martedì 30 settembre 2014

Sabaudia, spiaggia negata ai disabili il caso in tribunale

Spiaggia per disabili a Sabaudia, il caso si sposta in tribunale. L’associazione Beatrice, presieduta da Fabrizio Ghiro, ragazzo disabile, assieme all’associazione “Luca Coscioni” ha presentato nelle scorse settimane un ricorso contro il comune per la spiaggia prima “promessa” e poi negata. La causa è stata assegnata e quindi si attende che il magistrato fissi con decreto la prima udienza, quella in cui compariranno le parti. Insomma si fa sul serio, nella prospettiva di riuscire a sbloccare la situazione in un modo o nell’altro. L’iter per la realizzazione della spiaggia era partito un anno fa a seguito di una serie di incontri tra il sindaco e Ghiro. Una battaglia questa portata avanti anche dal movimento civico Sabaudia Futura.
Alcuni professioni si erano messi a disposizione gratuitamente collaborando con Ghiro anche nella stesura di un progetto consegnato in comune e su cui, all’inizio non era stata evidenziata dagli uffici dell’Ente nessuna anomalia. Alle porte dell’estate la vicenda è cambiata improvvisamente. Prima il rimpallo tra Comune e Parco per i nulla osta poi lo stop al progetto, impossibile da realizzare perché per quel tipo di proposta, questa la posizione del comune, servirebbe una modifica del Pua che ad oggi è ancora fermo. La posizione dell’associazione Beatrice è però diversa e parte da un altro presupposto e cioè quello che il Pua, dovrebbe già prevedere uno spazio per i disabili che quindi ad oggi non sarebbe stato attuato completamente. Anche la Regione aveva dato direttive specifiche su dove realizzare una spiaggia per diversamente abili. Altro punto oggetto di polemica, contenuto nel ricorso, le passerelle. Alcune sono state realizzate presso privati in fretta e furia ad estate e a polemica iniziata, anche se gran parte degli accessi restano impraticabili per chi deve  spostarsi su una sedia a rotelle. Perché non è solo necessario scendere fino in spiaggia ma anche percorrere, a passerella ultimata un tratto che permetta di raggiungere ombrelloni e arenile. Insomma la questione non è semplice ed è anche per questo che è stato presentato un ricorso. http://www.h24notizie.com/news/2014/09/30/sabaudia-spiaggia-per-disabili-il-caso-tribunale/

ancora chiusa la SP Forestale tra Pontinia e Priverno

Proroga ordinanza n. 05 del 03.04.2014 relativa alla chiusura al transito veicolare e pedonale della S.P. Forestola dal km 0+100 circa al m 0+650 circa in Comune di Pontinia per lavori di realizzazione galleria artificiale sulla linea ferroviaria Roma – Formia. Ordinanza n.20 del 29.09.2014.pdf

Wwf, “negli ultimi 40 anni è scomparsa metà della fauna selvatica del pianeta”

Secondo il Living Planet Report 2014, cambiamento climatico, pesca e caccia sono le minacce principali. Inoltre, per soddisfare la richiesta mondiale servirebbero le riserve naturali presenti su una Terra e mezza. E se la popolazione globale avesse lo stesso tenore di vita degli italiani, di pianeti ne servirebbero 2,6

di  | 30 settembre 2014 Negli ultimi 40 anni oltre metà della fauna selvatica del pianeta è scomparsa. La causa, sottolinea ilWwf, è completamente legata all’azione dell’uomo. Il dato arriva nel nuovo rapporto biennale Living Planet Report 2014. Secondo il Wwf tra il 1970 e il 2010 l’indice “Pianeta vivente“, ovvero il parametro che misura la popolazione di 3.083 specie di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci, si è ridotto del 52%. Una “tendenza che non mostra segni di rallentamento“, sottolinea il rapporto giunto alla sua decima edizione.
Al contrario, continua a crescere l’impronta ecologica, che misura il consumo di natura causato dall’umanità. Per soddisfare la richiesta mondiale servirebbero le riserve naturali presenti su una Terra e mezza. Mentre se la popolazione globale avesse lo stesso tenore di vita degli italiani, o di un europeo medio, di pianeti ne servirebbero 2,6. L’indagine mostra come la minaccia maggiore alla biodiversità derivi dalla combinazione tra l’impatto della perdita degli habitat e il loro degrado.Pesca e caccia costituiscono altre minacce significative, così come il cambiamento climatico.
Sempre in base al report, la domanda di risorse naturali dell’umanità è di oltre il 50% più grandedi ciò che i sistemi naturali sono in grado di rigenerare. In sostanza, spiega il Wwf, “stiamo tagliandolegname più rapidamente di quanto gli alberi riescano a ricrescere, pompiamo acqua dolce più velocemente di quanto le acque sotterranee riforniscano le fonti e rilasciamo CO2 più velocemente di quanto la natura sia in grado di sequestrare”. La situazione è ancora più grave in Europa. L’indicatore dell’impronta ecologica mostra infatti che tutti gli Stati dell’Ue vivono oltre i livelli di “un pianeta” e fanno pesantemente affidamento sulle risorse naturali di altri Paesi. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/30/wwf-negli-ultimi-40-anni-e-scomparsa-meta-della-fauna-selvatica-del-pianeta/1138230/

WWF Commissione Ue: le richieste degli ambientalisti a Juncker

di  | 30 settembre 2014 Chi tiene al futuro dell’Europa dovrebbe cominciare a preoccuparsi di quale assetto avrà lanuova Commissione, il governo dell’Unione. In questi giorni e fino al 7 ottobre, si stanno svolgendo le audizioni parlamentari dei commissari.
E Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf Italia hanno scritto agli europarlamentari italiani perché contrastino i rischi di un pericoloso ridimensionamento delle politiche ambientali e climatiche emersi dalla struttura della nuova Commissione Europea, dalle lettere di missione e dalla scelta dei commissari fatte dal Presidente della Ce, Jean Claude Juncker.
L’azione della associazioni italiane è coordinata con i Green 10 (le maggiori associazioni ambientaliste attive su scala europea, tra cui il Wwf), che in un comunicato emesso a Bruxelles rincarano la dose: “La Commissione designata dal presidente Juncker rappresenta una seria sottovalutazione delle questioni ambientali ed un ritorno indietro rispetto agli impegni europei nelle politiche riguardanti  losviluppo sostenibile, l’efficienza delle risorse, la qualità dell’aria, la tutela della biodiversità e l’azione sul cambiamento climatico. Proseguire su questo terreno sarebbe un vero e proprio tradimento degli interessi dei cittadini europei che hanno una forte sensibilità ai temi ambientali.L’ultima rilevazione dell’Eurobarometro dell’8 settembre scorso dimostra, come nonostante la crisi economica, il 95% dei cittadini intervistati dichiarino che la protezione dell’ambiente è importante per la loro vita  e che molto ancora resta da fare”.
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Gli ambientalisti, che stanno agendo in tutti i Paesi europei, hanno espresso la loro preoccupazione per l’accorpamento dei portafogli riguardanti il clima e l’energia nelle mani di un unico Commissario, insieme alla scelta di mettere questo Commissario sotto il controllo di un Vicepresidente per l’Unione energetica, rischiando di subordinare l’azione climatica agli interessi predominanti del mercato dell’energia. 
Gli ambientalisti non si limitano alla critica, ma rilanciano la propria contro-proposta istituzionale chiedendo di promuovere il Vicepresidente per l’Energia della Ue Vicepresidente per l’Azione sul Clima e sull’Energia con una lettera di missione, quindi che deve essere adeguata di conseguenza. Ad avviso degli ambientalisti ciò dovrebbe consentire al rappresentante della Commissione di avere un chiaro mandato per poter affrontare le crisi climatiche nelle trattative internazionali sul clima.
Le associazioni criticano poi il mandato assegnato da Juncker ad un Commissario con competenze non solo in materia di Ambiente, ma anche relative a Mare e Pesca. Fatto questo che, coniugato con l’assenza di riferimenti alle priorità ambientali delle politiche comunitarie e alla mancata assegnazione delle tematiche ambientali ad una vicepresidenza, fa temere una deregulation in questo campo. Impressione che viene confermata dalla scelta caduta sul Commissario Karmenu Vella, di uno Stato membro, Malta, criticato per il mancato recepimento della normativa comunitaria sulla protezione della natura.
Altro segnale che fa emergere una propensione della nuova Commissione designata a far prevalere gli interessi dei gruppi industriali su quelli della salute e dell’ambiente è il passaggio dalla Direzione Generale Ambiente alla Dg Industria della responsabilità dei rapporti con l’Agenzia europea suiprodotti chimici – la cui missione è proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini da prodotti chimici dannosi e vigilare sulla corretta applicazione del regolamento Reach (concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche).
Le Associazioni ambientaliste rispondono a questi orientamenti chiedendo di reintegrare il pacchetto Ambiente, riaffermando le competenze specifiche del Commissario e definendo un nuovo mandato che rispetti il lavoro dal Parlamento europeo e per l’attuazione del Settimo piano d’azione europeo sull’Ambiente.
Gli ambientalisti sollecitano i parlamentari europei a chiedere anche che il mandato del Commissario all’Ambiente invece che essere finalizzato ad un indebolimento della Direttive europee sulla natura sia sostituito da indicazioni per una rigorosa attuazione della normativa  sulla conservazione della natura e da un impegno per raggiungere l’obiettivo europeo per la tutela della biodiversità al 2020.
Infine, reclamano gli ambientalisti, sua priorità dovrebbe essere  la protezione della salute delle persone grazie al rafforzamento e non all’indebolimento della normativa sulla qualità dell’aria e sulle sostanze chimiche e riportare la responsabilità sui biocidi e sui pesticidi alla Dg Ambiente.
In conclusione, gli ambientalisti rilanciano e chiedono a Junker di nominare un vicepresidente per laSostenibilità, che coordini le materie dell’ambiente, della pesca, dell’agricoltura e gli investimenti per le politiche regionali. Ciò consentirebbe di assegnare uno spazio specifico alle politiche ambientali e per l’uso efficiente delle risorse. Non solo, ritengono che sia inoltre necessario che il Vicepresidente al Lavoro, Crescita, agli Investimenti e alla Competitività faccia riferimento nella sua agenda esplicitamente alle principali tematiche ambientali.
Ambiente e sviluppo dovrebbe essere un binomio inscindibile per chi ha a cuore il futuro dell’Europa, c’è da augurarsi che non restino solo vuote parole.
di Stefano Lenzi – responsabile Ufficio relazioni istituzionali WWF Italia http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/30/commissione-ue-le-richieste-degli-ambientalisti-a-juncker/1138246/

Tosi contro i lupi la smetta con le sue provocazioni: tuteliamo i nostri animali



di  | 30 settembre 2014 Vorrei che Flavio Tosi, il sindaco di Verona, gettasse la maschera e dicesse la verità. Che ammettesse, quindi, che la sua trovata di dar via libera all’uccisione dei lupi presenti nei confini della città che amministra, sia solo una mossa per farsi della pubblicità. Caro Tosi in fondo lo abbiamo capito che alla base di certe decisioni così nette e che possono dar adito a feroci polemiche, c’è soprattutto la volontà di ottenere maggior visibilità, come le prime pagine dei giornali e i titoloni nei servizi dei tg nazionali.
Allo stesso modo la delibera attuata sempre a Verona la scorsa primavera, che vietava agli homeless la possibilità di bivaccare in certe zone del centro storico, in fondo in fondo aveva l’obiettivo di far discutere e di mettere di nuovo sulla bocca di tutti il nome del sindaco leghista Flavio Tosi e della sua amministrazione.
E così credo che non possa che avere una spiegazione la decisione di “aprire la caccia” contro l’unica coppia di lupi che – leggo – esiste in  Veneto, stanziati tra le valli del parco naturale della Lessinia, alle porte di Verona. Gli stessi – meschini – vivono in quello che è definito il “distretto del latte”, per cui sarà probabilmente per dimostrarsi “nume tutelatore” degli allevamenti di quel territorio che Tosi (che non dimentichiamoci, è anche presidente di Federcaccia Veneto) con un’ordinanza, emanata la settimana scorsa, ha stabilito che i residenti del suo Comune possono “sparare” e “abbattere” i lupi che “danneggiano gli allevamenti” e mettono “in pericolo” la città.
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Ma il Corpo forestale dello Stato, per proteggere Giulietta (un lupo italico, la femmina della coppia), Slavc (il maschio e lupo delle Alpi orientali) e la loro prole, ha denunciato il primo cittadino scaligero. Del resto mi domando come possa un’amministrazione fare calcoli di questo tipo sulla fauna selvatica presente all’interno dei propri confini? L’introduzione del lupo nei nostri territori rappresenta il simbolo stesso della ripopolazione e della rigenerazione ambientali degli stessi. Come è possibile, a questo punto, dare atto ad una delibera che ne minaccia l’abbattimento?
Per fortuna che una parte delle istituzioni non sembra proprio aver intenzione di stare dalle parte del sindaco leghista. Alcuni agenti del comando regionale del Corpo forestale del Veneto, infatti, si sono presentati negli uffici della Procura di Verona e hanno depositato una notizia di reato riguardante il sindaco scaligero. Flavio Tosi è accusato da loro di aver “autorizzato l’abbattimento di specie protetta“. È la seconda volta in pochi giorni che il Corpo forestale denuncia un amministratore pubblico. Quindici giorni fa era toccato al presidente della Provincia di TrentoUgo Rossi, denunciato per “soppressione di specie rarissima e di bene indisponibile dello Stato”, in seguito alla morte dell’orsa Daniza, uccisa dalle guardie provinciali con una dose eccessiva di narcotico
Detto questo mi permetto di consigliare al sindaco di Verona più miti pensieri a riguardo della propria fauna e di mettere in campo iniziative differenti per farsi pubblicità. Tra l’altro qualche aiuto potrebbe darglielo l’esempio della mia città, Milano, dove sarà presto varato un nuovo Regolamento per la tutela degli animali, documento che entro la fine dell’anno sarà votato dal Consiglio comunale. A differenza di quello che ha in mente Tosi da noi la libera caccia non è contemplata e le critiche che sono giunte sono accuse di essere “troppo umani” coi nostri amici animali. Molto bene!
Nel regolamento sono individuati quei diritti che vanno assolutamente garantiti, in primis quello alla vita; dopodiché si è pensato fosse opportuno “aprire” il più possibile la città a chi ci è fedele e ci dona amore e ci tiene compagnia incondizionatamente. Tra gli indirizzi così forniti nel regolamento c’è quello che permette l’ingresso degli animali accompagnati in tutti i luoghi “aperti al pubblico”. Immaginiamo, quindi, molto presto che i cani di piccola taglia e non aggressivi, per esempio, potranno avere libero accesso in Chiesa, oppure negli ospedali.
Non sto parlando certamente di lupi, mi rendo conto, ma ho voluto rimarcare le differenze tra le decisioni prese in una città come Verona ed una come Milano. Adottiamo più sensibilità umana verso i nostri animali: al bando fucili e tagliole, pensiamo a soluzioni più intelligenti e che tutelino ciò che è terra e l’ambiente che ci circonda.  http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/30/tosi-la-smetta-con-le-sue-provocazioni-tuteliamo-i-nostri-animali/1138078/

passeggiata in bicicletta per dire alla costruzione della centrale a biogas domenica 5 ottobre La Chiesuola ore 10

CONTRO LA DEVASTAZIONE DELLE NOSTRE CAMPAGNE
A tutela della salute, dell’ambiente e dell’agricoltura
Difendiamo il valore delle nostre case.

Percorso ad anello di circa 6 KM lungo
Strada della Cava,
Strada Cerretelli
Strada Podgora
Strada Congiunte Destre
Con arrivo alle 11.00 circa al punto ristoro presso il Ristorante “Il Fogolar”

in collaborazione con:
Associazione Borghi di Latina

Partecipazione aperta a tutti i cittadini e famiglie

In caso di maltempo la manifestazione sarà rimandata a data da destinarsi

Comitato NO BIOGAS Latina
INFO: 347.9264472 - 328.2436953 -328.3410878
www.nobiogaslatina.it
Facebook: NOBiogasLatina
mail: nobiogaslatina@libero.it


lunedì 29 settembre 2014

Incentivi a sostegno dell’utilizzo di fonti rinnovabili di energia in provincia di Latina

Incentivi a sostegno dell’utilizzo di fonti rinnovabili di energia in attuazione della L. 10/91. Indirizzi utilizzo risorse di cui alla D.G.R.L. n° 340 del 08.05.2008.  Deliberazione n. 33.pdf

Bari, trovata carcassa di un capodoglio. Forse era nel gruppo spiaggiato a Vasto

Un esemplare di circa otto metri di lunghezza si è arenato in zona San Vito, a Polignano a Mare. Centro tartarughe marine di Molfetta: "Governo faccia cessare pratiche per la ricerca del petrolio"

di  | 29 settembre 2014 Un altro capodoglio spiaggiato sulle rive del mar Adriatico. Un esemplare di circa otto metri di lunghezza si è arenato questa mattina (29 settembre) in zona San Vito, a Polignano a Mare, in provincia di Bari. Il cetaceo, in avanzato stato di decomposizione, potrebbe far parte del gruppo dei sette capodogli spiaggiati a Vasto il 12 settembre scorso. Al momento diventa difficile conoscere le cause della morte così come sarà difficile sottoporre la carcassa ad esame necroscopico.
“Continuano senza sosta lungo tutta la costa adriatica – sottolinea Pasquale Salvemini, responsabile del Centro tartarughe marine di Molfetta – gli spiaggiamenti di cetacei, delfini e tartarughe. Nel caso dei capodogli sotto accusa rimangono ancora le tecniche invasive come l’air-gun (esplosioni sottomarine utilizzate alla ricerca di petrolio sui fondali ndr) che producono un rumore fortissimo che spaventa e disorienta non solo i capodogli ma i cetacei in genere. Questo trauma porta i cetacei ad una riemersione troppo rapida con conseguente permanenza di gas nei vasi sanguigni per una mancata decompressione”.
Sul posto sono intervenuti gli attivisti del Centro di Recupero Tartarughe Marine di Molfetta, personale medico veterinario dell’Asl e militari della Capitaneria di Porto di Monopoli. Per Salvemini, “l’episodio è l’ennesima testimonianza di come l’uomo e le sue azioni siano la causa della ‘morte del mare’. Un mare malato di inquinamento e di cui viene interrotto il silenzio con pratiche di ogni genere. Lo spiaggiamento di decine di tartarughe negli ultimi giorni lungo tutta la costa adriatica (Monopoli, Molfetta, Barletta, Margherita) e del capodoglio è senza dubbio l’ennesimo campanello d’allarme che il mare ci sta dando”. Salvemini chiede al governo “di cessare le pratiche di ricerca del petrolio con tecniche invasive che al momento confermano la loro pericolosità nel preservare la fauna marina continuare a sostenere la biodiversità”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/29/bari-trovata-carcassa-di-un-capodoglio-forse-era-nel-gruppo-spiaggiato-a-vasto/1137298/

Clima, se fosse una banca lo salverebbero

di  | 29 settembre 2014 Il negoziato che si svolge nell’ambito della Convenzione sui Cambiamenti Climatici è lungo e complesso, ma sembra arrivato a un punto cruciale nel percorso per l’approvazione di un nuovostrumento legale che favorisca la riduzione globale delle emissioni di gas serra. I leader internazionali sono convocati nel mese di dicembre in Perù per preparare un accordo globale sul clima nel 2015 a Parigi.
Di questi tempi la vera novità è l’entrata in gioco di un movimento mondiale sulla giustizia climatica, che sfida la politica perché metta in conto il futuro del pianeta prima del presente delle banche.
Domenica 21 Settembre a New York si è svolta la più grande manifestazione popolare di sempre sui cambiamenti climatici, corroborata da riscontri in ben 2.676 manifestazioni in 146 paesi, Italia compresa.
Visto che nei giorni successivi l’attenzione della stampa e delle televisioni da noi si è rivolta ossessivamente al viaggio di Renzi da un capo all’altro degli Stati Uniti e ai suoi incontri in compiacenti e ovattati salottini, vale la pena informare di una ribellione popolare che ha messo a nudo nelle piazze la latitanza dei governanti sulla crisi del pianeta.
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Movimenti e organizzazioni sociali – Via Campesina, OilWatch International, Migrants Rights International, Global Forest Coalition, the Indigenous Environmental Network, Grassroots, Global Justice Alliance, Attac, Fairwatch, l’italiana Power Shift – e più di 330 organizzazioni, in rappresentanza di oltre 200 milioni di persone in tutto il mondo, compresipiccoli produttori, popolazioni indigene, migranti, donne, attivisti per la giustizia climatica, ambientale e per l’acqua bene comune, hanno pubblicamente denunciato l’occupazione indebita da parte delle multinazionali del summit sul clima.
È ora di buttarsi alle spalle la deriva dei negoziati sul clima di Copenaghen – è stato scandito – e il cambiamento climatico galoppante va preso di petto. La società si sta muovendo ed è ora che i Capi di Stato colgano la sfida del presente e del futuro“.
Dalla mobilitazione di tante persone, organizzazioni e popoli diversi, agli annunci dei banchieriRockefeller (ieri padroni di Exxor e oggi di Standard Oil) di non voler più investire neicombustibili fossili; dai piani ambiziosi di alcuni Paesi alle coalizioni di grandi aziende: tutto si è riversato all’interno del Palazzo di Vetro, lasciando interdetti i grandi e i piccoli della Terra, ognuno intento a illustrare mirabolanti ricette, fatte di bombardamenti, di sanzioni economiche, di attacchi al lavoro. Si è verificato, ancora una volta “fuori”, un evento di enorme portata che, ritengo, peserà nella coscienza delle nuove generazioni, anche se qui in Italia è stato quasi soffocato (forse “il cambio di clima” che seguirebbe a suo dire l’abolizione dell’art.18 è stato scambiato per un’attenzione del premier all’aumento dei gas serra!?).
Eppure gli slogan scanditi e raccolti da Mark Hertsgaard in un articolo del 22 settembre su The Nation sono di un’impressionante nettezza: “Gli accordi in corso colpiscono i diritti del lavoro e l’economia locale, distruggono la natura e sostanzialmente riducono la capacità delle Nazioni di definire le loro priorità economiche, sociali e ambientali. I finanziamenti per il clima sono un investimento per il futuro. Non devono essere ostaggi di considerazioni di bilancio a breve termine”. Si costituiscono alleanze con un capovolgimento delle divisioni su cui il mondo delle multinazionali e delle imprese energivore aveva fin qui potuto contare.
Alla marcia di New York hanno preso parte migliaia di iscritti al sindacatorappresentanti indigeni e un articolato popolo di organizzazioni, studenti e gruppi religiosi. La testa del corteo era costituita dagli striscioni delle scuole superiori, quasi tutte composte di afro-americani e latinos e provenienti da Rockaway, una penisola nel Queens che confina con l’Oceano Atlantico e che è stata brutalizzata dall’uragano Sandy. Ha sfilato anche una rappresentanza di investitori istituzionali, che gestiscono complessivamente 50 miliardi di dollari di fatturato e che hanno annunciato che usciranno completamente dai combustibili fossili. Gli appartenenti al sindacato hanno costituito una presenza inconfondibile, con il più grande contingente unitario dentro la marcia. Gli operai elettrotecnici, si sono radunati a Broadway con uno striscione che recitava: “Pianeta sano e buoni posti di lavoro” (vedi www.peaplesclimate.org).
Si è trattata di un’uscita pubblica del sindacato accanto agli ambientalisti, come non si vedeva da 20 anni, dai tempi di Seattle. Mike Brune, direttore esecutivo del Sierra Club, ha affermato: “Sono orgoglioso di essere qui oggi, perché sappiamo che è stato il movimento operaio che ha messo i soldi per la cauzione per far uscire di prigione Martin Luther King. Siamo tornati al migliore senso civico di chi lavora e possiamo dire che i gruppi di giustizia ambientale comprendono infermieri, contadini, sindacalisti, giovani e attivisti che lavorano sui diritti degli immigrati, l’uguaglianza economica e dei diritti della natura. Il movimento è più ampio e inclusivo che mai”.
Due giorni dopo, al Consiglio Onu, Obama ha fatto le solite promesse, il premier cinese ha mandato un suo sostituto, quello indiano non si è fatto vivo. Francia, Olanda e Germania hanno stanziatofondi simbolici per i Paesi più poveri. L’Italia ha fatto spallucce e, mentre augurava a New York un mondo decarbonizzato, a Roma spargeva a piene mani permessi per trivellare ed estromettere le popolazioni dal controllo del loro territorio. Ma le marce di settembre lasceranno il segno. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/29/clima-se-fosse-una-banca-lo-salverebbero/1136549/

Abusivismo edilizio: Renzi e i selfie

 | 29 settembre 2014 Si chiama “autoscatto” in Italia e non “selfie“, caro Renzi. Lo so benissimo che si tende ad inglesizzare tutto, ma quando c’è una parola italiana chiara, facile, comprensibile per identificare una cosa, sono dell’opinione, a costo di apparire sorpassato dai tempi, che bisogna usare quella. Ma Renzi è un giovanilista, lo so, ed “autoscatto” non lo userà mai. Del resto, lui invece di inviare comunicati all’Ansa lancia i tweet. L’Ansa probabilmente non sa neanche cosa sia. Roba vecchia.
Scusate questo esordio. Ma perché parlo del selfie? Perché l’ultimo suo selfie famoso (si fa per dire) èquello che ha richiesto ai sindaci di farsi di fronte ai possibili cantieri per il dissesto idrogeologico
Renzi avrebbe dovuto fare il venditore di pentole. Mi ricorda tanto quello che si sgolava in televisione qualche tempo fa per vendere le cose più disparate. Era anche simpatico, e Renzi pure può risultare simpatico a chi è di bocca buona, ma non certo credibile.
Dissesto idrogeologico, allora. 2.480 milioni di fondi non spesi, dal 1998 ad oggi, sebbene già previsti negli accordi di programma, tra fondi dal bilancio di Stato, regioni, e fondi Ue destinati alla messa in sicurezza dello stivale. E’ la campagna “#italiasicura”, a cui appunto il selfie si riferisce. Due osservazioni preliminari. Mi piacerebbe sapere quante delle ben 3.395 opere in elenco serviranno davvero a rendere più sicuro il territorio, oppure a renderlo addirittura più vulnerabile. Conoscendo la classe politica italiana, ci metterei la mano sul fuoco che buona parte di esse saranno solo l’ennesima colata di cemento. La seconda osservazione è che è per lo meno schizofrenico da un lato stanziare fondi per mettere in sicurezza l’Italia e dall’altra stanziarne molti di più per aggravare il suo già fragile equilibrio (Tav, autostrade lombarde, Orte – Mestre insegnano).
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Ma, a parte questi tutt’altro che trascurabili aspetti, ritorno come in un mio precedente post su una delle cause più evidenti, più palpabili del dissesto, che è l’abusivismo edilizio, anche perché buona parte delle costruzioni non in regola sono state realizzate in zone di vincolo idrogeologico. Renzi al riguardo non spende una parola, come del resto sul versante economico non spende una parola, né un’azione sul fronte dell’evasione fiscale, cioè due dei problemi più gravi per dissesto ed economia vengono bellamente ignorati. Secondo un dossier diLegambiente dal 2000 al 2011 sono state 46.760 le ordinanze di demolizione emesse, ma solo 4.956 sono state eseguite: un decimo. Cosa dice questo governo in proposito? Perché non interviene?
Si vuole riformare la giustizia, si vogliono accelerare i processi. Perché non intervenire allora affinché si accelerino in particolare i processi penali di abusi edilizi ed i processi amministrativi con cui vengono impugnate le ordinanze di demolizione? Affinché tra la scoperta dell’abuso e la sua potenziale eliminazione non trascorrano decenni?
E poi ancora. Presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è costituito, in teoria, l’Osservatorio nazionale dell’abusivismo edilizio, con il compito di monitorare il fenomeno. Non è granché voi direte, e posso essere d’accordo. Ma non preoccupatevi, perché così come sono concreti gli abusi, altrettanto evanescente è l’Osservatorio. Esso è citato dall’articolo 32, comma 13, del decreto-legge 30 settembre 2003 n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326 (“Le attività di monitoraggio e di raccolta delle informazioni relative al fenomeno dell’abusivismo edilizio di competenza del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, fanno capo all’«Osservatorio nazionale dell’abusivismo edilizio».), ma se andate sul sito del Ministero delle Infrastrutture e cercate “Osservatorio abusivismo” non troverete nulla. Nulla. Il nostro Renzi cosa dice in proposito? Eppure l’Osservatorio potrebbe/dovrebbe monitorare il fenomeno anno dopo anno e servire di stimolo ai comuni che non emettono ordinanze di demolizione pur essendo a conoscenza dell’esistenza di abusi sul loro territorio.
Insomma, queste sono solo alcune delle suggestioni che mi vengono in mente sulla lotta all’abusivismo che in Italia non si vuole fare.
In compenso si suggerisce ai sindaci di fare dei selfie sulla lotta al dissesto. Sapete cosa vi dico? Se Renzi vendesse pentole, io non ne comprerei. Anzi, spegnerei la televisione quando lo vedessi. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/29/abusivismo-edilizio-renzi-e-i-selfie/1136780/

Operazioni di bonifica, Ecoambiente al lavoro ma Cirilli contesta l'attività: "Non è conforme, la Regione deve intervenire"

Il vice sindaco insiste: "Quel lavoro non è in linea con quanto previsto dal piano originario ma da Roma nessuno interviene"

Ennesimo scontro tra il Comune di Latina e la Regione Lazio dopo l'avvio, annunciato ma comunque contestato, delle operazioni di bonifica gestite da Ecoambiente anche sul terreno di competenza di Indeco. Scontro perché il Comune di Latina, per voce dell'assessore all'ambiente Fabrizio Cirilli, contesta duramente la linea di condotta di Ecoambiente e la gestione delle operazioni "avviate in maniera non conforme". In realtà la ripresa delle operazioni è stata autorizzata, soprattutto da Indeco, dopo un primo stop legato ai difficili rapporti tra le due società. Durante l'ultimo sopralluogo per verificare i problemi legati ai miasmi provenienti dai bacini, Indeco ha dato la propria disponibilità a far entrare sul suo terreno i tecnici di Ecoambiente a cui, come noto, spetta la bonifica. "A prescindere dalle polemiche tra società - spiega Cirilli - il fatto importante è che la Regione continua a far finta di non sapere che la bonifica, così come è gestita, non è conforme rispetto al progetto originario. E questo è un fatto essenziale perché quel progetto era vincolante per continuare ad operare in quella area. Non capisco, e su questo non riusciamo ad ottenere risposte, come mai si continui a lavorare su dei terreni dove, proprio in virtù dell'inadeguatezza delle operazioni di bonifica, qualsiasi attività doveva essere bloccata da tempo".  http://www.corrieredilatina.it/news/ambiente/10463/Operazioni-di-bonifica--Ecoambiente-al.html

Latina, avviata la bonifica della discarica di Montello, anche nell'area della Indeco

LATINA - Ecoambiente ha avviato stamattina anche nel comparto di competenza di Indeco le attività di bonifica della falda sottostante le discariche di Borgo Montello. Le operazioni erano state avviate il 13 maggio scorso sul territorio di Ecoambiente, in seguito alla definitiva approvazione del progetto di bonifica della falda inquinata, risalente al 2009, e passato attraverso diversi contenziosi.

Il 21 luglio, all'atto di iniziare anche nel territorio di Indeco, però, gli enti sottoscrittori delle conferenze di servizi (principalmente Arpa, ma anche Comune e Provincia), non si erano presentati, di fatto sospendendo le operazioni. Solo con il sopralluogo di oggi è stato deciso che Ecoambiente poteva proseguire.
Lunedì 29 Settembre 2014, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 15:22 http://www.ilmessaggero.it/LATINA/bonifica_discarica_montello_indeco/notizie/928379.shtml

Capodoglio morto, cosa avviene al nostro mare?

di  | 29 settembre 2014  Non si sa ancora molto dell’ennesimo capodoglio trovato sulle rive di San Vito una piccola frazione di Polignano a Mare nel mare della mia Puglia. Questa volta il macabro ritrovamento è avvenuto nella città di Domenico Modugno quella dove scrisse la sua Volare, perché il borgo sa abbracciare il suo mare come pochi altri. Ma l’Adriatico dopo tre giorni di maestrale ha restituito l’ennesimo regalo, il grande cetaceo è in cattive condizioni, morto da molto tempo, forse più di un mese dicono ibiologi. Anche gli esami autoptici sono difficili con un animale in quelle condizioni. Sarà uno degli scampati alla tragedia di Vasto?
Avevamo fatto il tifo per loro, magari gli scampati allo spiaggiamento ce l’avevano fatta… macchè! Qualcosa di troppo tremendo ed estraneo ai cicli naturali deve essere avvenuto. Gli air gun delle prospezioni petrolifere? Affermazioni e smentite…ma basterebbe una circostanza a fugare i dubbi. Gli spiaggiamenti di capodogli nell’Adriatico e nel Mediterraneo si sono registrati sino a questo momento a decine d’anni di distanza l’uno dall’altro, oggi sono più frequenti e proprio dove sono iniziate le attività di prospezione. Cosa avviene al nostro mare? http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/29/capodoglio-morto-cosa-avviene-al-nostro-mare/1137198/