D1 - OPIFICI Consistenza - IndirizzoLOC. BORGO MONTELLO VIA MONFALCONE N. civico - Immobile n. 2 Comune E472 - LATINA (LT) Catasto FABBRICATI Sezione urbana - Foglio21 Particella 300 Subalterno 2 Natura D1 - OPIFICI Consistenza - Pag. 1 - segue Ispezione ipotecaria Ufficio Provinciale di LATINA - Territorio Data 29/01/2014 Ora 15:01:35 Servizio di Pubblicità Immobiliare Ispezione telematica n. T 195260 del 29/01/2014 Inizio ispezione 29/01/2014 14:48:57 Tassa versata € 3,60 Nota di trascrizione Registro generale n. 2601 Registro particolare n. 1914 Presentazione n. 53 del 29/01/2014 Indirizzo LOC. BORGO MONTELLO VIA MONFALCONE N. civico - Immobile n. 3 Comune E472 B - LATINA (LT) BORGO MONTELLO Catasto TERRENIFoglio 21 Particella 299 Subalterno - Natura T - TERRENO Consistenza -Indirizzo LOC. BORGO MONTELLO VIA MONFALCONE N. civico - Sezione C – Soggetti A favore Soggetto n. 1 In qualità di - Denominazione o ragione sociale DIREZIONE GENERALE DEMANIO - MINISTERO FINANZE Sede ROMA (RM) Codice fiscale 80193210582 Relativamente all'unità negoziale n. 1 Per il diritto di PROPRIETA' Per la quota di 1/1 Contro Soggetto n. 1 In qualità di - Denominazione o ragione sociale CAPITOLINA S.R.L. IN LIQUIDAZIONESede ROMA (RM) Codice fiscale 03834261004 Relativamente all'unità negoziale n. 1 Per il diritto di PROPRIETA' Per la quota di 1/1 Sezione D - Ulteriori informazioni Altri aspetti che si ritiene utile indicare ai fini della pubblicità immobiliare Pag. 2 – Fine Ciò esposto e considerato, si rileva che: 1.quanto riportato a Pag. 3 del protocollo 155116/2014, settimo e ultimo capoverso, al terzo rigo, relativamente alla disponibilità dell’immobile per tutta la durata del rinnovo AIA, qualora vi siano le condizioni per rinnovare l’AIA è da intendersi valido fino al 4 agosto 2016 in base alla durata del contratto di locazione, una durata superiore non può essere concessa; 2.il rinnovo eventuale dell’AIA, qualora vi siano le condizioni, è da intendersi con esclusione della particella n. 299 di terreno del foglio 21 in quanto sottoposta a sequestro; 3.il verbale di cui al protocollo 155116/2014 è da modificarsi proprio relativamente al sequestro della particella n. 299 del foglio 21; 4.il contratto di locazione tra le società Capitolina ed Ecoambiente è da intendersi risolto in conseguenza della mancata bonifica così come risulterebbe dalla perizia del Consulente Tecnico di Ufficio Dottor Tomaso Munari; 5.considerato che il comune di Latina, dalle notizie di stampa, avrebbe intenzione di cedere le quote della Latina Ambiente nel corso dell’anno 2015, il contratto di locazione tra Capitolina ed Ecoambiente andrebbe comunque risolto nell’anno 2015 e quindi la durata del rinnovo dell’AIA, qualora ne ricorressero le condizioni, non potrebbe essere superiore al 2015; 6.la dichiarazione della società Ecoambiente “di essere disponibile a sostenere i costi di un eventuale esproprio del terreno per pubblica utilità, così come peraltro stabilito anche dalla stessa legge regionale n. 27/1998” dovrebbe risultare da documenti contabili, quali il bilancio ovvero un atto di impegno o un compromesso ritualmente registrato e trascritto e//o da elementi contabili (fideiussioni o altro) in grado di garantirne il pagamento. Ciò rilevato, si diffida: 1.la Regione Lazio a rilasciare il rinnovo AIA alla società Ecoambiente srl non sussistendo obiettivamente, a parere dei sottoscritti, le condizioni previste dalla normativa nazionale, regionale e delle direttive Europee in materia di smaltimento dei rifiuti, così come risulta dalla sanzione UE in merito alle discariche nel Lazio e quindi di Borgo Montello; 2.la Regione Lazio ad apportare le dovute correzioni al verbale di cui al protocollo 155116/2014 per le notizie incomplete o non vere ivi riportate in merito al sequestro dell’immobile e alla disponibilità dei terreni in oggetto; 3.la Regione Lazio a rilasciare il rinnovo dell’AIA in assenza delle garanzie di legge per la gestione post mortem della discarica ; nonché, si invita la Regione Lazio a comunicare al Tribunale di Latina, alla Procura di Roma, al GDF GICO PER CONTO DEL TRIBUNALE DI ROMA, i documenti e le dichiarazioni inerenti il procedimento del rinnovo dell’AIA per eventuali provvedimenti oppure per eventuali reati per dichiarazioni non corrispondenti al vero; la Regione Lazio a coinvolgere in eventuali ulteriori incontri, provvedimenti, riunioni aventi ad oggetto l’esame del rinnovo AIA a favore di Ecoambiente, il Tribunale di Latina, la Procura di Roma, la Gdf GICO per conto del Tribunale di Roma, la Curatela Fallimentare Ecomont, la società Capitolina per quanto di competenza in merito alla disponibilità degli immobili

Ilva in insolvenza, “3 miliardi di debiti”. Su piano ambientale scontro in Senato

I giudici del Tribunale fallimentare di Milano quantificano in 2,91 miliardi l'esposizione complessiva del siderurgico ammesso all'amministrazione straordinaria. Intanto nelle commissioni Industria e Ambiente il MoVimento 5 Stelle chiede che entro il 31 luglio siano realizzati tutti gli interventi previsti dall'Aia e Sel propone che sia in ogni caso garantita la copertura dei parchi minerari Sull’Ilva pesa una zavorra da 3 miliardi di euro. A tanto ammontano i debiti del siderurgico secondo la sentenza dei giudici del Tribunale fallimentare di Milano, che hanno dichiarato lo stato di insolvenza della società nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria a cui il siderurgico è stato ammesso su richiesta del commissario Piero Gnudi affiancato da Corrado Carruba e Enrico Laghi. Nel dettaglio, sommando l’esposizione verso le banche, i fornitori e l’Inps risulta che Ilva spa “presenta un indebitamento complessivo pari a 2.913.282.282.000 euro”. Un macigno a cui i commissari dovranno far fronte contando su risorse incerte, visto che, come evidenziato dai tecnici del Senato e dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, i fondi sequestrati alla famiglia Riva sono per la maggior parte bloccati in Svizzera e la loro effettiva disponibilità dipende dall’esito di un procedimento penale ancora in corso. Peraltro non sono ancora chiari i contorni della “società veicolo” con cui l’esecutivo intende prendere in affitto gli impianti del gruppo e risanarlo con la prospettiva di cedere prima o poi la maggioranza a un socio privato.
Intanto è scontro nelle commissioni Industria e Ambiente al Senato sul decreto salva Ilva varato dal governo il 24 dicembre, che deve essere convertito in legge entro marzo. Le opposizioni hanno infatti presentato emendamenti che modificano il discusso articolo in base al quale il piano di risanamento previsto dall’Aia(autorizzazione integrata ambientale) “si intende attuato se entro il 31 luglio 2015 sono realizzate, almeno nella misura dell’80 per cento, le prescrizioni in scadenza a quella data”. Una proposta di modifica a prima firma Gianni Girotto (M5s) punta a inserire nel testo che rimane “l’obbligo di attuazione di tutte le prescrizioni” del Piano ambientale. Nella stessa direzione va un altro emendamento del MoVimento 5 Stelle che mira a sostituire il limite dell’80% con quello del 100%. I grillini hanno presentato anche un altro emendamento che stabilisce che, qualora il limite rimanesse, nell’80% debbano essere comunque ricomprese le prescrizioni “urgenti e necessarie a tutela della salute pubblica della popolazione e dei lavoratori”.
Sel chiede invece che all’interno dell’80% siano comunque compresi le opere di copertura dei parchi minerari, il completamento della chiusura dei nastri trasportatori e i lavori di adeguamento degli impianti nelle aree agglomeratoaltiforni,acciaierie e cockerie. Al contrario, un emendamento a prima firma Camilla Fabbri (Pd) lascia immutata la percentuale ma specifica che va calcolata sul “numero delle prescrizioni in scadenza a quella data” (al momento invece l’indicazione è generica). Un altro punto in discussione è l’inserimento nel decreto di un termine ultimo entro il quale l’Aia dovrà essere interamente completata. Un emendamento Sel lo fissa al 31 luglio 2016, un altro firmato M5s al 31 dicembre 2016. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/30/ilva-in-insolvenza-3-miliardi-debiti-piano-ambientale-scontro-in-senato/1384251/