giovedì 19 settembre 2019

E ora la Gronda di Genova. L’uscita forzata di Giovanni Castellucci dalla scena può facilitare la revisione-rinegoziazione del “Sistema Autostrade” auspicata dalla maggioranza di governo. L’ex manager di punta dei Benetton aveva costruito in un ventennio intorno al casello un regime granitico con la complicità della politica e dei governi. Un metodo applicato per proprietà transitiva alla maggior parte delle concessioni autostradali italiane, che ha garantito guadagni stellari ai signori del pedaggio a scapito degli automobilisti costretti a sobbarcarsi tariffe esose avendo in cambio assai poco: controlli scarsi sulla qualità e la sicurezza delle infrastrutture, in particolare ponti e viadotti, e poca manutenzione. Nella testa di Castellucci la Gronda avrebbe dovuto rappresentare l’approdo trionfale del suo percorso manageriale. Facendo leva sulla necessità innegabile di dotare la congestionatissima Genova di un nuovo sistema autostradale, la società guidata da Castellucci stava piazzando la stangata finale che avrebbe consentito ai Benetton di conservare nei secoli il “Sistema Autostrade”. Il colpo era ben studiato: per costruire la grande opera (valore stimato 4 miliardi e 300 milioni) l’ex manager dei Benetton si era fatto riconoscere dall’allora governo (ministro Graziano Delrio, Pd) una remunerazione fuori mercato degli investimenti tale da rendere inevitabile il prolungamento di 4 anni della già lunghissima concessione, dal 2038 al 2042. Più la ciliegina sulla torta: un valore di subentro, una sorta di buonuscita, di circa 6 miliardi di euro che chiunque, pubblico o privato, avrebbe dovuto pagare tra quasi un quarto di secolo ai Benetton per prendere il loro posto. Il “Piano Gronda” è in fase avanzata, ma non è chiuso. Nel 2017 (governo Gentiloni) è stato approvato dal ministro Delrio il progetto definitivo, ma il suo successore 5 Stelle, Danilo Toninelli, non ha perfezionato l’operazione. Manca l’allungamento di 4 anni della concessione senza il quale l’affare non sta in piedi da un punto di vista economico e finanziario. Dopo il crollo del ponte di Genova, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti avevano cominciato a lavorare su un’idea di negoziato duro con i Benetton che coinvolgesse la Gronda e superasse l’impasse della revoca secca della concessione di tutta la rete invocata a caldo, subito dopo la tragedia dei 43 morti di Genova, da Toninelli e dal vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio. Quel negoziato può procedere su un binario più spedito ora che l’ingombrante e influente Castellucci è stato messo da parte. Il negoziato prevede tre mosse. Prima mossa: la revoca delle concessioni di 4 autostrade Benetton del Nordovest che insistono sul territorio ligure e in futuro sarebbero collegate direttamente e indirettamente alla Gronda. E cioè la A10 Savona-Genova (45 chilometri), A12 Genova-Sestri (49 chilometri), A7 Genova-Serravalle (50) e A26 Voltri-Alessandria (83). In totale 230 chilometri circa, meno di un decimo della rete Autostrade, con un fatturato totale di circa 200 milioni di euro sui 3 miliardi circa intascati dai Benetton ogni anno al casello. La seconda mossa dovrebbe essere il ritiro della Gronda dalle mani dei Benetton. La nuova opera costituirebbe con le quattro autostrade un unico sistema viario ligure da affidare (ultima mossa) a un nuovo concessionario. Con gli incassi delle quattro autostrade il nuovo soggetto sarebbe in grado di finanziare la costruzione della Gronda e secondo i primi calcoli effettuati al ministero, l’operazione forse potrebbe addirittura consentire l’esenzione dai pedaggi per i residenti a Genova. In cambio i Benetton conserverebbero il resto della rete (circa 2800 chilometri di autostrade) su cui dovrebbero però applicare il nuovo regime tariffario stabilito dall’Autorità per i Trasporti (Art). Il tutto dovrebbe essere approvato consensualmente dalle parti e messo nero su bianco in un atto aggiuntivo. Il nuovo regime tariffario dovrebbe essere introdotto a cascata sulle altre 15 concessioni il cui piano economico finanziario è scaduto e va aggiornato. È previsto inoltre che possano essere revocate le concessioni a quei concessionari non in grado di garantire gli investimenti (Autostrade dei Parchi e Asti-Cuneo) e ritirata agli spagnoli di Abertis, collegati ai Benetton, la concessione della Brescia-Padova scaduta cinque anni fa.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/09/19/via-le-tratte-liguri-e-niente-gronda-il-piano-del-governo/5462547/
(di Daniele Martini il fatto on line) E ora la Gronda di Genova. L’uscita forzata di Giovanni Castellucci dalla scena può facilitare la revisione-rinegoziazione del “Sistema Autostrade” auspicata dalla maggioranza di governo. L’ex manager di punta dei Benetton aveva costruito in un ventennio intorno al casello un regime granitico con la complicità della politica e dei governi. Un metodo applicato per proprietà transitiva alla maggior parte delle concessioni autostradali itali...
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E ora la Gronda di Genova. L’uscita forzata di Giovanni Castellucci dalla scena può facilitare la revisione-rinegoziazione del “Sistema Autostrade” auspicata dalla maggioranza di governo. L’ex manager di punta dei Benetton aveva costruito in un ventennio intorno al casello un regime graniti...

Dossier revoca - Si punta a togliere ad Autostrade 200 km di rete mettendo a gara la grande opera, il vero obiettivo del colosso

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