venerdì 21 ottobre 2016

Meno foreste su Kilimanjaro, per popolazione è crisi idrica Unep, in 40 anni persi 13 mila ettari per mutamenti del clima

I cambiamenti climatici hanno distrutto 13 mila ettari di foreste sul Kilimanjaro negli ultimi 40 anni, togliendo l'equivalente di un anno di acqua potabile per un milione di persone. Lo afferma un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep), secondo il quale un rimboschimento della vetta africana potrebbe arginare le gravi carenze d'acqua della regione. I ricercatori sottolineano che anche i fiumi che si seccano per via della perdita di foreste stanno innescando una crisi idrica, acutizzata dal fatto che i ghiacciai dell'Africa orientale dovrebbero sparire nel giro di pochi decenni.

Il rapporto, presentato nel corso del World Mountain Forum che si chiude oggi a Mbale, in Uganda, sottolinea che le foreste del Kilimanjaro sono una fonte d'acqua vitale: alimentano uno dei maggiori fiumi della Tanzania, il Pangani, fonte di cibo e materiali di costruzione per gran parte della regione. Tuttavia l'innalzamento delle temperature causato dai mutamenti del clima ha portato a un aumento di incendi che hanno distrutto 13 mila ettari di foresta dal 1976. E dal momento che ci sono meno alberi si stima che la quantità di rugiada sia diminuita del 25%. La città di Moshi, ai piedi del Kilimanjaro, sta soffrendo per la minore disponibilità d'acqua, con i fiumi che si stanno seccando, in un'area che è interessata anche da una drastica diminuzione delle piogge.

Proteggere l'ecosistema montano, sottolinea l'Unep, aiuterebbe a salvaguardare un'altra vitale industria per la regione, il turismo, che da solo porta all'Africa orientale 7 miliardi di dollari. Il Kilimanjaro contribuisce a un terzo dei ricavi totali dal turismo della Tanzania.
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