lunedì 16 luglio 2018

Nuova Zelanda, albero sacro ai Maori minacciato da malattia Il Tane Mahuta, vecchio di 2500 anni, a rischio micosi

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L'albero più antico e sacro della Nuova Zelanda, vecchio di 2.500 anni e considerato una specie di divinità dai Maori, rischia di morire per una micosi. L'albero si chiama Tane Mahuta (Signore della Foresta), è della specie Kauri neozelandese (Agathis australis) e si trova nel nord del paese, nella foresta di Waipoua. E' alto 50 metri e il suo tronco ha un diametro di oltre 13 metri. Come scrive il quotidiano Guardian, i Maori lo considerano come un antenato e lo venerano com...
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L'albero più antico e sacro della Nuova Zelanda, vecchio di 2.500 anni e considerato una specie di divinità dai Maori, rischia di morire per una micosi. L'albero si chiama Tane Mahuta (Signore della Foresta), è della specie Kauri neozelandese (Agathis australis) e si trova nel nord del paese, nella foresta di Waipoua. E' alto 50 metri e il suo tronco ha un diametro di oltre 13 metri. Come scrive il quotidiano Guardian, i Maori lo considerano come un antenato e lo venerano come sacro.

A minacciarlo è una malattia micotica conosciuta come "kauri dieback", "avvizzimento del kauri". La malattia minaccia di spazzare via dalla Nuova Zelanda tutti gli alberi di questa specie maestosa, usata storicamente per fare barche ed edifici. Un flagello analogo a quello della Xylella che minaccia gli ulivi italiani.

La micosi è arrivata agli alberi a 60 metri da Tane Mahuta. Al momento non c'è cura per la malattia. Gli esperti locali hanno chiesto aiuto in tutto il mondo per salvare l'albero.

"Per i Maori - ha detto al Guardian Amanda Black, biologa della locale Lincoln University - perdere alberi come quello è come perdere membri della loro famiglia". Secondo la studiosa, a Tane Mahuta restano da 3 a 6 mesi prima di essere infettato, se non lo è già. Le soluzioni allo studio al momento prevedono la chiusura al pubblico della foresta (il fungo si propaga sulle suole delle scarpe) e l'abbattimento degli alberi intorno.
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