venerdì 14 marzo 2014

Roma acqua all’arsenico, tutti sapevano dal 2008

Ma divieto del Campidoglio sull’«utilizzo umano» è arrivato solo pochi giorni fa  Nel 2008 l’Arsial informava Asl, Regione Lazio, Comune di Roma, gli allora Municipi XIX e XX, i Comuni di Fiumicino, Formello e Sacrofano, e Acea Ato 2 di «non precedere all’acquisizione del giudizio di idoneità» degli acquedotti gestiti dalla stessa azienda. E sottolineava, come gli aveva confermato anche l'Asl: non sono «mai stati dichiarati idonei alla fornitura di acqua destinata al consumo umano». Mentre a Formello e Sacrofano le ordinanze di divieto dell’acqua a causa della presenza di arsenico e batteri sono state emesse pochi giorni dopo, nella Capitale ci sono voluti più di cinque anni prima di averne una che vietasse l’utilizzo dell'acqua a migliaia di cittadini.

L’11 novembre 2008 l’Arsial risponde alle Asl Rm/C e Rm/E che in un documento precedente la invitavano a procedere all’acquisizione del giudizio di idoneità dei «14 acquedotti interessanti i territori comunali di Roma, Fiumicino, Sacrofano e Formello». L'Arsial ribatte, in una copia inviata anche alle Amministrazioni e agli Enti coinvolti: «Essi sono parzialmente alimentati con acqua proveniente dagli acquedotti dell’Acea e in parte vengono alimentati da pozzi artesiani. Le caratteristiche chimiche di quest’ultime acque risiedono della natura vulcanica dei terreni. Per le cariche batteriche l’Ente effettua un’accurata clorazione delle acque. Tuttavia la palese vetustà degli acquedotti, il mancato rispetto delle servitù di passaggio da parte degli agricoltori proprietari dei fondi producono frequenti rotture, sovente occulte, con conseguenti possibili contaminazioni delle acque». Tanto che per gli operatori agricoli che ne avessero fatto richiesta, come per i produttori di latte, l’Arsial dice di «assicurare l’approvvigionamento di acqua potabile con servizio di autobotti insieme ad Acea», così come avveniva già nelle scuole connesse a questi acquedotti da parte dei Comuni. L’Arsial, alla fine del documento, sollecita gli enti firmatari del protocollo d’intesa del 2004, di cui ha parlato ieri Il Tempo, a «attivarsi a perfezionare l’affidamento degli acquedotti all'Acea Ato 2». Pochi giorni dopo, e rispettivamente il 17 novembre e il 24 novembre 2008, i sindaci dei Comuni di Sacrofano e Formello emettono l’ordinanza di divieto dell’acqua a uso domestico per i cittadini di Perrazzeta e Borgo Pineto che si servono degli acquedotti dell’Arsial confinanti con la Capitale. Al Comune di Roma ci sono voluti, invece, a partire dal 2008 oltre cinque anni prima di emettere, il 21 febbraio 2014, l’ordinanza n. 36. Nel corso di questo lungo tempo, il 27 maggio 2011 l’Asl Rm/C informa Roma Capitale ancora una volta che «gli acquedotti Arsial forniscono acqua non destinata al consumo umano», ma solo il 28 febbraio 2013 la stessa azienda protocolla i primi risultati fuori norma delle analisi fatte il 18 febbraio e recepite dal Comune l’11 marzo 2013 (come pubblicato ieri da Il Tempo). Il 21 marzo, sotto la Giunta Alemanno, il dipartimento Sviluppo, infrastrutture e manutenzione urbana invita «con urgenza» l’Arsial a inviargli le vie che sono servite dagli acquedotti e l'Asl a concludere gli accertamenti, i cui ultimi esiti con risultati fuori norma arriveranno il 17 dicembre 2013. «Questa situazione grave e surreale è stata sottovalutata dalle istituzioni competenti», ha dichiarato Fabrizio Santori.
Giulia Bianconi http://www.iltempo.it/roma-capitale/cronaca/2014/03/14/acqua-all-arsenico-tutti-sapevano-dal-2008-1.1229209

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