mercoledì 12 luglio 2017

Malagrotta: l’Ue toglie la Regione dà e il cittadino paga

Mentre l’Unione Europea ha aperto un procedimento di investigazione sulla discarica di Malagrotta, di proprietà del dominus dei rifiuti Cerroni, la Regione Lazio, con una celerità da Paese free burocracy, ha dato il via libera a un nuovo impianto su Roma, precisamente a Rocca Cencia. Si tratta di un tritovagliatore di proprietà del Colari di Manlio Cerroni e dato in affitto alla società Porcarelli Gino & Co. Un impianto in cui potranno essere trattate mille e cento tonnellate di rifiuti ogni giorno che poi finiranno in una non meglio precisata discarica. Quell’impianto era già stato oggetto di indagini: nel 2016 il pubblico ministero Alberto Galanti aveva avviato un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e aveva delegato il Noe coordinato dal generale Sergio Pascali a effettuare approfondimenti.
Questo non ha bloccato però la giunta Zingaretti che ha dato comunque via libera a un impianto pochi giorni dopo l’allarme lanciato da un consigliere dimissionario del locale municipio che ha presentato un esposto per inquinamento di falda acquifera e di aria. In parallelo però procede l’inchiesta per disastro ambientale a Malagrotta: qui lo stesso Cerroni è imputato in un processo ancora in corso in Corte d’assise. Secondo il pm Alberto Galanti ha “cagionato l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema (suolo, sottosuolo, flora) la cui eliminazione è conseguibile solo con provvedimenti eccezionali”.
Che Roma abbia bisogno di impianti e anche di discariche è fuori dubbio. Meno chiaro è il motivo per cui la stessa Regione con una mano blocca impianti Tmb (quindi ad alta tecnologia complessa) come quello di Rida Ambiente ad Aprilia e nello stesso tempo approva un progetto per un tritovagliatore su un territorio già compromesso a livello ambientale. A preoccupare ancor di più, visto il trattamento prospettato dal tritovagliatore (che in sostanza sminuzza e basta il rifiuto) e il livello non eclatante di raccolta differenziata, è il luogo in cui verranno conferiti ancora i rifiuti. Occorre poi considerare che il tritovagliatore, secondo quanto disposto dall’Unione Europea, non rappresenta un processo in grado di accogliere il rifiuto tal quale, ossia contenente organico. Ancora poco chiaro poi che cosa il gestore dell’impianto intenderà fare della parte secca prodotta dal tritovagliatore: se questa cioè verrà avviata al recupero energetico come previsto dalla normativa o se invece verrà utilizzato come copertura di discariche in posizione R. Una scelta non da poco che potrebbe pesare sui cittadini laziali per 170-180 euro per tonnellata di rifiuto conferita.
Di certo c’è che a oggi nuove discariche non sono state autorizzate (la stessa Regione Lazio ha bloccato il progetto di Paguro nei dintorni di Aprilia) e l’unico appiglio rimangono gli ecomostri ancora attivi (non sulla carta) come quello di Montello e proprio Malagrotta. Nel cassetto della regione Lazio c’è infatti la delibera 199 del 2016 che permette nuovi abbancamenti in quegli impianti. Una decisione che aprirebbe quasi sicuramente a una maxi multa dell’Unione Europea, che sembra tuttavia avere obiettivi radicalmente opposti a quelli di una Regione che negli ultimi quattro anni non ha assolutamente allontanato lo spettro dell’emergenza rifiuti, anzi sempre più impellente.
Luce de Andrè https://laziosociale.com/2017/07/12/malagrotta-lue-toglie-la-regione-da-e-il-cittadino-paga/

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