lunedì 10 dicembre 2012

il ritorno dei verdi e della buona politica: ambiente, produzione e posti di lavoro in salute


Il ritorno dei Verdi Di lotta e di governo: Germania, Francia Gran Bretagna

NEL CONTINENTE Guidano stati nazione in Germania e hanno posti di rilievo in Gran Bretagna, Francia e nei paesi scandinavi. Così hanno sfondato. Ma parlando anche di integrazione ed economiadi Carlo Biscotto e Roberta Zunini Esiste una via di governo per i movimenti ambientalisti in tutta Europa. Governano land della Germania, città in Francia, e Gran Bretagna. Per non parlare del Nord Europa, dove non sono solo forti come partito, ma riescono a condizionare la politica sulle tematiche ambientali. Eppure la storia dei movimenti ecologisti e dei partiti ambientalisti è una storia relativamente recente. Basti pensare che l’atto di nascita dell’am - bientalismo è unanimemente considerato il libro di Rachel Carson “Primavera silenziosa”, pubblicato nel 1962 e dedicato ad Albert Schweitzer, vincitore del Nobel per la Pace nel 1952 e morto nel 1965 che, qualche anno prima di morire, scrisse profeticamente: “l’uomo ha perduto la capacità di prevenire e prevedere; andrà a finire che distruggerà la Terra”. Il primo partito verde europeo fu fondato in Gran Bretagna nel 1973, l’anno dopo la pubblicazione del “Rapporto sui limiti dello sviluppo” ad opera del Club di Roma. Il Partito dei Grunen tedeschi vide la luce negli anni ’80, decennio nel quale i verdi si affacciarono alla ribalta politica anche in Italia, in Francia e nella maggior parte dei Paesi europei. Ma quale è oggi lo stato di salute dei Verdi in Europa? Per rispondere è necessario un distinguo: dagli anni ‘70 in poi la crescita della coscienza ambientalista e della cultura ecologista è stata inarrestabile e impetuosa e ha dato vita a centinaia di movimenti ecologisti, animalisti, ambientalisti. Ma il fervore, la passione, l’impegno di milioni di persone sui temi dello sviluppo sostenibile, della qualità della vita, delle energie alternative hanno stentato a tradursi, con qualche lodevole eccezione, in forme e organizzazioni politiche capaci di incidere sulle scelte dei governi. La punta di diamante del movimento verde sono i “Grunen” tedeschi che a fine marzo 2011, non solo per l’effetto Fukushima, hanno riportato, con il 24% dei consensi, un clamoroso successo elettorale nel Land di Baden- Wuerttemberg eleggendo il primo governatore della loro storia. Va ricordato che capogruppo dei Grunen al Bundestag è Jurgen Tittin che nel 2000, da ministro dell’Ambien - te del governo Schroeder, firmò un piano che prevedeva lo spegnimento delle centrali nucleari entro il 2021. I “Verts” francesi, nati nel 1984, hanno toccato il massimo dei consensi elettorali (10%) alle europee del 1989. Nel paese più nuclearizzato d’Europa il consenso sulle tematiche ambientaliste è più forte che mai e ha portato nel 2012 alla candidatura alle presidenziali per “Europe Ecologie-Les Verts” un personaggio carismatico come George Hulot. Ma i Verts francesi scontano una certa passività sul fronte delle battaglie anti-nucleari e anche oggi non mancano le prese di posizione discutibili. Ad esempio, la storica leader Michel Ravasi ha aspramente polemizzato con i No- Tav italiani dimenticando che quella che si combatte in Val di Susa è anche una battaglia per la tutela dell’ambiente. In Gran Bretagna i “green” vi - vono un momento di gravissima crisi conseguente al continuo scomporsi e ricomporsi delle diverse anime e sensibilità politiche degli ambientalisti britannici. I verdi hanno governato città e regioni e hanno avuto responsabilità politiche nazionali in quasi tutti i paesi europei, in particolare nell’Euro - pa centro-settentrionale: Olanda, Belgio, Finlandia, Danimarca, Svezia e Austria. Un po’ di - versa la situazione nell’Europa mediterranea dove alla vivacità dei movimenti non hanno corrisposto partiti di ispirazione ecologista capaci di imporre l’agenda. Se in Germania si continua a sperare in un Cancelliere Grunen, nel resto d’Europa i partiti verdi hanno vissuto in qualche modo ai margini del potere politico riuscendo però a influenzarne le scelte e i non pochi successi ottenuti sono stati per lo più il prodotto delle lotte dal basso di movimenti, organizzazioni e gruppi di pressione. Ma forse è proprio questa la vocazione del movimento dei verdi: contaminare la politica, far crescere la coscienza ambientalista, far diventare un po’ più verdi tutti i partiti, a destra come a sinistra, organizzare lotte, fare il cane da guardia del potere. Il fatto quotidiano 10 dicembre 2012

i verdi in Italia il gran ritorno per Taranto e l'Ilva

Dopo Langer il quasi vuoto Fino alla guerra Ilva di Emiliano Luzzi Il fatto quotidiano 10 dicembre 2012 Tornano i verdi in Italia. Chissà. Di sicuro la battaglia contro l’inquinamento dell’Ilva è partita anche da loro (mentre altri partiti tacevano o trattavano con Riva magari prendendo i suoi finanziamenti). E li ha riportati al centro della scena politica. Dopo tanti anni di oblio. Un paradosso per un Paese che di emergenze ambientali ne ha fin troppe. ll loro più grande successo risale alle europee del 1989: 3,8 per cento, oltre un milione di voti, tre europarlamentari. Il più votato si chiamava Alex Langer, nato a Sterzing, Vipiteno, ex Lotta continua, l'unico che per cultura e ragione riusciva a mettere in difficoltà anche il capo indiscusso Adriano Sofri. Langer poteva essere solo Langer: difficile ingabbiarlo, un viaggiatore leggero. E libero. Non era la sua casa Lotta continua, non lo è stata la chiesa, non lo era il consiglio provinciale di Bolzano né il Comune. Quelle idee per le quali si è sempre battuto si chiamavano ambientalismo e pacifismo. Per questo trovò una collocazione naturale nella Federazione dei Verdi, dove in realtà, per carisma, capacità lavorativa e competenza, giocava il ruolo di leader. Il portavoce, quando nacque il partito strutturato (esistevano da anni liste autonome) era Carlo Ripa di Meana. UN INTELLETTUALE, senza dubbio. Traduceva libri per la Feltrinelli in gioventù e il suo compagno di banco era Luciano Bianciardi tanto per capirci. Ma Ripa di Meana fu tutto e soprattutto fu uno dei socialisti più vicini a Craxi. Con Langer andava d'accordo, ma solo perché ne subiva anche lui il fascino. E così Ripa, che era stato ministro dell'Ambiente per conto di Craxi e Martelli, da Verde non brillò affatto. Mai superato il 3 per cento. L'intuizione fu quella di allearsi con il primo governo Prodi e strappare il ministero dell'Ambiente (Edo Ronchi) e quattro sottosegretari. Il 3 luglio del 1995 Alex Langer la fa finita. Si stringe un cappio al collo: lo trovarono appeso a un albero di albicocco a Pian de' Giullari, a Firenze. “I pesi mi sono diventati insostenibili”, scrive Langer. E con la sua morte anche i Verdi perdono la sua anima più brillante, luomo che girava tra guerre e il parlamento di Strasburgo, Nel 1996 Ripa di Meana non è più portavoce e passa il testimone a Luigi Manconi, un fu Lotta continua anche lui. Iniziano anche i dissidi interni. Ma soprattutto Manconi porta i Verdi al loro minimo storico (1,8 per cento) e perdono un seggio a Strasburgo. Ma più che i risultati sono le guerre per fazioni che stanno dilaniando il gruppo. Manconi si dimette, il posto viene preso da Grazia Francescato, già pre - sidente del Wwf. Ancora un insuccesso elettorale e tocca ad Alfonso Pecoraro Scanio. Le percentuali non si spostano un granché, Pecoraro Scanio si candida anche alle primarie del centrosinistra, ma è l'espediente per tornare – come poi avverrà – al governo. Prodi non dura a lungo e Pecoraro Scanio lascia. Torna Francescato, alla quale si oppone il gruppo di un altro ex Lotta continua, Marco Boato, che sostiene l'alleanza col Pd. Boato è sconfitto, ma ne escono malconci i Verdi. Dal 10 ottobre del 2009 presidente è Angelo Bonelli, che ha avviato il progetto ambizioso della Costituente ecologista.

verdi Alex Langer il fiume da attraversare come San Cristoforo

Non so se tu ti ricorderai di me come io di te. Ero un ragazzo che ti vedeva dipinto all’esterno di tante piccole chiesette di montagna. Affreschi spesso sbiaditi, ma ben riconoscibili. Tu – omo - ne grande e grosso, robusto, barbuto e vecchio – trasportavi il bambino sulle tue spalle da una parte all’altra del fiume, e si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia. Mi feci raccontare tante volte la storia da mia madre, che non era poi chissà quale esperta di santi né devota, ma sapeva affascinarci con i suoi racconti. Così non ho mai saputo il tuo vero nome né la tua collocazione ufficiale tra i santi della chiesa (temo che tu sia stato vittima di una recente epurazione che ti ha degradato a santo minore o di dubbia esistenza). Ma la tua storia me la ricordo bene. Tu eri uno che sentiva dentro di sé tanta forza e tanta voglia di fare, che dopo aver militato sotto le insegne dei più illustri e importanti signori del tuo tempo, ti sentivi sprecato. Avevi deciso di voler servire solo un padrone che davvero valesse la pena seguire, una Grande Causa che davvero valesse più delle altre. Forse eri stanco di falsa gloria e ne desideravi di quella vera. Non ricordo più come ti venne suggerito di stabilirti sulla riva di un pericoloso fiume per tra - ghettare i viandanti che da soli non ce la facessero, né come tu abbia accettato un così umile servizio. Ma so bene che era in quella tua funzione, vissuta con modestia, che ti capitò di essere richiesto di un servizio a prima vista assai “al di sotto” delle tue forze: prendere sulle spalle un bambino per portarlo dall’altra parte, un compito per il quale non occorreva certo essere un gigante come te e avere quelle gam - bone muscolose con cui ti hanno dipinto. Solo dopo aver iniziato la traversata ti accorgesti che avevi accettato il compito più gravoso della tua vita. Dopo di che comprendesti con chi avevi avuto a che fare e che avevi trovato il Signore che valeva la pena servire, tanto che ti rimase per sempre quel nome. Perché mi rivolgo a te, alle soglie del 2000? Perché penso che oggi in molti siamo in una situazione simile alla tua e che la traversata che ci sta davanti richieda forze impari, non diversamente da come a te doveva sembrare il tuo compito in quella notte, tanto da dubitare di farcela. E che la tua avventura possa essere una parabola di quella che sta dinanzi a noi. Ormai pare che tutte le grandi cause riconosciute come tali, molte delle quali senz’altro importanti e illustri, siano state servite, anche con dedizione, e abbiano abbondantemente deluso. Quanti abbagli, quanti inganni e auto-inganni, quanti fallimenti, quante conseguenze non volute (e non più reversibili) di scelte e invenzioni ritenute generose e provvide. I veleni della chimica, gettati sulla terra e nelle acque per “migliorare” la natura, ormai ci tornano indietro: i depositi finali sono i nostri corpi. Ogni bene e ogni attività è trasformata in merce, e ha dunque un suo prezzo: si può comperare, vendere, affittare. Persino il sangue (dei vivi), gli organi (dei morti e dei vivi) e l’utero (per una gravidanza in “leasing”). Tutto è diventato fattibile: dal viaggio interplanetario alla perfezione omicida di Auschwitz, dalla neve artificiale alla costruzione e manipolazione arbitraria di vita in laboratorio. (...) La corsa al “più” trionfa senza pudore, il modello della gara è diventato la matrice riconosciuta ed enfatizzata di uno stile di vita che sembra irreversibile e incontenibile. Superare i limiti, allargare i confini, spingere in avanti la crescita ha caratterizzato in misura massiccia il tempo del progresso dominato da una legge dell’utilità definita “economia” e da una legge della scienza definita “tecnologia”. Che cosa resterebbe da fare a un tuo emulo oggi, caro San Cristoforo? di Alex Langer(Politico italiano, tra i fondatori dei Verdi e uno dei leader dei verdi in Europa. Il discorso è sul sito della fondazione www.alexanderlanger.it)

i verdi e l'ecopolitica: Friburgo senza auto l'etica della responsabilità

Da Friburgo a Vienna, prova dei fatti per l’ecopolitica SENZA AUTO Nella città tedesca l’esempio più riuscito di gestione ambientalista Merito di una tradizione di lotte ma anche della visione calvinista che privilegia l’etica della responsabilità di Salvatore Cannavò Il fatto quotidiano 10 dicembre 2012 Verde non è solo propaganda. È anche governo. Governo del territorio o governo nazionale, come in Francia in questo momento. Certo, i risultati sono oscillanti, le mediazioni che l’ambientalismo governativo si è costretto a sostenere sono notevoli e, spesso, hanno vanificato anni e anni di battaglie, marce, sit-in e lotte anche più dure. L’esperienza italiana è probabilmente quella più fallimentare e i Verdi nazionali stanno ancora leccandosi le ferite. Con la vittoria di Hollande, invece, i Verdi francesi ci riprovano. SULL’O N DA del grande successo ottenuto alle ultime europee con la lista Europe Ecologie, capeggiata dal celebre Daniel Cohn Bendit, gli ecologisti francesi hanno stipulato un patto di governo con i socialisti che ha permesso loro di formare un gruppo parlamentare e di ottenere visibilità nell’esecutivo nonostante il misero risultato ottenuto dalla loro candidata, Eva Joly, il 2,3 per cento al primo turno. Pochi, ma decisivi. E ora i verdi occupano la scena mediatica, non solo in Francia, dopo l’an - nuncio della loro ministra, Cecile Duflot, di requisire, entro la fine dell’anno, alcuni edifici appartenenti alla Chiesta per offrire riparo ai senza tetto durante il freddo invernale. Proposta tacciata di propagandismo, e di anticlericalismo, ma che forse rappresenta l’unico tono vivo nella grigia gestione del presidente Hollande. PER MISURARSIdavvero, però, con i Verdi al governo occorre salire più a nord in Europa, là dove esistono le esperienze più significative. Del resto, la città più “verde” d’Europa è Copenaghen, seguita da Stoccolma e poi Oslo, Vienna e Amsterdam. Uno studio sulle città verdi d’Europa realizzato dalla tedesca Siemens colloca Oslo al pri- Da Friburgo a Vienna, prova dei fatti per l’ecopolitica mo posto per basse emissioni di Co2 , per politiche energetica mentre Berlino primeggia nelle costruzioni ecologiche e Stoccolma nella politica dei trasporti. Amsterdam , invece, per la gestione dell’acqua e dell’utilizzo del territorio. Copenaghen, tra l’altro, ambisce a divenire “libe - ra dal carbone” entro il 2025. La forza dei paesi scandinavi è data da un reddito più alto della media che consente di investire di più sull’ambiente. “Ma c’entra anche una cultura di stampo calvinista - spiega il presidente dei Verdi italiani, Angelo Bonelli - in cui primeggia l’etica della responsabilità a cui l’eco - logismo è strettamente correlato”. Il cuore dell’iniziativa governativa dei Verdi, però, resta ancora la Germania e segnatamente Friburgo dove il sindaco, Dieter Salomon è stato eletto dopo aver ottenuto il 35 per cento dei voti. Con 200 mila abitanti, di cui oltre 20 mila universitari, la città conta ben 13mila occupati nella Green economy. Simbolo della città è il quartiere Vauban , zona ecosostenibile e autosufficiente dal punto di vista energetico. Se in Germania l’utilizzo medio dell’automobile è del 67 per cento e a Friburgo del 50, Vauban scende al 19 per cento. Anche il Land di Friburgo, il Baden-Wuttemberg, è governato da un presidente verde di stampo pragmatico e governativo. Tra le principali città verdi d’Europa c’è Vienna dove gli ecologisti sono al governo. E non è quindi un caso se la qualità della vita in città sia le più alte. Più della metà del territorio urbano è costituito da aree verdi. UN PROGETTO del tutto innovativo è quello che potrebbe unire fra qualche anno Vienna e Bratislava con la prima autostrada verde d’Europa. Il progetto prevede la realizzazione di 9 stazioni di ricarica, normali e rapide, per le auto elettriche lungo un percorso autostradale di 79 chilometri tra le due capitali europee. Gli ecologisti iniziano ad avere un’influenza diretta nelle scelte governative anche nell’inso - spettabile Svizzera . Qui, il Consiglio nazionale, la Camera bassa dello stato federale, è presieduta dallo scorso novembre da un’ecologista dalla carriera lunga e brillante, Maya Graf che nel 1988 è la più giovane rappresentante nel consiglio comunale di Sissach. Viene eletta nel 2001 nel Consiglio nazionale dove presiede il gruppo dei Verdi ma il suo successo più importante è del 2005 quando sottopone al voto popolare il divieto, per l’agricoltura svizzera, di utilizzare organismi geneticamente modificati. Vince

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