mercoledì 16 agosto 2017

Ispra La Relazione sullo Stato dell'Ambiente dell'Italia

Pubblicata dal Ministero dell'Ambiente con il fondamentale supporto di ISPRA
La Relazione sullo Stato dell'Ambiente dell'Italia
Il Ministero dell'Ambiente ha recentemente pubblicato e trasmesso al Parlamento la Relazione sullo Stato dell’Ambiente (RSA), ad otto anni dall'analogo precedente documento.
La principale fonte di informazione della RSA è rappresentata dall’ISPRA, che ha costituito gruppi di lavoro interni per ciascun tematismo ambientale, sotto il coordinamento del Servizio per l’informazione, le statistiche ed il reporting sullo stato dell’ambiente. Nell’ambito dei propri compiti istituzionali e in sinergia con le Direzioni Generali del Ministero, l’ISPRA ha operato la verifica, la certificazione e l’elaborazione dei dati, rendendo disponibili specifici contributi tecnico-scientifici anche tramite l’utilizzo delle proprie basi informative.
La Relazione costituisce uno strumento, il più ampio e completo, per chi desidera approfondire sotto il profilo scientifico la situazione dell’ambiente italiano. Un lavoro che consente di avere piena conoscenza del nostro territorio, dei suoi ecosistemi, della sua biodiversità, dei punti di forza e insieme delle sue criticità.
La Relazione sullo Stato dell’Ambiente utilizza come riferimento il  modello concettuale del DPSIR(Driving forces, Pressures, State, Impacts, Responses), che favorisce una ampia modalità di analisi e lettura delle problematiche ambientali.
Il modello delineato, infatti, mira ad individuare le relazioni di causa-effetto e le interazioni tra i moduli che lo costituiscono, con l’intento di costruire gli scenari possibili, adottare e valorizzare le politiche di tutela, fissando precise nomenclature e ponendosi in definitiva quale vero e proprio sistema di supporto alle decisioni.
Esso fissa la nomenclatura per la descrizione delle relazioni funzionali e delle continue e reciproche interazioni degli esseri viventi con l’ambiente.
È organizzato in livelli gerarchici: i determinanti che rappresentano i generatori delle pressioni, che a loro volta determinano le deviazioni delle caratteristiche dell’ambiente naturale dalle condizioni di equilibrio, gli stati che rappresentano le condizioni tempo-dipendenti dei parametri caratteristici di natura fisica, chimica, biologica delle matrici aria, acqua, suolo ed infine gli impatti relativamente alle persone, alla biodiversità ed agli effetti sull’ambiente stesso e le azioni messe in atto per contrastarli.
L’Italia che emerge è un Paese saldamente incardinato nel sistema di tutele ambientali definito dall’Unione europea, che è probabilmente il più attento e completo del mondo.
Siamo fra i sistemi-paese con la più alta efficienza energetica, abbiamo performance nelle rinnovabili che non solo ci pongono ai vertici del continente, ma ci collocano all’avanguardia a scala mondiale.
In alcuni settori scontiamo ritardi antichi, ad esempio quello dei rifiuti, dove ancora siamo al di sotto degli standard europei per la raccolta differenziata che è in crescita e si attesta al 47,5% (i target UE sono del 65%), e abbiamo la criticità costituita dalle discariche dove finisce ancora il 40 % dei rifiuti, con aree del Paese in cui tale percentuale è più che doppia.
Altro elemento di problematicità che emerge è la qualità dell’aria delle nostre città, che in massima parte è condizionata negativamente dalle emissioni (in diminuzione) dei consumi civili e dei trasporti. A incidere sui superamenti dei limiti sono anche le condizioni climatiche peggiorate negli ultimi anni: i periodi di siccità più lunghi e l’assenza di vento determinano l’accumulo di sostanze inquinanti specie in aree “chiuse” a ridotto ricambio d’aria come la Pianura Padana. Sono situazioni complesse che richiedono interventi coordinati e di sistema, saldamente inquadrati nelle politiche di de-carbonizzazione del Paese e mirati in particolare al comparto della mobilità e degli usi civili.
Gli ambiti urbani e para urbani sono anche quelli su cui si misura la propensione del nostro Paese al consumo del suolo, che rappresenta un altro dei “motori” di spreco di risorse naturali. Siamo ancora fra i paesi europei che cementificano più ettari ogni anno e ciò è tanto più grave perché il nostro territorio è fragile, basti pensare che oltre il 60% delle frane che si registrano nel nostro continente avvengono in Italia.
Nel complesso un documento di quasi mille pagine con i dati relativi a tutti gli aspetti ambientali, uno strumento di lavoro da consultare per avere un quadro di riferimento utile nel quale operare quotidianamente.

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