venerdì 9 dicembre 2016

“Tre milioni per comprare la sentenza sui veleni di Bussi” La confidenza attribuita al governatore D’Alfonso, che nega. Ma gli avvocati confermano

ABRUZZO Le manovre attorno al dibattimento sulla discarica ex Montedison
LA VICENDA
Da Chieti a Campobasso
IL FATTO NON SUSSISTE Nel dicembre 2014
la Corte d’assise di Chieti ha assolto i 19 imputati,
la maggior parte dirigenti Montedison, nel
processo per le discariche scoperte a Bussi
(Pescara). Erano accusati di avvelenamento
delle acque. Il reato di disastro ambientale è
stato derubricato in disastro colposo,
dichiarato prescritto
LE PRESSIONI SULLE GIUDICI POPOLARI
Alcune giudici popolari hanno riferito di
pressioni del presidente del collegio, Camillo
Romandini, durante un cena. Lo ha rivelato il
Fatto Quotidiano. In particolare il giudice avrebbe
paventato pesanti obblighi risarcitori a carico
delle giudici se un’eventuale condanna di primo
grado fosse stata riformata in appello
ARCHIVIAZIONE PER IL PRESIDENTE
I pm di Campobasso hanno indagato Romandini
per induzione indebita a dare o promettere utilità
e rifiuto di atti d’ufficio. Caso poi archiviato
L’incontro a Roma
Prima del verdetto
di assoluzione legali
e pm si riuniscono
in uno studio
Le contraddizioni
I magistrati
smentiscono l’accusa
ma forniscono
ricostruzioni diverse
Parti civili
In un sms durante una
delle ultime udienze
si parla di corruzione,
tangenti e soldi
L’indagine
Nell’indagine sulle
presunte pressioni sui
giudici popolari non c’è
traccia delle riunioni » ANTONIO MASSARI
Circolano 3 milioni di
euro per la sentenza
del processo
Bussi. Me lo ha detto
Luciano D'Alfonso”. Era
il 4 dicembre 2014 quando
l'avvocata dello Stato Cristina
Gerardis – oggi direttore
generale della Regione
Abruzzo, voluta proprio dal
governatore D'Alfonso – espresse
questo concetto,
durante a cena dinanzi a parecchi
testimoni. E sono
proprio i testimoni a raccontarlo.
Mancavano 15 giorni all'ultima
udienza, quella che
assolse 19 ex dirigenti Montedison
dall'accusa più grave,
l'avvelenamento delle
acque, e derubricò da doloso
a colposo il reato di disastro
ambientale, consentendo
loro di accedere alla
prescrizione.
Il processo per l'inquinamento
prodotto dalla più
grande discarica abusiva
d'Europa si risolse senza alcuna
condanna. Poi, dal 13
maggio 2015 il Fatto p u b b l icò
un'inchiesta a puntate,
rivelando che prima della
sentenza le giudici popolari
furono avvertite, durante una
cena, dal presidente della
corte d'assise Camillo Romandini,
che se avessero
condannato per dolo, e poi i
dirigenti fossero stati assolti
in appello, avrebbero rischiato
di dover risarcire di
tasca propria i danni agli imputati.
Il Fatto rivelò anche che
D'Alfonso era

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