martedì 18 luglio 2017

Viterbo - Panunzi (Pd) sugli studi per impianti nel Viterbese - Un emendamento in regione propone di fermare le autorizzazioni in attesa della carta idrogeotermica “Geotermia, non è questo il tipo di sviluppo per la Tuscia”

Viterbo – I rischi della geotermia. Il titolo dell’incontro è già un programma. A palazzo dei Priori si discute di un argomento molto sentito ultimamente.
Nella sala Regia, associazioni, amministratori, sindaci e politici. Per informare e capire. Come ha fatto Eugenio Stelliferi. Il sindaco di Caprarola, quando è arrivata una richiesta per una fase esplorativa di un futuro impianto, ha studiato. “Senza preconcetti – spiega Stelliferi – mettendo sulla bilancia pregi e difetti.
Così abbiamo appreso che la fase esplorativa può favorire eventi sismici. S’intercettano le falde acquifere, e si possono compromettere”. Più altre criticità. “Siamo arrivati alla conclusione che aspetti positivi non ce ne sono. Per questo dico che oggi non serve una fase esplorativa. Sul nostro territorio non ci sono le condizioni”.
Comuni, provincia e associazioni si danno da fare. Ma non basta. Possono poco. “Nel mio comune è arrivata una richiesta – ricorda Stelliferi – da una società, senza chiedere nulla al comune o alla proprietà dei terreni. Questo perché si passa per l’interesse pubblico, che supera tutto il resto. Dobbiamo lavorare per far arrivare a livelli più alti le nostre ragioni”.
Carlo Leoni, del coordinamento Salute Ambiente fa una cronistoria e ricorda i problemi che si sono verificati nel tempo. Oltre a una puntuale mappa della situazione sul territorio.
Il punto oggi è anche politico. “Dobbiamo chiederci – dice il consigliere regionale Pd Enrico Panunzi – che tipo di sviluppo vogliamo per il territorio”. In sala c’è pure il collega Daniela Sabatini.
“Prendere posizione comune su questo argomento ci è costato a livello personale – osserva Panunzi – come regione abbiamo approvato la legge del 3 aprile 2016. Permette lo sfruttamento a bassa entalpia, per piccole utenze locali. Un provvedimento salutato da tutti in modo positivo. Non c’è pregiudizio”.
Dal piccolo impianto per arrivare ad altri, come quello previsto a Farnese o l’altro nei Cimini, ce ne passa. “Si prevede una profondità di perforazione – spiega Panunzi – a 3800 metri. Quattro chilometri di profondità, con immissione di fluido e dispersione, per verificare la qualità di quello che c’è nel sottosuolo”. Le conseguenze, tutte da valutare.
Occorre dotarsi di strumenti per capire meglio come muoversi. La regione ha dato incarico all’Università di Tor Vergata per redigere una carta regionale dell’idrogermia.
Tra l’altro, oggi la carta è richiesta per la bassa entalpia e non serve per la media e alta, impianti ben più grandi. I consiglieri stanno lavorando per sistemare anche questo aspetto.
Il consigliere Panunzi ha proposto un emendamento alla legge di finanza regionale in cui si chiede, nelle more della redazione di questa carta, di sospendere i procedimenti di competenza regionale per il rilascio dei permessi di ricerca per le risorse geotermiche ad alta, media e bassa entalpia. Emendamento sottoscritto da altri colleghi, fra cui i viterbesi Sabatini e Valentini.
“Se passa questo emendamento – spiega Panunzi – abbiamo il tempo per strutturare un intervento tecnico e poi politico. Ma non è facile, perché a fronte di questo, ce ne sono altri di emendamenti”.
Va prestata molta attenzione. Le imprese arrivano, fanno le loro ricerche e poi, una volta ottenuti i permessi, cedono tutto a imprese specializzate del Nord Europa.
“A fronte di un arrembaggio – osserva Panunzi – noi subiamo conseguenze irrimediabili. Nel nostro sottosuolo abbiamo il fluido più caldo in Italia, come i Campli Flegrei”. Si capisce come mai ci sia interesse.
“Ma qui dobbiamo far prevalere la salvaguardia ambientale. Troppe volte questo territorio è stato terra di conquista per scorribande, le più disparate”.
Panunzi ha un’idea, che è sua e personale. “Non è questo lo sviluppo del territorio, ma è altro. Sta a noi valorizzare quello che abbiamo e non essere sfruttati e venduti altrove”.
All’incontro, anche il professor Piscopo. Secondo cui le tecnologie, rispetto a esperienze del passato, come Latera, sono cambiate. Rifarsi a questi episodi, non è la strategia migliore: “Serve opporsi più sul piano della vocazione del territorio, agricola e ambientale”.
A moderare l’incontro, l’assessora comunale Sonia Perà e al tavolo, anche il sindaco Leonardo Michelini. Che è tornato indietro. Agli anni Cinquanta. “Abbiamo avuto esperienze nella nostra città – ricorda il primo cittadino – con perforazioni profonde per la ricerca d’acqua termale a temperature più alte. Con diversi disagi che abbiamo subito.
Questi interventi intaccano il potenziale economico delle nostre risorse”. http://www.tusciaweb.eu/2017/07/non-e-questo-il-tipo-di-sviluppo-per-il-nostro-territorio/
Giuseppe Ferlicca

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