domenica 11 giugno 2017

parole del capo dei capi Riina, Gelli e Ciancimino

FINO A POCO PIÙ di due mesi fa il capo di
Cosa Nostra Totò Riina era “perfettamente lucido
e orientato nel contesto” e, come al solito, in
grado di esternare lanciando messaggi: era il 30
marzo scorso, e in una pausa del processo della
Trattativa a cui stava partecipando in video
conferenza, Riina aveva parlato “dello zio Saro
Cattafi (l’uomo di Barcellona a cavallo tra mafia e
Servizi), ma anche dei rapporti tra Vito
Ciancimino e Licio Gelli, di quelli tra Ciancimino e
Bernardo Provenzano, ma anche della morte
dell’ex pm Francesco Di Maggio”. Una relazione di
servizio redatta da un agente della penitenziaria,
in quel momento accanto al capo dei capi e
depositata nel processo della Trattativa, rilancia
dunque tutti i dubbi sulle reali condizioni di salute
del boss corleonese, sulla cui scarcerazione, il
prossimo 7 luglio, si pronuncerà il Tribunale di
sorveglianza di Bologna. Nelle prossime udienze
verrà sentito il pentito nisseno Ciro Vara, definito
“soggetto centrale tra il ’94 e il ’96”. Il 23 giugno,
infine, i pm proveranno a chiarire i passaggi,
dell’avvicendamento al Viminale tra Vincenzo
Scotti e Nicola Mancino. A salire sul pretorio, per
un confronto a tre, potrebbero essere Paolo Cirino
Pomicino, Scotti e Giuliano Amato. GLB E S.R.

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