<Poco si muove rispetto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, anche se si annuncia la fine dei finanziamenti statali alle centrali a carbone entro la fine del 2021. E al G20 delle contraddizioni il premier Mario Draghi fa uscire dal cilindro un impegno che salva l’Italia: il governo, infatti, triplica il fondo green sul clima arrivando a 1,4 miliardi l’anno per i prossimi 5 anni. Per il resto dal vertice di Roma è venuto fuori un documento ufficiale che ha deluso molti. Draghi ritiene il G20 “un summit di successo”. Ma sul fronte della lotta al cambiamento climatico il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha commentato: “Speranze disattese, ma non sepolte”.

La verità è che i Paesi del G20 sono già in ritardo e il passo, per molti, rimarrà lento. Annuncio italiano a parte, resta di 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025 (niente di più) il fondo per sostenere i Paesi in via di sviluppo nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici. Immutate le divergenze sui tempi per raggiungere la neutralità carbonica, che neppure vuol dire zero emissioni, ma solo saldo zero tra emissioni e assorbimento. Al G20 di Roma non si arriva all’intesa sperata sul 2050, ma nel documento finale ci si affida a un laconico “entro o attorno a metà secolo”. Draghi spiega: “L’impegno è un pochino più verso il 2050”. Illuminanti, al riguardo, le parole del ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov: “Il 2050 non è un numero magico, se questa è l’ambizione dell’Ue, altri Paesi hanno altre ambizioni”. E pure sull’impegno a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5°, dopo una seconda giornata di vertice scandita da indiscrezioni, arriva la conferma nel documento di 20 pagine e 61 punti (molti dedicati al clima): “Rimaniamo impegnati nell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali”.>