sabato 14 gennaio 2017

emissioni auto diesel Da settembre 2015 Della stangata ai tedeschi i consumatori europei non hanno visto un euro Tagli, indagati e 23 miliardi a beneficio solo degli americani: cosa resta della maxitruffa


 Da noi
Multa da 5 milioni
dell’Agcom
Resta l’indagine
di Verona. Il pm:
“Valori di Nox
fuori norma” ANDREA GAMBARTOLOMEI
Accelerare e chiudere la
pratica in fretta, prima
dell’insediamento di Donald
Trump che potrebbe allungare
le decisioni. È stata la linea
seguita dalla Volkswagen
che soltanto martedì si è dichiarata
colpevole di associazione
a delinquere finalizzata
alla frode, ostruzione della
giustizia e false dichiarazioni
e si è impegnata a pagare 4,3
miliardi di dollari alle autorità
statunitensi. Due giorni
prima, il manager Oliver
Schmidt, responsabile della
divisione ambientale e ingegneristica
in Michigan, è stato
arrestato all’aeroporto di
Miami perché accusato dalla
corte distrettuale di Detroit
di undici reati insieme ad altri
cinque dirigenti tedeschi.
Sono le ultime tappe del
“Di e se l ga t e” scoppiato nel
settembre 2015, quando la
casa automobilistica di Wolfsburg
(Germania)
è stata accusata
dall’E n v ironmental
Protection
Agency
(Epa, agenzia statunitense
di protezione
dell’a mbiente)
di aver utilizzato
dei software
capaci di
truccare i dati
delle emissioni
nocive di alcuni
suoi veicoli diesel
prodotti tra il 2009 e il 2015:
gli undici milioni di auto
coinvolte risultavano meno
inquinanti, ma non lo erano.
L’accusa era tanto grave da
spingere alle dimissioni
l’a mm
i n i s t r a t o r e
delegato, Martin
Winterkorn,
fino ad allora
venerato: la sua
pensione, in totale
quasi 28 milioni
di euro, ha
sollevato polem
i c h e s u l l a
stampa tedesca

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