sabato 14 gennaio 2017

Processo Borsellino-4 Le parti civili e i depistaggi sulla strage “Perché Spatuzza e il falso pentito Scarantino dicono cose simili?” “Pupari e Stato nell’horror show di via D’Amelio”

Accusa “scavalcata ”
Gli avvocati più avanti
dei pm: “Correità
tra mafia e apparati
per sviare le indagini”
SANDRA RIZZA
Palermo
Se in via D’Amelio c’è stato
un “depistaggio a più voci”,
come hanno detto gli
stessi pm di Caltanissetta,
non si tratta delle sole voci
del balordo Vincenzo Scarantino,
e dei suoi compari Calogero
Pulci e Francesco Andriotta,
che furono “palesemente eterodiretti”
da una regia collocata
“in alto”: è la tesi dell’avvocato
Rosalba Di Gregorio, parte civile
per Tanino Murana, uno
degli 8 ergastolani accusati falsamente
dal picciotto della
Guadagna e poi “sa lv ati ” d al
pentito Gaspare Spatuzza. Ancora
più esplicito il penalista
Fabio Repici, che assiste Salvatore
Borsellino, fratello del giudice
ucciso: "Il puparo di
q u e ll ’horror show che è stata
l’indagine fasulla su via D’Amelio
è il superpoliziotto Arnaldo
La Barbera e Scarantino è stato
il suo jolly per i depistaggi. Torturato
a Pianosa, la nostra
Guantanamo, è una vittima, ma
anche l’unico che ha chiesto
scusa: chiedo che sia assolto
dall’accusa di calunnia”.
NEL PROCESSO Borsellino quater
che si avvia alla sentenza
(prevista per febbraio), torna
l’elenco delle anomalie, degli abusi
e delle false verità sull’esplosione
del 19 luglio ’92, ma
soprattutto torna a farsi strada
la tesi di un depistaggio istituzionale
confezionato nel ’92 per
“scarantinizzare”(così ha detto
Di Gregorio) l’indagine nissena,
tarandola sulla manovalanza
mafiosa: una soglia minimalista
che avrebbe assicurato ai poliziotti
del gruppo di La Barbera
brillanti carriere, “a costo di sacrificare
della verità”. A rilanciare
i misteri di via D’Amelio
sono ora i legali di parte civile
con arringhe infuocate che per
il coraggio

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